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Autore: ValeDowney    15/07/2014    2 recensioni
Cosa sarebbe successo dopo Aladdin e il Re dei Ladri ? Immaginate se Cassim e Iago, fossero tornati indietro ed aggiungete Casim ( la "s" si legge più come una "z"), l'unica figlia sempre in cerca di guai, di Aladdin e Jasmine: avrete un sequel della trilogia, che ho immaginato; con nuove avventure e personaggi che potreste anche aver visto nella serie televisiva del 1994
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Poco dopo, i quattro, su Tappeto, erano in viaggio verso la Foresta Amazzonica: “Lo sapevo che era una pessima idea: qui fa un caldo insopportabile” replicò Iago. “Eri proprio tu che mi dicevi che amavi il caldo: ora lo odi” disse Casim. “Amo il caldo, ma non così tanto e tutto in una volta” disse Iago, mentre si faceva vento con un’ala. “Se non ci pensi, non lo sentirai” propose Casim. “Tu non hai caldo con tutta quella roba addosso ?” domandò Iago, guardandola. “Questa roba, come la chiami tu, è ciò che indossa il Re dei Ladri e me l’ha regalata il nonnino e no, non mi tiene caldo, ma serve per mimetizzarsi” rispose Casim. “E come fai, se quel mantello è blu, ma la vegetazione è verde ?” chiese Iago. “Basta essere veloci” rispose Casim ed Iago alzò gli occhi al cielo.

“Non vedo nessuna foresta in avvicinamento” disse Genio, mentre era vestito da esploratore e guardava davanti a se, con un binocolo, standosene seduto su Tappeto. “Ecco, lo sapevo: ci siamo persi ! Ci andiamo sempre a fidare di un grosso coso blu senza il senso dell’orientamento !” replicò Iago, ma venne zittito, quando gli arrivò una saetta nel sedere. “Ehi, hai visto anche tu ?” domandò Casim. “Certo: era una saetta” rispose Cassim. “Questo vuol dire, che siamo vicini e che non ci siamo persi” disse Casim. “Che meraviglia” disse sarcasticamente Iago, massaggiandosi il sedere, quando entrarono in una densa nube nera. “Sì, mi sa che siamo vicini, anzi, molto vicini” disse Cassim. “Non si vede un accidente !” replicò Iago. “Genio, pensa a qualcosa” disse Casim. “Sei andata a chiederlo all’individuo sbagliato” disse Iago, quando vi furono tante saette ed incominciò a piovere. “Che bello, sta piovendo” disse entusiasta Casim. “Sono contento come quando mi fanno un regalo” disse sarcasticamente Iago, quando si alzò anche un forte vento. “Ho sempre odiato i temporali” disse Cassim, mentre si proteggeva con un braccio. “Volevo trovare l’acqua, ma non così tanta e tutta in una volta” disse Casim, cercando di proteggersi anche lei con un braccio, quando Cassim, la avvolse con il suo mantello.

Il vento era sempre più forte e, per non volare via, Iago si era attaccato a Tappeto, il quale, però, non riusciva a volare bene: “Genio !” gridò Casim. “Ho un po’ di problemi” disse Genio, mentre volava, contro vento, trasformato in un piccolo pappagallo blu. “Non sei divertente !” replicò Iago; Genio ritornò normale e Cassim gli disse: “Devi cercare un modo di portarci fuori di qua”. “Ai suoi ordini Capitano” disse Genio e se ne volò in alto, fino ad uscire dall’enorme nube nera, per poi trasformarsi in un grosso ventilatore; azionò le pale alla massima velocità, spazzando via la nube nera ma, nel farlo, spazzò via anche Tappeto e tutti coloro che vi erano sopra. “Genio !” gridò Casim e Genio, andò dietro di loro e, trasformandosi in una barca con una grossa elica a motore, ma non tenendo conto del peso, disse: “Opsss” ed incominciarono a precipitare, finché non finirono chi per terra e chi sulle piante.

Il primo a riprendersi fu Cassim il quale, mentre si toccava la testa, sarcasticamente disse: “Complimenti, Genio; davvero complimenti”. “E’ che non sono mai stato bravo con la scienza” disse Genio, comparendo accanto a lui, con in testa un cappello a punta, con scritto su “Asino”. “Perfetto: ci troviamo nel nulla ed in compagnia di un asino !” replicò Iago, volando da tutte le parti; Cassim si rialzò in piedi e, guardandosi intorno, preoccupato chiese: “Dove è Casim ? Dove è la mia piccolina ?”. “E noi cosa ne sappiamo ? Chiedi al coso blu, che ha avuto la brillante idea di farci volar via” disse Iago, quando Cassim lo prese per il collo e, mentre lo strozzava, replicò: “Non è il momento di pensare a te stesso: dobbiamo subito ritrovare la mia piccolina !”, quando sentirono: “Sono qua” e tutti, Tappeto compreso, alzarono lo sguardo, per vedere Casim sopra il ramo di un albero. Cassim lasciò andare Iago, il quale tossì per la momentanea perdita d’ossigeno, per poi dire: “Piccolina mia, allora stai bene”; guardò Tappeto ed aggiunse dicendogli: “Valla a prendere” e Tappeto volò da lei, ma Casim disse, vedendo, ad un certo punto, qualcosa in lontananza: “Ehi ma quello che cosa è ?” domandò Casim. “Quello cosa ? Io non vedo nulla” chiese Iago. “Sembra…un arcobaleno e si sta avvicinando” rispose Casim; Tappeto arrivò accanto a lei: guardò nella direzione dell’arcobaleno e poi guardò la bambina. Casim lo guardò a sua volta e, poi, dopo esserci saltata sopra, Tappeto ritornò verso il basso, dove Cassim la strinse forte a se, dicendole: “Oh, piccola mia, sei tutta intera; per poco ho creduto di perderti”. “Nonnino, mi stai stritolando; guarda che sto bene” disse Casim e Cassim, allentando un po’ la presa, la guardò, ma guardarono in alto, quando sentirono come gracchiare e videro passare un lungo arcobaleno: “E’ l’arcobaleno che ho visto prima in lontananza” disse Casim, indicandolo. “Che bello: ha tantissimi colori” disse Genio entusiasta come un bambino e diventando di tanti colori e con un cappellino con ventolina in testa. “Di solito gli arcobaleni vengono dopo un temporale” disse Cassim. “E prima, il temporale c’è stato” disse Casim, guardandolo. “E si è sentito bene: le mie amate piume lo ricordano ancora” disse Iago.

Il lungo arcobaleno stava svanendo, quindi Casim disse: “Dobbiamo seguirlo, prima che scompaia del tutto” e lei e Cassim, salirono su Tappeto, mentre Genio e Iago li seguirono in volo. Il lungo arcobaleno andava velocemente sopra ogni nuvola: “Non dobbiamo perderlo” disse Casim e Tappeto volò ancora più veloce. “Ehi aspettatemi: non sono più agile come un tempo” disse Iago, aumentando, anche lui, il volo, anche se ansimava parecchio, quando Genio lo prese tra le mani, raggiungendo Tappeto, il quale, a sua volta, aveva quasi raggiunto quel lungo arcobaleno, quando proprio questo lungo arcobaleno frenò di colpo, facendo frenare, di conseguenza, anche Tappeto e Genio che era attaccato ad esso ma, nel farlo, Iago  fu scaraventato in avanti, cadendo addosso al lungo arcobaleno ed entrambi, caddero verso il basso, fino ad atterrare sul prato. Tappeto, con su Casim e Cassim, e seguiti da Genio, atterarono a terra ed i due scesero; Casim, subito, corse verso Iago e, quel lungo arcobaleno che, effettivamente, era scomparso e, al suo posto, era comparso un grosso uccello, il quale disse: “Oh santo cielo; oh povera me”. “No, povero me” disse Iago, mentre stava sotto il grosso uccello, il quale si alzò e, mentre si puliva le piume, togliendosi lo sporco da esse, disse: “Ora non si può più neanche volare in santa pace; eppure, il cielo è abbastanza grande per tutti”. “Scusaci tanto: non volevamo” disse Casim; il grosso uccello li guardò, dicendo: “Non ti preoccupare: so che non lo avete fatto apposta, o sì ?”. “No, no, per carità; è che stavamo inseguendo un lungo arcobaleno, solo che lo abbiamo perso di vista. Tu, sai per caso che fine possa aver fatto ?” spiegò Casim.

Il grosso uccello rise e, dopo essersi alzato a mezz’aria, disse: “Piccina, quel lungo arcobaleno, non era altri che la mia bellissima coda” e, dal retro, gli comparì una lunghissima coda colorata; poi, abbassò lo sguardo verso Iago, il quale era ancora disteso a terra, replicando: “Solo, che un pennuto imbranato, mi è venuto addosso, facendomela scomparire”. “Per tua informazione, io ero sulla mia rotta di volo: sei stato tu ad intrometterti sulla traiettoria” disse Iago, rialzandosi sulle zampe. “Sono una femmina e mi chiamo Zondra” disse il grosso uccello. “Femmina o maschio, io non ho colpa” disse Iago. “Iago, scusati subito con lei: sappiamo benissimo che sei stato tu ad andare addosso a lei” disse Casim. “E se non mi scuso, cosa succede ?” domandò Iago. “Ti tolgo tutte le piume una ad una e poi ti metto a cuocere come uno spiedino” rispose Cassim; Iago deglutì e poi, guardando Zondra, le disse: “Scusami; la colpa è mia: non volevo venirti addosso”. Zondra atterrò a terra ed andando accanto a lui, disse: “Ma lo sai che, a guardarti meglio, sei proprio un bel pennuto ?”. “Emmmm….ce ne andiamo ?” disse Iago, allontanandosi, leggermente imbarazzato da Zondra e ritornando dal gruppo. “Lo sai che non possiamo, finché non abbiamo trovato l’uccello della pioggia” disse Cassim. “A cosa vi serve ?” chiese Zondra. “Per liberare Agrabah dalla siccità: tutta l’acqua è misteriosamente scomparsa ed io so che esiste l’uccello della pioggia e so anche che si trova qua. Lei potrebbe aiutarci a trovarlo ?” domandò Casim. Zondra sorrise, per poi rispondere: “Ma certo che vi aiuterò a trovarlo, ma mi dovete promettere di non toccare le nuvole”. “Promesso: non le toccheremo” disse Casim. “Va bene, allora potete seguirmi” iniziò col dire Zondra e, dopo essersi avvicinata a Iago, finì col dire: “E tu stammi vicino, piumino adorato” e se ne volò in cielo. “Piumino adorato; oddio, come è mieloso” disse Casim salendo su Tappeto, insieme Cassim, il quale disse: “ Così, sembreresti un cuscino” e nonno e nipote risero. “Sì, sì, ridete pure, ma prima non ridevate tanto quando c’ere quale temporale” disse Iago, quando accanto a lui, comparve Genio trasformato in un cuscino blu con occhi e bocca, il quale disse: “Però, almeno, siamo atterrati sul morbido”. “Non sei divertente” disse Iago e volò dietro a Zondra. “Non ha mai avuto il senso dell’umorismo” disse Casim e Tappeto, insieme a Genio che era ritornato normale, seguì i due volatili.

Volarono sopra l’immensa foresta Amazzonica: “Qui è veramente bello e c’è anche tanta pace: mamma e papà dovrebbero vederlo”. “Se i tuoi genitori vedessero tutto ciò, tuo padre ti direbbe” iniziò col dire Genio e, dopo essersi messo davanti a Casim, la faccia si trasformò in quella di Aladdin, ed aggiunse dicendo, con la voce di Aladdin: “ Casim, mi hai disubbidito un’altra volta ! Starai in camera tua, finché non avrei imparato che non devi disubbidire ai tuoi genitori” e ritornò normale. “Ma mamma e papà, stavolta, non potranno sgridarmi, perché con me c’è il nonno e, inoltre, se siamo venuti qua in Amazzonia, è solo per cercare l’Uccello della Pioggia e chiedergli di venire ad Agrabah per portare, appunto, la pioggia” spiegò Casim. “Bè, direi che è per una buona causa, quindi, una ramanzina ed una punizione non le trovo giuste” disse Cassim. “Grazie, nonnino” disse Casim, quando Tappeto salì ancora più in alto, finché davanti a loro, non videro un’enorme cascata. “Uao, ma è meravigliosa !” disse Casim, con gli occhi pieni di gioia. “Secondo questa mappa, non ci dovrebbe essere una cascata in questo punto, ma dovrebbe essere nel lato opposto” disse Genio, vestito da esploratore, mentre se ne stava seduto dietro a Casim e Cassim, su Tappeto ed a gambe incrociate. “Forse perché stai tenendo la mappa al contrario” gli disse Cassim e gli mise la mappa nel verso giusto. “Oppss, a volte non so proprio dove ho la testa” iniziò col dire Genio e fece scomparire la testa, per poi farla ricomparire davanti ad Iago, finendo col dire: “ Forse la tengo troppo fra le nuvole”. Iago si fermò di colpo e portandosi una mano sul petto, dove ci stava il cuore, replicò: “Ma sei matto ?! Vuoi farmi venire un infarto ?!”. “A te mai” disse la testa di Genio e poi scompari, ritornando sul corpo del proprietario.

Sotto la cascata, passavano, una dopo l’altra, tante nuvole bianche, che divennero nere, dopo aver ottenuto l’acqua dalla stessa cascata; Zondra ed Iago si fermarono sopra una nuvola bianca proprio di fronte alla cascata, mentre Tappeto, con su nonno, nipotina e Genio, si fermò accanto a loro: “Questa è la Cascata della Pioggia ed è da essa che fanno rifornimento tutte le nuvole” spiegò Zondra. “Non hanno avuto molta fantasia con i nomi” disse Iago; Zondra rise e, dopo essersi abbassata ed aver avvicinato la testa a Iago, disse: “Mi corazon, sono stata proprio io a chiamarla in questo modo”. “Questo significa che sei tu l’Uccello della Pioggia” disse Casim; Zondra la guardò, dicendole: “Ma certo, piccina ed è compito mio decidere dove mandare la pioggia”. “Uao, ma è fantastico, così potrai venire ad Agrabah con noi” disse entusiasta Casim. Zondra rise, per poi chiederle: “E questo che cosa te lo fa credere, piccina ?”. “Bè, tu porti la pioggia e sarebbe da codardi non aiutarci” rispose Casim, ma fu un grosso errore, perché lo sguardo di Zondra divenne maligno e, alzandosi a mezz’aria, facendo comparire intorno a loro e sotto loro, nube grigie e con saette, con voce piena di rabbia replicò: “La Regina della Pioggia non esegue gli ordini di nessuno ! Solo io decido ciò che è meglio fare, ma nessuno deve darmi degli ordini, capito ?!”. “Nessuno le darà degli ordini, ma le stiamo solo chiedendo un favore, niente di più e, poi, se verrà, potrà tenersi Iago” spiegò Cassim, mentre si era messo davanti alla nipotina. “Che cosa ?!” disse stupito Iago; le nubi grigie con saette sparirono e Zondra, dopo essere riatterrata sulla nuvola, disse: “Bè, come proposta non è neanche male”. “Considerando anche il fatto, che ve lo cediamo gratis; un affare così non si vedeva dai tempi di Sherazade” disse Genio, trasformandosi in un venditore, con tanto di vestito elegante e valigetta alla mano. “Voi siete pazzi  e non avete cuore per me” disse Iago, volando da loro. “Oh suvvia Iago: direi che è un ottimo affare” disse Cassim. “E dove è finita la nostra amicizia ?! Credevo di esserti amico” replicò Iago, guardandolo. “Bè, gli amici possono essere utili anche a questo, no ? Aiutare il prossimo” disse Cassim, mentre teneva le braccia incrociate e lo guardava a sua volta. “Questo non è aiutare il prossimo: questo è sbarazzarsi di me !” replicò Iago, incrociando le ali e dando loro di spalle. “Guarda che ti verremmo a riprendere” disse Casim. “Sì ed io ci credo; voi non avete nessuna pietà per me. Mi avete chiamato in questo viaggio, solo per trovare il posto adatto dove lasciarmi” disse Iago e scoppiò a piangere. “Oh suvvia, ora non fare il melodrammatico e poi…” iniziò col dire Casim e, dopo essersi abbassata, continuò col dire sottovoce al pappagallo: “…dovrai solo distrarre Zondra”. “Distrarla ?! E da cosa ?” domandò stupito Iago, guardandola. “Vorrai dire da chi: la distrarrai, mentre noi ruberemo qualche nuvola da portare ad Agrabah” rispose Casim. “E’ pura pazzia ! Si arrabbierà e, non solo Agrabah morirà per la siccità, ma verrà anche distrutta” disse Iago. “Fidati che ci riusciremo, anche perché è l’unico modo per riportare l’acqua a casa” disse Casim, rimettendosi in posizione eretta. “Sarebbe più semplice se glielo chiedessi” disse Iago. “Attieniti al piano e, quando avremmo finito, ti verremmo a riprendere” spiegò Casim. “Questo piano diabolico me lo sarei aspettato dal Re dei Ladri in persona e non dalla figlia del futuro sultano” disse Iago. “Bè, non per niente è anche la mia adorata nipotina” disse sorridendo Cassim. “Allora Zondra, Iago ha accettato l’offerta” disse Casim, guardando l’uccello della pioggia, la quale disse: “Molto bene”. “Molto male per me, invece” disse Iago. “Vieni mi corazon, ti mostro la tua futura casa” disse Zondra e si alzò in volo. “La mia futura casa ?!” ripete stupito Iago. “Va con lei: scommetto che vi divertirete moltissimo” disse Casim; Iago li guardò; poi riguardò avanti e mentre seguiva Zondra, replicò: “Poi però ve lo metto in conto a fine giornata”. “Spero che il tuo piano funzioni, piccola o se no, questa volta, rischiamo grosso” disse Cassim. “Funzionerà: lo hai detto tu che ho preso molti più geni da te che da mamma e papà” disse Casim, guardandolo; poi, riguardò avanti ed aggiunse dicendo: “Coraggio, iniziamo con il piano” e, dopo che lei e Cassim furono saliti su Tappeto, insieme a Genio se ne volarono di fronte alla cascata.

“Dobbiamo trovare un modo per prendere una di quelle nuvole e portarla ad Agrabah” disse Casim. “Zondra se ne accorgerà, ne sono sicuro” disse preoccupato Cassim. “Avanti nonnino, dove è finito il tuo spirito d’avventura ? Una volta, avresti preso una di quelle nuvole senza neanche pensarci due volte; ora che cosa ti fa tirare indietro ?” disse Casim, guardandolo. “Il fatto che quell’uccello, possa far del male a tutti gli abitanti di Agrabah” spiegò Cassim. “Non può distruggere un’intera città, solo perché le abbiamo portato via una nuvola” disse Casim. “Tu ti arrabbieresti se qualcuno ti rubasse qualcosa di tuo ?” chiese Cassim. “All’inizio sì, ma poi chiederei il perché e, sicuramente, quando lo diremo a Zondra, sempre se ce lo chiederà, capirà” rispose Casim. “Non lo so piccola e, se poi le cose dovessero prendere una brutta piega ? Gli abitanti di Agrabah ci andrebbero di mezzo solo per colpa nostra” disse preoccupato Cassim. “Ma dobbiamo tentare, se no non sapremmo mai come si metterebbero le cose” disse Casim. “Giusto, la piccola principessa ha ragione: basta solo prendere un lazo ed il gioco è fatto” disse Genio e, dopo essersi trasformato in un cow boy con tanto di lazo, andò verso le nuvole. “Perché la cosa mi preoccupa molto ?” disse Casim, mentre i due guardavano Genio in “groppa” ad una nuvola, per poi guardarsi in modo preoccupato.
  
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