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Autore: Rue Meridian    01/09/2008    7 recensioni
Era una giornata cupa, la ricordo bene. Il cielo era grigio e minacciava pioggia. Era una giornata triste e non capivo il perché. Non mi accorsi delle barche che arrivarono in porto, ma mi accorsi degli uomini che ne erano scesi: come non notarli? Erano vestiti strani, troppo leggeri per quel freddo, con corte tuniche che gli arrivavano al ginocchio, le gambe nude, come le braccia. .... Anche i loro volti erano diversi dai nostri. La pelle scura abbronzata, gli occhi ed i capelli neri come la pece, così diversi da noi. .... Il giorno dopo, mi trovavo sull’isola di Lìtla Dìmun ed il maestro Cormac mi insegnò la prima lezione.
Genere: Romantico, Avventura, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Aquarius Camus, Nuovo Personaggio, Scorpion Milo, Virgo Shaka
Note: OOC, What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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16. Macchine da guerra


Lo sciabordare dell'acqua lungo i fianchi della scialuppa ed il ritmato immergersi dei remi in essa era l'unico rumore che rendeva reale l'avvicinarsi della barca a riva. La nebbia avvolgeva tutto e nessun punto di riferimento era loro concesso: più volte, nelle loro menti, si affacciava il pensiero che stavano vagando senza meta, che Cormac, in realtà, non avesse idea di dove stesse andando.

Ma nessuno era così sciocco da dare fiato a quei pensieri.

Così, nel silenzio, continuavano a remare, guidati dai gesti sicuri del maestro al timone.

Solo quando si fermarono arenandosi, si resero conto di aver toccato terra: trascinarono la barca sulla riva, le gambe immerse nell'acqua gelida del mattino, e la rovesciarono, in modo che non potesse essere trascinata via dalla marea.

Certo, a quell'ora la marea era calante: ma chi sapeva quando si sarebbero mossi per tornare alla nave, che li aveva lasciati poco più al largo?

Probabilmente sarebbero trascorsi giorni.

Una volta assicurata la barca, si mossero in silenzio, risalendo la spiaggia grigia, diretti verso il sentiero che da lì si inoltrava verso chissà dove.

L'alba che si profilava all'orizzonte era troppo debole per far svanire la nebbia, che li avvolgeva fitta; in compenso, il paesaggio da grigio e cupo era investito da un vago chiarore rosato e la luce rivelava il verde intenso dell'erba dei prati intorno a loro.

Non vi era un'anima in giro: solo lontani ed indistinti si vedevano greggi ancora addormentati e lì vicino, di certo, vi erano i pastori addormentati a custodire le loro bestie.

Il maestro camminava dinanzi al gruppo, senza neanche voltarsi, nessuna parola: l'unica cosa che pareva interessarlo era il sentiero dinanzi a loro.

In breve, Némain si ritrovo in fondo al gruppo, con accanto a sé Frey, che le parlava a bassa voce, in modo da non essere udito né dal maestro né dai compagni; la ragazza lo ascoltava a mala pena, rispondendogli a monosillabi.

Osservava, da dietro la maschera, l'ambiente che la circondava: il sentiero s'avviava verso l'interno dell'isola, costeggiato da quelle verdi colline che son tipiche dell'Irlanda. Ogni tanto attraversava qualche macchia di alberi, che dava vago colore all'ambiente verde e grigio: l'autunno era alle porte e le foglie sugli alberi lo indicavano pienamente, con le loro sfumature arancioni e rosse.

-Mi spieghi cos'hai?- Sbottò alla fine il biondo finlandese, dando poi una rapida occhiata al maestro ed agli altri, per timore che si fossero accorti del suo parlare: nulla, non se ne erano accorti.

La danese finalmente si arrese all'impossibilità di rispondere con l'ennesimo monosillabo: -Niente.-

Una pausa, mentre l'altro la fissava scettico: -Non mi piace aver mollato Lisbet all'isola...- Ammise ed il suo tono preoccupato confermò quella versione dei fatti.

- Lisbet se la sa cavare.- Decise il finlandese: eppure, lui stesso sapeva cosa accadeva all'isola quando il maestro non c'era.

La danese sbuffò irritata, - E da quando?- per poi mordersi le labbra: non aveva alcun diritto di dire ciò. Lisbet si allenava con loro da anni e lei stessa sapeva che ogni cavaliere aveva tempi diversi per meritarsi tale titolo.

Eppure...

Frey fissò l'altra con aria volutamente severa, per poi scherzare, -Dovresti preoccuparti più per noi cinque, che per quelli rimasti sull'isola-, indicando loro e gli altri allievi che seguivano Cormac.

- Ogni volta che un allievo parte per un allenamento “speciale” torna che non si regge più in piedi!- Affermò, mantenendo basso il tono di voce affinché gli altri non li sentissero.

- Secondo te, dove ci sta portando?- Chiese poi dubbioso, esprimendo l'interrogativo che vagava nella mente dei cinque ragazzi.

- Probabilmente a morire.- Rispose sarcastica Némain, chiudendo lì la conversazione.

Non che si sbagliasse poi di molto.


L'odore di chiuso si mischiava a quello del ferro della cabina, della ruggine e della salsedine: abbastanza per nauseare chiunque.

Ma sarebbe ancora tollerabile se quei due stessero zitti,commentò Camus assistendo impotente al battibecco tra l'isterica Saint del Camaleonte e l'irritante Gold di Gemini.

Non che la donna avesse poi tutti i torti: l'indisponente greco non faceva che ripeterle, sin dalla partenza, che lei sarebbe stata inutile, se non di peso, in quella missione. Abbastanza per far perdere le staffe a chiunque, maggiormente ad una ragazza esacerbata dal dolore e dal senso d'impotenza.

Il cavaliere di Acquario fissò quasi supplicante Shaka, che lo ignorò, continuando a meditare nella posizione del loto. Imperturbabilità, il tuo nome è Shaka.

Némain, che è tutto, tranne che scema, era già fuggita, fuori dalla cabina, con la scusa di andare a prendere una boccata d'aria.

Si mosse sulla scomoda poltroncina, semidistrutta: la saletta, concessa gentilmente dal capitano della nave, era un rottame. Un divanetto in stoffa verde, con più molle rotte che sane, su cui si era “elegantemente” buttato Kanon, un paio di sedie cigolanti, di cui una occupata dalla bionda, mentre il Gold Saint di Virgo veleggiava a mezzo metro dal pavimento. A completare il desolante quadretto, la sua poltroncina, uno scrittoio a scomparsa, che non si riusciva a reinserire nella parete ed un tavolino inchiodato al pavimento.

All'ennesimo ringhio della donna, sull'orlo della crisi di nervi, Camus decise che non avrebbe fatto da testimone ad un omicidio: si levò e se ne uscì dalla cabina, ignorato dai suoi compagni.

Una ventata di aria fredda e salata gli arrivò in faccia, appena mise piede sulla tolda della nave, e subito iniziò a rilassarsi.

Vide la sorella, ferma qualche metro più avanti, appoggiata al parapetto della nave, intenta a riflettere: non dava segno di essersi accorta di lui.

Per un attimo, rimase sospeso, indeciso se avvicinarsi o meno: avvicinarsi avrebbe significato parlarle, ma cosa poteva dirle dopo anni di lontananza?

Che persona aveva davanti? Cosa sapeva di lei?

Nulla.

La cosa che più lo lasciava interdetto era il cambiamento del suo carattere: dov'era finita la bambina piagnucolosa che correva da lui ogni volta che Milo le faceva un dispetto?

Non aveva dubbi su cosa avesse così cambiato la sorella: l'addestramento.

Per tutti era così.

Tutti gli apprendisti, se tutto andava bene, subivano allenamenti durissimi, pesanti privazioni, la lontananza dalla famiglia e maturavano in fretta. Se tutto andava bene...

Tuttavia, spesso andava peggio: lo scontro con la sofferenza, con la morte li segnava più del dovuto, perché con troppa forza si era fatto presente.

Com'era stato l'addestramento di Némain a Lìtla Dìmun?

Si riscosse percorrendo i pochi passi che li separavano e si appoggiò al parapetto, accanto a lei: visto che viaggiavano in incognito, portava come gli altri un paio di jeans ed una felpa, ma non aveva tolto la maschera, così come June. I marinai non avevano fiatato di fronte a quei bizzarri passeggeri: pagavano troppo bene per un viaggio così breve nel Canale di San Giorgio.

Tacque, come suo solito, sperando che fosse l'altra a iniziare a parlare, inutilmente: sembrava persa nei suoi pensieri e non dava segno d'aver notato il fratello.

- A cosa pensi?- Chiese, quasi facendo forza a sé stesso, combattendo quel carattere chiuso che gli apparteneva.

L'altra parve riflettere un attimo, prima di sussurrare: - A tutto: al pericolo che ci si sta per parare di fronte, a questi nemici, a quella strana poesia della lettera. Al passato. Al fatto che siamo diventati macchine da guerra.-

L'altro scosse la testa, ma tacque: macchine da guerra? Lo erano.

Eppure, allo stesso tempo, erano il loro esatto opposto.

O, almeno, lui lo credeva:lo sperava.

- Sono morto anni fa.- Sua sorella lo fissò interdetta: Camus non era tipo da parlare per metafore. - E' stato durante uno scontro all'Undicesima Casa. Mi battei contro Hyoga, il mio allievo. Lui mi uccise.-

Némain aveva vaghi ricordi del biondino che gli era stato presentato come il cavaliere del Cigno e si chiedeva come avesse potuto uccidere suo fratello. Si chiese come si fosse sentito allora Milo: quanto dolore significava perdere il proprio fratello? Probabilmente tanto quando perdere un pezzo di sé.

- Vinse lui: raggiunse lo zero assoluto. Io non vi riuscii.- Gli occhi azzurri di Camus si perdevano nella notte scura e coperta, il mare mosso dal vento freddo: presto sarebbe arrivata l'alba e con essa l'Irlanda.

- Nel buio della morte mi chiesi a lungo come aveva fatto, come aveva potuto vincermi. Quali forze gli avevano concesso ciò, in cui aveva, fino ad allora, fallito.-

Con un sospiro, socchiuse gli occhi ed ammise: - Ero una macchina da guerra, a quei tempi. Nello scontro, cercavo la manifesta prova della mia superiorità, dell'evidente divario fra maestro ed allievo. Nessuna importanza aveva il fatto che di fronte a me vi fosse un uomo, un amico, un figlio. I suoi sentimenti e la sua sofferenza nel dover colpire chi venerava come maestro erano per me solo sciocche perdite di tempo, debolezze che non erano concesse.-

Némain tornò a fissare il mare: conosceva quei sentimenti, troppe volte li aveva visti combattendo. Il suo maestro era così: Cormac non era un traditore, era solo un uomo che ricercava la superiorità nel combattimento, un cavaliere che non tollerava la sconfitta; era giusto, a modo suo, ma non conosceva pietà. Per nessuno: né per i vivi, né per i morti.

Lei non era così, purtroppo.

- Poi, mi furono concesse dodici ore di vita: dodici ore per tradire tutto in cambio di una vana promessa d'immortalità. Accettai, non solo nella speranza di poter aiutare Athena, ma anche per la speranza di poter agire finalmente come un Saint, di potermi riscattare.-

Il tono di Camus era così sommesso da essere appena percettibile, ma la sorella poteva avvertire una vaga venatura di rimpianto: - Ma, nella battaglia contro Hades, non vi fu espiazione. La Dea ci comprese e perdonò: donammo le nostre vite per lei, ma il disonore per aver violato la sua regola, usando l'Athena Exclamation, il dolore per aver combattuto contro i nostri compagni ci tormentò in quel ritorno al buio della morte.-

Non era cosa di tutti giorni che il Gold mettesse così a nudo la sua anima e lui stesso sentiva la difficoltà nel parlare di quei giorni: eppure, quella stessa decisione a non commettere gli errori del passato, lo spingeva ad aprirsi con la sorella.

- Quando ci fu offerta la possibilità di tornare in vita, non potevo dire come Aiolos di aver completato il mio compito in terra, né come Saga potevo affermare di aver lasciato il mio compito ad un altro. Ho deciso, Némain, di non lottare più per me stesso, di non cercare più la grandezza nello scontro, ma di rispettare quel giuramento con cui mi votai ad Athena. Non sono una macchina da guerra: ho uno scopo ed è il più luminoso che potrebbe esserci. E così è per te.-

Vorrei che fosse vero, Camus: lo vorrei davvero.

La Silver non rispose, ma, anche ad averne la volontà, non avrebbe potuto, poiché un rumore di passi ed una voce li indussero a voltarsi.

Il capitano era un vecchio inglese, che si stringeva nell'alto cappotto, per proteggersi dal freddo: vecchio e grigio, con un paio di occhi verdi annacquati dall'età ed un pesante accento scozzese.

- Tra un paio d'ore dovremmo arrivare a destinazione, miss, se il tempo continua a reggere, giusto in tempo per l'alba. - Disse rivolgendosi alla danese, che era quella che aveva fissato la destinazione. - Lo sbarco sarà rapido, non voglio perdere tempo: l'inverno è alle porte ed il clima si fa movimentato.-

L'inverno è alle porte...

- Cosa intende con “l'inverno è alle porte”, capitano?- Disse la ragazza stranendosi: la risposta del capitano la fece impallidire, nascosta dalla maschera.

- E' il 21 dicembre, miss: al tramonto, comincia l'inverno!- E così dicendo, si allontanò da quegli strani passeggeri: i due fratelli tacquero osservandolo interdetti, ma una voce tranquilla espresse per loro ciò che pensavano.

-“Sarà l’Inverno, Sarà per sempre. Il Dio tornerà E la Dea riposerà infinitamente.” A quanto pare, ci siamo mossi appena per tempo.” Il cavaliere di Virgo li fissò, mentre, alle sue spalle, gli altri li avevano appena raggiunti.



Salve a tutti!

Credevate fossi morta?

Beh, lo credevo anch'io!

Per una volta sono puntuale (avevo detto settembre e settembre è)...

Che dire... Questo capitolo è piaciuto molto alla mia beta Alexiel Mihawk (grazie, sist) che, oltre a far bene il suo lavoro, mi sa incoraggiare ed è una persona fantastica.

Di fronte a questo capitolo son rimasta terrorizzata dal mio clamoroso OOC: non dite che non l'avete notato? Camus è clamorosamente OOC.

Effettivamente, come la sist mi ha fatto notare, non lo è nell'ambito della FF, ma solo rispetto al manga, dove non è molto trattato e meno che mai in ambito familiare.

Questo mi conforta un po', ma se voi lo troverete OOC non potrò negarlo.

Se c'è una cosa che mi piace scrivere, quella sono i flashback. Credo si sia notato: d'altronde trattare personaggi tuoi ti dà molta libertà e Sharkie è un personaggio che mi permette di fare parecchi “esperimenti”.


N.B. Qualcuno di voi ha creduto che la prima parte del capitolo 14 “Colline verdi” fosse un flashback di Némain: NEGATIVO. Non è un flashback (l'avrei scritto in corsivo), né appartiene a Némain. A chi appartiene? Dovrete capirlo da voi... Oppure aspettare i prossimi capitoli!


Le vacanze? Mi hanno fatto bene, almeno nel fisico e nella scrittura. Ho scritto parecchio. Questo capitolo, qualche Royai (pubblicità occulta: scrivo anche riguardo altri fandom... nel mio profilo potreste trovare qualcosa che vi interessi).

L'università e gli esami mi stanno aspettando a braccia aperte... E la cosa mi inquieta. Ma bisogna tirare avanti, no?

Tornando a questo capitolo, si vede un po' di Kanon, un po' di June ed abbastanza Camus...

Che ne pensate?


Veniamo ai commenti: siete stati tutti dolcissimi e vi ringrazio tanto.


X war: Grazie mille per il commento e l'incoraggiamento. So benissimo che i ritardatari sono molti e non sono l'unica, ma effettivamente sto scoprendo la verità del detto “Il tempo è tiranno”. Non solo non riesco a scrivere, a commentare, riesco a mala pena a leggere! La Dea serve esattamente quanto serve a Kurumada: dare lavoro a quei Saints e far loro guadagnare il loro stipendio. Mica possono stare tutto il tempo in panciolle! Grazie per il commento e ne approfitto per dirti che Meridian mi è piaciuta un sacco ed ho adorato Sorrento ^^!!Alla prox!


X Gufo_Tave: Grazie mille, le citazioni mi han preso un sacco di lavoro!


X EriS_SaN: Carissima grazie per la pazienza, ecco il capitolo, spero ti piaccia. Ti ringrazio dell'incoraggiamento e vedremo per il futuro. Quanto alla scelta dell'Irlanda, anch'io la amo e gli dei celti sono interessanti. Spero solo di renderli bene. Alla prox!


X Snow Fox: Grazie dei commenti! Dohko sembra non reagire negativamente... al momento... Poi spiegherò meglio la situazione di questo capitolo. Beh, che ne dici di questo chap? Un abbraccio!


X Kikkina90: Frey comunica che non usa Vigorsol perché preferisce le gomme del discount! Grazie dei commenti e della pietà nei miei confronti^^! Spero che questo capitolo ripaghi l'attesa^^


X anzy: Figurati: ci sono quintalate di FF che devo commentare da secoli e che riesco a malapena a seguire... Quindi tranquilla! Némain mi piace, ma ha ancora molto da svelare e spero di stupirvi almeno un po'...^^ Alla prox!


X anemone333: Io invece rileggo la mia storia spesso e trovo quintalate d'errori... Così pensavo che, una volta finita, mi metterò sotto a risistemarla^^ Ma è comunque un piacere che vi piaccia, anche se con i suoi evidenti difetti. Quanto alla tua domanda ripeto: Lisbet è importante per questa storia, ma non ha nulla a che fare col colpo. Grazie mille!


X Ai91: Eccolo qua alla fine... Spero che non sia una delusione dopo tutto questo tempo! Grazie del sostegno!


X LeFleurDuMal: Lo sai che sono in ritardissimo con Neve e le altre tue ff? Il tempo... questo sconosciuto! Comunque grazie mille per il commento ed il sostegno! Sono lieta che tu attenda la storia e che ti piaccia: spero che questo chap non sia da meno!

   
 
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