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Autore: BlueSon    15/07/2014    2 recensioni
Dare esami nei mesi estivi è come si dice a Napoli davvero "na bott 'nfront"... hahahahahaha...vorrei dare fuoco a tutti i libri ma ritengo sia doveroso prima studiare. XD Però nessuno mi vieta di trovare tempo e spazio da dedicare alla mia coppia preferita. La mia prima AU in assoluto. Spero di non metterci troppo nell'aggiornare la storia e spero che questa piccola follia possa piacere....baci baci BlueSon
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Chichi, Goku, Un po' tutti, Vegeta | Coppie: Chichi/Goku
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Tutto quello che posso dirti di me


“Lei è qui con me.”
“Ti ha visto qualcuno?”
“Così mi offende, sa? Non sono certo Freezer io.”
“Lo spero per te.”
“Dove ve la porto?”
“Ti scrivo l’indirizzo. Non fare errori altrimenti non avrai niente.”
“Certo. A tra poco.”
L’uomo con un ghigno simile a quello di suo fratello ingranò la marcia. Avevano lasciato l’ospedale da un pezzo e si erano appostati vicino ad un parco. I vetri scuri dei finestrini impedivano ai ficcanaso di frugare in macchina. Nessuno l’avrebbe vista. Abbassò lo specchietto retrovisore per guardare quell’angioletto dai capelli scuri come la notte dormire sui sediolini posteriori. Non aveva la più pallida idea di cosa avesse a che fare una pollastra come lei con quel pompato di Goku Son. Certo, non era il tipo da fare domande dinanzi ad un bel gruzzoletto come quello che il suo capo gli aveva promesso. Un bip gli fece tornare a guardare davanti. Lesse l’indirizzo dal cellulare e con un altro ghigno accese il motore. Non si accorse che il borbottio per quanto silenzioso disturbò il sonno di quell’angelo. Chichi non riuscì a capire dove fosse e con chi ma un brivido forte le spaccò il petto e temette davvero di essere scesa all’Inferno.
 

 

Goku sorrise finalmente sollevato dal fatto che Charles Sonford avesse riaperto gli occhi. Lo guardava con un sorriso affaticato ma pur sempre un sorriso.
“Perdonami.” fu la prima cosa che gli disse.
Goku non si mosse dalla sua postazione.
“Non ci pensi, signor Sonford. Come si sente?”
“Bene, almeno credo. Mi sento come se avessi buttato all’aria i tre quarti della mia vita.”
“È una sensazione simile alla mia sa?”
“Come…com’è stato possibile non trovarti?!? I miei uomini hanno cercato per tre settimane prima che quello lì…”
Un colpo di tosse gli mozzò il respiro. Goku vide dal monitor che il battito del cuore era davvero debole.
“Non si affatichi. Ormai non importa, davvero. Va bene così.”
“Ora che ti ho trovato…non ricordi…non ricordi niente, figliolo?”
Come poteva farlo? I pensieri non lo lasciavano stare un secondo e aveva paura che davvero la testa gli sarebbe scoppiata da un momento all’altro.
“Vorrei tanto, mi creda. Purtroppo non è facile. Ricordo poche cose. Squarci in verità.”
“Capisco. Dev’essere stata dura per te.”
“Nonno cos’è successo?” urlò una voce.
Gohan era appena entrato nella stanza con a seguito Junior.
“Tutto bene, figliolo.”
Goku guardò quel giovane ragazzo. Il primo che doveva ringraziare per essere riuscito a guadagnare qualcosa sul suo passato era lui. Non sarebbe cambiato niente nella sua vita se non fosse stato per quella testa calda. Non avrebbe recuperato alcuni dei più profondi ricordi, non sarebbe tornato e non avrebbe recuperato quel bracciale. Non avrebbe mai incontrato Chichi. A proposito perchè ci metteva così tanto? Forse era sorto qualche problema sul lavoro. Come se qualcuno avesse voluto mandargli una risposta a quella domanda un rumore secco alla porta presentò qualcuno che voleva entrare. Una Bulma più bianca del camice del dottore che lo aveva preso in cura fece la sua comparsa.
“Goku puoi venire un attimo?” Il tono della donna era grave. Qualcosa non quadrava.
 

 

Chichi si guardò frastornata. Sentiva che si stava muovendo ma non erano i suoi piedi a condurla da chissà quale parte. La vista era ancora scarsa e dovette battere più volte le ciglia per riuscire a capire qualcosa. Aveva la bocca tappata dallo scotch e si trovava sdraiata sui sediolini posteriori di un auto. Ringraziò il cielo che avesse il corpo e la testa ancora intorpiditi dal cloroformio perchè in caso contrario sarebbe morta di panico.
“Ti sei svegliata, angioletto. Come andiamo? Ah, aspetta, non puoi parlare.”
Era un uomo alla guida. Aveva dei capelli scuri quasi nel verde e un viso spigoloso che non prometteva nulla di buono.
“Sappi che se ti tolgo quello dalla bocca non dovrai provare nemmeno con il solo pensiero a farmi qualche scherzo. La vedi questa?” disse mostrandole la pistola “Non hai la più pallida idea di quanti buchi abbia fatto.”
Quell’affermazione le gelò il sangue. Sembrava che il cuore le si dovesse fermare da un momento all’altro. L’uomo allungò con qualche difficoltà il braccio e le strappò lo scotch dalle labbra. Un calore pungente le circondò le labbra. Decise di non fare nulla e di pregare soltanto che il messaggio raggiungesse Bulma il più presto possibile.
 


“Scusatemi un attimo.”
Goku uscì il più velocemente possibile. Bulma aveva le lacrime agli occhi. Vegeta, piantato con le spalle a muro, non aveva un aspetto migliore. La cosa cominciò a preoccuparlo parecchio.
“Che succede?” chiese alquanto allarmato.
“Si tratta di Chichi…”
Quello che era stato un brutto presentimento si era tramutato in una tragica realtà. Cos’era successo a Chichi?Perchè non era lì con loro?
“Mi è arrivato questo messaggio.”
Bulma gli mise dinanzi gli occhi lo schermo del suo cellulare. Si leggeva una sola parola in quel messaggio, una parola che gli aveva trafitto gli occhi come spilli: aiutami. Avrebbe voluto dare di matto. Aveva appena ritrovato una persona del suo passato che il destino ora gliene soffiava uno del suo presente. Arraffò con furia un biglietto dalla tasca. Sperò con tutto il cuore di non strapparlo visto quanto fosse fragile la carta sul quale era stato scritto.
“Chiamo l’agente Kaio, quello che ci ha interrogati. Dobbiamo mettere un taglio a questa storia.”
 

 


“Mi chiamo Cooler, angioletto.”
“Chi ti ha mandato?”
“La stessa persona che ha mandato mio fratello.”
Quella situazione si stava sempre più complicando.
“Tuo fratello? Freezer Look è tuo fratello?” pronunciò quella frase non credendoci lei per prima.
“Non ci somigliamo vero? Be’, io a differenza sua sono molto più attento e soprattutto molto più solitario. Non mi porto appresso due pesi come i suoi scagnozzi. Lui non aveva il fegato per ammazzarvi da solo.” 
Sembrava davvero che dovesse morire a quel punto.
“Vuoi…vuoi uccidermi?”
L’uomo emise una risata glaciale.
“No, angioletto, non voglio farti del male. Devo portarti da una persona. Cerca di fare la brava e di stare tranquilla. Non farti venire nessun attacco di panico.”
“Come…come lo sai?”
“Dolce tesoro io so molte cose di te. Mi basta un giorno per sapere vita morte e miracoli di una delle mie vittime. Tu però sei speciale. Di solito mi chiedono di uccidere in seduta stante. Tu avrai l’onore di una scelta. Se accetterai la proposta di questa persona io mi prendo i soldi diciamo gratis.”
“Chi è questa persona?Dovrò incontrarla giusto? Tanto vale che mi dici chi diavolo è questo folle.”
“Ad essere folle è folle sul serio. Però non preoccuparti. Mi ha detto che non dovevo torcerti un capello.”
“Mi vuoi dire chi è?”
L’uomo rise come il più sgraziato dei diavoli.
“Siamo testarde vero? Dai, pazienta ancora un pochino, dolcezza. Presto la incontrerai”
La? È una donna?”
L’uomo rise di gusto.
“E poi non dirmi che non ti ho aiutato.”
Chichi non ebbe più dubbi. Doveva solo cercare di farlo sapere a qualcuno. Pregò che mantenesse gli occhi ben puntati sulla strada e non si accorgesse che stava cercando di mettere in funzione il suo cellulare. Sarebbe stato difficile visto che aveva le mani legate dietro la schiena e con nodi così stretti da bloccarle quasi la circolazione, ma doveva tentare. Tentare e pregare.
 

 
 


“Perchè non si può fare?”
“Signor Son, ragioni la prego.” disse l’agente passandosi un fazzoletto sulla fronte.
Quel caso si stava complicando più del previsto. Non solo quello stronzo di Freezer Look non aveva detto una sola parola ma ora quella ragazza così gentile era stata rapita. Brancolava nel buio e non sapeva che pesci pigliare.
“Mi faccia parlare con quei bastardi. Uno di loro cederà.”
“Ci abbiamo già provato.”
“Anche con le maniere forti? Quelle possono servire.”
Goku voleva andare in commissariato. Pensava che con un po’ di minacce in più almeno il grassone o quello dai capelli verdi avrebbero parlato. Su quel matto di Freezer Look non ci avrebbe sperato, ma sarebbe andato in ospedale anche da lui. Doveva tentare, sperare che la sua Chichi stesse meglio. Non poteva nemmeno lontanamente pensare che qualcuno potesse farle del male. Perchè cavolo non si era allontanata da lui?Ricordò le sue parole, il suo sorriso, le sue labbra. Avrebbe fatto di tutto per ritrovarla. Avrebbe venduto anche l’anima pur di vederla stare bene e sicuramente l’agente Kaio non l’avrebbe fermato. Rientrò nella stanza del signor Sonford. L’uomo era parecchio debilitato ma lui non poteva restare lì.
“Signor Sonford, mi dispiace davvero, ma devo assentarmi per un po’.”
L’uomo sembrò non gradire quell’affermazione: un’espressione di dolore mista a qualcosa di indecifrabile gli si palesò sul volto. Era forse rabbia? Sconfitta? Suo nipote si allontanava da lui. No, era solo dolore. Un dolore forte, acuto. 
“Spero non ci voglia molto. Lei si rimetta in sesto, d’accordo?”
“Qualche problema figliolo?”
“Non si preoccupi. Pensi solo a guarire.”
Junior lo guardò. Per molto tempo lui e Goku non si erano visti ma quell’espressione sul volto dell’amico non l’avrebbe mai confusa: qualcosa non quadrava.
“Serve aiuto?” chiese proprio lui.
“Non preoccuparti, Junior.”
“Se hai bisogno, soldato…”
“Sì, sissignore.” disse con un sorriso amaro prima di uscire dalla stanza.
L’agente Kaio era ancora lì che discuteva con Bulma e con un Vegeta che forse non aveva aperto troppe volte la bocca ma che con un solo sguardo riusciva a far ammutolire anche un logorroico.
“Andiamo agente?” chiese lui parandosi dinanzi all’uomo.
“D’accordo, signor Son, ma niente scherzi.”
 
 

Chichi era riuscita a farsi scivolare il telefono dalla tasca dei jeans e ora lo stringeva tra le mani dietro la schiena. Nel frattempo continuava a fare domande per non destre sospetti al tizio che sembrava impegnato nella guida.
“Cosa vuole da me?”
“Angioletto, te l’ho detto. Io non sono il suo messaggero. Ho solo il compito di ucciderti qualora tu non accettassi.”
Cercò di farsi scivolare quelle luride parole di dosso.
“Dove mi stai portando?”
“Non lontano da qui. Ora però fai la brava perchè mi stai scocciando. ”
“Ho sete.” provò a dire.
“Una volta arrivati lì sono sicuro che lei ti tratterà bene. Sai una cosa? I pazzi sono così: squilibrati. A volte sono persone normali; altre delle furie assassine.”
“E tu cosa sei?” le scappò.
Avrebbe voluto mordersi la lingua ma quel bastardo scoppiò in una fragorosa risata.
“Mi piaci angioletto. Però ora fai la brava e cerca di non farmi arrabbiare.”
“Davvero, io…io devo bere.”
L’uomo sbuffò. Era sì una bella ragazza ma era anche testarda come un mulo. Sapeva che soffriva di attacchi di panico molto forti e tutto voleva che morisse di crepacuore prima di finire il lavoro. Aveva rischiato grosso per acciuffarla lì, nel parcheggio di un ospedale e non voleva rimetterci il suo compenso. Si guardò intorno e subito vide un bar. Accostò con una brusca sterzata.
“Adesso tu scendi con me e se solo provi ad allontanarti o a scappare ti pianto una pallottola in fronte e tanti saluti. Sono stato chiaro?”
Alla velocità della luce infilò il cellulare di nuovo nella tasca dei pantaloni. Aveva fatto bene a cambiare piano. Sarebbe stato impossibile provare anche solo a comporre un numero in sua presenza. L’uomo aveva preso un coltellino dalla tasca e le aveva tagliato le corde che legavano le mani. Dopo l’avrebbe fatta sedere davanti e magari…avrebbe potuto giocare un po’ con quelle belle gambe. Chichi scese barcollando leggermente. Per evitare di schiantarsi contro il tipo si appoggiò all’auto. Non riusciva a capire dove fosse.
“Andiamo, muoviti.”
La prese saldamente per un braccio e la trascinò dentro al bar “Tenkaichi Camp”. Era tutto molto luminoso. I tavoli erano sistemati a fianco a delle vetrate che davano direttamente sulla strada. Cooler si avvicinò alla cassa.
“Cosa prendi?”
“Una bottiglia d’acqua.” rispose cercando di apparire serena.
“Allora una bottiglia d’acqua e un caffè.” disse.
“Ok” disse la ragazzina con gli occhiali da dietro il bancone “…il caffè al bancone e l’acqua la devi prendere dal frigo laggiù.” indicò a lei con un sorriso.
Chichi avrebbe voluto schizzare via ma Cooler la prese per un braccio.
“Dammi il telefono” le sussurrò all’orecchio in modo da farle rabbrividire anche l’anima.
Chichi cercò di non apparire troppo delusa. Se solo lui avesse capito cosa aveva avuto intenzione di fare l’avrebbe uccisa proprio in quel bar. Si diresse al frigo e scoraggiata lo aprì per prendere la bottiglia. Fu allora che il destino decise di venirle incontro. Accanto al frigo vi era un attaccapanni. Tra un giubbino di pelle e una felpa di cotone vi era il grembiule di un cameriere. Dentro vi erano carta e penna. Li afferrò dopo essersi assicurata che Cooler fosse distratto dalla prosperosa ragazza che gli serviva il caffè.
“Cooler” lo chiamò come se fosse la cosa più naturale del mondo. “Vado in bagno.”
Gli occhi verdi del tipo la immobilizzarono sul posto. A grandi falcate la raggiunse. Chichi vide la vita scorrerle dinanzi agli occhi. Cooler con un ghigno le si parò dinanzi.
“Ti do due minuti di tempo e poi sai cosa succede.”
Chichi sentì il cuore mancarle di un battito. Se fosse uscita viva da quella brutta storia era sicura che mai più avrebbe sofferto di ansia o panico. Se solo fosse sopravvissuta.
 
 

“Guarda guarda chi è venuto a farmi visita.”
Freezer Look era un viscido bastardo e Goku dovette trattenere la rabbia. Aveva promesso all’agente di fare il bravo ma solo se lo avesse fatto entrare da solo. Era andato con Vegeta dal ciccione e dal compagno. Non avevano detto nulla sputando le colpe sul loro capo. Quel mostro era la sua unica speranza. Bulma era fuori con Vegeta e gli occhi arrossati dalle troppe lacrime le rendevano il viso ancora più bianco. Un contrasto dovuto al terribile dolore per quell’amica che non si riusciva a trovare e che era scomparsa da circa due ore. Avevano subito mobilitato la polizia perchè quel messaggio raggelava il cuore. Aiutami.
“Dove l’hanno portata, Vegeta?” chiese la donna al di fuori di quella stanza con tono affranto
“Non lo so, Bulma, ma la ritroveremo.”
“Io non voglio nemmeno pensare che qualcuno…”
Vegeta la strinse forte per impedirle anche solo di pronunciare quella frase.
“Devi essere forte.”
Bulma si accoccolò sul petto muscoloso del suo uomo e pregò tutti i santi che quel mostro dicesse qualcosa di sensato.
“Io e te dobbiamo farci una bella chiacchierata.” disse Goku nella stanza.
“Con te non voglio parlare.”
“Credo che non parleresti con nessun altro comunque.”
“Perspicace, ma io non ti dirò nemmeno una parola.”
“Non ti conviene bastardo, sai perchè?”
“Perchè?”
“Perchè i tuoi scagnozzi ci hanno detto un paio di cose.”
Mentiva. Stava mentendo come il più grande dei bugiardi ma sperò che quello lì non se accorgesse. Aveva già visto uomini come Freezer. Li aveva incontrati sul ring. Uomini che sono disposti a qualsiasi cosa per ottenere la fama,uomini che si erano dati a droghe pur per nascondere la propria impotenza, uomini per i quali l’orgoglio è la cosa più importante, per i quali il tradimento è imperdonabile. Infatti Freezer si rabbuiò in viso e poi scoppiò in una risata sadica.
“Non è vero. I miei uomini non mi tradirebbero mai.”
“Ne sei convinto? In fondo tutti vogliamo salvarci la pelle e per farlo saremmo disposti a tutto. Non credi?”
“Loro non lo farebbero. Inoltre ci sono dentro fino al collo moccioso. Come me. C’erano anche loro quando mi sono divertito con tua madre.”
Goku dovette fare appello a tutta la sua calma per non spaccargli la faccia già gonfia dei suoi pugni o prendere a calci la gamba fasciata che lui aveva colpito. Chichi aveva ragione: nonostante lo avesse sparato era lui tra i due a stare in piedi. Il cuore scalciò più forte al suo ricordo. Non poteva perderla. Non se lo sarebbe mai perdonato.
“Però sei stato tu ad andare in prigione non è vero? Già allora i tuoi complici riuscirono a svignarsela con qualche annetto. Tu invece? Ergastolo?”
“Solo perchè ho una fedina più sporca della loro.”
“Ma loro se la cavarono facendo il tuo nome. Incolpando te, Freezer. Cosa credi che abbiano fatto adesso? Semplice, ti hanno addossato la colpa di tutto. Hanno detto che tu sei uscito e li ha costretti minacciandoli di morte se non fossero venuti con te a finire quel lavoro. Non credi che ti salveresti la pelle se anche tu facessi scarica barile?”
Goku stava sudando freddo. Quello lì era un osso duro, lo ammetteva. Eppure il suo viso diventava sempre più cupo dalla rabbia. I suoi occhi neri come il buio della notte si incupirono maggiormente. Freezer non aprì più bocca. Restava in silenzio.
“Dimmi chi ti ha mandato e forse potrai sperare in una redenzione.”
“Io sono già fottuto, moccioso. Ho avuto l’ergastolo. Non sarà diverso dopo questa bravata.” disse serio senza quella stramaledetta risata che accompagnava ogni parola che usciva dalla sua bocca.
“Dimmelo.” ripetè serio.
Freezer scosse la testa. Goku avrebbe voluto afferrarlo per il collo e costringerlo con le cattive. Lo avrebbe fatto se improvvisamente il suo telefono non lo avesse richiamato alla calma. Guardò il display. Era un numero fisso e sinceramente non avrebbe voluto rispondere. Aveva di meglio da fare. Stava per staccare ma l’istinto portò il pollice sull’icona verde. Accettò.
“Pronto?”
“Salve, parlo…parlo con in signor Goku?”
Era la voce di un ragazza.
“Sì, sono io.”
Attimi di silenzio. Goku uscì dalla stanza incontrando lo sguardo sorpreso di una Bulma completamente distrutta. Anche Vegeta lo guardò, uno sguardo tra il curioso e lo speranzoso.
“Chi parla?”
“Senta, io non so se ho fatto bene oppure no e la prego di non prendermi per un’invasata ma…”
Goku sentì il cuore accelerare.
“Dimmi”
“Ecco…sono una cameriera del bar Tenkaichi Camp. Andando in bagno ho incontrato una ragazza, una donna credo…”
Stava per avere un infarto anche lui. Forse era…
“Aveva un viso bianco quando è uscita da lì e mi ha dato un biglietto. Io pensavo fosse uno scherzo ma lei non mi ha dato spiegazioni. Un uomo è venuta a chiamarla e lei è corsa via con lui.”
Goku sentì il cuore fermarsi improvvisamente. Come un corridore che improvvisamente si sente male e cade sul posto il suo cuore aveva fatto la stessa fine.
“Cosa…cosa c’era scritto sul biglietto?”
“Solo questo.” disse la ragazza leggendo “Chichi…Cooler…donna…e il suo numero di cellulare.”
Goku morì sul colpo.
“Signorina lei non sa quanto è stata importante questa telefonata. Dove si trova il bar?”
“Poco lontano dall’uscita dell’autostrada nord.”
Goku fece subito mente locale: quel bastardo l’aveva porta fuori città. Dovevano muoversi.
“Grazie, signorina. per qualsiasi cosa posso contattarla?”
“Oh mio Dio, spero…spero che quella ragazza…oh mio Dio, era stata rapita?”
“Non si preoccupi. A presto.”
Goku staccò la chiamata. La sua Chichi. Bulma lo guardò speranzosa, ma Goku non le diede tempo di parlare. Entrò come una furia nella stanza di Freezer. Afferrò la gamba fasciata e glielo strinse leggermente anche se avrebbe voluto disintegrarla.
“Chi è Cooler?”
L’uomo diede un urlo disumano. Goku strinse ancora più forte.
“Dimmi chi è. Basta con le buone maniere. O me lo dici o giuro che scenderai da questo letto con una gamba in meno.”
 
 

Erano arrivati. Chichi non riusciva a capire dove fossero. Cooler la teneva stretta a lui per un braccio bloccandole la circolazione in quel punto del corpo. Erano arrivati in un palazzo. Erano usciti dalla città. Questo l’aveva capito. Ma le sembrava di non aver mai visto quel posto. L’uomo la condusse in un palazzo completamente vuoto. Non aveva chissà quanti piani. Forse cinque e intorno non vi erano altre costruzioni. Doveva trattarsi di una zona periferica. Cooler non le aveva restituito il cellulare. La sua unica speranza era la ragazzina che le aveva indicato dove prendere l’acqua. Era stata lei a raggiungerla quasi come se il destino avesse davvero deciso di aiutarla. Salirono per un ascensore verso l’ultimo piano: il quinto. Chichi deglutì l’aria e con un sospiro si disse per la milionesima volta di stare calma. Le porte del nuovo mezzo di trasporto si aprirono dopo pochi secondi su una stanza. Sembrava un salotto visto l’arredamento: un tavolo poco lontano in legno pregiato era circondato da sedie anch’esse in legno scuro. Era tutto chiuso. Le finestre sigillate. Le mancò subito il respiro ma si fece forza. Con uno strattone Cooler la fece sedere su un divanetto che si trovava quasi di fronte all’entrata per l’ascensore.
“Cosa vuoi farmi?” tremò Chichi.
Sentiva già il corpo raffreddarsi come se volesse morire prima che quella famosa pistola compisse il suo compito. Era convinta che sarebbe morta lì, isolata dal resto del mondo, lontana da tutto ciò che le era più caro. Suo padre, Bulma, Vegeta e lui.
“Stai tranquilla angioletto.”
Chichi avrebbe davvero voluto prenderlo in parola ma non ci riuscì. Improvvisamente un rumori di passi le bloccò la respirazione. Qualcuno stava arrivando. Dalla sua posizione poteva vedere che quel salotto non era l’unica stanza. Da un porta laterale all’ascensore entrò qualcuno. Entrò lei.
“Salve signorina Del Toro.”

 

Buonasera gentile fanciulle.
Mi scuso per questo ritardo ma prometto che non ce ne saranno altri. Ieri ho fatto l’esame e sono finalmente liberaaaaaaaaa. Ora se ne parla a settembre e già vi dico che ho intenzione di scatenarmi. :P Hihihihihihi. Davvero non ci saranno più ritardi anche perché come avete visto la storia è agli sgoccioli. C’è solo un problema: come finirà? Ve lo dirò presto. Ormai è tutto chiaro. Un grazie di cuore alle “Fantastiche 3” che recensiscono e a tutti coloro che seguono la mia storia. Un bacio generale a voi che leggete e come sempre rinnovo l’invito a dire la vostra. A presto. BlueSon

 
 
  
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