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Autore: Ornyl    14/07/2014    1 recensioni
Palermo a mezzanotte,quando calano le ombre,quando il mare s'adira.
NOTA DELL'AUTRICE: è un lavoretto sperimentale,work in progress!
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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A strapiombo sul mare
 Mi appoggio alle grate bollenti di sole,nere come non mai,confini di ferro tra me e la terra e poi il mare e poi altra terra lontana. Quando appoggio le guance però non sento il loro calore,ho il viso fin troppo bagnato di lacrime e sudore per sentirlo bruciare al contatto col ferro.
Guardo fisso davanti a me e il maestrale mi colpisce il naso,la bocca,gli occhi e questi tremano,umidi di lacrime come sono sempre. Guardo fisso in quello spazio tra una sbarra e l'altra:mai è stata così bella quella distesa caotica e bluastra che mi circonda,schiumante e urlante al vento,pullulante di ali di gabbiani e dormiente sotto la nebbia,ma talvolta rabbiosa sugli scogli neri contro cui si scaglia. Ha sempre freddo la mia distesa,unica compagna con cui condividere il dolore,e vuole sempre la sua coperta grigiastra di schiuma e brina: non le basta che questo,sia nei giorni di piatta calma sia nei giorni in cui tremenda s'adira sotto un cielo di lapislazzuli o di cristallo.
Guardo fisso la mia distesa,non mi rimane che lei. E poi torno sui miei passi,girandomi alle spalle.
Non mi ha fatto mancare niente,ha detto Lui: la mia cella è così bella e ricca,con l'alto materasso dalle coperte di broccato,i mobili in legni esotici,i bauli pieni di bei tessuti pregiati e la mia specchiera piena di creme e profumi; Lui dice che il materasso ha lo stesso colore dell'oro e dei fiori del mio giardino,che i mobili vengono da terre lontane che un giorno visiteremo insieme quando mi sposerà,che i bei tessuti e le creme servono a farmi bella per lui appena tornerà a prendermi. Non mi ha fatto mancare niente nella mia cella-odia quando chiamo questo piccolo baluardo,questa piccola torre circondata dalle acque in questo modo: lo so bene perchè me lo ricorda sempre con un ceffone-e  mi ha dato pure un arcolaio e un telaio con cui confezionare il mio abito da sposa per quando tornerà.
Mi ama,Lui dice. E'per questo motivo che mi ha chiusa qui,nella piccola torre dell'isolotto: nessuno mi ucciderà,nessuno mi toccherà,nessuno mi vedrà.
Vuole proteggermi,Lui dice.
Vuole proteggermi per se stesso.
Vuole vedermi con l'abito da sposa quando tornerà,ha detto Lui. Vuole vedermi ferma davanti allo specchio con la mia veste addosso,pronta per andare dall'officiante,candida e pura come mi ha rinchiusa qui dentro e lasciata per mesi. Lui ride quando pronuncia queste parole,sa che nessuno può toccarmi e salvarmi da qui,che nessuno sa che sono qui. Forse nemmeno mamma lo sa,forse mamma pensa che sia morta travolta dai flutti e forse mamma incolpa la distesa,la mia amata distesa del mio rapimento e omicidio!
Sei una donna,ha detto Lui.
Mi ringrazierai con l'amore eterno per tutte i ninnoli che t'ho procurato durante il tuo piacevole ritiro alla torre,per tutte le belle stoffe che t'ho dato per farti apparire più bella.
Ed io appaio più bella allo specchio,senza sentirmi tale.
E gioisce,gioisce ancora.
Sei una donna,mi dice sempre. Non hai la forza di scappare da qui nemmeno se volessi.
Peccato non riesca a vedermi mentre scaravento a terra le sue creme e i suoi profumi,mando in mille pezzi lo specchio ricoprendomi le mani di vetro e sangue,calcio via il suo arcolaio e vi butto sopra il suo telaio. I frammenti di specchio dispersi a terra riflettono i miei occhi-così arrossati! Sarà una tragedia appena mi vedrà!-e la maschera di sudore e,appena mi sfioro le guance con le mani,e sangue.
E magari se divento brutta non mi sposerà più.
E magari se divento brutta mi lascerà libera.
E magari se divento brutta mi ucciderà per averlo ingannato.
Perchè sono donna,Lui dice. E troverà sempre un motivo per uccidermi.
Mi inginocchio dinanzi alle grate,dinanzi al mio altare di mattoni e sbarre di ferro bollente. Stringo con foga le mani intorno ad esse,quasi affondando le unghie nella mia carne.
Il cielo si fa grigiastro e il maestrale spira urlante sull'acqua,increspandola. Le onde crescono sempre più alte,sempre più violente contro gli scogli,contro i confini della mia prigione.
Distesa,mia amata distesa! Io piango e distruggo la mia stanza,tu urli incalzata dal cielo e cerchi di raggiungermi abbattendoti sugli scogli! Mia distesa,mia distesa schiumante e urlante di dolore nel tentativo di salvarmi! Smettila di ferirti,mia compagna di lacrime,smettila di tentare di oltrepassare i confini della mia prigione,sorella mia d'acqua e senza gambe!
Attendimi,mia urlante compagna!
Attendimi mentre tiro fuori dal cassetto la chiave della piccola porta della mia torre,unico mezzo per evadere dalla cella!
Attendimi mentre infilo la chiave nella toppa,la giro in fretta e oltrepasso l'uscio.
Investimi,fratello maestrale! Investi il mio volto con il tuo possente soffiare,unica voce della distesa,mia sorella d'acqua che mi collega alla terra! Investimi,fratello d'aria,mentre il cielo si rannuvola e il sole si nasconde,quasi temesse le mie intenzioni! Guidami con la tua forza,mio amatissimo maestrale,spingimi fino al confine dove posso,con la punta del piede,toccare la mia amata sorella irata per la mia lontananza! Guidami tra le punte degli scogli,tra le insidie dell'erba alta,tra le buche che posso incontrare! Guidami fino allo scoglio più alto,quello da cui sarà più facile ricongiungermi a mia sorella!
Tremanti sono i miei piedi sulla cima dello scoglio biancastro,ultimo baluardo a strapiombo sul mare. Mia sorella urla dagli abissi,urla per mio fratello che tanto la istiga a pregare il cielo per farmi ricongiungere a lei.
Tremanti sono i miei piedi nel salto,e le mie braccia sono immobilizzate e i miei occhi si chiudono.
Tutta m'avvolge mia sorella nel suo umido,schiumante abbraccio. La chiave mi scivola dalla tasca mentre io scivolo via,portata sul dorso dalla mia amata sorella.
Non ho paura di sbattere la testa,non ho paura d'annegare se mia sorella è con me.
   
 
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