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Autore: ShootinStar    18/07/2014    2 recensioni
“Con quei capelli potresti essere scambiata per una di famiglia. Sono quasi identici a quelli di Lily e di Rose!” ed aveva aggiunto: “Mio fratello deve aver ereditato la propensione per le rosse da mio padre e da mio nonno”. //
Fanfiction ambientata ad Hogwarts 24 anni dopo la Seconda Guerra Dei Maghi (siamo nel 2022), con protagonisti i figli del "golden trio" e alcuni loro coetanei inventati da me, oltre ad altri personaggi che sono sicura sarete felici di incontrare di nuovo. Non scrivo da un po', ma spero di esserne ancora in grado!
Buona lettura :) - Frannie
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Altro personaggio, James Sirius Potter, Rose Weasley, Scorpius Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Per quanto solitamente trovasse le lezioni del professor Robins piuttosto interessanti, quel giorno Lily non riusciva proprio a rimanere concentrata. Il giovane insegnante stava cercando di riportare la classe all'ordine e contemporaneamente di acchiappare i colibrì sparsi qua e là per la stanza, pentendosi di aver scelto degli animali tanto piccoli per la sua lezione di “trasfigurazione di uccelli in tazze per il tè”. Alcuni studenti di Serpeverde lanciavano palline di carta ai minuscoli uccelli sghignazzando, mentre le sfortunate creature scappavano all'impazzata, seminando piume gialle su tutto il pavimento. Lily stava giocherellando distrattamente con la tazzina a fiori arancioni appena creata, ripensando a tutta la faccenda dell'unicorno ed alle varie ipotesi che lei e Malfoy avevano elaborato nei giorni precedenti. “E se fosse qualcuno all'interno della scuola”. Il giovane Serpeverde aveva scosso la testa con convinzione. “La preside ha radunato un corpo docenti di cui si fida ciecamente, nessuno tradirebbe mai la sua fiducia”. “E se invece si trattasse di uno studente?” aveva domandato di nuovo, fremendo. Ancora un cenno della testa bionda. “Chi farebbe mai una cosa simile?” “Non lo so, ma non può trattarsi di una persona esterna. Nessuno è mai riuscito a varcare le porte del castello senza l'autorizzazione della preside in persona, la scuola è circondata da incantesimi di protezione in grado di resistere a qualunque cosa” “Già, ma ti sbagli: qualcuno è riuscito ad entrare una volta”. Lily lo aveva guardato senza capire, poi si era ricordata. “Stiamo parlando della Grande Battaglia, un episodio unico ed irripetibile. Nessuno riuscirebbe mai ad accumulare un tale potere, non di nuovo”. Ma quell'idea le stava ancora vorticando nella mente, acquistando una forma sempre più definita. Possibile che qualche antico seguace del più grande mago oscuro di tutti i tempi si fosse nuovamente fatto vivo? E se così fosse, che cosa stava tentando di fare?
Quando finalmente il professor Robins si sedette sulla propria scrivania, senza fiato e con i capelli tutti spettinati, la Grifondoro alzò una mano con decisione. “Parla pure, Lily” sbuffò l'insegnante, sistemandosi gli enormi occhiali rotondi sulla punta del naso. Lei si schiarì la voce. “Mi chiedevo, professor Robins...lei ha partecipato alla Seconda Battaglia di Hogwarts, dico bene?”. L'uomo sussultò ed annuì lentamente. “Già, ero solo al quarto anno, proprio come voi” aggiunse. “Giusto. Mi chiedevo se saprebbe spiegarci in qualche modo come è stato possibile che gli incantesimi protettivi di Hogwarts fossero spezzati. Insomma, come hanno fatto Voldemort e gli altri a superare le barriere? E crede che potrebbe succedere nuovamente?”. Un inquietante silenzio era sceso su tutta la classe. Perfino suo cugino Hugo, impegnato fino a pochi attimi prima a sonnecchiare con la testa sul banco, si era voltato verso di lei con circospezione. L'uomo tossicchiò per schiarirsi la voce, poi guardò uno ad uno ogni studente presente nella stanza. E sospirò. “Purtroppo non è così semplice da spiegare. La notte del 2 Maggio 1998 successero molte cose terribili ed il mago oscuro di cui oggi non temiamo più il nome possedeva un potere senza confini, la magia oscura che era riuscito ad accumulare avrebbe fatto impallidire chiunque. Gli insegnanti e gli studenti, me compreso, fecero tutto il possibile per rafforzare la barriera magica che ci separava dal suo esercito di Mangiamorte, ma fu tutto inutile. Si erano già insediati all'interno della scuola, erano diventati i nostri insegnanti, coloro che ci mostravano le Maledizioni Senza Perdono al posto dei comuni incantesimi ed avevano conquistato perfino il Ministero della Magia. Quindi non fu così difficile per loro spianare la strada a Voldemort e tutti i suoi seguaci”. Lily sentì un brivido scenderle lungo la schiena, ma cercò di non farci troppo caso. “Quindi ci fu anche un sabotaggio interno, per così dire?” chiese lentamente. Il professor Robins ci pensò su ed annuì. “Definitivamente, si. Tutti facemmo del nostro meglio, ma come già saprete, Voldemort aveva messo alcuni Mangiamorte quali i fratelli Carrow a capo della scuola ancora prima dello scoppio della cosiddetta Seconda Battaglia” “Quindi crede che...” “Che una cosa del genere possa ripetersi? Spiacente deluderti, Lily, ma dubito che qualcuno riesca nuovamente ad infiltrarsi all'interno del castello con tanta facilità e soprattutto sono certo che là fuori non ci sia nessuno neppure lontanamente paragonabile a Voldemort o ai suoi tirapiedi”. La ragazza annuì senza troppa convinzione. L'uomo si rivolse nuovamente a lei. “Perché tanto interesse per questo argomento, comunque? Credevo che tuo padre te ne avesse parlato a sufficienza, considerato che fu uno dei protagonisti in assoluto...” “Si beh, diciamo che non è molto ferrato sulle questioni tecniche riguardanti gli incantesimi di protezione eccetera, la mia era semplice curiosità” si affrettò a chiarire, abbassando lo sguardo e riprendendo a riflettere, mentre il resto della classe le lanciava occhiate ambigue che lasciavano ben poco all'immaginazione.
 
 
“Hey Rhonda, sta' più attenta con quei bolidi!” aveva urlato Dorian, dopo averne schivato un altro che sembrava proprio diretto alla sua testa. La ragazza si era voltata dall'altra parte scuotendo i lunghi ricci neri e si era allontanata sulla sua scopa come se niente fosse. Dorian sbuffò. Che situazione. Speriamo che prima o poi la smetta di fare la sostenuta. Un movimento alla sua destra lo riportò al suo ruolo di portiere, giusto in tempo per impedire che uno dei propri cacciatori insaccasse la pluffa nell'anello centrale. Dopo quella prima partita dell'anno così disastrosa aveva iniziato ad allenarsi con tutto se stesso, diventando perfino più abile di quanto già non fosse. Come se diventare il miglior portiere della storia del Quidditch possa riparare ai danni che ho fatto. Se solo Nat potesse uscire dall'infermeria... Un rumore proveniente dal centrocampo attirò la sua attenzione; sembrava un battito di mani, come se qualcuno stesse applaudendo e in quel momento vide una figura agitarsi per farsi vedere da tutta la squadra. Strizzò gli occhi per metterla bene a fuoco, ma nonostante tutto non riusciva a crederci. James gli sfrecciò accanto, scendendo in picchiata con il resto dei Grifondoro e fermandosi a poche spanne da terra; Dorian lo vide saltare giù dalla scopa e contemporaneamente sollevare la ragazza in un abbraccio. Anche a quell'altezza riuscì a sentire la sua voce che urlava: “Mettimi giù Potter, sei tutto sudato!” accompagnata da una risata. Quando finalmente si decise a scendere a terra, Natalee stava ancora salutando i compagni di squadra: sorrise all'altra cacciatrice del suo stesso anno, abbracciò ancora una volta Rhonda ed allungò una mano per scompigliare i capelli ad Oscar, il portiere che lo aveva sostituito contro i Serpeverde e che per una volta si limitò a ridacchiare senza lamentarsi per i capelli tutti in disordine. “Allora? Dov'è la tua divisa da Quidditch?” chiese subito James, gli occhi che brillavano per l'eccitazione. Natalee ridacchiò e si schiarì la voce. “Madama Chips mi ha lasciata uscire, ma mi ha ordinato di aspettare ancora una settimana prima di salire nuovamente sulla scopa. Sì, proprio ordinato” ripeté, sorridendo tristemente. Un'espressione delusa si fece strada sulla faccia di tutti i presenti, poi fu Rhonda a parlare di nuovo: “Non preoccuparti dai, l'anno è lungo e avrai modo di farla pagare a quella serpe di Eliza. L'importante è che tu sia di nuovo sveglia e perfettamente cosciente” e le diede una leggera pacca sulla spalla. Natalee annuì, tornando serena. Poi fece un gesto impaziente con le mani. “Che fate ancora qui? Tornate ad allenarvi o la prossima volta persino i Tassorosso ci faranno il culo!” ed il resto della squadra scoppiò a ridere, prima di salire nuovamente in groppa alle scope e tornare alle proprie postazioni.
Dorian era rimasto in disparte, aspettando che gli altri si allontanassero. Le si avvicinò con passò incerto ed allungò una mano con atteggiamento meccanico. “Bentornata, allora” farfugliò, improvvisamente a corto di parole. Natalee osservò quella mano tesa verso di lei, poi alzò lo sguardo per incontrare i grandi occhi verdi che in quel momento la stavano fissando con terrore e gli si buttò al collo, stringendolo più forte che mai. Dopo un attimo di confusione, Dorian le circondò la schiena con le braccia e rispose all'abbraccio, chiudendo gli occhi. Grazie a Dio. Mentre i capelli di lei gli solleticavano la guancia, la sentì sussurrargli all'orecchio: “Non credere che non sia ancora arrabbiata con te, sono a dir poco furibonda. Hai abbandonato la squadra in un momento critico e non so neppure perché tu l'abbia fatto” “Hai ragione, sono stato un idiota e...” “Non ho finito!” lo interruppe lei, continuando a stringerlo. “Si, sei stato un'idiota irresponsabile ed egoista, ma so che sei venuto a trovarmi ogni notte. Ti ho sentito”. Quell'ultima frase lo fece sussultare. Le aveva parlato con tranquillità, convinto che dormisse troppo profondamente per poter udire le sue parole, ma non era così. “E ti ringrazio, per esserti preoccupato così tanto e per aver violato tutti i coprifuoco ed aver eluso la sorveglianza di Gazza. È stato dolce da parte tua e sinceramente non me l'aspettavo”. La sentì ridacchiare e ringraziò ancora una volta di poterla riavere lì, sana e salva. “In ogni caso, dovrai farti perdonare per non essere venuto a quella partita, quindi torna subito ad allenarti con gli altri se non vuoi che ti spedisca subito in infermeria ad occupare il letto che ho appena liberato!” esclamò, allontanandosi da lui con un sorrisetto. Dorian annuì, felice come non mai. Quando fu sul punto di staccare i piedi da terra, però, Natalee lo trattenne per la manica. “Ho sentito anche la parte riguardante la scritta sulle porte della scuola e sappi che non ho intenzione di starmene con le mani in mano, anche a costo di andare io stessa a cercare quel bastardo”. Tipico. Esce da un trauma cranico e vuole già tornare a fare l'eroina. Dorian sorrise e volò via, riappropriandosi dei suoi amati anelli e sentendosi il cuore più leggero.
 
 
Quella notte
 
 
Rose scivolò fuori dall'entrata della Sala Comune dei Corvonero, richiudendo la porta dietro di sé. Aveva percorso a malapena metà del primo corridoio quando si sentì afferrare per un braccio e spingere contro il muro. Per un attimo temette che si trattasse di Gazza che l'aveva beccata in pieno mentre trasgrediva alle regole, uscendo dopo il coprifuoco, ma una voce soffocata pronunciò la parola “Lumos!” e un lampo di luce illuminò il viso molto più giovane e affascinante di Scorpius Malfoy. Per poco la ragazza non gli tirò uno schiaffo. “Mi hai spaventata a morte!” mormorò innervosita, rendendosi conto solo in quel momento che il ragazzo stava ancora premendo con tutto il corpo contro il suo, la mano destra ferma sulla sua spalla. Il Serpreverde ridacchiò. “Credevi fossi Gazza?”. Rose annuì, la fronte aggrottata. “Che ci fai qui?” “E tu perché sgattaioli fuori dopo il coprifuoco?” chiese a sua volta lui, senza allontanarsi neanche di un centimetro. L'aria tra i due cominciava a farsi calda e tesa come una corda di violino. La ragazza sospirò e a malincuore staccò la mano di lui da dove sembrava ormai incollata e la lasciò cadere. “Non ho sonno e Megan mi aveva avvertita che stasera sarebbe stata visibile una costellazione molto bella di cui non ricordo il nome. Stavo andando alla torre di Astronomia” confessò, abbassando lo sguardo.
Scorpius annuì, senza distogliere gli occhi da quella massa di capelli rossi che sembravano risplendere nonostante la scarsa luce. “D'accordo, andiamo” disse alla fine, avviandosi verso la fine del corridoio. Rose strabuzzò gli occhi, sebbene il buio celasse la sua espressione. “Come sarebbe a dire andiamo?” domandò, seguendolo con passo incerto. Il ragazzo piegò la testa verso di lei, continuando a camminare con passo leggero. “Conoscendoti non mi avresti mai chiesto di venire con te di tua spontanea volontà, quindi ho deciso di fare io il primo passo”. Le rivolse un sorriso sghembo e si voltò di nuovo. La ragazza avrebbe voluto parlare di nuovo, ma per qualche strana ragione rimase in silenzio mentre attraversavano il castello.
 
 
Al si rigirò per l'ennesima volta sotto alle morbide coperte verdi. Pochi istanti prima gli era parso di intravedere Malfoy uscire dal dormitorio, ma non gli aveva dato troppo peso. Ormai non si sorprendeva più di sentirlo sgattaiolare via durante la notte, quel ragazzo sembrava passare molto tempo da solo e non esserne affatto dispiaciuto. Non è certo un mio problema pensava ogni volta, ma le parole che suo padre gli diceva quando era ancora un bambino gli tornavano alla mente: “Ricorda, Al, le persone che sembrano non volere l'aiuto di nessuno sono quelle che ne hanno più bisogno. E non lasciarti mai condizionare dai pregiudizi altrui, neppure dai nostri”. Erano parole più che vere e sapeva bene che la rivalità tra la propria famiglia e quella di Scorpius non era priva di fondamento, ma quel ragazzo non sembrava assomigliare affatto a suo padre o suo nonno, il che lo rendeva già più simpatico ai suoi occhi. Inoltre, voci di corridoio (presenti nella stessa casa dei Serpeverde) affermavano l'esistenza di un interesse da parte del giovane nei confronti di Rose e questo non aveva allarmato Al come previsto.
Pensare a suo padre gli aveva fatto ricordare la lettera ricevuta tre giorni prima a cui non aveva ancora avuto il tempo di rispondere. Se sua madre l'avesse saputo, si sarebbe sicuramente infuriata per bene ed il ragazzo temeva le scenate di Ginevra Potter Weasley più di qualunque altra cosa. Visto che non riusciva a prendere sonno, scostò le coperte con un movimento brusco e si alzò, dirigendosi verso il piccolo scrittoio vicino alla finestra della camerata. Grant e gli altri due Serpeverde stavano ancora russando ed il ragazzo non si preoccupò neppure di sollevare la sedia dal pavimento di legno, producendo un leggero scricchiolio che, come si era aspettato, non turbò minimamente il loro sonno. Si sedette ed aprì il foglio di pergamena che aveva lasciato là sopra insieme ad alcuni libri. La calligrafia di suo padre era obliqua e un po' allungata, ma facilmente comprensibile.
 
Caro Albus,
ti scrivo per la prima volta dall'inizio del nuovo anno scolastico su esplicita richiesta di tua madre, che come potrai immaginare non fa altro che preoccuparsi di quanto tu sembri magro, delle lezioni di Difesa Contro Le Arti Oscure a suo avviso “troppo pratiche” e della possibilità che le Serpi possano ucciderti nel sonno. Ovviamente i suoi timori sono del tutto infondati, ma ci tenevo a salutarti e a chiederti un po' come state tu ed i tuoi fratelli. Come va la squadra di Quidditch? James ha già giocato la prima partita? Come al solito mi affido a te, cerca di tenerlo lontano dai guai (e dalle ragazze, soprattutto).
A proposito, che mi dici di quella graziosa Serpeverde che ti ha prestato gli appunti di Storia della Magia quest'estate? Si chiamava Abigail, se non sbaglio. Non hai nulla da dirmi a riguardo? Anche se sembrava un po' più grande di te, nulla vieta che possa nascere qualcosa! Ricordati che uscivo con una ragazza del sesto anno quando io ero ancora al quinto (cerca di non far sapere a tua madre che te ne ho parlato, odia risentire quella storia).
Eviterò di domandarti come vanno le lezioni, i tuoi voti non hanno certo bisogno del mio controllo (a differenza di tuo fratello, che sembra ancora convinto che saper fare qualche incantesimo sia sufficiente per diventare un ottimo auror. Che razza di sfaticato!) e già che ci sei, saluteresti il professor Paciock da parte mia? Anche tua madre gli manda un bacio.
Qualche novità a scuola? Oscure presenze? Nuove minacce? Per qualsiasi problema non esitare a parlare con me e farò tutto il possibile per darti un consiglio, vista la mia (tristemente) considerevole esperienza in merito.
Hagrid invece, sta bene? Alisecco è in ottima forma come quando sono venuto a trovarlo l'anno scorso? Insomma, raccontami qualcosa di questa Hogwarts che mi manca terribilmente ogni giorno di più! Ah, tua madre mi sta chiedendo di ricordarti che da dicembre inizieranno le gite ad Hogsmeade, perciò avvertimi se dovesse servirti il nostro permesso scritto. E da' un'occhiata anche a Lilu di tanto in tanto, con discrezione, come sai fare tu.
Cerca di rispondere presto, un abbraccio da entrambi
 
Mamma e Papà
 
Adorava quando era suo padre a scrivere le lettere; riusciva a rassicurarlo ed allo stesso tempo farlo sentire amato, senza per questo assillarlo con preoccupazioni superflue (cosa che invece rimaneva più difficile per sua madre, diventata improvvisamente troppo ansiosa da quando anche lui aveva iniziato il proprio percorso ad Hogwarts). Afferrò una piuma dal calamaio e cominciò a scribacchiare su un altro pezzo di pergamena la risposta alla lettera.
 
Cari mamma e papà,
vi ringrazio per la lettera e mi scuso se la risposta vi arriverà in ritardo, ma a scuola sono successe alcune cose e non ho avuto molto tempo per scrivere. Innanzitutto, vi informo che è ufficialmente iniziato il campionato di Quidditch (per quanto poco mi interessi, ma so che per te è molto importante, papà, così come lo è per James), ma purtroppo i Grifondoro hanno perso contro Serpeverde, a quanto pare per colpa dell'assenza ingiustificata di Baston.
So che sei alla ricerca di pettegolezzi almeno quanto la mamma, ma devo deluderti: Abigail è soltanto un'amica, una sorta di tutrice all'interno del “covo delle serpi”, come piace dire a Lily, nulla di più! Ed inoltre, credo sia interessata ad un altro Potter, non so se mi spiego.
Per quanto riguarda la scuola, va tutto alla grande (anche se di questi tempi non siamo ancora troppo carichi di verifiche, quindi è facile dirlo) e sono sicuro che il professor Paciock gradirà i vostri saluti, quell'uomo parla costantemente di te, papà! Per quanto riguarda le “oscure presenze”, direi che hai proprio scelto le parole adatte, visto che è stato trovato un unicorno con il corno pietrificato e successivamente una scritta fatta col sangue (o perlomeno così sembrava) sulla porta d'ingresso della scuola. Piuttosto inquietante, no? La preside ha cercato di mettere tutto a tacere, ma James era già riuscito a scoprirlo (tipico di vostro figlio, se l'avessero beccato Dio solo sa che guai gli avrebbero fatto passare!). Nessuno ha la minima idea di chi possa essere stato e suppongo che neanche tu ce l'abbia, papà. Dico bene?
Vi terrò informati in ogni caso, sperando di potervi dare notizie migliori nei prossimi mesi. Per quanto riguarda il permesso per Hogsmeade, direi che abbiamo ancora un po' di tempo, mi basterebbe averlo per la fine del mese, se per voi non è un disturbo. E non preoccupatevi, ci penserò io a Lily (non vorrei che James fosse troppo impegnato con il Quidditch e le sue assidue ammiratrici!).
Un abbraccio ad entrambi
 
Al
 
 
“Se non sbaglio, dovrebbe trattarsi di Pegaso”. Rose si era voltata verso di lui di scatto non appena ebbe aperto bocca. Scorpius si strinse nelle spalle. “La costellazione di stanotte, intendo. Dovrebbero essere le quattro stelle della costellazione di Pegaso ad essere visibili di questi tempi” aggiunse, tornando a rivolgere lo sguardo verso il cielo notturno. La Corvonero si strinse a sua volta nelle spalle, ma quel gesto fu interpretato dal ragazzo in altro modo. “Hai freddo?” le chiese subito e senza aspettare una risposta, si tolse il giubbotto azzurro e glielo pose delicatamente sulle spalle. Rose sorrise riconoscente e dopo un lungo silenzio imbarazzante, cominciò: “Allora...come fai a sapere tutte queste cose di Astronomia?” “Mai provato a seguire veramente le lezioni della Sinistra?” domandò, alzando un sopracciglio. La ragazza scosse la testa, sorridendo con aria di scuse. “Beh, io sì. E ti assicuro che in questi anni ci ha insegnato solo circa il 60% delle cose che so attualmente a proposito delle stelle” e le rivolse uno sguardo fiero, ma non arrogante come ci si poteva aspettare dopo un'affermazione del genere. Era solo uno sguardo soddisfatto, quasi volesse sottolineare uno sforzo personale, un traguardo che aveva raggiunto da solo. A Rose piaceva quello sguardo. “Ah, davvero?” chiese, non sapendo bene cosa dire. Lui continuò: “Certo! Immaginavo che ci fosse molto altro dietro e così ho fatto alcune ricerche da solo ed ho scoperto molte cose interessanti sul moto delle galassie, informazioni che la scuola non ritiene necessarie, presumo, ma che io considero terribilmente affascinanti”. Sarebbe rimasta ad ascoltarlo per ore, se avesse potuto. Scorpius rivolse nuovamente il naso all'insù, godendosi quella distesa infinita di puntini luminosi, per fortuna senza neppure l'ombra di una nuvola che li privasse di quello spettacolo. “Mi piace cercare di svelare i segreti del cielo, tutti i meccanismi che stanno al di là di ciò che vediamo. È incredibile quanto possiamo apparire piccoli se paragonati all'immensità dell'universo!”. Quel pensiero sembrava attrarlo, mentre al contrario, per lei era fonte di angoscia e sconforto. Era vero, i loro problemi e le loro preoccupazioni erano quasi inesistenti se comparati a quella grandezza oltremisura, ma come potevano loro, così piccoli ed insignificanti, pensare di poter conoscere i segreti del cielo, come lui li aveva chiamati? E perché tutto quell'interesse per cose che sembravano irraggiungibili ed incomprensibili, a suo parere?
Scorpius si voltò nuovamente verso di lei, la fronte corrugata. “Qualcosa non va?”. Una pausa. “La mia incontenibile passione per gli astri ti ha impressionata così tanto che non riesci più a parlare?” provò a scherzare, storcendo la bocca in un sorrisetto sghembo. Rose sorrise a sua volte e fece segno di “no” con la testa. Aveva ragione, era la sua passione e non voleva rovinargliela solo perché non riusciva a capirla o a condividerla. Così cambiò argomento. “Cosa intendevi dire poco fa, in corridoio?” chiese a fior di labbra. Il ragazzo aprì ancora di più gli occhi, confuso. “Ma sì, quando mi hai detto che, conoscendomi, non ti avrei mai chiesto di venire con me e quindi hai deciso di fare tu il primo passo”. Scorpius si passò una mano tra i capelli biondo platino, mordendosi il labbro inferiore. “Mi sbagliavo, forse?” domandò a sua volta, guardandola dritta negli occhi. “No, però perché vorresti mai...” “Mi sembra chiaro a questo punto” rise lui. “Sono un appassionato di astronomia e stasera c'è una bellissima costellazione proprio sopra le nostre teste” “Ma perché venire quassù con me? Sapevi già della costellazione, no? Perché venire a cercarmi?” insistette la ragazza. Scorpius aprì la bocca per protestare, ma la richiuse. Aspettò qualche secondo e poi respirò profondamente. “Speravo di trovarti a girovagare per i corridoi, so che ogni tanto lo fai, quando non riesci a prendere sonno. Ti avevo già vista farlo altre volte, visto che anch'io preferisco andarmene in giro a notte fonda a rimuginare sui miei pensieri, piuttosto che rigirarmi nel letto...” “Okey, ma perché? Perché speravi di trovarmi in corridoio?” chiese ancora Rose, avvicinandosi al suo viso involontariamente. Il giovane Serpeverde la osservò, l'indecisione evidente negli occhi grigi.
Poi qualcosa sembrò addolcirsi nel suo sguardo ed allungò una mano per accarezzarle la guancia. La ragazza sussultò e fece per scostarsi, ma lui la trattenne per la spalla. “Smettila di fare così”. La voce di lui suonava come una supplica e Rose lo guardò senza capire. “Ti prego, smettila di avvicinarti a me per poi allontanarti un attimo dopo. Mi stai facendo diventare pazzo” sussurrò, il mento che gli tremava leggermente. La giovane Corvonero stentava a crederci. “Quindi sarei io quella che si avvicina e si allontana costantemente? Dico, ma tu invece cosa credi che...”. Ma qualunque cosa volesse dirgli, dovette tenerla per sé, visto che Scorpius aveva già coperto le sue labbra con le proprie. La baciò senza delicatezza, senza esitazione, senza preoccuparsi della sua reazione, perché forse già sapeva. Sapeva che da ormai troppo tempo entrambi avevano aspettato segretamente quel momento, riponendo quel pensiero nell'angolo più buio del proprio animo, fingendo che non esistesse, che non ci fosse la benché minima possibilità. Ma c'era, c'era eccome ed il fatto che in quel momento si trovasse stretta tra le sue braccia faceva sentire Rose persa e disorientata, ma allo stesso tempo serena, come se quello fosse il suo posto. Scorpius le aveva preso una mano e stava intrecciando le dita con le sue, mentre continuava ad accarezzarle le guance, il mento, i capelli ormai tutti scompigliati. Sembrava non stancarsi mai di quel bacio, di seguire i lineamenti del suo viso, le leggere venature del collo. Rose, d'altro canto, lo stringeva a sé, aggrappandosi al tessuto della maglietta, troppo leggera per quelle notti di novembre già così fredde, così lieve perché destinata ad essere portata sotto ad un giubbotto, il giubbotto che lei stava indossando.
Se lo tolse con uno strattone, mentre il ragazzo faceva scendere una mano sul suo fianco, ora fasciato dalla stoffa leggera della camicia di flanella blu. Un attimo dopo dovettero separarsi (seppur a malincuore) per riprendere fiato ed in quel momento Rose notò un leggero rossore sulle guance di lui. Lo sentì stringere di nuovo la sua mano, ricominciando a disegnare linee contorte sul palmo con il polpastrello. Sembrava essere a corto di parole, forse per paura di rovinare quel momento diventato inaspettatamente carico di tensione. La ragazza si allungò verso di lui, scostandogli una ciocca bionda da sopra l'occhio. Quando il giovane Serpeverde tornò finalmente a guardarla, gli sorrise dolcemente. “Credo che dovremmo venire più spesso quassù, sto cominciando ad appassionarmi anch'io a stelle ed astri” commentò, aspettando una sua reazione. Scorpius attese qualche secondo, poi scoppiò a ridere e colmò quella piccola distanza, ricominciando a baciarla.




Buongiorno :)
mi scuso per l'attesa di questo nuovo capitolo (e per la lunghezza un po' esagerata anche, credo sia il più lungo fino ad ora ahaha ma ormai mi ero lasciata trasportare)
Spero che la storia vi continui a piacere, anche se un po' più di partecipazione da parte vostra sarebbe gradita ;)
Un saluto a tutti/e, stay tuned

Frannie

 
  
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