Capitolo secondo
Mancava
poco più di mezz’ora all’inizio della
lezione di Vitous con gli alunni del
quinto anno di Serpeverde e Grifondoro, ma la giovane Parkinson
occupava già il
suo posto in prima fila.
Sfogliava
meccanicamente le pagine del grande volume che ormai conosceva a
memoria, ma le
avevano sempre insegnato che neanche la perfezione è
abbastanza per i
Parkinson.
Mentre
recitava una formula, alcuni rumori le fecero rivolgere lo sguardo
verso la
porta.
-Si
può?-.
George
era appoggiato allo stipite della porta, e sorrideva guardando la
brunetta. Lei
alla sua vista storse le labbra.
-Che
ci fai qui Weasley?-.
-Credo
di aver lasciato il mio libro di pozioni qui, l’ora
prima…-.
-E
cosa te ne fai tu di un libro? Da quando ai corsi per stupidi insegnano
a
leggere?- domandò acida, tornando alle sue pagine.
-Ma
cosa abbiamo mangiato a pranzo? Pane e veleno?- chiese quello.
La
sfida si stava rivelando più ardua del previsto.
-In
ogni modo sono qui da un pochetto e sono sicura di non aver visto libri
sparsi
per i banchi…-.
-Che
donna sicura di sé…-.
Nel
dire ciò, fece scivolare dalla borsa un libro, senza farsi
notare, per poi
riprenderlo e sventolarlo.
-Ho
distrutto le tue certezze Parkinson?- domandò sorridendo,
accostandosi a lei
per buttare uno sguardo al libro che quella leggeva con tanta
apprensione.
Pansy
per tutta risposta lo chiuse con forza.
-Non
do molto peso a ciò che accade alle persone come te,
Weasley…-.
-Piccola,
piccola Pansy… quante cose hai ancora da
imparare…- il Grifondoro le baciò la
fronte e le scompigliò i capelli.
Senza
rendersene conto la ragazza arrossì, e spalancò
gli occhi imbarazzata.
-Cosa
stai facendo pe.. pezzente?- domandò con la voce che tremava.
-Non
mi dire che ti sconvolgi per così poco! E il tuo Dracuccio
come fa… immagino
quanti solitari si fa al solo tuo pensiero…-.
Lo
sguardo imbarazzato di Pansy si tramutò in ira allo stato
puro, prese il libro
e lo scaraventò sul volto del rosso, che riuscì a
schivarlo.
-Adoro
le ragazze aggressive… ci rivedremo Parkinson!-.
Dicendo
ciò uscì dalla classe.
La
Serpeverde si ritrovò sola nella stanza, con un incantesimo
fece avvicinare il
libro alla banco, e aprendolo con vigore tornò a leggere
quelle pagine
logorate.
Lesse
per qualche secondo prima di rendersi conto di non aver effettivamente
letto
nulla. Non riusciva a smettere di pensare a quell’idiota con
i capelli rossi,
ma la cosa più preoccupante era che nel pensarlo lo stomaco
le si contorceva.
Era
perché non sopportava il suo comportamento.
O
almeno così si illuse che fosse.
Una
piccola crepa si era appena formata su quell’aura di
perfezione che circondava
Pansy Parkinson.
-Uno a
zero per George…- esclamò il rosso, entrando in
camera da letto, prima di buttarsi
sul letto.
-È
andata bene suppongo…- disse Fred, mentre dava
un’ultima occhiata al più
recente scherzo da loro inventato.
-Benissimo…
è cotta, te lo dico io… devo solo mostrarle il
mio charme e… Bang! Sarà mia…-.
-Ti
prego non farlo più…-.
-Cosa?-.
-Bang!-
lo imitò Fred con uno sguardo spaventato.
-In
ogni modo… secondo me non è così male
quella povera ragazza…-.
-Vedi
quello che devi fare fratellino…- l’altro tornando
serio, scosse la testa.
-Cioè?-.
-Hai
capito…vedi di non prenderti una cotta per lei…-.
-Ma
va! Tu mi conosci, sai che non sono il tipo da cotta..!-
-Giusto,
giusto…-.
-Quindi
ora fammi gongolare un altro po’…-
I due
risero.
-Ma
signorina Parkinson non riesco a capire…-.
-Cosa
non capisci Elizabeth?-.
Bionda,
occhi verdi, intelligente… se non fosse per la tendenza al
gallinaceo Elizabeth
avrebbe potuto essere una degna sostituta della cara Pansy.
-Non
abbiamo sempre detto che una vera Serpeverde ottiene sempre quello che
vuole?
Se sì perché lei ora ci dice che dobbiamo
rispettare una “scala sociale”…-.
Questa
domanda provocò dei sussurri che si zittirono immediatamente
appena Parkinson
iniziò a rispondere.
-Semplice…
anche noi infondo abbiamo delle nostre regole… tu
permetteresti mai che una
ragazzina inesperta si appropriasse del tuo posto non so… al
ballo annuale… che
fosse presentata prima di te durante una delle sere più
importanti della tua
vita?-.
-Certo
che no-.
-Esattamente…
e questa cosiddetta scala, deve essere rispettata anche in altri
ambienti-.
Tutte
annuirono.
Ovviamente
non era completamente vero.
Lei
per arrivare dov’era arrivata dovette calpestare numerosi
piedi, anche di
persone più alte di lei in questa scala.
Ma mai
dare delle idee così rivoluzionarie a delle menti
così giovani…
-Credo
che per oggi abbiamo finito… domani vi spiegherò
come comportarsi durante un
party…-.
La
ciurma di Serpi si alzò e trepidanti si diressero verso
l’uscita della sala
grande.
Pansy
allora decise di dedicare un po’ di tempo a non far
nulla… tra la scuola, Draco,
e queste ragazze non riusciva neanche più a fare la cosa che
le piaceva di più:
leggere.
La
lettura era sempre stata importante nella sua famiglia.
La
biblioteca era la stanza più ampia della casa, e conteneva
migliaia di volumi
che comprendevano i più svariati generi.
Già da
piccola aveva provato una grande passione verso la
filosofia… quella strana
“materia” babbana che però
l’affascinava moltissimo.
Già a
tredici anni leggeva Platone con disinvoltura, e si accingeva allo
studio di
Aristotele.
Avrebbe
tanto voluto conoscere quei babbani tanto geniali… quanto
fantasiosi certe
volte.
Ma era
una cosa di cui non aveva mai parlato con nessuno.
Serpeverde
e Babbani… non era concepibile come associazione.
Prese
dalla borsa un volume di un famoso filosofo del 900… un
certo Nietzsche.
Aprì
la prima pagina e iniziò a leggere.
-Parkinson
sta sera organizziamo una festa nella stanza delle
necessità… andiamo insieme,
no?-.
Draco
le si era accomodato accanto , e le aveva baciato la guancia destra,
mentre la poneva
davanti a fatti compiuti.
-Beh
hai fatto tutto tu.. quindi credo di non avere scelta…-.
-No,
Pansy ti prego non riattaccare con la solita tiritera… vuoi
venire si o no? Sai
quanto ci metto a trovare un’altra da portare?-.
-Non
fare lo sbruffone, sappiamo entrambi che nessuno sarebbe al mio
livello… o al
tuo…-.
Quello
alzò le sopracciglia.
-Alle
otto al dormitorio… e non fare tardi…-.
La
baciò e si volatilizzò velocemente.
Quella
sbuffò, roteando gli occhi all’idea della serata
che le si prospettava davanti.
Oche
che flirtavano con Draco, lei che lo riprendevano, loro che litigavano,
sesso
rappacificatore e sveglia alle otto per prepararsi alle lezioni.
Routine.
-Parkinson
il tuo lancio mi è rimasto impresso… ti ha mai
detto nessuno che potresti avere
un futuro nel Quidditch?-.
George
saltando si era accomodato sul tavolo, accanto al libro di quello
strano
filosofo mai sentito prima.
-Weasley
la tua vista mi illumina d’immenso…-
commentò sarcasticamente.
-Troppo
gentile, mi farai arrossire…-.
-No,
altro rosso su di te? Assomiglieresti più ad un pomodoro che
ad un essere
umano, lo sai vero?-.
Con un
balzo il Grifondoro le si sedette accanto, e avvicinò
pericolosamente il viso
al suo.
-Porti
gli occhiali Parkinson?- le domandò tutto ad un tratto.
Quella
scosse iniziò a negare, forse con troppo entusiasmo.
-Perché
me lo chiedi?-.
-Hai
una fossetta sul naso… è minuscola… ma
c’è… e di solito quelli che portano gli
occhiali ne hanno una identica…-.
-Ti
sbagli, non insistere, non tocchiamo più questo
argomento… anzi non tocchiamo
più nessun argomento... che ci fai ancora qui?-.
La
velocità con la quale aveva pronunciato quelle parole aveva
fatto corrugare il
viso di George che pensò bene di cambiare discorso.
-Aaallora…
cosa stiamo leggendo?- domandò curioso, appoggiando una mano
sulle pagine,
evitando che quella, come l’ultima volta, le chiudesse di
scatto.
-Niente
che il tuo stupidi neuroni possano capire…-.
-Mettili
alla prova Parkinson!- finse di concentrarsi, costringendo la ragazza a
trattenersi dal ridere.
-Nietzsche…
hai minimamente idea di chi sia? Non concentrarti troppo…
che il cervello
potrebbe…-.
-Un
filosofo… no?- la interruppe lui, scrollando le spalle.
Un
espressione sorpresa apparve sul volto della Serpeverde.
-E
come fai a saperlo?-.
-Mio
padre ha portato qualche libro di filosofia anni fa… e
quando si rimane per
settimane chiusi in punizione… leggere di quegli uomini
strani è un ottimo
passatempo…-.
-Weasley…
questo non me l’aspettavo da te…- si fece sfuggire
la ragazza, scrollando la
testa.
-Mi
conosci troppo poco Parkinson per pensare di aspettarti o no
qualcosa…-.
-È
proprio vero sai…- non riuscì a trattenersi la
giovane Serpi, e fece seguire
uno sguardo languido alle parole.
-Beh
in ogni modo, ora ti lascio alla tua lettura… niente bacio
questa volta… la mia
coordinazione oggi è scarsa non vorrei finire in
infermeria…-.
-Scelta
saggia Weasley… ci vediamo…-.
-Lo
prendo come una promessa!-.
E
sorridendo, come al solito, si allontanò, voltandosi un paio
di volte a
guardarla.
Pansy si chiese varie volte se a quel nuovo bacio avrebbe reagito in diverso modo…
Salve a tutti!
Grazie per aver concluso anche questo capito... spero vi sia piaciuto!
Aspetto i vostri commenti!
The Princess vi saluta.