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Autore: BlueSon    17/07/2014    3 recensioni
Dare esami nei mesi estivi è come si dice a Napoli davvero "na bott 'nfront"... hahahahahaha...vorrei dare fuoco a tutti i libri ma ritengo sia doveroso prima studiare. XD Però nessuno mi vieta di trovare tempo e spazio da dedicare alla mia coppia preferita. La mia prima AU in assoluto. Spero di non metterci troppo nell'aggiornare la storia e spero che questa piccola follia possa piacere....baci baci BlueSon
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Chichi, Goku, Un po' tutti, Vegeta | Coppie: Chichi/Goku
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Tutto quello che posso dirti di me

 
 “Buonasera Signorina Del Toro”
“Signora Sonford? Lei…lei è…”  
Dio, non riusciva nemmeno ad accusarla.
“Dev’essere una sorpresa per lei vedermi qui e conoscermi come mandante di tutta questa brutta storia. Ma non si preoccupi, posso rispondere a tutte le sue domande.”
La sua voce non le era mai apparsa così fredda. I suoi occhi brillavano di pazzia. Avrebbe dovuto dare voce in capitolo ai suoi sospetti. Quella donna le aveva dato brutte sensazioni sin dall’inizio. Impossibile che il signor Sonford volesse vendere la villa di famiglia. Che stupida che era stata.
“Ho solo una domanda da farle signora Sonford. Perchè?”
 La donna sorrise ma quella smorfia non aveva nulla di rassicurante e di buono. Quando le si sedette accanto si fece piccola come un criceto. Non riusciva nemmeno a guardarla in faccia.
“Se solo mi avesse dato retta, signorina Chichi. Se solo avesse fatto in modo che quel pugile abbandonasse la mia villa lei non si ritroverebbe in questa brutta situazione. Ma lei si è innamorata vero?”
Non riusciva a pronunciare nemmeno una sillaba. Ogni parola che usciva da quella bocca veniva amplificata dalla convinzione che quella donna avesse urgente bisogno di un medico. Monica continuò appoggiandole una mano sulla gamba.
“So che è così. Io mi sono informata su di lei, signorina. Non avrei affidato questo incarico a nessun altro.”
“Lei…lei sapeva che la villa era abitata?”
“Lo sospettavo anche se ritrovare lì il nipote di mio marito è stata una sorpresa anche per me. Non sapevo che Goku Son fosse figlio di quel…di Bardack.”
“Perchè ha scelto me?”
“Perchè lei è professionale. Il suo Credo è soddisfare a pieno le richieste del cliente. O almeno così era prima che si innamorasse di quell’uomo non è vero? Lo ammetta, Chichi. Io posso capirla. Io…io ho agito per amore. Tutto quello che ho fatto, l’ho fatto per amore del mio adorato Charles.”
Fu allora che Chichi riuscì a sostenere il suo folle sguardo.
“Amore?” ripetè.
Come suonava male quella parola pronunciata dalla bocca di quella donna. Si chiedeva se davvero la signora Sonford conoscesse il reale significato della parola “amore”. Molto probabilmente no.
“Perchè?” tornò a chiederle.
Monica sorrise.
“Io ho sempre amato mio marito. L’ho amato dal primo giorno che l’ho visto. I nostri genitori volevano che noi stessimo insieme. Eravamo destinata a esserlo: entrambi forti, carismatici, eredi di un grosso patrimonio.Io feci i salti di gioia alla notizia e anche Charles era entusiasta.”
Chichi inorridiva sempre di più a mano a mano che le parole venivano fuori da quella bocca. Due erano le cose: o il signor Sonford aveva mentito o quella donna aveva completamente frainteso un caro affetto per amore puro. Sicuramente, visto le condizioni in cui versava, valeva la seconda.
“Ci siamo sposati dopo un anno, dopo il mio ritorno da un viaggio in famiglia. Il mio Charles era cambiato. Non era più mio. Una donna, una sgualdrina me l’aveva portato via. Voleva solo i suoi soldi, lo so che li voleva e si era fatta mettere incinta solo per portarmelo via. Si rende conto signorina Chichi quanto le persone possano essere crudeli ed egoiste? Quella poco di buono aveva fatto il lavaggio del cervello al mio amato. Charles era pronto a prendersi le sue responsabilità ma io…io non potevo permettere che il mio nome venisse infangato da una qualsiasi. Io e Charles eravamo destinati al successo e alla gloria. Nessuno ci avrebbe separati. Così pagai quella smorfiosa e le dissi di allontanarsi dalle nostre vite. Ma secondo lei, Chichi, cos’è successo dopo qualche anno?”
“Me lo dica.” disse disgustata.
“Semplice. Quella donna ritornò e con un figlio per giunta. Io non riuscivo ad avere un bambino. Non ci riuscivo nonostante io e mio marito ci avessimo provato. Invece quella lì gli portava l’erede del patrimonio dei Sonford.  Charles lo accolse a braccia aperte e io dovetti mantenere la falsa. Fortunatamente dopo poco riuscii ad allontanare la minaccia.” si interruppe per un risata illecita.
Chichi sentì il vomito salirle in gola.
“Fu lei…lei allontanò Bardack da Charles?”
“Nessuno poteva infangare il mio nome. Non c’era riuscita la madre e nemmeno lui doveva spuntarla. Un giorno gli dissi che lui non era figlio di Charles ma solo un lurido bastardello che era stato concepito per sbaglio.”
“Lei ha detto questo a un bambino? Aveva solo dieci anni, signora, ma che razza di donna eh?” sbottò alzandosi.
Subito una presa di ferro le intimò di sedersi.  Cooler le aveva quasi rotto una spalla.
“Cosa avrebbe fatto lei? Io ho fatto di tutto per il mio adorato Charles. L’ho appoggiato sempre e consolato ogni qualvolta c’è stato un problema. Io ci sono sempre stata. Nessuno poteva prendere il mio posto. Ha capito, signorina? io dovevo allontanarlo e ci riuscii.” si giustificò terminando la frase con un sorriso di trionfo. Era come parlare al vento. Il vento non si può afferrare così come quella donna. La sua pazzia l’aveva resa capace delle più grandi delle colpe. Non doveva più impressionarsi.
 
 
Goku era riuscito in un doppio intento. Aveva avuto la notizia tanto desiderata e aveva rotto di nuovo la gamba di Freezer. L’agente Kaio l’aveva sbattuto fuori ma lui era contento. Una piccola soddisfazione che era solo la prima di una prossima vittoria. Avrebbe trovato quella donna e le avrebbe fatto rimpiangere il giorno in cui aveva deciso di rendere la vita della sua famiglia un Inferno. Correva veloce con a fianco l’agente Kaio. Dietro due immancabili Bulma e Vegeta. La donna sembrava aver ripreso colore ma i brividi non le permettevano di restare serena. Voleva che quell’incubo finisse. Goku non sarebbe voluto tornare in ospedale. Ma doveva sapere dove fosse Monica Sonford e nessuno glielo poteva dire meglio di suo marito. Parcheggiò e come una furia entrò nell’ospedale. Prese l’ascensore e picchiettò il piede sul suolo pensando a quanto fosse lento quel coso. Entrò nella stanza e fu contento di vedere che l’uomo voleva già rimettersi in piedi. Il medico che aveva tenuto in cura entrambi cercava di farlo ragionare.
“Signor Sonford, la prego, mi faccia fare degli ultimi aggiornamenti. Resti ancora a riposo.”
“Ho molte cose da fare.”
Goku sorrise per un istante fiero che quell’uomo facesse parte del suo passato. Non poteva ancora dire nulla sul futuro. Non ci sarebbe stato un domani se prima non avesse ritrovato Chichi e l’avesse ricondotta sana e salva tra le sue braccia.
“Signor Sonford, si rimetta a letto” disse cercando di apparire più calmo possibile “perchè devo parlarle.”
L’uomo dagli occhi grigi smise di obiettare. Quel giovane gli ricordava tanto suo figlio. Lui e Bardack erano identici. Forse il padre riviveva nel figlio e lui non era mai riuscito a dire di no a quel bambino che gli era sempre sfuggito. Doveva almeno cercare di recuperare i rapporti con il nipote.
“Potete lasciarci soli?” chiese poi ai presenti.
I primi a uscire furono Gohan e Junior. Anche il dottore uscì ma sulla soglia gli intimò di non affaticarlo troppo. Dopo che anche l’uomo in camice bianco fu uscito Goku si mise accanto a quell’uomo e si sedette cercando di frenare il battito accelerato del suo cuore.
“Signor Sonford, quello che sto per dirle non è facile da accettare o capire. La prego solo di essere forte, come lo è stato in tutti questi anni. Se è vero…se è vero che lei è mio nonno e che ha sofferto per la morte dei miei genitori deve giurarmi che si farà forza. Non può crollarmi adesso ha capito?”
“Ragazzo, te lo giuro.” rispose con fierezza “ma ora parla. Cos’è successo?”
“Ha presente quella giovane donna che stamattina era al mio fianco?”
“Sì, una bella ragazza.”
Altro che bella pensò Goku.
Deglutì cercando di alzarsi per sbattere a terra la sedia sulla quale era seduto.
“Vede qualcuno…qualcuno l’ha portata via.”
“Buon Dio, l’hanno rapita?”
“Ne abbiamo la conferma. Io sono dovuto scappare all’ospedale da quel bastardo di Freezer Look e diciamo che è riuscito a farmi un nome.”
“Il nome di chi l’ho ha mandato alla villa? Colui che ha ucciso i tuoi genitori?”
“Sì.”
L’uomo si accasciò sul cuscino e il suo volto divenne di nuovo bianco come il lenzuolo che lo avvolgeva. Goku gli strinse la mano come non aveva mai fatto.
“Signor Sonford ha promesso.”
“Sì ragazzo, sì.” riuscì a balbettare.
“Non è tutto. Non si tratta di un uomo. Si tratta di una donna.”
“Una donna? Un donna?” ripetè alzando la voce.
Goku annuì rendendo più salda la presa.
“Mi deve dire dov’è sua moglie.”
“Mia moglie? Monica?”
Charles Sonford sembrava non capire. O forse non voleva.
“È stata sua moglie a contattare Chichi chiedendo di mettere in vendita la villa. Freezer Look ha fatto il nome di sua moglie”
L’uomo cominciò a sudare. Goku vide il monitor. Il battito calò di colpo. Charles cominciò a respirare a fatica e gettò la testa sul cuscino guardando verso l’alto come se volesse prendere aria. Non ci riusciva e i suoi occhi si chiusero come per magia.
“Signor Sonford, signore la prego. Dottore!”
Pigiò un pulsante rosso accanto a letto. Un suono metallico si propagò per il corridoio. Il medico entrò di corsa seguito da un’infermiera, Bulma, Vegeta, Junior e un Gohan quasi cadaverico.
“Non c’è più battito. Carica a 130” disse l’uomo all’infermiera.
La donna prontamente eseguì l’ordine preparando il defibrillatore.
 “Libera…libera…”
Goku si sentì un verme. Charles Sonford aveva chiuso gli occhi per tutto il tempo e nonostante le varie scariche il monitor segnalò una linea piatta, il battito sullo zero. Senza che nessuno riuscisse a fermarlo scostò il dottore e colpì sul petto dell’uomo con tutta la forza che aveva.
“Hai giurato. Nonno, hai giurato.” disse colpendo ancora.
 Il suono piatto tornò a essere un segnale.. Goku si fermò. Forse era il suo cuore quello che aveva smesso di battere. Il signor Sonford riaprì piano gli occhi e il suo battito salì lento, ma saliva. I suoi occhi grigi lo guardarono con amore.
“Tro..trovia..mola!” balbettò con un sorriso.
 
 
“Ha capito adesso? Ha capito quanto io abbia offerto, Chichi?”
“Perchè non ne ha mai parlato con suo marito? Perchè non ha provato a spiegargli come lei si sentiva? Lui avrebbe capito.”
“Forse, ma ha voluto troppo bene a quel figlio, signorina. Noi esseri umani siamo fatti così. Amiamo chi ci è lontano, chi ci detesta. Lui amava suo figlio come io amo lui.”
Quella donna le faceva paura. Le aveva raccontato tutto quello che aveva fatto. Dopo aver allontanato Bardack non si era più preoccupata perchè era riuscita aspettava un bambino. Solo più tardi venne a sapere che suo marito aveva cercato Bardack e lei aveva deciso di tagliare la testa al toro. Ingaggiò Freezer e lo mandò alla villa. Da lì si sentì in una botte di ferro fino a quando non era venuta a conoscenza che suo nipote Gohan aveva dato ospitalità a un tizio nella villa. Non avrebbe mai pensato che si trattasse di quel bambino creduto morto già da un pezzo. Lei non sapeva come si chiamava perchè Charles preferiva non parlarne con lei. Con il tempo era diventato sempre più chiuso e se prima le nascondeva qualcosa ora erano rare le volte che riuscivano a parlare. Ma Monica stava in pace con se stessa e ora aveva solo un altro asso nella manica. L’ultimo che poteva giocare.
“Ho una proposta da farti.” disse con un sorriso smagliante.
Chichi rabbrividì.
“Cosa vuole da me?”
“Voglio che tu chiami Goku e che lo faccia venire da me. Voglio che senta la tua voce e che capisca che tu stai bene. Una volta che sarà arrivato tu lo ucciderai.”
Chichi era davvero sull’orlo del collasso.
“Lei è pazza.” riuscì a dirle.
La donna per tutta risposta sorrise.
“Tu lo ucciderai per me. Se non lo farai il signore qui presente ucciderà prima tutte le persone a te care come tuo padre, la tua amichetta con il futuro marito e poi te. Ci siamo capiti?”
Le lacrime lottarono con tutta la forza per uscire. Chichi era troppo stanca per fermarle.
“Non può farmi questo. Perché?”
“Perché voglio dimostrarti che per amore si può fare tutto. Chi ucciderai Chichi? Il tuo Goku o la tua famiglia?”
 
 
Qualche ora dopo.
Era sera. Un sera fredda come poche visto che l’estate era prossima. Goku stava correndo come Vin Diesel in “Fast and Furious ”. Doveva raggiungere la cittadina di Slowride prima che fosse troppo tardi. Il signor Sonford aveva ingaggiato i suoi uomini più fidati.  Avevano localizzato la donna tramite gli ultimi spostamenti, le ultime chiamate. Aveva si potuto fare quello che aveva fatto ma era comunque stata troppo superficiale nel coprire le sue tracce. Per loro fortuna. Goku arrivò al palazzo. Vide il macchinone grigio descrittole dalla ragazzina del bar. Scese. Il signor Kaio e Vegeta erano con lui insieme ad altri tre poliziotti. Bulma era rimasta in ospedale con Charles, Gohan e Junior. Erano tante le cose che il signor Sonford doveva spiegare al più giovane dei suoi nipoti. Goku sperò con tutto il cuore che Chichi fosse ancora viva. Altrimenti non sarebbe bastato l’ergastolo come punizione alla follia di quella stronza. Salirono le scale cercando di fare il minor rumore possibile. Goku si fiondò all’interno senza richiedere nemmeno un’arma. Gesto avventato ma non ce la faceva più ad aspettare. Prese le scale e ad ogni passo il suo cuore aumentava di un battito. Era tutto deserto: non c’era nessuno. Il quinto piano era inaccessibile. Doveva per forza prendere l’ascensore per entrarvi. Lo prese. Al suo interno non vi trovo nessuno. Quando le porte si aprirono il cuore cessò improvvisamente di martellare come se anche quel battito fosse un modo per essere scoperti. Non c’era nessuno. L’ambiente opprimente gli chiuse lo stomaco in una morsa. Improvvisamente sentì una porta aprirsi. Si nascose dall’altro lato dell’ascensore che rientrava nell’appartamento. Era pronto a sganciare uno dei suoi micidiali sinistri ma la vista lo tramutò in una statua di sale. Chichi gli parò dinanzi. Era bianca come un lenzuolo e dal suo naso colava sangue che bagnava le sue candide labbra. La rabbia gli montò dentro come un’onda anomala.
“Chichi, chi è stato?”
“Dobbiamo scappare. Non c’è tempo.”
Chichi lo prese per mano e lo condusse al di fuori d quella specie di salotto. Entrarono nell’ascensore. Scesero al piano di sotto. Era tutto vuoto. Uno spazio bianco in cui l’unico corpo all’interno era la rampa di scale che Goku prima aveva percorso.
“Da chi scappiamo? Dov’è la signora Sonford? Dov’è Cooler?”
“Sono scappati. Sapevano che stavate venendo.”
Goku la guardò in quelle iridi scure. Qualcosa non quadrava.
“Se loro non ci sono perché scappiamo?” le chiese circondandole il viso con le mani.
Chichi non voleva mentirgli. Cooler l’aveva picchiata pur di farla partecipare al piano. Ma non avrebbe mai acconsentito a uccidere Goku. Le lacrime si confusero al sangue. Goku le asciugò “Chichi dove sono?” “Signor Son” lo chiamò un agente appena sbucato dalle scale. Non ci fu tempo per parlare. L’uomo in divisa fu colpito da uno sparo che non si sapeva da dove fosse partito. L’agente urlò dal dolore. Goku si catapultò su di lui e Chichi gli coprì le spalle. Cooler non lo avrebbe colpito. Prima avrebbe dovuto uccidere lei. Da quella posizione Goku poteva vedere chiaramente che gli altri stavano salendo. “Non vi muovete…” urlò “…chiamate un’ambulanza. Quel bastardo ci vuole morti.” Goku si girò intorno. Uno spazio bianco si estendeva dinanzi ai suoi occhi. Da dove colpiva quel bastardo. “Chichi vai giù” “Io non ti lascio.” Goku cercò di muoversi ma lei non si spostò. “Lui ucciderà tutte le persone a me care. Lei è andato dal signor Charles.”
 

 
In ospedale l’orario delle visite era chiuso da un pezzo. Non c’era nessuno per i corridoi. Gohan dormiva appoggiato sulle gambe di Bulma che a sua volta stava sonnecchiando. Un’infermiera in punta di piedi entrò nella stanza e chiuse la porta dietro le sue spalle a chiave. Un sorriso diabolico e gli occhi folli la distinguevano da qualsiasi altra infermiera o persona sana di mente. Monica prese la pistola dal camice che aveva indossato e la puntò contro l’uomo che dormiva nel letto.
“Charles” lo chiamò.
L’uomo si vegliò mettendosi seduto come se quella che avesse sentito era la voce della morte venuta a prenderlo, ma non era la morte: era Satana in persona.
“Cosa vuoi fare, maledetta?”
“Tu sei solo mio, ma tu…tu non mi hai mai amata, vero Charles?”
“Monica…”
“Hai sempre dato tanto agli altri. Sempre pronto a donare amore, perché con me non ti sei mai sforzato?”
“Monica abbassa la pistola.”
“Sta zitto.” Urlò.
Nel giro di qualche secondo qualcuno cominciò a battere contro la porta chiamando il signor Sonford. Doveva essere quella turchina. L’avrebbe uccisa dopo. Si avvicinò intanto al letto del marito. Gli puntò la pistola al volto e con un sorriso sadico tolse la sicura all’arma.
“Se io non ho potuto godere del tuo amore, nessun altro potrà farlo. Addio, signor Sonford…”
Una presa ferrea le bloccò la mano facendo cambiare direzione alla pistola. Lo sparo colpì il soffitto. Non fu difficile per Junior disarmarla.
“Dov’eri tu? Pensavo ti fossi allontanato.”
“Lei ha scelto bene la guardia del corpo per suo nipote, signora” disse Junior “non mi allontano mai dal posto di lavoro soprattutto se c’è la possibilità che una pazza come lei venga a fare visita”.
 
 
Goku era di fronte a Chichi. La donna non voleva spostarsi.
“Scendi prima tu.” sussurrò lei.
Per tutta risposta Goku si rivolse al nulla.
“Bastardo esci fuori.”
Dopo qualche istante una risata malefica si propagò nello spazio circostante. Partì un altro colpo diretto a Goku. Ma Chichi era davanti. L’impatto del proiettile con la sua pancia fu devastante. Cadde rovinosamente a terra in un grido più simile a quello di un animale in agonia. Goku urlò anche lui e si accasciò a terra accanto alla donna che amava con tutto se stesso.
“Chichi, Chichi resisti.”
“Io glielo avevo detto. Aveva solo una possibilità per salvare te e i suoi cari: ucciderti.” disse Cooler che con un pistola puntata era uscito dall’ascensore. Attaccato al soffitto come una specie di uomo ragno aveva sparato da lì. Goku lo guardò con tutto il disprezzo e l’odio che potessero esistere. Quello era un morto che camminava.
“Sei un bastardo.”
“Credo che la signora Sonford sia già andata in ospedale dal tuo nonnino, pompato. Avrà fatto piazza pulita e ora si starà dirigendo a casa Del Toro, vero angioletto?”
Chichi avrebbe voluto strozzarlo con le sue mani, ma il dolore non le permetteva nulla se non di soffrire. C’era qualcosa che poteva e doveva fare. L’agente accanto era svenuto. Aveva ancora la pistola nell’altra mano. Cooler sembrava distratto. Goku si alzò parandosi dinanzi a lei.
“Sai vero che sei finito?” minacciò.
Cooler scoppiò in un’altra risata. In questo era tale e quale a Freezer.
“Sono io che ti sto puntando una pistola alla testa, se non l’hai notato. Credi che sono come mio fratello? Non farò a pugni con te. Ti ucciderò direttamente e sappi che se proverai solo a spostarti il colpo ricadrà sulla tua bella.”
Cazzo, aveva ragione! Non avrebbe avuto il modo si spostarsi né di salvarsi. Un goccia di sudore scivolò lungo la mascella. Lo stomaco era un pugno chiuso.
“Hai capito vero che non puoi minacciare?”
“Marcirai all’Inferno.”
“Sì, lo so. Ma non oggi. Addio Goku Son”.
Partì uno sparo ma quella sera il destino era dalla parte dei buoni. Il colpo non fu sganciato dalla pistola di Cooler. Quest’ultimo cadde a terra urlando in modo disumano. Kaio finalmente salì. Vegeta doveva essere corso all’ospedale dopo aver sentito che quella pazza era andata lì. Goku si girò. Non era stato l’agente a sparare. Chichi aveva gli occhi semichiusi e la pistola ancora impugnata. Goku gliela tolse e la strinse forte.
“Ehi, tu devi essere forte, capito? Non ti addormentare.”
Chichi sorrise debolmente.
“Devo…devo dir…ti una co…sa.” farfugliò piano.
“Kaio, arriva quest’ambulanza?” urlò lui rivolgendosi all’agente.
“Ho chiamato. Ho chiamato.” ripetè quest’ultimo.
Chichi allungò la mano per accarezzare il viso di Goku. Questi girò di nuovo lo sguardo su di lei. Non voleva perderla. Non voleva, non poteva perderla. Baciò quella mano così piccola tenendola stretta.
 “Chichi, ascoltami. Non mi puoi lasciare. Hai detto che non l’avresti mai fatto. Ricordi?”
La donna sorrise ancora. Le sue labbra erano già sbiadite.
“Ti Amo, Goku.”
Avrebbe preferito morire seduta stante se in quel modo avesse potuto cambiare le cose. Le sirene dell’ambulanza richiamarono l’attenzione dell’agente, ma Goku sembrò non sentirle.
“Ti amo anch’io. Che sciocco sono stato a non dirtelo. Chichi, hai capito?!? Ti amo.”
La ragazza annuì chiudendo gli occhi. L’urlo di Goku le risultò così lontano e le sembrava che dinanzi a lei la stesse aspettando sua madre.

 

Buonasera mie care donzelle,
dite che sono stata cattiva? Sapete che non farei mai morire la mia Chichi…o forse sì? Insomma: devo o non devo creare un po’ di suspense? Il titolo però svela già qualcosa (frase tratta dalla canzone di Tiziano Ferro “La Fine”). XD  Gli scagnozzi sono stati arrestati. Ma ci sarà o no un futuro per i nostri amici? Lo scoprirete nel prossimo capitolo. Ringrazio come sempre tutte voi, in particolari le mie commentatrici numero uno (spero se ne aggiungeranno altre :P ) e chi sta seguendo questa storia. Un bacio a tutte e buona serata. BlueSon

  
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