Quattordici luglio: libertà fasulla.
Ed è così doloroso tutto quanto
come se un greve mostro dal fetido
respiro d’incubo e di morte mi stesse
divorando dall’interno; lembo di pelle
dopo pulsazione emotiva; respiro dopo
ansimo.
Ma non c’è mai un fondo sul quale
poter cadere, adagiarsi, appigliarsi, ricominciare;
non esiste alcun limite, nessuna linea
di demarcazione; non esiste nulla.
Semplicemente nulla.
Ed è così logorante non sapere
nemmeno che cosa mai, chi mai,
si sarà l’indomani mattina;
il sole sorgerà trovandoci ancora svegli,
febbrili; imprigionati nei gusci vuoti
della cupa notte tormentata e pesante.
E districarsi sarà ormai impossibile;
ci accontenteremo, perciò, di quel
disgustoso filamento terribile
agganciato a stritolare la carne soffice
in una libertà contagiata; una libertà fasulla.
*