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Autore: ailinon    01/09/2008    3 recensioni
Nel lontano rinascimento, un ragazzo con una grande e sola passione: la poesia e la lettura.
La sua vita a Firenze, lo condurrà a conoscere molti personaggi importanti.
Dalla sagace intelligenza di Pico, alla filosofia di Marsilio.
Dalla gioia di vivere di Giuliano de Medici, alla grandezza di Lorenzo il magnifico, suo fratello.
Fino alla superbia della famiglia de Pazzi.
Ma uno su tutti saprà cogliere l'essenza del suo animo...
Genere: Drammatico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Rinascimento
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Capitolo 20 – UN PICCOLO DIVERTIMENTO

Capitolo 20 – UN PICCOLO DIVERTIMENTO

 

 Francesco guardò lo zio allontanarsi dalla loro tenda, con una smorfia dipinta sul viso.

 «Quel ragazzo è pericoloso» disse Bernardo Bandini, accanto a lui. Da banchiere esperto qual’era (lui e la sua famiglia), sapeva ben intuire una minaccia ai proprio affari.

 «Fosse per me, l’avrei già sistemato. Ma abbiamo bisogno dell’appoggio di mio zio, per quel che stiamo organizzando» rammentò Francesco, cupo.

I suoi due fedeli annuirono.

Grazie alla perfida astuzia di Francesco avevano ottenuto sempre ottimi guadagni, persino nelle vie della Roma papalina, e ora lo avrebbero seguito ovunque, a occhi chiusi.

 «Che ne farai di lui allora?» domandò Napoleone Francezi, solitamente uomo di poche parole e molti fatti, notando il volto pensieroso del suo signore.

Un sorriso perfido ridisegnò le belle labbra del giovane de Pazzi.

«Una volta fatto quel che abbiam da fare, regaleremo quella spia all’arcivescovo, per ringraziarlo del suo appoggio» rise  guardando i suoi amici: «Sembra che gli piaccia molto “cresimare i chierichetti” come quello»

 «Dicono che ne collezioni una grande quantità a Pisa» rise il Bandini.

«E quello gli piace di sicuro da come lo guardava al banchetto!» aggiunse Francesco, ironico.

 «Ma come lo prenderai? Non hai detto che sta con il Belardi?» domandò Napoleone.

 «Una volta eliminati i Medici, il loro patrimonio verrà a noi, così come loro ce lo rubarono»

 «Ce lo prenderemo!» affermò il Bandini, entusiasta.

Francesco annuì e continuò: «E anche la loro bella biblioteca con i servitori inclusi! E tutto legalmente, ovvio. A debitor si vendono anche i servi» e scoppiò a ridere, imitato dagli altri due.

***

 Pico della Mirandola sorrise vedendo il suo amico intento a parlare con alcuni ragazzi. Questi ridevano divertiti e affascinati, aggrappati allo steccato che delimitava il pubblico

Pico si chiese se Agnolo avesse deciso di fare il poeta proprio per poter conquistare il suo pubblico o se la poesia l’avesse colpito veramente, e l’esibizionismo fosse solo una conseguenza. Scosse il capo. Nessuno poteva saperlo.

Quando Poliziano gli tornò vicino, gli chiese: «Come mai non sei restato accanto a Lorenzo?»

 «Perché ero seduto vicino a madonna sdegnosa, e non volevo rovinarmi del tutto la festa» sbottò l’uomo guardando il campo oltre lo steccato.

 «Tu e Clarice proprio non vi potete vedere. Non credi che forse lei possa avere qualche ragione?» domandò Pico, serenamente.

 «Che ragione?!» sbraitò il ventunenne, allargando le braccia.

Gli occhi verdi di Giovanni brillarono scettici e Agnolo intuì senza parole.

 «Le mie avventure intendi?! Beh… Ma quelle sono una faccenda privata. Non le devono interessare!»

 «E’ molto religiosa» ricordò Pico: «Pensa che sia tua a spingere sulla cattiva strada Lorenzo. Tu e tutti noi» e per “noi” intese la cerchia di artisti e letterati che circondava Lorenzo de Medici.

 «E’ solo una bigotta! Inoltre non ha capito ancora nulla di suo marito se crede che qualcuno possa plagiarlo in qualche modo. Lorenzo, io e gli altri facciamo arte, cultura e poesia!»

Quella frase permise a Giovanni di giungere proprio dove voleva.

«Facevi poesia anche con quel ragazzo?» domandò, vago, posando il mento su una mano.

Poliziano voltò il capo, ma Pico notò comunque che serrava la mascella.

«Che ragazzo?» chiese.

«Quello a cui hai dedicato una poesia durante il banchetto, se non ho capito male» ripose, fingendosi disinteressato.

«Non so di chi parli…»

«Vediamo… Capelli come riccioli bruni, un candido collo che sbucava dal farsetto rosso. Un incarnato pallido di pelle vellutata e occhi verdi come smeraldi» descrisse: «Come li definisti? Ah! “Occhi leggiadri e sereni, donde uscì quel dardo

che mi trapassò il cuore”» citò in modo conciso. Ricordava ogni parola. Non poteva sfuggirgli. Il ragno tessitore di parole era caduto nella sua stessa ragnatela.

 «Si. Rammento quella poesia. Semplicemente un giochino da bambini» sorrise Agnolo.

In verità gli era proprio garbata.

 «Si? Complimenti! Conosci bambini molto dotati» ribatté il rosso.

Poliziano si trattenne dal rispondere. Guardando dritto davanti a sé, disse: «E’ stato solo un caso che lui m’ispirasse»

 «Si chiama Angelo» punzecchiò Pico, sistemandosi le maniche verdi, bordate d’oro del suo farsetto.

 «Angelo si… Mi aveva solo incuriosito»

Un sopracciglio fulvo di Pico si inarcò: «Ed è per questo che lo guardavi mentre usciva con il corteo?»

«Ammiravo solo la bellezza. Non è un reato!» esclamò, tentando di fare il distaccato.

L’amico stette al suo gioco: «No! No! Anzi. Ma solitamente non guardi e basta…»

Punto sul vivo, Poliziano gonfiò il petto: «Non accetto queste basse insinuazioni sul mio conto. Torno da chi mi apprezza!» sbottò voltando le spalle per tornare al palco d’onore.

«Sta attento a madonna orsa!» scherzò Pico, e vide Agnolo incassare le spalle e camminare via velocemente.

“Colpito in pieno!” pensò divertito, ridendo tra sé e sé.

Fece per seguire Poliziano quando vide Angelo correre verso di lui.

Mancato per poco” pensò. «Angelo!» lo richiamò Pico, agitando una mano.

Notandolo, il quattordicenne gli corse incontro: «Pico! Sto cercando il mio signore! L’hai visto?» domandò.

 «Ser Goffredo? Si, è nella tenda con Giuliano. Puoi entrare se vuoi. Io tornerò al palco»

«Grazie, a dopo allora!» sorrise il giovinetto, correndo verso la tenda rossa e oro dei Medici.

Pico sorrise lievemente, e si allontanò.

***

 

   
 
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