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Autore: alexis_92    16/07/2014    1 recensioni
Sono stata abbandonata.
Tutti mi hanno abbandonata.
La storia di una Doremi diversa da come la conosciamo... spero vi piaccia =)
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Doremi Harukaze, Tetsuya Kotake, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
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CAPITOLO 6

 

Il giorno successivo passò velocemente e le sei arrivarono in un attimo.

Testuya mi aspettava fuori dal locale e insieme prendemmo un autobus per giungere all'appuntamento.

Il tragitto fu breve e trovammo facilmente la casa.

“Bene siamo arrivati. Non so perchè ma sono agitato. Tu?” disse Tetsuya rompendo il silenzio.

“E perchè dovrei essere agitata? Dai prima facciamo questa cosa e prima ce ne andiamo”

“Ah va bene. Che sciocco! Non c'è motivo per essere nervosi.”

Gli avevo risposto male di nuovo e lui c'era rimasto male per l'ennesima volta. Cercava di non darlo a vedere ma per me era come un libro aperto. Non volevo essere scontrosa ma in quel momento nella mia mente c'era una tale confusione che non sapevo che dire. Mi aveva chiesto se ero agitata. No non ero agitata, ero terrorizzata.

Vidi Testuya suonare il campanello e la porta si aprì.

“Buongiorno ragazzi.”

Ad aprirci la porta era venuta una signora intorno ai quarant'anni.

“Buongiorno signora. Siamo gli studenti che le hanno telefonato ieri. Lei è la Signora Mizuko giusto?” a parlare era stato Testuya.

“Si si certo sono io. Mi ricordo. Tu devi essere Tetsuya e questa signorina deve essere Doremì. Entrate pure, prego” e ci accompagnò in cucina.

“Prego ragazzi accomodatevi. Volete del tè caldo? Lo stavo preparando proprio adesso”

“Si grazie. Molto gentile.” rispondemmo.

Mentre la signora ci stava preparando il tè, Tetsuya si avvicinò.

“Tutto bene Doremì? Mi sembri strana” mi bisbigliò.

“Si sto bene tranquillo!”

“Da quello che mi avete detto al telefono mi pare di capire che dovete farmi alcune domande” disse la signora tornando con due tazze fumanti.

“Si esatto. Come le abbiamo spiegato ieri, noi siamo qui perché vorremmo intervistarla. Dobbiamo svolgere un lavoro sul tema delle adozioni e maltrattamenti sui minori e l'abbiamo contattata per avere delle informazioni a riguardo. Giusto Doremì?”

“Si giusto. Se non le dispiace vorremmo registrare il tutto”

“Oh si certo cari, fate pure. Non ho problemi”

“Allora che ne dice di iniziare a raccontare la sua storia?” propose Tetsuya.

“Beh da dove cominciare. Mi chiamo Nagisa Mizuko e venni adottata all'età di dodici anni. Mia madre morì dandomi alla luce e mio padre morì tempo dopo a causa della droga. Non avevo nonni o parenti e per questo venni affidata alla stato, il quale mi affidò alla mia prima famiglia.

Dovete sapere ragazzi che molte delle persone che decidono di prendersi in casa un orfano non lo fanno per il bambino o bambina ma lo fanno per i soldi. Ogni famiglia che decide di adottare un figlio riceve mensilmente un aiuto economico per il mantenimento del ragazzo in questione.

Quello fu il mio caso. Da quella famiglia non ricevetti neanche un briciolo di affetto. Solo indifferenza e cattiveria.”

“Cosa intende per cattiveria e indifferenza?” chiese Tetsuya.

“Prova a pensare alla tua infanzia. La tua famiglia ti ha amato, coccolato e sempre stata al tuo fianco. Io non ho avuto niente di tutto questo. Per loro era come se non esistevo. Mi davano il minimo necessario per vivere.”

“Ma io so che ogni ragazzo è seguito da un assistente sociale”

“Si vero. Io avevo il mio. Ma quando le persone che dovrebbero essere la tua famiglia ti minacciano e di obbligano a mentire alle persone che potrebbero aiutarti, cosa puoi fare? Io ero solo una ragazzina e dovetti crescere in fretta. Doremì hai delle domande anche tu?”

Avevo ascoltato parola per parola quello che la signora Mizuko ci aveva raccontato. Era tutto vero quello che aveva detto.

Avevo puntati su di me gli occhi della donna e questo mi spaventava.

“Cosa è successo dopo?” le chiesi.

“Passarono diversi mesi prima che succedesse davvero qualcosa. Il mio padre adottivo non era un ottimo esempio di padre. Era ubriaco tutto il giorno e quando gli eri tra i piedi sapeva come punirti. Sapete basta poco per far male ad un bambino. I miei genitori adottivi erano soliti spegnere le loro sigarette su di me, lasciarmi lividi sul corpo e non darmi da mangiare.

Ancora oggi, dopo tanti anni ho ancora i segni che mi ricordano quello che ho passato” e dicendo questo si tirò su le maniche della camicetta.

Potemmo notare i segni dove dove un tempo c'erano state le bruciature. Istintivamente mi toccai il braccio sinistro e questo destò l'attenzione della signora Mizuko.

“Cavolo. E nessuno non si è mai accorto di niente?” chiese Tetsuya.

“Ragazzo mio. Non hai idea di quante cose le persone non notino anche se le ritrovano davanti agli occhi. Nel mio caso è stata l'infermiera della mia scuola che si è accorta di tutto. Grazie a lei sono riuscita a denunciare la mia famiglia adottiva e ad andarmene da loro.”

“E poi? È stata affidata ad un'altra famiglia?”

“Si sono stata adottata da altri. In effetti sono stata adottata proprio dalla stessa infermiera che mi aveva aiutato. Ora lei è mia madre e ringrazio il cielo per averla incontrata.”

“Sono contenta per lei, davvero. Ha dovuto però affrontare momenti terribili. Doremì?”

“Si cosa c'è?”

“Non hai domande o qualcosa da dire? Non hai detto una parola per tutto il tempo”

Aveva ragione ma cosa voleva che dicessi. Io non avevo domande da fare. Io sapevo già tutto di quello che la signora aveva passato perché l'avevo passato sulla mia pelle.

Sentire quel racconto aveva riaperto vecchie ferite. Improvvisamente mi venne la nausea.

“Scusi mi può dire dov'è il bagno? Non mi sento molto bene” chiesi.

“Certo. In fondo al corridoio, l'ultima porta sulla destra”

Mi alzai di scatto e corsi verso il bagno.

Mi sentivo mancare.

Dopo qualche minuto qualcuno bussò alla porta.

“Doremì tutto bene?” era la signora Mizuko.

No non stavo bene.

“Si stia tranquilla. Non avrò digerito qualcosa che ho mangiato oggi. Arrivo tra un minuto”

Sentivo il mio cuore battere all'impazzata e respiravo a fatica. Proprio adesso doveva venirmi un attacco di panico?!

“Doremì posso entrare?”

“Davvero non ce n'è bisogno. Mi lasci stare!” senza rendermene conto le avevo appena urlato contro. Non volevo essere maleducata ma in quel momento volevo solo stare da sola.

“Non riesci a respirare vero?”

Silenzio.

Come faceva a saperlo? Io non avevo detto niente.

“Fai come ti dico. Fai piccoli respiri e butta fuori l'aria. Vedi che andrà meglio, poi risciacquati il viso con dell'acqua fredda. Io ti aspetto qui”

Feci come mi aveva detto e mi sentii meglio.

“Come faceva a..?”

“Non sai quanti attacchi di panico ho avuto in vita mia.”

Silenzio.

“Vuoi parlarne?”

“Parlare, di cosa?”

“Avanti Doremì. So riconoscere quelli come me.”

“Non so di cosa sta parlando”

“Quando la gente viene a sapere del mio passato, hanno tutti la stessa reazione. Sono dispiaciuti, provano pena per me e reagiscono proprio come ha fatto il tuo amico Tetsuya. Tu invece mi hai a malapena ascoltato come se sapessi già di costa stavo parlando. I tuoi occhi poi..”

“Cosa hanno i miei occhi adesso?”

“ Sono gli occhi di una ragazza che ha dovuto vedere e sopportare cose terribili. Sono gli occhi di chi ha sofferto”

Quella donna, appena conosciuta, aveva capito tutto quello che le altre persone non avevano mai visto dentro di me.

Perchè solo lei sapeva?

Aprì la porta e mi gettai tra le sue braccia. La signora Mizuko mi abbracciò. Da quanto tempo una persona non mi abbracciava così. Scoppiai a piangere come una bambina e non riuscivo a fermarmi.

“Non lo dica a Tetsuya la prego. Non voglio che lo sappia.”

“Tranquilla. L'ho mandato a comprarti delle medicine qui vicino.”

“Grazie.”

“Dovrai parlarne prima o poi con qualcuno Doremì”

“Lo so. Ma non sono ancora pronta”.

Quando Tetsuya tornò dalla farmacia salutammo la signora e ce ne andammo.

“Ehi Doremì sicura di stare bene adesso?”

“Si sto bene adesso. Non vedo l'ora di andare a casa e farmi una bella dormita”

“Si anche io. Quello che abbiamo sentito oggi mi ha colpito sai”

“Non sono cose belle da sentire”

“Lo so. Sono cose che uno non si immaginerebbe mai e sentirle raccontarle da chi le ha vissute è sconvolgente. Pensa se fossero successe a qualcuno che conosciamo. Non so come avrei reagito”

“Come tutti gli altri. Difficilmente la gente crede a queste cose e se lo fa cambia. Inizia a compatirti e a trattarti come se fossi una malata.. almeno così ho sentito. Ora è meglio che vada”

Faccio per andarmene ma mi accorgo di una cosa. Non ho le chiavi di casa. Le avevo messe in tasca e ora non c'erano più.

“Cavolo mi saranno cadute nel bagno della signora Mizuko!” pensai.

“Tetsuya!”

“Si che c'è?”

“Ho dimenticato le chiavi di casa a casa della signora Mizuko e ora non posso entrare in casa”

“Accidenti. Beh domani passiamo a prenderle. Ormai siamo lontani per poter tornare indietro. Chiama i tuoi e fatti aprire da loro quando sei a casa.”

Già, i miei. E ora cosa faccio?

“Non possono Tetsuya.”

“Perchè? Sono via?”

“Si non tornano stasera. Adesso lo so che ti chiedo troppo ma..”

“Ma cosa?”

“Posso stare da te per stanotte?” gli chiesi tutto d'un fiato.

 

  
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