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Autore: Eliot Nightray    14/07/2014    3 recensioni
Arthur Kirkland è un tritone adulto , scorbutico, irascibile, incapace di relazionarsi con il mondo. Durante una ricognizione di routine incontra una donna umana la cui bellezza lo colpisce immediatamente. Si tratta di un'italiana di nome Caterina di cui scopre immediatamente di essere innamorato. Così accompagnato dal dinamico duo composto da suo fratello Nathan e dall'insopportabile Francis parte alla conquista della donna amata sul mondo emerso. UkIt
Genere: Comico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Inghilterra/Arthur Kirkland, Nord Italia/Feliciano Vargas, Nuovo personaggio, Scozia
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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Consiglio l'ascolto di questa meravigliosa canzone https://www.youtube.com/watch?v=om8LzIcFmbA
Seguì un lungo silenzio in cui caterina evitò volutamente il contatto visivo preferendo la vista delle rocce. Lo respinse con forza, Arthur sbarrò gli occhi cercando di fermarla ma scappò subito nelle profondità delle acque. Odiava quella sensanzione strana di viscere contorte e batticuore, non poteva tradire i suoi fratelli loro l’avevano sempre sopportata e supportata. La pelle del braccio si tirò sotto la presa ferrea di Arthur. L’uno la fissò intensamente, aveva gli occhi grandi non aveva mai visto niente di simile l’altra indugiò ancora con lo sguardo rivolto altrove. Cercò di respingerlo di nuovo, ma quello la tirò contro di se avvolgendo di nuovo la coda calda attorno alla sua. Non poteva tradirli, non poteva vivere assieme a lui , anche se lui era così gentile e sincero con lei. Anche se lui diceva di amarla, non poteva abbandonare i suoi fratelli.
 
Arthur le sollevò il viso tenendo il mento stretto fra due dita. Non riusciva a capire che cosa stesse sbagliando , perché lui l’amava e a lei lui piaceva. Poteva sentire le pulsazioni del cuore della donna accelerare con forza tra squama e squama. Era scappata, era fuggita via da lui , ma adesso era immobile a fissarlo negli occhi e di certo era sul punto di piangere. Non esistevano le lacrime in mare, tutta era parte dello stesso essere blu, gocce di gioie o tristezza trasformate in una distesa infinita di vita. La chiamò per nome e lei sollevò lo sguardo indecisa. Abbassò la bocca su di lei e le scoccò un bacio sulla guancia
 
  • Perché..
  • Come? – la voce fievole di caterina si fece un sospiro, la guancia di Arthur stava ancora poggiata contro quella di Caterina, la bocca così vicina, ma così lontana dalla gemella.
  • Perché scappi da me
  • Arthur..
  • Stai bene con me?
  • Arthur è complicato
  • Ti prego, rispondimi
  • Io..
  • Stai bene con me?
  • Si Arthur , ma
  • Non ho bisogno d’altro – in un guizzo la bocca di Arthur si spinse su quella di caterina, ma lei non lo respinse lo tenne stretto con la cosa stretta alla propria. Poggiò la punta del naso su quella di Caterina , sorridendole. Le tenne il viso tirandolo per le guance – non mi importa Caterina se hai strani poteri non fa differenza per me
  • Non è questo il problema è che non posso abbandonare i miei fratelli
  • Verranno a vivere con noi
  • Come? Non so se loro voglio non vivere qui
  • Allora vivremo noi con loro
  • Lo faresti?
  • Cosa?
  • Abbondoneresti la tua vita per… me?
  • Certo, posso sempre tornare quando voglio sotto quindi dove è il problema? – Arthur confuso come non mai inclinò la testa , lo studio del delfinese gli era sembrato così complicato da piccolo , ma rispetto a quella strampalata situazione adesso non era altro che una lingua banale.
  • Almeno spiegami un po’ meglio questo grande problema, insomma possiamo vivere con loro o viceversa, io non ho problemi al riguardo anzi se mi togli dalle palle Natahan sono contento.
  • Andiamo a cercare quel simbolo..
  • Come? – dopo un periodo che ad Arthur parve infinito la donna parlò, senza però rispondere alla sua domanda. Caterina si allontanò quindi verso la superficie, verso la Luna che ormai volteggiava avvolta in un mantello di stelle. Anche se risultava ancora scomposta nei movimenti ad un occhio esperto, Arthur era certo che c’era stato un improvviso miglioramento nel modo in cui Caterina nuotava, forse aveva trovato un motivo valido per impegnarsi. La fissò andare via , pensando che forse la solitudine le avrebbe agevolato.
  • Dunque? – la voce di Nathan gli arrivò alle spalle, ma non si infuriò, aveva bisogno di sfogarsi con qualcuno.
  • Dunque cosa?
  • Hai intenzione di andare con lei in superficie in cerca di una spiegazione?
  • Forse sarà meno schiva nel suo ambiente, potrei sapere qualcosa in più, anche se mi ostino a non capire perché non possa accettarmi
  • Arthur – la mano del maggiore si appoggiò sulla spalla del biondo ed Arthur socchiuse gli occhi sfregandosi la fronte nervoso. – le hai chiesto se lei è la sola della sua razza?
  • Come dici?
  • Hai mai pensato alla possibilità che esistano altri esseri come lei, forse il suo è un mondo segreto forse addirittura più antico del nostro a cui altri non possano accedere. Hai pensato mai che forse lei vuole.. proteggere te?
  • Proteggere me? – Nathan davanti a lui annuì con forza. – e da cosa?
  • Da qualcuno che può fare le stesse cose di Caterina, dopotutto non sappiamo niente di loro
  • Loro?
  • Si, gli Ohingt
  • Ma di che diavolo stai farneticando?
  • Ho fatto una ricerca nella biblioteca mentre voi due stavate chiaccherando o per meglio dire mentre te tentavi l’assalto manco un salmone sulla cascata
  • Non sono stato così violento..
  • Era tutto un pulpami Caterina, ti prego palpami…
  • E poi comunque – Arthur aveva finalmente compreso di essere stato spiato – non sono affari tuoi
  • Dico solo che puoi evitare di essere sempre così fisico, ci sono già io per quello.. potresti spaventarla, insomma io almeno a trovarmi un biscione di due metri attaccato alla schiena mi inquieterei..
  • Non assomiglio ad una biscia… tantomeno ad un biscione
  • Caterina a detta mia non è della stessa opinione, comunque tornando a noi gli Ohingt sono creature mitologiche di cui si sa poco ne niente
  • Quindi la tua ricerca è stata inutile
  • Se non che possono uccidere a distanza muovendo semplicemente una mana, ad alcuni addirittura è sufficiente un battito di ciglia
  • Quindi tu pensi che lei sia uno di questi cosi?
  • E che molto probabilmente ve ne siano altri a giro, si la penso così…
  • Senti a me non interessa voglio solo ch lei si innamori di me e se devo andare contro a questi “spiriti” – e nel dirlo imitò delle virgolette con le dita- lo farò.
  • Sei proprio ostinato come me…
  • .. – Arthur sbuffò dandogli le spalle
  • Comunque sulla spiaggia, vicino agli scogli troverai tutto l’occorrente per il viaggio , ma evita di fissarla mentre cambia forma mica vogliamo avere problemi di banana no?
  • Banana?
  • Si la cosa è banale
  • Banale?
  • Banane…
  • Che cosa c’entrano..
  • Un giorno capirai, insomma non vuoi che venga con te?
  • NO
  • Allora fammi un piacere
  • Dimmi
  • Evita di farti ammazzare stupido fratellino
  • Figurati se ti do questa soddisfazione faccia a piovra
  • Comunque devi lasciare scegliere lei
 
Amava la Luna, da piccola era rimasta spesso a fissarla sdraiata nel giardino della casa di Emilio. Era uno di quei pochi momenti della sua infanzia che poteva considerare suoi e suoi soltanto. Quindi adesso che era sola cosa poteva fare? Con la schian poggiata sul bagnasciuga e la coda afflosciata sotto le onde, Caterina cercò disperatamente una soluzione. C’era una scelta da fare per una volta nella sua vita aveva l’ooportunità di poter avere una vita sua e soltanto sua. Si girò su un fianco e nel farlo notò la casetta di verstiti e fialette di cui Francis gli aveva parlato poco prima. Strisciando alla bella e meglio riuscì con poco garbo ad infilarsi una gonna Suo fratello Romano l’avrebbe sfottuta per tutta la vita se avesse visto un anguilla formato famiglia con una gonna sulla coda. Cadde quasi con tutto il busto nella scatola e le ci volle un po’ nel buio per individuare i rimanenti abiti. Cinque fialette in totale, la cosa non aveva molto senso dov’era la sesta?
 
  • A me ne serve una ogni sera per rimanere umano a te ne basterà una per questo viaggio la quinta ti servirà nel caso in cui deciderai di tornare assieme a me – Arthur doveva averle letto nel pensiero. Il tritone o sirenetto stava con il busto fuori dall’acqua poco lontano dal bagnasciuga. Caterina non indugiò nel bere un intruglio di lamponi ed arancia, così almeno sembrava a sapore. Finalmente poteva camminare come un qualsiasi essere umano. Anche Arthur imitò i suoi movimenti, ma quando il liquido toccò le labbra dell’uomo quello si contorse preso da un qualche spasmo, Francis le aveva accennato che avrebbe sofferto un poco ma non sia aspettava niente di simile. Le venne istintivo abbracciarlo tenendogli la testa ra la spalla ed il collo. – andrà tutto bene
  • i.. – Poteva inventarsi una stronzata del tipo se mi baci sopravvivo o qualcosa di simile, nelle novelle umane funzionava sempre no? Sapeva di terra la donna e forse di zucchero, la nemesi del sale, del suo odore . gli venne da ridacchiare mentre quella si ostinava a tenerlo al caldo contro il petto.
  • Mi spiace tanto… - prima che Arthur potesse rispondere con un dolce “ fanculo sto perndendo la coda sto di merda cosa ti scusi” Caterina lo aveva atterrito con un bacio, chiudendogli la bocca e pure il cervello. Addio sinapsi è ora della conga, tutti i suoi neuroni si erano tradformati in Krill felice e molto probabilmente dalle parti del cervello stava passando una balena. – tu mi piaci Arthur davvero però ci sono .. c’è una persona che non accetterà mai che io possa essere felice e che ucciderà di certo tutto ciò che mi è caro, te, i miei fratelli
  • .. – il cervello di Arthur che stava ancora rimettendo insieme i cocci si era bloccato alla parte del “ciò che mi è caro: te.. “ – non mi interessa risolveremo la cosa insieme
  • Sei sicuro, tu non sai contro chi ti stai mettendo
  • Ne sono sicuro..
  • Mm – Caterina mugugnò appena prima di voltarsi rapidamente – sarebbe il caso che ti vestissi..
  • Eh.. a…. vuoi umani con tutti gli apparati genitali in bella vista mi infastidite
  • Evitando che non sono umana, si da il caso che non tutti abbiano una coda sotto cui nasconderli
  • Dovreste procurarvela, è molto più comoda di questi.. cosi..
  • Pantaloni?
  • Si esatto..
  • Bah.. – Caterina si alzò e per la prima volta Arthur notò il tatuaggio sulla caviglia, c’era un numero impresso con una scritta nera. L’uomo si alzò afferrando un saccone piena di aggeggi umani da cui Caterina estrasse due foglietti di carta colorata. – sarà il caso di incamminarci il nostro treno parte fra dieci minuti.
  • Non hai intenzione di parlare del nostro bacio?
  • Sarà nostro quando entrambi ci baceremo nello stesso momento, per adesso è il bacio che io ti ho rubato ed è solo mio.
 
Arthur si stropicciò gli occhi incapace di comprendere se la situazione gli stesse fuggendo di mano o stesse andando nella giusta direzione. Allungò il passo per raggiungere l’altra. Treno, che cosa era un treno? Non aveva mai sentito parlare di una creatura simile. Si sentiva ancora goffo con quelle cose lunghe sotto il sedere per non parlare dello ballonzolare di tutto il resto, dio quanto gli mancava la sua coda.  Un bacio rubata era una cosa bella? Alla fine per un po’ si sarebbe accontentato di baci rubati, tanto ci avrebbe messo lo zampino pure lui a meno che non fosse stato incosciente. Caterina lo prese per mano per tirarlo , probabilmente si stava facendo fin troppo tardi. Non poté comunque evitare di tentare di rievocare la scena di poco prima. Si afflosciò dietro di lei, ma come unico risultato ottenne una caduta rovinosa a terra ed un dolore nel basso ventre. Ecco una cosa del genere non si sarebbe mai sentita con una coda sopra.
Alla fine Caterina si rassegnò all’idea di doverlo trascinare per una gamba. La stazione era deserta , ma fortunatamente il treno era già lì. Arthur si alzò la scosse poi emise un suono simile ad uno stridio e tornò a scuoterla, sembrava vivibilmente scosso da quell’apparizione, le venne da ridere perché quando salirono sul mezzo il “principe” aveva ripreso con i suoi suoni aggiungendo pure qualche balzo. Un bambino sarebbe stato meno entusiasta. Le cabine deserte la invogliarono a scegliere la migliore, se non altro quella più pulita.
Sembrava una balena, ma con ruote e metallo ovunque. Sarebbero stati inghiottiti dalla strana bestia? Cosa sarebbe successo? Caterina gli fece cenno di accomodarsi su un giaciglio rosso, che si dimostrò essere comodo al punto giusto. Era un luogo da coppie? Poteva essere considerato un giaciglio matrimoniale? Si accomodò accanto a lei, ma rosso com’era si era trovato alla sprovvista di parole.
 
  • Quando ero piccola tutti mi volevano bene, nessuno sapevo che ero capace di fare ciò che hai visto tu stesso. Un giorno mio fratello decise di portarmi in una casa piena di altri miei simili, pensava che sarei stata bene lì probabilmente era spaventato da me. Il primo che ho incontrato è stato Emilio, era un bambino proprio come me, ma non riuscivo a farmelo piacere. Sembrava troppo felice, troppo spontaneo. Dopo avermelo fatto conoscere Romano mi ha trascinato via, era terrorizzato. Ci inseguirono, mio fratello stava per essere colpito , ma io mi sono imposta per salvarlo. Non volevo uccidere quelle persone, io non l’ho fatto, ma lui si. Ha fatto esplodere quelle persone, anche se era così lontano. Mi ha inseguito fino a casa e l’ha rifatto. Mentre ero al mercato iniziò ad uccidere persone tutto attorno a me, non riuscivo a capire c’era così tanto sangue e puzzava .. non puoi capire quanto. Da allora nessuno mi ha più voluto bene
  • Dio.. – Arthur si grattò il capo per poi sfiorarle una guancia – mi spiace
  • La città dove stiamo andando è dove sono nata, è da troppo tempo che non vi faccio ritorno. Ci vorrà poco meno di un quarto d’ora ma se vuoi chiudere gli occhi per riposarti puoi appoggiarti a me se lo desideri
  • Ho tanti fratelli, non siamo mai andati d’accordo e di certo non ho mai avuto amici. Sono troppo burbero ed cido e tutte quelle altre fesserie. Nella mia terra o per meglio dire a casa mia ad ogni compleanno gli amici devono comporre attorno ad uno scoglio una ghirlanda di fiori , più sono esotici e più forte è il legame con quella persona. Ad ogni mio compleanno nessuno  a mai ricoperto gli socgli per me, mio fratello pensava non me la prendessi invece ogni anno mi nascondevo per non vedere nessuno per tutto il giorno. Alla fine lo scoprirono davvero, da quel giorno ho ricevuto ogni anno una ninfea nera è un fiore rarissimo.
  • È triste
  • Lo so, ma è finito tutto quando lo hanno scoperto, quando mi sono aperto.. e così succederà con te. Starai bene con.. – Arthur si bloccò – starai bene
  • Ah.. – Caterina lo fissò incuriosita davanti a quella frase troncata a metà
  • Questo animale è buono non sembra intenzionato a mangiarci, possiamo fidarci?
  • Di che cosa stai parlando?
  • Di questo tleno
  • Forse parli del treno
  • Si questo
  • Non è un animale, ma una macchina
  • Macchina?
  • Si è senza vita, come una barca – il treno rallentò ed Arthur si lanciò quasi per prenderle la mano e farla uscire. Nella piazza dietro la stazione c’era musica, forse una festa , ma era così stanca che voleva solo un letto comodo su cui riposarsi, non le era nemmeno passata per la testa l’idea che sarebbe stata costretta a dormire assieme a lui. Forse nello stesso letto, ma tanto era abituata a dormire con Romano e Veneziano, anche se la differenze c’era e bella grossa.
  • Come mai c’è della musica?
  • Probabilmente è una festa, non saprei
  • Voglio ballare! Ti prego balliamo
  • Non voglio farmi vedere
  • Staremo lontani da loro però voglio ballare con te
 
Arthur saltellò di nuovo in avanti fino ad essere sufficientemente vicino alla piazza per sentire bene la musica. La tenne stretta per poi iniziare a ruotare , ma l’altra lo fermò facendo un passo indietro. Gli appoggiò la mano al fianco, l’altra sulla spalla e poi cominciò. Non aveva mai visto un’umana danzare, ma lei sembrava fluttuasse e si sentiva leggero, felice non aveva mai smesso di sorridere. Avrebbe ballato ancora con lei, sarebbe divenuta sua moglie. Si infilò con la testa nell’incavo del covo seguendo con il naso la linea della spalla. L’altra mugugnò e ci mancò poco che si sfilasse i pantaloni per quanto gli stava facendo male, le code erano molto più comode sotto ogni punto di vista. Rimase affogato nei capelli dell’altra fino a quando Caterina non lo allontanò spingendolo delicatamente sul ventre.
 
  • Dobbiamo andare a dormire
  • Possiamo andare in quell’hotel… - rispose l’altra accomodandosi i capelli – non avevo mai ballato con nessuno
  • C’è sempre una prima volta per ogni cosa Caterina
 
PS. Vorrei ringraziare una ragzza fanatstica che mi ha seguito sempre per augurarle tanti auguri anche se con un’ora di anticipo ;)
  
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