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Autore: eliala    01/09/2008    1 recensioni
spero che i personaggi non siano ooc... la storia ha come tragici protagonisti rei e kei, una coppia problematica, in crisi a causa di una serie di cose nascoste. forse la storia risulterà scialba, ma l'idea mi piaceva, così ho provato a metterla su carta... ditemi che ve ne pare ^^
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kei Hiwatari, Rei Kon, Yuri
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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bnm4

Ecco l’ultimo capitolo…

sono stata brava, evvivaevviva! questo capitolo è venuto fuori molto velocemente, quindi non sono sicura del risultato -_-

P.S.

Mi dispiace, volevo davvero salvare Rei… e Kei…ma le happy ending non sono proprio il mio forte…

P.S. 2

Mi dispiace ancora, ma Yuri non fa altro che la figura dello st****o, quindi niente vendetta >_< solo morte XD

Now life is death and light is dark
My sins have left their precious mark
Again I've lost my only one

(while everything dies-mortal love)

………………………………………………………………………….

Semplicemente non ci voleva credere. Non c’era molto da dire o da fare, ma non poteva accettare che si trattasse proprio di quegli occhi, di quel volto, di quel corpo… non poteva essere. Semplice.

Eppure per quale motivo il suo corpo si trovava incollato in quel punto, a pochi centimetri da quella che sembrava proprio la sua faccia, senza essere più capace di muovere un muscolo, di battere gli occhi, di respirare

Quegli occhi tristi non sparivano, non si chiudevano per permettergli di credere per una frazione di secondo di aver commesso un errore, quegli occhi non sparivano, e non gli permettevano di vivere.

Il grande Kei Hiwatari paralizzato, senza più neppure una particella d’ossigeno in corpo, davanti ad un prigioniero che non avrebbe mai voluto vedere.

Riuscì a recuperare padronanza del suo corpo e si sollevò sulle ginocchia. –sei proprio tu…- era un’amara constatazione, perché non aveva bisogno di conferme o smentite, perché giorni di torture avrebbero potuto distruggere il suo viso, ma quegli occhi erano così immutabili che nulla avrebbe mai potuto trasformarli.

Si avvicinò di più a quel corpo, e con delicatezza inusuale provò a forzare la catene che lo trattenevano, facendo piano piano, come se temesse di potergli fare più male di quello che già non avesse subito.

- andrà… andrà tutto bene… tu non dovresti essere qui, ci deve essere stato un errore…-

Disse sorridendo, anche se con poca convinzione.

Mai come in quel momento Rei avrebbe voluto abbracciarlo, stringerlo forte contro il suo corpo e sentirlo vicino, almeno un’ultima volta.

Ma le sue membra erano immobili, incapaci di rispondere a un qualsiasi impulso, e dalla sua gola riarsa non usciva nessun suono.

Riuscì a posare la sua testa nell’incavo della spalla del russo, e si abbandonò ad un profondo respiro, in modo da assaporare quel suo odore tanto familiare e rassicurante.

Allora kei passò una mano dietro la sua nuca, ormai completamente calva, e con amore lo trasse più vicino a se. –riuscirò a portarti via di qui, presto, molto presto, saremo nuovamente a casa…tu non devi più preoccuparti…- sussurrò senza lasciar andare il compagno. –Basta Kei… basta- disse a fatica il cinese. –per… favore… lo sai anche tu che ormai non si può fare nulla…- fu costretto ad interrompersi, perché i suoi polmoni reclamavano attenzione, e non si accontentavano di essere semplicemente dimenticati. Un respiro troppo profondo gli ricordò delle troppe lesioni interne che gli erano state procurate. Iniziò a tossire in modo convulso, e Kei fu costretto ad allontanarsi un po’ per permettergli di riprendere aria. –lo sai anche tu che da qui non esce nessuno…- disse dolcemente, provando ad accennare un timido sorriso. Kei lo guardò intensamente per qualche minuto, poi, spostando gli occhi, disse: -ma… ma qui c’è stato solo un malinteso… mi hanno parlato di un prigioniero collegato ad una triade… ed invece sei solo tu… vedrai, riuscirò a farti uscire, c’è stato solo un errore…- il tono che assunse rei era quanto di più doloroso il russo avesse mai sentito. –no, non hanno sbagliato. Mi… dispiace.- ebbe un violento sussulto, il tatuato, che sollevò lo sguardo per cercare gli occhi del suo amante, senza trovarli. Fece scivolare lentamente le proprie mani sul suo volto, come aveva fatto troppe poche altre volte durante tutta la loro storia, e Rei socchiusa gli occhi, per godere di quel contatto in modo del tutto alienato, sognando ancora una volta di essere disteso sul loro letto, nella loro casa, a godere di quelle stesse carezze. Poi una nuova fitta lo riportò bruscamente alla realtà, e spalancò gli occhi. – ti prego Kei… fa’ quello per cui sei venuto… ti supplico, finiscimi…-

Le mani calde e delicate che stavano percorrendo il suo volto si bloccarono in un punto imprecisato, ed un nuovo brivido percorse la schiena del russo. Il ghiaccio che per tanto tempo aveva velato i suoi occhi improvvisamente si sciolse, mostrando a Rei tutti quei sentimenti che aveva provato a reprimere per troppo tempo. Ed iniziò a scuotere la testa, Kei, con il viso sconvolto e le mani tremanti, con un sorriso fuori luogo che increspava le sue labbra perfette. – No. No Rei, non puoi. Non… puoi chiedermi questo…- sembrava un bambino, indifeso e fragile, che ha appena sentito qualcosa di orribile. – non puoi… a questo punto non mi interessa neppure più sapere per quale motivo tu sia rimasto con me in questi anni, per quale motivo… non mi importa di niente, né se sei un membro di un’associazione rivale, né se sei solo una spia. Io ti amo, ti ho amato da sempre, ed ora l’unica cosa che ha importanza è che tu torni a casa con me. Devi sopravvivere, devi farlo, perché altrimenti io…- si bloccò all’improvviso.

Tutte quelle emozioni che ora Kei non era più in grado di trattenere stavano rischiando di fare esplodere il cuore del prigioniero. Non pensava che il volto di Kei, solitamente così impassibile ed illeggibile potesse trasmettere tanti sentimenti.

-basta, Kei, non… non ho più la forza di sopportarlo… il tuo dolore… non posso… pensavo sapessi quanto ti amo, e che continuerò a farlo sempre, in ogni vita che sarò costretto a vivere, però adesso sono così… stanco…- il tatuato tornò a guardarlo: stava sorridendo di nuovo. – sai che non mi avevi mai detto queste cose?-

No, era troppo, non lo poteva sostenere, non poteva essere abbastanza forte da assimilare tutta la dolcezza che Rei gli donava, anche in un momento come quello, sapendo che lo avrebbe perso. E non poteva accettare il fatto che la colpa era solo ed esclusivamente la sua. Perché lo sapeva, era solo una stupida rivincita che quel bastardo di Yuri Ivanov si era preso sulla sua felicità. Fece vagare il suo sguardo su tutto il corpo del suo amato, ma dovette distogliere lo sguardo: c’era sangue ovunque, e tante, troppe, ferite infette.

Ovviamente, non era stato nutrito in modo adeguato, per cui il suo corpo stava cedendo.

-sai, non ho mai creduto alla storia che tu fossi un rappresentante di una ditta, di cosa poi? Solo che non ero proprio io la persona adatta a non fidarsi del prossimo, io che ho mentito così spesso…- ma mai a te, mai su quello che sentivo …avrebbe voluto aggiungere. – speravo fosse qualcosa di tranquillo, che ti tenesse lontano dai guai… a quanto pare mi sbagliavo- aggiunse sorridendo tristemente. –Rei, mi stai chiedendo veramente di toglierti la vita?- socchiudendo gli occhi con serenità, il cinese annuì con solenne lentezza. – va bene- disse ancora il russo, prima chinarsi su di lui e posare con delicatezza le proprie labbra su quelle ormai distrutte dell’altro, che una volta erano state dolci e morbide, ed in quel bacio disperato i due misero tutto quello che in tanto tempo non si erano detti, tutti i “ti amo” che si erano negati, tutta la tenerezza che si erano ritenuti troppo orgogliosi per scambiarsi.

Sciolto il bacio, Kei, sorridendo con serenità, mormorò pianissimo.- Stai tranquillo, non ti lascio solo. Ti raggiungerò subito dopo.- razionalmente, Rei avrebbe dovuto chiedergli di non farlo, ma sapeva che le sue sarebbero state parole vane, e così si limitò ad attendere, mentre sentiva che l’altro estraeva la sua pistola, la caricava e la puntava. Gli sembrò di vederlo, nell’ultimo istante, chiudere gli occhi e premere il grilletto.

Il suono del primo sparo non aveva ancora smesso di risuonare, che se ne sentì un secondo: Kei Hiwatari si era puntato la pistola in bocca ed aveva fatto fuoco, morendo all’istante, il suo corpo esanime accasciato su quello già senza vita dell’amante.

Quando Yuri Ivanov seppe dell’accaduto andò su tutte le furie. I suoi ordini non erano stati eseguiti. Kei era stato lasciato solo con il prigioniero, Alexander non era rimasto ad aspettare che il lavoro del tatuato fosse terminato, non aveva fatto in modo che sparato il primo colpo gli divenisse impossibile uccidere anche se stesso.

Non lo aveva portato davanti ai capi in modo che scegliessero una punizione adeguata al suo “tradimento”.

No.

A Kei era stato permesso di puntarsi una pistola in bocca e morire.

Era arrabbiato, perché per Yuri Ivanov la morte era una specie di premio che andava concesso con attenzione e parsimonia, solo dopo il termine del proprio compito, e non una stupida forma di castigo.

Kei Hiwatari non se l’era meritata, quella concessione.

Strinse forte le mani, facendo sbiancare le nocche, mentre guardava con disgusto sempre crescente quella scena così eccessivamente… non sapeva neppure come definirla, ma la sua mente si riempì solo di odio, tanto. Alla fine erano morti insieme, vicini.

Kei Hiwatari si era preso quello che lui aveva provato a togliergli, aveva vinto ancora e lo aveva fatto senza il suo permesso

E aveva lasciato a lui l’incombenza di comunicarlo.

Eppure, che cos’era, solo fastidio, solo odio, quel sentimento così anonimo, così inusuale che gli faceva stringere forte i pugni, fino a far entrare le unghie nella carne, fino a far sbiancare le nocche?

Oh no, Yuri Ivanov, e tu lo sai… la voce risuonò chiara nella sua testa, beffarda e mordace come al solito, la voce di Kei…

Ed aveva ragione. Sebbene non avesse alcuna intenzione di ammetterlo neppure con se stesso, lui era geloso. Geloso di una felicità che a lui era stata da sempre negata, di un qualcosa che il suo cuore, ormai troppo gelido, non avrebbe mai potuto provare.

Si accucciò accanto a quei due corpi, ormai gelidi, che aveva dato ordine di non spostare, e con due dita, sfiorò le esangui guance tatuate del corpo che era caduto per ultimo, e, per quanto ci provasse, non riuscì a comprendere.

Non capiva il significato di quel gesti, perché togliersi la vita solo per la morte di qualcun altro?

La voce di Kei, tagliente, arrogante, lo beffeggiò ancora.

Sei solo uno stupido, Ivanov, e hai perso ancora

Yuri si riscosse, e si alzò di scatto.

-Alexander, stai pur certo che la pagherai-



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allora. la storia è finita, ditemi che cosa ne pensate .^-^.
un grazie particolare a Ketty91 e a Felicity89, che hanno seguito la storia, e a _ALE2_ che mi ha dato i primi consigli 0__^! glatie mille!!!
io è tanto contenta!!!
allora, com'è questa prima storia a puntate??
ditemi ditemi, sono avida di commenti ( anche se temo ce ne saranno pochi... ç__ç sigsig sobsob)
  
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