Ebbene sì,
ci siamo, ormai:
siamo
arrivati al termine di questa storia.
Questo è
proprio l’ultimo capitolo,
prima
dell’epilogo finale.
Spero di
avervi trasmesso qualche emozione, in un modo o nell’altro.
Ve lo
dico sinceramente:
mi sono
davvero divertita un mondo a scrivere,
soprattutto
sapendo che c’era qualcuno – nell’etere – che leggeva le mie stupidate;
qualcuno
che restava, di solito, col fiato sospeso,
tentando
– spesso invano – di capire cosa sarebbe successo dopo.
Ed è proprio
questa la sensazione migliore che ho provato:
sapere di
aver catturato la vostra attenzione, anche solo per un istante.
E - mi
dispiace per voi – ma vi tocca ancora un altro po’ di suspence,
fino
all’ultima parola, o quasi.
Per mia
gioia e mio diletto!
(Parentesi
per i curiosoni … basta andare a vedere l’epilogo
per
capire finalmente cosa avrà deciso la nostra eroina)
(Caldo
consiglio per tutti: leggete anche il capitolo, non ve ne pentirete;
perché,
senza falsa modestia, credo sia il migliore che abbia scritto …
l’ho
veramente sentito fino in fondo …)
Vi auguro
una buona lettura e - spero - a presto, con la prossima fan fiction
xxBACIOTTIxx e ABBRACCI sparsi
la vostra
Alessia
P.S. non me ne vogliate,
ma
l’epilogo preferisco postarlo in un secondo momento
Sono
proprio malefica ih ih ;)
Capitolo Undici
Chiara
percorse gli ultimi metri che la separavano dall’entrata dell’albergo talmente
in fretta quella mattina, che ebbe bisogno di un minuto per riprendere fiato,
prima di avvicinarsi alla reception.
Si
fece annunciare dal consiérge
e fu da questi accompagnata fino all’ascensore, dopotutto era amica di un loro
gradito ospite.
“Cosa sto facendo? Sono una stupida,
adesso cosa gli dico?! Ciao, ti prego non sposare lei, sposa me! Ma chi devo
far ridere?! No, no … ora torno indietro … macché!... e, invece, vado lì e gli
dico ciò che provo davvero per lui, non posso lasciarlo andare così, senza che
lui sappia … E’ arrivato il momento di agire, forza, Chiara, ce la puoi fare …
ce la devi fare … sei così brava a trovare sempre le parole adatte a descrivere
ogni situazione nei tuoi articoli, perché questa in particolare dovrebbe fare
differenza?! …”
Le
porte dell’ascensore si aprirono sull’ultimo piano. La suite del ragazzo era in fondo al corridoio. Trasse un grosso
respiro: ormai era lì, non poteva più tornare suoi passi. Si prese tutto il
tempo possibile, per cercare di trovare il coraggio necessario.
Bussò
e lui l’accolse a braccia aperte, ancora a torso nudo, con un grosso bacio
sulla guancia.
- Ehi, Chiara!
Mi hai trovato per caso; fra mezz’ora vado via. Sai che stavo proprio pensando
a te?! Mi son detto: “Sono sicuro che la
rivedrò prima di lasciare la città” … ed eccoti qua! Ma … - si fermò a
guardarla; era come impietrita, ancora sulla soglia del mini-appartamento, e
tormentava senza sosta il suo portachiavi a forma di pupazzetto, occhi bassi – cosa c’è? – le chiese, preoccupato – stai bene? – lei accennò un sorriso – vieni, entra, dimmi tutto – la esortò,
prendendola per mano e invitandola a sedersi.
- Devo dirti una cosa – i loro sguardi
s’incrociarono per un istante – ma tu
devi aiutarmi …
- Sì, certo, ma
… come posso …?
- Restando in
silenzio – lo
interruppe – lasciami parlare, non dire
niente … E, soprattutto, non avere fretta.
Lui
annuì semplicemente, continuando a guardarla. Erano rimasti entrambi in piedi,
l’uno di fronte all’altra; la ragazza indossava una maglia bianca a maniche
lunghe, sagomata e leggermente scollata. Non portava i tacchi, bensì le sue
adorate scarpe da tennis bianche e rosse. Era già difficile la situazione in
cui si era cacciata, che, almeno, aveva deciso di restare comoda. E al diavolo
quei quindici centimetri in più!
- Ok – riprese – io … - si bloccò, trasse un sospiro – di solito, sono determinata … e lotto con
tutte le mie forze per riuscire ad
ottenere ciò che … ciò che spero di meritare – altro sospiro; aveva un nodo
in gola che le impediva quasi di parlare; e tremava, tremava come una foglia,
cercando invano di non darlo a vedere.
- Ma spesso,
quando sono in gioco i miei sentimenti – continuò – è più forte di me, mi guardo vivere e lascio che siano gli altri ad
agire; lascio tutto nelle loro mani. Anche se questo significa dover rinunciare
a ciò che vorrei fosse mio …
Lui
la guardò dolcemente, trattenendosi dall’avvicinarsi a lei.
- Non lo so – disse, scuotendo
la testa – forse, perché dentro di me
sento che, dopotutto, non è così importante, mi dico che “non è destino” … e vado avanti. Ma non è questo il caso …
- Chiara …
- Shh, ti prego, non rendere le cose ancora più difficili di
quanto non siano già …
Il
ragazzo fece un passo in avanti e lei, istintivamente, indietreggiò.
- Tu … io – gli occhi le si
erano riempiti di lacrime, ma, ormai, non poteva più far nulla per nasconderle
– io voglio te!
Ecco,
l’aveva appena fatto: aveva messo il suo cuore su un piatto d’argento e lo
stava offrendo a chi reputava l’uomo più importante della sua vita.
- Io … non
riesco ad immaginare il mio futuro … senza te al mio fianco.
Lui
tentò di abbracciarla, ma lei capì di aver commesso un terribile errore.
- Aspetta – gli disse,
poggiando una mano gelida sul suo torace, allontanandolo da sé – Dio, che stupida! Scusami, mi dispiace, io
… non dovevo … - non riusciva ad articolare una frase di senso compiuto;
era entrata in panico e tutti i suoi pensieri e le sue emozioni, come una
valanga, si stavano abbattendo su di lei – tu
stai per sposarti e io … oddio … perdonami … lascia perdere tutto quello che ti
ho detto, fai finta di non avermi mai vista questa mattina – continuò,
scuotendo energicamente la testa, quasi per scacciare dalla mente i suoi demoni
- fa’ buon viaggio! – gli disse,
infine, voltandosi e dirigendosi verso l’uscita.
- Aspetta,
Chiara, aspetta! – esclamò
il ragazzo, trattenendola per un braccio.
La
giornalista tentò di divincolarsi, ma lui fu più forte e la costrinse, spalle
al muro, a guardarlo negli occhi, con i suoi ormai inondati di calde lacrime.
- Io … ho
cercato di farti capire quello che provo per te – riprese lui – molte volte – aggiunse – ho sempre aspettato una tua reazione, ma tu
sei sempre rimasta zitta, anzi, spesso hai deviato il discorso, che, quindi, è
rimasto in sospeso.
La
ragazza abbassò lo sguardo, non potendo reggere il confronto, sentendosi
colpevole.
- Chiara, io ho
provato a scavalcare quel muro che hai eretto a difesa attorno a te, ma non ci
sono riuscito; era troppo alto da scalare. E tu non hai fatto niente per
aiutarmi a creare una breccia. Ma ora sei qui … - le sfiorò i
capelli con le dita – a poco più di sei
mesi dalle mie nozze – fece una pausa. La ragazza trattenne il respiro – Perché? Perché hai abbattuto completamente
quel muro proprio adesso? – attese con ansia una sua risposta, che, come al
solito, tardava ad arrivare.
- Perché – disse lei, dopo alcuni istanti
che sembrarono interminabili – volevo
che sapessi quello che provo per te – trovò il coraggio di andare fino in
fondo – non potevo lasciarti andar via
così – abbassò lo sguardo, continuando a tremare – ormai ti avevo perso; quindi, mi sono detta “perché non tentare” – fece spallucce – e ho capito troppo tardi che venire qui sarebbe stato lo sbaglio più
grande della mia vita … mi dispiace …
- Sì – la interruppe – è vero – lei lo guardò attonita e, in
quel momento, si sentì morire – hai
sbagliato. E, se siamo arrivati fino a questo punto, è soltanto colpa mia.
- Allora – gli rispose secca–
fammi andare via – scostò da sé il
suo braccio, che le impediva qualsiasi movimento.
-
Dove credi di andare? – le domandò,
mettendosi di nuovo davanti a lei – proprio
adesso che ti ho trovata – la strinse a sé e sentì il suo cuore palpitare –
non te lo permetto – le disse,
carezzandole una guancia, asciugandole le lacrime con il pollice – e al diavolo tutto il resto! – le diede
un bacio a stampo sulle labbra, lasciandola di sasso – non m’importa niente – continuò il ragazzo – a me basta solo che tu sia qui con me …
Chiara
gli sorrise e contraccambiò il bacio, le mani unite dietro la sua nuca.
Finalmente, andava sciogliendosi anche lei.
Lui
la sollevò da terra e la adagiò con dolcezza sul letto ancora sfatto. Si
distese al suo fianco, continuando a sfiorarla con le dita, come per essere
sicuro che stesse accadendo sul serio. Nella sua mente un solo pensiero: si
sentiva l’uomo più felice sulla faccia della Terra, perché lei lo aveva scelto
fra tanti; sarebbe stato il primo e l’unico per lei. Non aveva dubbi: Chiara
era la sua anima gemella. E voleva che quel momento fosse indimenticabile per
entrambi.
I
suoi occhi studiarono ogni centimetro della pelle della ragazza e un sorriso,
poco a poco, increspò le sue labbra; avevano davvero rischiato di perdersi, per
la paura di sbagliare. Ma adesso erano lì, l’uno accanto all’altra, due mondi
diversi che s’intrecciano a formarne uno più perfetto.
L’abbracciò
così stretta, per cercare di trattenerla il più possibile con sé. E ringraziò
Dio, o chi per lui, per avergli mandato quell’angelo.
Intanto,
fuori dalla finestra spalancata, un paio di rondini avevano appena deciso di
fare di Roma la loro casa per i mesi successivi. Ed era già primavera …