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Autore: Giulietta beccaccina    16/07/2014    4 recensioni
"Sapeva che ce l'avrebbero fatta, insieme, come sempre, perché in quel quadro loro erano uniti dallo stesso destino."
Terza One shot sulla coppia Jemma! Dopo "Domani non conta, adesso tu sei qua" e "Ero un nodo fatto su di te" vedremo questa coppia attraverso il punto di vista di un personaggio che in CoHF ho adorato molto, cioè Ty Blackthorn. Buona lettura! :*
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Emma Carstairs, Julian Blackthorn
Note: Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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Salve a tutti e ben ritrovati! Questa è l'ultima delle mie tre One shot riguardanti i Jemma ;) In quanto One shot ho cercato di fare in modo che si potessero leggere separatamente le une dalle altre, ma se volete dare un'occhiata le precedenti storie sono queste: http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2669721&i=1 e http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=2672312&i=1 . Mentre nelle prime due i punti di vista sono quelli di Emma e Julian, in questa ho voluto dare spazio ad un personaggio che personalmente ho apprezzato moltissimo ed al quale ho voluto dare spazio: sto parlando di Ty, il fratello di Jules. Analizzare il mondo attraverso i suoi occhi non sarà facile, ma farò del mio meglio! In ogni caso aspetto come sempre consigli e critiche, o semplicemente la vostra opinione :)) ho visto che in molti avete visitato le altre due storie, datemi un vostro parere lettori! Detto ciò ringrazio tutti voi tantissimo, anche solo per essere passati a leggere :D Vi lascio alla storia, a presto :**



"Pensavano di sapere tutto, invece sapevano così poco..."

(Le cronache di Magnus Bane, L'ultima sfida dell'Istituto di New York)



Strano. Tutto era molto strano in quei giorni. Non si trattava di quella stranezza evidente, quella che ti fa sgranare gli occhi dalla sorpresa e accompagna quei singoli episodi di cui un giorno ti scorderai, perché accaduti occasionalmente. Per niente. Si trattava invece della stranezza che caratterizza un comportamento sospetto, quella labile, della quale non ti accorgi a meno che non la osservi attentamente e quotidianamente. E Ty analizzava ogni cosa con estrema attenzione, e guarda caso i soggetti in questione li conosceva da tutta la vita per non notare che tra loro c'era qualcosa di diverso. Erano passati alcuni giorni da quando Tiberius aveva deciso di aprire le indagini e cercare indizi per scoprire quello che stava accadendo proprio sotto il suo naso. Era convinto che non ci avrebbe messo molto, in fondo era lui il genio in casa, e poi, non per vantarsi, l'unico investigatore più in gamba di lui era solo Sherlock Holmes, ma trattandosi di un personaggio immaginario non sapeva quanto questo suo paragone potesse reggere. A distrarlo dai suoi pensieri furono proprio loro, i protagonisti della sua indagine: Emma e Julian. Eh sì, erano troppo strani in quei giorni. Il loro rapporto aveva sempre avuto quel qualcosa di anormale tra due amici come loro, ma Ty non aveva mai compreso appieno di cosa si trattasse. Adesso però qualcosa era cambiato, o almeno così pareva ad un occhio attento come il suo. Tra i due era Emma quella che prediligeva il combattimento ravvicinato, era agile e veloce nei movimenti e con Cortana tra le mani la sua precisione diventava micidiale. Invece ultimamente Julian era sempre più propenso al combattimento corpo a corpo: cercava con insistenza gli occhi della  ragazza ed ogni occasione era giusta per avvicinarsi e toccarla. Non che prima vivessero nel gelo assoluto, ma ora sembrava che il muto accordo secondo il quale non dovessero superare il limite fosse crollato sotto il peso di una forza superiore. Ma poi di quale limite si trattava Ty non riusciva proprio ad immaginarselo.
Ed eccoli di nuovo, i due parabatai vicini, molto vicini, mentre Julian allungava una delle sue lunghe dita da artista e con un movimento leggero ma deciso percorreva il candore della guancia di lei, fino a sistemarle una ciocca di capelli sfuggita all'acconciatura dietro un orecchio. E Ty vide la mano del fratello indugiare troppo sulla linea sottile del collo di Emma, prima di farla ricadere lungo il fianco. E vide anche il candore delle guance di lei trasformarsi prepotentemente in un rosso sgargiante
nell'incrociare il suo sguardo con quello di Jules: questo non sarebbe stato strano visto il tipo di sguardo. I suoi occhi verde-acqua erano così intensi, così scuri, da poter essere paragonati all'Oceano in tempesta. Strano era l'imbarazzo di Emma. Quei due non erano mai in imbarazzo quando erano insieme, erano troppo uniti, troppo loro stessi per essere in imbarazzo. Eppure anche Ty avvertiva lo stesso rossore imporporargli il viso nel solo osservarli... Era come se li stesse spiando, se stesse invadendo tacitamente un momento solo loro, fatto di sguardi, gesti e respiri trattenuti troppo a lungo perché qualcuno non se ne accorgesse. E allora distolse lo sguardo velocemente, preso all'improvviso dal terrore di star facendo un torto a qualcuno che amava, dal desiderio di lasciargli un piccolo spazio solo per loro, che non avevano mai tempo per sé, occupati com'erano a salvare il mondo, a combattere demoni, ad occuparsi di quattro ragazzini come se fossero loro gli adulti.
Gli tornò in mente il giorno in cui Helen dovette lasciarli; il momento in cui volendo abbracciarla un'ultima volta si era trovato davanti alla porta della camera di Julian e aveva sentito i suoi fratelli parlare.

"- Ty mi odia. Mi fa costantemente la guerra.
- Ty ti vuole bene- ribatté la sorella. - Dorme con l'ape che gli hai regalato. Non fa che osservasti. Vuole essere come te. È solo... dura. A volte è dura, quando vuoi essere come qualcuno, ma non sai come fare.-."

E poi risentì la voce del fratello, che prometteva che si sarebbe preso cura di lui, dei suoi fratelli e di Emma. Che si sarebbe preso cura delle persone che amava, che non gli avrebbe fatto mancare niente, che avrebbe impedito che perdessero ancora di più di quello che avevano già perso.
Ty non riuscì a non pensare anche al panico del fratello quando lanciò il pugnale dritto nel petto del loro padre, l'elsa che fuoriusciva dal petto del Nephilim oscuro, Andrew Blackthorn che si accasciava al suolo privo di vita. E ricordò anche la rabbia Ty, che divampava furente nel petto come fuoco indomabile, e subito dopo ricordò lo shock nel vedere Julian con le mani tremanti e il dolore sul viso mentre indietreggiava e si lasciava andare contro la colonna alle sue spalle, annaspando in cerca dell'aria che non ne voleva sapere di entrare nei polmoni. E poi collegò tutto: il padre che non sembrava più lo stesso, Livvy che lo stringeva da dietro e gli ripeteva che non c'era stata altre scelta, e Jules... Jules che si stringeva il petto con le mani, il labbro tremulo, gli zigomi così simili ai suoi rigati dalle lacrime che inondavano i grandi occhi verde mare. In quel momento sembrava davvero che al posto degli occhi avesse un pezzo di mare, così scuri, così tormentati, così umidi, che quando incrociarono il suo sguardo Tiberius si vergognò di avergli urlato contro con così tanto odio. Perché Helen aveva ragione, lui non odiava suo fratello, lui lo adorava. Lo adorava e lo invidiava. Invidiava la facilità con cui Julian si muoveva nel mondo e con cui si faceva amare dalla gente, invidiava il fatto che Julian riuscisse a fare quello che faceva senza neppure starci a pensare, mentre per lui era tutto così difficile. E gli voleva bene allo stesso modo, proprio perché era Jules, proprio perché si prendeva cura di loro, proprio perché era il fratello che gli faceva da padre e madre.
- Tutto bene, Ty?- la voce di Julian lo riportò alla realtà di colpo. Sia lui che Emma gli stavano di fronte, le sopracciglia leggermente aggrottate e l'espressione curiosa ed attenta di chi si preoccupa per te.
- Sì, tutto a posto.-. E senza aggiungere altro gli diede le spalle e raggiunse Livvy, impegnata a lanciare pugnali contro il bersaglio. Ty si girò in dietro appena in tempo per vederli sparire dietro la grande porta scura che divideva la palestra dal grande corridoio, e non ci volle molto prima che decidesse di seguirli. Ciò che non Ty però non si aspettava era di vedere Julian che con circospezione -non abbastanza evidentemente- prendeva Emma per un braccio per portarla con sé dietro una delle grandi colonne che sostenevano il soffitto, che le scioglieva la lunga treccia e le passava una mano tra i biondi capelli, fino a fermare la mano dietro la sua nuca e attirarla a sé con delicata decisione. Si trovò a trattenere il fiato mentre vedeva Emma rispondere al bacio con urgenza, le sue piccole mani strette attorno alle spalle del suo parabatai per non cadere e gli occhi emozionati di una bambina che si sta gustando il suo dolce preferito. Vide anche i loro sguardi, profondi e pesanti, che parlavano al posto delle loro voci. Non riuscì a restare lì Ty, era tutto troppo strano. Come avrebbero reagito se lo avessero trovato a osservarli con tanta insistenza? Come avrebbe reagito lui a quel confronto? Troppo, troppo strana quella situazione. In pochi minuti si ritrovò nella sua stanza, il cuscino sulla testa nel tentativo di soffocare la marea di pensieri che aveva. Emma e Julian erano parabatai, era normale fossero molto uniti, no? Ed erano innamorati, giusto? Insomma,  gli innamorati si baciano, e loro si stavano baciando, quindi erano per forza innamorati, punto. Erano parabatai ed erano innamorati.
"Oh per l'Angelo..." pensò il ragazzino.
Quello era un problema. Uno di quei problemi seri, quelli che portavano guai, tanti, tantissimi guai. Cosa avrebbe dovuto fare? Parlarne con qualcuno era fuori discussione: sarebbe stato come fare un torto a suo fratello, e quello era fuori discussione. Parlarne direttamente a lui? "Sai, ho appena visto tu e la tua parabatai sbaciucchiarvi di nascosto. Cosa pensate di fare adesso?". No, anche questa ipotesi era da scartare. Non avrebbe dovuto rivelare a nessuno ciò che aveva visto. Emma e Julian erano tutto ciò che più si avvicinava a dei genitori per loro, non poteva permettere che allontanassero anche loro come era già successo a Mark ed a Helen. Nei migliori dei casi li avrebbero divisi, per sempre, e avrebbero sofferto, per sempre. E non poteva permettere neanche questo. Loro non se lo meritavano, di soffrire ancora. Meritavano di essere felici, di restare insieme, perché Tiberius li conosceva da sempre e sapeva che per loro non esisteva un mondo l'uno senza l'altra. Non poteva permettere che la sua famiglia fosse ancora una volta schiacciata dal dolore, dalla perdita e dalla lontananza. Avrebbe mantenuto il segreto, sarebbe stata la sua missione dal quel momento in poi. In fondo quello era il loro sogno, lui non si sarebbe mai permesso di strapparglielo via con tanta crudeltà.
La vita era un grande quadro, deceva sempre Julian: ognuno è stato dipinto con un colore, con uno scopo, e dovevamo sempre mostrarci degni per un tale destino. Ma Ty conosceva quei due, sapeva che se ci sarebbe stato qualcuno in grado di trovare un colore diverso da quello con cui si era stati dipinti, quelli erano proprio Emma e Jules. Sapeva che ce l'avrebbero fatta, insieme, come sempre, perché in quel quadro loro erano uniti dallo stesso destino.
 
  
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