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Autore: Pleurite98    18/07/2014    6 recensioni
Cosa faresti se i tuoi più grandi incubi diventassero realtà?
Benvenuti all'Horror Paradise.
Dove hai già visto tutto e non hai ancora visto niente.
In una felice cittadina canadese cominciano a verificarsi strani accadimenti.
Anche se all'inizio si mostra dubbiosa, Gwen si convincerà che i cattivi dei film horror che tanto ama stanno prendendo vita e che si stanno lasciando dietro una scia di sangue immensa.
Decisa a far luce sulla faccenda radunerà un gruppo di amici e, fra un incubo e l'altro, cercherà di trovare una qualche plausibile risposta.
Genere: Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alejandro, Courtney, Duncan, Gwen, Heather | Coppie: Alejandro/Heather, Duncan/Courtney, Duncan/Gwen
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Contesto generale
Capitoli:
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Capitolo 1 


Gwen si passò una mano fra i capelli mentre guardava la sua immagine riflessa nello specchio.
Quella mattina faceva proprio schifo, avrebbe dovuto smettere di tornare così tardi la sera durante la settimana scolastica.
La sveglia segnava le otto meno un quarto, nonostante abitasse a due passi dalla scuola, il liceo di Moonlake, avrebbe dovuto sbrigarsi per poter arrivare alle lezioni in orario.
Aprì l’armadio con lo spazzolino infilato in bocca e tirò fuori un paio di Jeans sgualciti, una maglietta blu e indossò tutto di fretta.
Sputò il dentifricio nel lavandino e concluse che avrebbe fatto meglio ad uscire senza truccarsi.
Nonostante avesse fatto di tutto per impedirlo, entrò in classe quando la lezione era già cominciata, seppure da poco.
Il professor Dickinson si limitò a guardarla prendere il suo posto, dopo di che ricominciò a illustrare di come Flaubert avesse reso magnificamente un personaggio come Emma Bovary.
Courtney si voltò verso di lei e la guardò sorridendo.
-Ce l’hai fatta alla fine, eh!?- bisbigliò.
-Sì, dopo ti racconto.- le fece un cenno e la mora si girò nuovamente.
La dark guardò verso il fondo della classe, un banco era rimasto vuoto, quello di Duncan.
Probabilmente dopo la sera precedente doveva essere rimasto distrutto.
Era troppo stanca per riuscire a seguire i discorsi intricati dell’uomo alla lavagna e la sua mente cominciò a divagare e a perdersi nei piccoli movimenti dei suoi compagni.
Dakota, fresca di lampada, aveva tirato fuori dalla borsetta una piccola limetta e aveva cominciato a farsi la manicure, lo smalto rosa si intonava perfettamente al colore della sua maglia.
Era una delle ragazze più popolari dell’istituto, bella, abbastanza sveglia e, più importante di tutto, ancora single.
La sua attenzione fu subito spostata verso Heather, la regina delle vipere, se solo lo avesse desiderato avrebbe potuto farti finire dall’apice al fondo della scala di popolarità.
Questa si limitava a scribacchiare qualcosa sulla sua piccola agenda nera.
Dietro di lei, Alejandro cercava di attirare la sua attenzione lanciandole delle palline di carta, ma l’altra sembrava ignorarlo con fare di superiorità misto a disprezzo.
Trent tamburellava una melodia sul banco, sbuffando.
Gli unici a prendere appunti erano Cameron, un ragazzino di colore gracile e minuto, e Scarlett, una ragazza coi capelli ramati raccolti in uno chignon e un paio di occhiali che le occupavano il viso.
Sammy scarabocchiava delle figure su un squadernino dalla copertina rossa con lo sguardo malinconico completamente perso nella sua azione.
Il banco nell’angolo a destra era occupato da Noah, che era intento a leggere un libro voluminoso nascosto dietro lo zaino.
Era il più bravo nel corso di letteratura eppure non seguiva mai una singola lezione, una di quelle persone che otteneva il massimo dei voti con il minimo sforzo.

I pensieri di Gwen vennero interrotti dal suono della campanella, si alzò dalla sedia controvoglia e si diede appuntamento con Courtney per pranzo in cortile, passò i corsi della mattinata appisolata sul banco, con la testa appoggiata sul braccio.
Per un attimo credette di essersi addirittura addormentata.
Quando, finalmente, l’ultima delle campanelle suonò, la ragazza attraversò a passo svelto i corridoi e fece una piccola sosta nei bagni.
Una volta uscita si sedette su una panchina, di fianco all’amica.
-Dai, racconta tutto!- la incitò quest’ultima.
-Allora, ieri sera alle venti sono sgattaiolata fuori dalla finestra per vedermi con Duncan, sai che mi aveva chiesto di uscire, no?-
-Certo!-
-Beh, è stato sorprendente, mi ha aspettato col motorino nel vicolo dietro al Freddy’s, e una volta lì mi ha fatta salire e siamo andati fino a Melville.-
La mora strabuzzò gli occhi e la guardo stupita.
-Melville!? Ma siete pazzi?! Ci sarà voluto almeno un’ora!-
-Un’ora e sette minuti per la precisione.-
A entrambe scappò un risolino.
-Beh, siamo andati al Pandemonium e siamo tornati che erano le quattro, i miei non si sono accorti assolutamente di nulla!-
-Voi non state bene!-
Concluse Courtney.
La giornata uggiosa le rendeva ancora più scura la pelle, fino a coprirle quasi le lentiggini; il naso all’insù la rendeva raffinata, e se riuscivi ad andare oltre il suo essere perfettina allora avresti potuto scoprire una persona fantastica, determinata e piena di energia.
-Tu invece?-
-Io niente, ieri sera mi ha scritto Scott.-
-Sei seria? Lui!?-
-Lui.-
Arrossì abbassando lo sguardo, ma continuando a sorridere mischiano la felicità all’imbarazzo.

Continuarono a parlare per alcuni minuti, infine si alzarono e andarono a pranzare in mensa.
Il cuoco, soprannominato come “tritacarne”, era un omone di origini sud-americane con lo sguardo sempre corrucciato che si divertiva a terrorizzare gli allievi della scuola e li torturava con della sbobba immangiabile.
Le due ragazze si erano sedute al tavolo con Bridgette e Geoff, una coppia secolare, stavano insieme ormai da quando avevano tredici anni.
Tutti si erano abituati a vederli insieme e se all’improvviso avessero dovuto lasciarsi ogni singolo ragazzo o ragazza a Moonlake ne sarebbe rimasto scioccato.
Entrambi biondi e con gli occhi chiari, passavano il loro tempo sempre insieme, senza mai separarsi.
Mentre Gwen, Courtney e Geoff guardavano una massa informa grigiastra ondeggiare nel loro piatto, Bridgette alzò in modo circospetto la cartella e la poggiò sul tavolo, tirando giù la cerniera in modo da evitare di produrre qualsiasi suono e ne estrasse con mano tremante un panino avvolto in un tovagliolo.
Non fece in tempo a prenderne un solo morso che sentì la stretta di una grossa mano sulla sua spalla destra.
I suoi occhi si riempirono subito di terrore e rimase impietrita.
-In questa mensa si mangia quello che io servo.-
La voce profonda e minacciosa di Tritacarne fece gelare il sangue nelle vene di tutti i presenti, poi l’uomo le prese il panino dalle mani e se ne tornò dietro il bancone.
Il silenzio governò sovrano fino a quando tutti non si ritrovarono fuori.
-Quel coso mi fa venire i brividi.- la surfista stava parlando sbigottita.
-A tutti in pratica. E’ pazzo, cioè, ma ti pare che fai una cosa del genere?- Courtney era letteralmente scioccata e continuò a blaterare qualcosa riguardo a parlarne con il preside e farlo licenziare. D’altronde lei era la principale candidata come presidentessa del consiglio studentesco e organizzatrice del corso pomeridiano di teatro. La grinta l’aveva nel sangue.

Quando la giornata scolastica giunse al termine Gwen si avviò verso la strada di casa spossata dalla fatica e dal peso dei libri di testo pregustandosi mentalmente il momento in cui avrebbe potuto gettarsi sul divano, accendere la televisione e mangiare patatine guardando un film horror.
All'improvviso il vibrare del suo cellulare la fece sobbalzare.
Una musichetta che non aveva mai sentito prima proveniva dalle sue tasche.
Ricordava un carillon per bambini, era così spettrale che il sangue le si gelò nelle vene.

Lo sfilò lentamente e guardò lo schermo.
Hai 1 messaggio nella segreteria telefonica.
Chi diavolo lasciava messaggi nella segreteria telefonica?
Compose titubante il numero per ascoltare il messaggio e avvicinò l'apparecchio al telefono.

 

Messaggio registrato il 2 giugno alle ore 20.17

Anf. Anf.
Clack.
Tump. Tump.

-Non farlo Gwen! No!-

Com'era possibile? Era sono il venticinque di maggio. Probabilmente c'era stato un errore, e poi quello che aveva sentito era assurdo! Completamente assurdo! E la voce, quella voce, sembrava quella di Courtney.

Courtney fece girare le chiavi nella porta secondaria che permetteva d’accedere al teatro dell’istituto, spinse la maniglia ed entrò.
Passeggiò sul parquet freddo del palco, si fermò a toccare le tende di velluto rosso e guardò l’imponente massa di poltrone che si estendeva imponente davanti a lei.
Si sentì immensa.
Rimase qualche minuto come ipnotizzata, dopo di che prese il cellulare dalla tasca e guardò che ora fosse.
Le sedici e trentotto.
Gli altri erano dannatamente in ritardo, come al solito.
Questa cosa la faceva uscire di testa, ma ne approfittò per indossare una tuta nera e per prendere il taccuino con il piano di lavoro.
Era ancora nei camerini quando sentì la porta chiudersi.
Fece una smorfia e si precipitò sul palco pronta a rimproverare chiunque avesse osato varcare la soglia.
Nessuno.
Le sue gambe si bloccarono e il suo viso assunse un’espressione più sconcertata.
Era sicura di quello che aveva sentito.
Si girò di scatto e se lo ritrovò davanti.
Dalla bocca le scappò un piccolo grido.
Riconobbe i capelli color carota e le lentiggini sparse per tutto il viso.
Cosa diavolo ci faceva Scott lì?
-Court! Calma!- il ragazzo aveva parlato con un sorriso di vittoria.
Lei si limitò a voltargli le spalle, tirò fuori una cassa da dietro le quinte e fece finta di frugarci dentro, ma poteva sentire la sua presenza dietro di lei.
-Sì può sapere che diavolo ci fai tu qui?- sbottò.
-Volevo farti una sorpresa, ti vedo entusiasta, eh?-
-Sono impegnata, sei cieco?-
-Ok, scusa se volevo essere gentile, ieri non sembrava ti dispiacesse così tanto parlare con me.- disse cercando di provocarla in modo innocuo.
-Ora sì.-
-Bene, ci vediamo.-
Il ragazzo si incamminò verso l’uscio, Courtney smise di frugare a caso e lo guardò mentre poggiava la mano pallida sulla maniglia. Non si aspettava una reazione del genere. L'aveva colta di sorpresa. Forse non voleva davvero che lui se ne andasse.
Per un attimo aveva creduto che fare la preziosa lo avrebbe fatto invaghire ancora di più di lei.
E forse era così, ma non poteva permettersi di scoprirlo.
-Aspetta.- gridò.
Lui si girò sorridendo e la guardò dolcemente.
-Puoi restare a guardare le prove se ti va, sempre che quegli sfaticati si degnino di arrivare in orario…-
-Certo che mi va.- si avvicinò alla ragazza e portò le sue labbra a quelle della ragazza chiudendo gli occhi.
Lei lo spinse via ridendo.
-Vai a sederti in platea, va’!-
-Piccola, ma così non vale!-
In risposta si limitò a dargli un bacio sulla guancia.

Bridgette lasciò lentamente le labbra di Geoff.
Si salutavano così ogni pomeriggio.
Lui l'accompagnava fino a casa, la baciava, e la guardava aprire il cancello di casa sua.
Lei saliva le scale della sua villetta, apriva la porta e poi lo guardava con dolcezza.
Erano così innamorati che potevano permettersi di stare in silenzio.
La sola presenza dell'altro li faceva sentire completi.
E così, quel giorno, come tutti gli altri giorni, Bridgette si richiuse la porta di casa alle spalle ripensando alla sua giornata e sorridendo con malinconia mista a felicità.
I suoi genitori sarebbero stati via per lavoro tutta la settimana.
Aprì il frigorifero alla ricerca di qualcosa di commestibile e ne tirò fuori una confezione di insalata pronta.
Avrebbe potuto chiedere a Geoff con lei.

Ma quel giorno una sensazione di amarezza le gravava sull'animo, un odore di morte aleggiava nell'aria, e lei sembrava sentirlo.

Gwen gettò la cartella di fianco alla porta e si sedette sul divano.
Finalmente avrebbe potuto rilassarsi, nonostante lo strano evento avvenuto quel pomeriggio l'avesse scossa e resa inquieta.
Quello che ci voleva era un bell'horror, era perfino troppo stanca per alzarsi a prendere le patatine.
Accese prima la televisione e poi il lettore DVD.
All'interno c'era una collezione di capolavori che aveva masterizzato il giorno prima.
Fece scorrere un po' i titoli e alla fine si fermò su “The Call”.
Non si ricordava molto della trama e del film in generale, eccetto che fosse asiatico.
Poggiò delicatamente la testa sul cuoio fresco.
Dei ragazzi stavano parlando ad un ristorante.
Ad uno squillò il cellulare.
Le palpebre le si fecero pesanti.
Hai.
Poi il buio.

 

Angolo dell'autore (che è pazzo)
E così, dopo il trailer, arriva il primo capitolo ufficiale.
Secondo me era meglio il trailer, penso che dovrei limitarmi a scrivere quelli ahah.
Allora: un grazie speciale a Stella2000 che in pratica schiavizzo come BetaReader.
Grazie, grazie, grazie.
Inoltre ho più o meno seguito il consiglio di Sunburst facendo partire il tutto un po' al rallentatore.
Non so se conoscete Marlene King, ma lei si diverte a dare spoiler misteriosi e che alla fine significano poco niente; ecco, io sono in vena di spoilerare qualcosa, su qualsiasi mia storia. :D
A proposito, il Pleurite Channel chiude senza mai aprire, aggiornare ogni giorno è impossibile ahah, e sospendo Teboon Island, non è il mio stile.
Se qualcuno volesse ereditarlo lo do volentieri e gli dico l'idea che avevo avuto (la cara Stella può confermare che è bella, o almeno credo, u.u)
Altrimenti aggiornerò moooolto a rilento, ma molto molto.
Ho ricominciato Hypercube quindi probabilmente ci risentiamo nel week end!
Baci e Abbracci
Gossip Girl
(okay no sto delirando)


 

  
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