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Autore: Alessiuccia    01/09/2008    2 recensioni
Barbara, toglimi dalla cronaca mondana! Per pietà, puoi anche mandarmi in giro per il mondo alla ricerca della torta più lunga o della campana più grande… decidi tu, per quanto mi riguarda, tutto è meglio di questo strazio…
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Orlando Bloom
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ebbene sì, ci siamo, ormai:

siamo arrivati al termine di questa storia.

Questo è proprio l’ultimo capitolo,

prima dell’epilogo finale.

Spero di avervi trasmesso qualche emozione, in un modo o nell’altro.

Ve lo dico sinceramente:

mi sono davvero divertita un mondo a scrivere,

soprattutto sapendo che c’era qualcuno – nell’etere – che leggeva le mie stupidate;

qualcuno che restava, di solito, col fiato sospeso,

tentando – spesso invano – di capire cosa sarebbe successo dopo.

Ed è proprio questa la sensazione migliore che ho provato:

sapere di aver catturato la vostra attenzione, anche solo per un istante.

E - mi dispiace per voi – ma vi tocca ancora un altro po’ di suspence,

fino all’ultima parola, o quasi.

Per mia gioia e mio diletto!

(Parentesi per i curiosoni … basta andare a vedere l’epilogo

per capire finalmente cosa avrà deciso la nostra eroina)

(Caldo consiglio per tutti: leggete anche il capitolo, non ve ne pentirete;

perché, senza falsa modestia, credo sia il migliore che abbia scritto …

l’ho veramente sentito fino in fondo …)

Vi auguro una buona lettura e - spero - a presto, con la prossima fan fiction

xxBACIOTTIxx e ABBRACCI sparsi

la vostra

Alessia

 

P.S. non me ne vogliate,

ma l’epilogo preferisco postarlo in un secondo momento

Sono proprio malefica ih ih ;)

 

Capitolo Undici

Chiara percorse gli ultimi metri che la separavano dall’entrata dell’albergo talmente in fretta quella mattina, che ebbe bisogno di un minuto per riprendere fiato, prima di avvicinarsi alla reception.

Si fece annunciare dal consiérge e fu da questi accompagnata fino all’ascensore, dopotutto era amica di un loro gradito ospite.

“Cosa sto facendo? Sono una stupida, adesso cosa gli dico?! Ciao, ti prego non sposare lei, sposa me! Ma chi devo far ridere?! No, no … ora torno indietro … macché!... e, invece, vado lì e gli dico ciò che provo davvero per lui, non posso lasciarlo andare così, senza che lui sappia … E’ arrivato il momento di agire, forza, Chiara, ce la puoi fare … ce la devi fare … sei così brava a trovare sempre le parole adatte a descrivere ogni situazione nei tuoi articoli, perché questa in particolare dovrebbe fare differenza?! …”

Le porte dell’ascensore si aprirono sull’ultimo piano. La suite del ragazzo era in fondo al corridoio. Trasse un grosso respiro: ormai era lì, non poteva più tornare suoi passi. Si prese tutto il tempo possibile, per cercare di trovare il coraggio necessario.

Bussò e lui l’accolse a braccia aperte, ancora a torso nudo, con un grosso bacio sulla guancia.

- Ehi, Chiara! Mi hai trovato per caso; fra mezz’ora vado via. Sai che stavo proprio pensando a te?! Mi son detto: “Sono sicuro che la rivedrò prima di lasciare la città” … ed eccoti qua! Ma … - si fermò a guardarla; era come impietrita, ancora sulla soglia del mini-appartamento, e tormentava senza sosta il suo portachiavi a forma di pupazzetto, occhi bassi – cosa c’è? – le chiese, preoccupato – stai bene? – lei accennò un sorriso – vieni, entra, dimmi tutto – la esortò, prendendola per mano e invitandola a sedersi.

- Devo dirti una cosa – i loro sguardi s’incrociarono per un istante – ma tu devi aiutarmi …

- Sì, certo, ma … come posso …?

- Restando in silenzio – lo interruppe – lasciami parlare, non dire niente … E, soprattutto, non avere fretta.

Lui annuì semplicemente, continuando a guardarla. Erano rimasti entrambi in piedi, l’uno di fronte all’altra; la ragazza indossava una maglia bianca a maniche lunghe, sagomata e leggermente scollata. Non portava i tacchi, bensì le sue adorate scarpe da tennis bianche e rosse. Era già difficile la situazione in cui si era cacciata, che, almeno, aveva deciso di restare comoda. E al diavolo quei quindici centimetri in più!

- Ok – riprese – io … - si bloccò, trasse un sospiro – di solito, sono determinata … e lotto con tutte le mie forze per  riuscire ad ottenere ciò che … ciò che spero di meritare – altro sospiro; aveva un nodo in gola che le impediva quasi di parlare; e tremava, tremava come una foglia, cercando invano di non darlo a vedere.

- Ma spesso, quando sono in gioco i miei sentimenti – continuò – è più forte di me, mi guardo vivere e lascio che siano gli altri ad agire; lascio tutto nelle loro mani. Anche se questo significa dover rinunciare a ciò che vorrei fosse mio …  

Lui la guardò dolcemente, trattenendosi dall’avvicinarsi a lei.

- Non lo so – disse, scuotendo la testa – forse, perché dentro di me sento che, dopotutto, non è così importante, mi dico che “non è destino” … e vado avanti. Ma non è questo il caso …

- Chiara …

- Shh, ti prego, non rendere le cose ancora più difficili di quanto non siano già …

Il ragazzo fece un passo in avanti e lei, istintivamente, indietreggiò.

- Tu … io – gli occhi le si erano riempiti di lacrime, ma, ormai, non poteva più far nulla per nasconderle – io voglio te!

Ecco, l’aveva appena fatto: aveva messo il suo cuore su un piatto d’argento e lo stava offrendo a chi reputava l’uomo più importante della sua vita.

- Io … non riesco ad immaginare il mio futuro … senza te al mio fianco.

Lui tentò di abbracciarla, ma lei capì di aver commesso un terribile errore.

- Aspetta – gli disse, poggiando una mano gelida sul suo torace, allontanandolo da sé – Dio, che stupida! Scusami, mi dispiace, io … non dovevo … - non riusciva ad articolare una frase di senso compiuto; era entrata in panico e tutti i suoi pensieri e le sue emozioni, come una valanga, si stavano abbattendo su di lei – tu stai per sposarti e io … oddio … perdonami … lascia perdere tutto quello che ti ho detto, fai finta di non avermi mai vista questa mattina – continuò, scuotendo energicamente la testa, quasi per scacciare dalla mente i suoi demoni - fa’ buon viaggio! – gli disse, infine, voltandosi e dirigendosi verso l’uscita.

- Aspetta, Chiara, aspetta! – esclamò il ragazzo, trattenendola per un braccio.

La giornalista tentò di divincolarsi, ma lui fu più forte e la costrinse, spalle al muro, a guardarlo negli occhi, con i suoi ormai inondati di calde lacrime.

- Io … ho cercato di farti capire quello che provo per te – riprese lui – molte volte – aggiunse – ho sempre aspettato una tua reazione, ma tu sei sempre rimasta zitta, anzi, spesso hai deviato il discorso, che, quindi, è rimasto in sospeso.

La ragazza abbassò lo sguardo, non potendo reggere il confronto, sentendosi colpevole.

- Chiara, io ho provato a scavalcare quel muro che hai eretto a difesa attorno a te, ma non ci sono riuscito; era troppo alto da scalare. E tu non hai fatto niente per aiutarmi a creare una breccia. Ma ora sei qui … - le sfiorò i capelli con le dita – a poco più di sei mesi dalle mie nozze – fece una pausa. La ragazza trattenne il respiro – Perché? Perché hai abbattuto completamente quel muro proprio adesso? – attese con ansia una sua risposta, che, come al solito, tardava ad arrivare.

- Perché – disse lei, dopo alcuni istanti che sembrarono interminabili – volevo che sapessi quello che provo per te – trovò il coraggio di andare fino in fondo – non potevo lasciarti andar via così – abbassò lo sguardo, continuando a tremare – ormai ti avevo perso; quindi, mi sono detta “perché non tentare”fece spallucce – e ho capito troppo tardi che venire qui sarebbe stato lo sbaglio più grande della mia vita … mi dispiace …

- Sì – la interruppe – è vero – lei lo guardò attonita e, in quel momento, si sentì morire – hai sbagliato. E, se siamo arrivati fino a questo punto, è soltanto colpa mia.

- Allora – gli rispose secca– fammi andare via – scostò da sé il suo braccio, che le impediva qualsiasi movimento.

- Dove credi di andare? – le domandò, mettendosi di nuovo davanti a lei – proprio adesso che ti ho trovata – la strinse a sé e sentì il suo cuore palpitare – non te lo permetto – le disse, carezzandole una guancia, asciugandole le lacrime con il pollice – e al diavolo tutto il resto! – le diede un bacio a stampo sulle labbra, lasciandola di sasso – non m’importa niente – continuò il ragazzo – a me basta solo che tu sia qui con me …

Chiara gli sorrise e contraccambiò il bacio, le mani unite dietro la sua nuca. Finalmente, andava sciogliendosi anche lei.

Lui la sollevò da terra e la adagiò con dolcezza sul letto ancora sfatto. Si distese al suo fianco, continuando a sfiorarla con le dita, come per essere sicuro che stesse accadendo sul serio. Nella sua mente un solo pensiero: si sentiva l’uomo più felice sulla faccia della Terra, perché lei lo aveva scelto fra tanti; sarebbe stato il primo e l’unico per lei. Non aveva dubbi: Chiara era la sua anima gemella. E voleva che quel momento fosse indimenticabile per entrambi.

I suoi occhi studiarono ogni centimetro della pelle della ragazza e un sorriso, poco a poco, increspò le sue labbra; avevano davvero rischiato di perdersi, per la paura di sbagliare. Ma adesso erano lì, l’uno accanto all’altra, due mondi diversi che s’intrecciano a formarne uno più perfetto.

L’abbracciò così stretta, per cercare di trattenerla il più possibile con sé. E ringraziò Dio, o chi per lui, per avergli mandato quell’angelo.

Intanto, fuori dalla finestra spalancata, un paio di rondini avevano appena deciso di fare di Roma la loro casa per i mesi successivi. Ed era già primavera …

  
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