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Autore: Gens    16/07/2014    2 recensioni
"La misura dell'amore è amare senza misura"
Stessa ora, stesso incubo, stessa sensazione.
Genere: Fluff, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il giorno seguente Eileen si recò in biblioteca per riprendere il libro che stava leggendo.
Ai ragazzi dell’Istituto era vietato tenere i libri fino a quando non avessero finito di leggerli, perché potevano trovare un modo per venderli o in qualche modo danneggiarli. Non che fosse un’azione impossibile da compiere anche di giorno, quando i libri venivano ritirati per essere letti.
Arrivata all’interno della biblioteca, l’odore di libri nuovi ed usati la colpì, facendole chiudere gli occhi per il piacere di quel profumo.
Si recò nel solito corridoio, dove Cime Tempestose era custodito e vide la bibliotecaria, una vecchia signora di nome Adèle, che cercava di aprire un cartone di libri nuovi appena arrivati.
La signora Adèle era di origine francese e lavorava in quell’Istituto da quando era giovane poiché suo marito, adesso deceduto, era uno dei soci che contribuì al mantenimento di esso anni prima.
La vista di una signora così anziana che faceva fatica a compiere l’azione di aprire lo scatolone la intenerì, così si avvicinò e le chiese gentilmente se voleva una mano.
“Oh tesoro, sarebbe molto gentile da parte tua se non ti è di troppo disturbo! L’età si fa sentire, soprattutto d’estate” ridacchiò Adèle.
Eileen le sorrise. “Mi fa piacere aiutarla”
Quando vivi in un istituto, niente è certo nella tua vita, Eileen lo sapeva bene. Non sapeva cosa avrebbe fatto da grande, né dove sarebbe andata a vivere una volta compiuti i diciotto anni. Se però c’era una cosa che amava, quella erano i libri e lavorare in una biblioteca sarebbe stato splendido, per lei.
Eileen prese i libri e li posizionò sul balcone vicino, e insieme ad Adèle iniziarono a dividerli per genere, assegnando un numero e una postazione, etichettandoli, e riportandoli sul registro.
Quando finirono, entrambe si sentivano soddisfatte ed Eileen si diresse fuori dalla biblioteca col suo libro in mano, andando verso il cortile anteriore.
“Dove pensi di andare?” le chiese una voce dietro di lei.
Non era una semplice voce, era quella più acida, cattiva e spregevole che Eileen avesse mai sentito, e sapeva anche a chi apparteneva.
“Nel cortile anteriore, signora Miller” rispose Lyn con voce gentile, voltandosi appena.
“Sai di aver perso il pranzo? Dov’eri?” chiese Agata Miller, mettendo le mani sui fianchi.
“Cosa? Davvero?” chiese sbalordita. Non aveva un orologio e non si era nemmeno accorta che era passato tutto quel tempo.
“Sì, cara, e non avrai il tuo pranzo adesso” sbottò lei, andandosene.
Eileen alzò gli occhi al cielo e si diresse sulla sua sdraio, ricominciando a leggere.
 

Quando le sembrò abbastanza tardi, si recò all’interno dell’istituto e, restituito il libro in biblioteca, si recò verso la sala pranzo, sedendosi al posto che le era stato assegnato.
Quella sera la cena era abbastanza povera: una fettina di carne e un po’ di insalata, e la cosa fece storcere il naso ad Eileen, che era davvero affamata dopo aver perso sia la colazione che il pranzo.
Era lì che pensava alle sue cose, non dando peso ai discorsi dei suoi compagni, quando qualcosa di quello che stavano dicendo catturò la sua attenzione.
“.. del ragazzo nuovo” disse una ragazza dai capelli rossi e il viso pieno di lentiggini alla sua compagna dai capelli scuri.
Cavolo, se ne era completamente dimenticata.
Aveva promesso a Magda che avrebbe fatto amicizia col ragazzo nuovo, e invece aveva passato l’intera giornata tra i libri: prima in biblioteca e dopo immersa nella sua lettura.
Maledisse mentalmente la sua capacità di dimenticare le cose in fretta e si sporse verso la ragazza che aveva parlato: “Cosa dici riguardo al ragazzo nuovo?” le chiese.
La ragazza dai capelli rossi sembrò sorpresa, Eileen non parlava mai con nessuno, era raro vederle rivolgere delle domande che non fossero ‘Puoi passarmi l’acqua?’ o ‘Mi passeresti il sale?’.
“Dicevo – le rispose con un sorriso sincero – che stamattina è arrivato il ragazzo nuovo e che si è chiuso nella stanza senza uscire neanche per andare in bagno. Sai che quando arrivi ti mettono in una stanza da solo fino a quando non ti abitui…”
No, Eileen non lo sapeva, perché quando arrivò all'Istituto era ancora molto piccola. Nonostante questo annuì, incitandola a continuare.
“e da allora non ha messo piede fuori dalla stanza! – sottolineò ancora la ragazza. Antipatico, da parte sua! Neanche si presenta” aggiunse stizzita.
“Magari ha solo bisogno di tempo” provò a difenderlo Eileen.
“Magari sì, magari no… chissà” rispose la rossa con un movimento della mano che lasciava intendere che non gliene importava granché.
“Ma che tipo è?” chiese la ragazza bionda seduta vicino la rossa.
Eileen continuò ad ascoltare, infondo non aveva niente da fare, e la rossa parlando si stava riferendo anche a lei.
“Oh beh, quasi nessuno l’ha visto perché quando è arrivato eravamo tutti fuori o in qualche modo impegnati, però Lucas l’ha intravisto mentre varcava il cancello e ha detto che è un bel tipo: alto, magro, moro… era lontano, non l’ha visto molto bene” concluse.

Eileen finì la sua cena distaccandosi dal resto del gruppo e una volta finito, lasciò il suo piatto sul bancone e si diresse verso il corridoio della sua stanza.
Girato l’angolo, inciampò in qualcosa e cadde a terra, sbattendo il lato sinistro della testa e il braccio.
“Ahi” sussurrò, massaggiandosi la parte della testa che aveva sbattuto.
“Oh, scusami! Mi dispiace tanto!” sussurrò un ragazzo.
Eileen si vide sollevare dalle braccia e si rimise in piedi, con la testa che le girava un po’.
Il ragazzo le passò una mano sulla parte interessata ed Eileen fece una smorfia.
“Ero seduto a terra e avevo una gamba stesa – cercò di giustificarsi – non pensavo che qualcuno sarebbe passato e inciampato!”
“Intanto è successo” controbatté lei, toccandosi il bernoccolo che si stava formando e facendo nuovamente una smorfia al dolore provocatole da quel movimento.
“Scusami. Dovresti mettere del ghiaccio però o la situazione peggiorerà” disse il ragazzo osservando ancora il punto dove aveva preso la botta.
Eileen lo studiò per la prima volta: era buio, non riusciva a vederlo bene, però poté giurare a se stessa di non aver mai visto quel ragazzo.
“Vuoi che ti accompagni in cucina?” le chiese allora, vedendo che lei non parlava.
“Cosa? No! Per essere ripresa di nuovo da quella strega di Agata Miller? O per sentire Magda farmi una parte su come sia sempre distratta? Non se ne parla! Piuttosto muoio stanotte con questo dolore” rispose Eileen, ancora massaggiandosi la testa.
Il ragazzo, che teneva ancora la mano salda sul suo braccio da quando l'aveva aiutata a sollevarsi, rise e le rispose: “Non ho idea di chi tu stia parlando, ma se non vuoi andare in cucina almeno entra nella stanza e poggia la testa sul vetro della finestra. Certo, è estate, ma dovrebbe essere fresco” le propose.
Eileen storse le labbra ma dopo annuì, e il ragazzo la condusse nella stanza.
Lasciò il suo braccio e spostando la sedia da sotto la scrivania, la posizionò vicino la finestra e fece segno a lei di sedersi.
Eileen si accomodò, poggiò la testa al vetro e si sentì subito meglio. Il ragazzo aveva ragione, il vetro della finestra era fresco e le diminuiva il dolore.
“Va meglio?” disse lui, che le era rimasto accanto con le braccia conserte, aspettando una sua qualche reazione.
“Sì, grazie. Però vorrei che mi spiegassi che diavolo ci facevi per terra nel corridoio, con una gamba stesa” disse Eileen, aprendo gli occhi che aveva precedentemente socchiuso.
Era una tipa chiusa e solitaria, che si distaccava dagli altri, ma di certo non poteva non parlare a quel ragazzo che l’aveva quasi uccisa, quella sera.
“Ero combattuto tra lo scappare o meno, e dopo sei spuntata tu” sorrise.
Eileen fece una faccia arrabbiata, e dopo si alzò, avviandosi verso la porta.
“Spero che tu abbia deciso di rimanere, non è così semplice scappare”.
Il ragazzo fissò il suo sguardo nel suo ed Eileen ne rimase incantata.
“Staremo a vedere” le sorrise strafottente. 











Allora, salve!
Nel prologo non ho messo uno spazio mio, e non pensavo di farlo in questo capitolo, ma alla fine è successo.
Mi chiamo Angela, non è la prima fanfiction che scrivo e spero vi piaccia! Conoscere i vostri pareri mi farebbe piacere. :)
Allora, avete già capito chi è il ragazzo misterioso? Come vedete non l'ho scritto neanche nella descrizione e aspetto la storia prima di aggiungerlo!
Doveva essere svelato in questo capitolo, ma ho rimandato le presentazioni al prossimo!
Se avete qualche idea o domanda da condividere con me, risponderò volentieri!
Un saluto e a presto. :)
  
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