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Autore: Verdeirlanda    18/07/2014    1 recensioni
*...Beatrice sospirò, guardò quel macabro dipinto che era diventata Firenze quella sera, e pensò a lui, era inevitabile pensare a lui. Dove sei Zoroastro, sei al sicuro, sei ferito, dove sei adesso?...
...."Andiamo via Nico." disse Zoroastro preoccupato "Andiamo alla bottega, lì saremo al sicuro con Andrea, Leonardo e Beatrice." Già, Beatrice. Pensò a lei. Si chiese se la ragazza fosse spaventata di fronte a tanta furia e follia, si disse che per fortuna alla bottega non correva pericoli. Almeno così credeva.*
La congiura dei Pazzi ha sconvolto Firenze, e questa rivolta, destinata ad essere sedata, non è altro che l'inizio di un'intricato intrigo ordito da Roma.
Leonardo Da Vinci, sua sorella Beatrice e il loro migliore amico Zoroastro si troveranno ad affrontare una situazione decisamente complicata, con l'aiuto ovviamente del giovane Nico, per evitare che Firenze soccomba.
E mentre tutto intorno a loro si sgretola e si ricompone con ritmo incalzante ed inaspettato, Beatrice e Zoroastro si confronteranno con il loro amore ancora mai dichiarato, destinato a rivelarsi e ad affrontare numerose tenebre prima di poter brillare senza paura alla luce dell'alba.
Genere: Avventura, Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Girolamo Riario, Leonardo da Vinci, Nico, Nuovo personaggio, Zoroastro
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Arrivati a Machu Pichu Ima aveva accolto i Da Vinci e i loro amici in un palazzo vicino al tempio.
Leonardo aveva chiesto ad Ima quando avrebbero potuto accedere alla Volta Celeste, e la ragazza aveva sorriso: "Sarà un sogno a dirmi che possiamo entrare." 
Ma erano ormai passati diversi giorni, e non aveva ancora sognato il loro ingresso nella Volta.
Ima però aveva ingannato la loro attesa raccontando della venuta dei Figli di Mitra, e il racconto della sacerdotessa aveva chiarito molti dubbi ai fiorentini, ma aveva anche aperto le loro menti a nuovi quesiti. Seduta con loro in una grande sala da pranzo aveva detto: "Ero una bambina quando i Figli vennero da noi. Fu festa grande quel giorno, li aspettavamo."
"Come li aspettavate?" chiese Leonardo piegandosi curioso in avanti "Come sapevate che sarebbero arrivati?"
"Perché altri vennero prima di loro e prima di andarsene ci dissero che altri sarebbero venuti da noi." rispose Ima "Da anni i Figli di Mitra giungono sulla mia terra. I primi arrivarono tanto tempo fa, e subito fu chiaro che erano amici del mio popolo. Impararono la nostra lingua e insegnarono ad alcuni di noi la loro, la insegnarono a quelli che come me potevano sognare. Ci parlarono del Libro delle Lamine, lo portarono qui una volta perché fosse al sicuro, e quando i loro nemici furono sgominato vennero a riprenderlo. I giorni in cui il Libro delle Lamine è stato nella Volta sono stati colmi di fortuna e prosperità per noi." 
I quattro si guardarono confusi: "Quindi i Figli hanno viaggiato molte volte fin qui e il Libro era già stato nascosto a Machu Picchu?" chiese Beatrice.
Ima rispose: "Sì. I Figli tornavano e poi andavano via, tante volte, come le onde del mare. 
Costruirono loro la Volta Celeste per custodire il Libro e poi tornarono a riprenderlo. Quando io ero una bambina lo riportarono, dissero che i loro nemici erano tornati, erano malvagi e non si sarebbero fermati davanti a nulla. Riposero il Libro nella Volta e poi ripartirono con la promessa che i loro discendenti sarebbero tornati da noi." sorrise a quei ricordi "Un uomo con la pelle scura come la notte, Solomon Ogbai, mi insegnò la vostra lingua e mi disse di essere fiera dei miei sogni, mi avrebbero resa una grande sacerdotessa. Fui triste quando partì."
Leonardo chiese, sempre più rapito dalla storia: "Ima, quando sono venuti per la prima volta i Figli di Mitra?" 
Ima rifletté: "I primi che vennero ripartirono tutti tranne uno che rimase qui, lui morì qui. Sulla sua tomba c'è scritto che è morto nel 1369."
Beatrice esclamò: "Più di cento anni fa! Possiamo...vedere questa tomba?" chiese.
Ima annuì: "Vi porterò al cimitero in cui li abbiamo seppelliti."
A quelle parole fu chiaro che molti Figli di Mitra avevano deciso di rimanere a vivere in quella terra lontana.
Lo stesso giorno Ima li condusse al cimitero di cui aveva parlato. Era una grotta sulle cui pareti erano stati incisi i nomi dei defunti e la data della loro morte. 
"Noi bruciamo i morti." spiegò la sacerdotessa "Abbiamo disperso le loro ceneri qui dentro, quelle scritte ci ricordano i loro nomi." 
"Cosa li avrà spinti fino a qui? E perché saranno rimasti?" chiese Nico guardando le incisioni.
"Questo posto è meraviglioso, non è difficile immaginare perché volessero viverci." commentò Leonardo "E queste scritte?" si inginocchiò per leggere meglio "Sono figlio della terra e del cielo stellato, di sete son arso, ti prego..."
"...ti prego, lascia che io mi disseti alla fonte della conoscenza." concluse Beatrice, Leonardo si girò, la guardò interrogativo "Ehm, c'è scritta la stessa cosa su questa lapide, solo che è scritta in ebraico."
"E qui è scritta in greco." disse Nico, aveva studiato quella lingua per i suoi studi propedeutici per diventare avvocato. 
Osservarono le tombe, la stessa frase era stata scritta in italiano, ebraico, greco, arabo, abissino e in altre lingue. Dopotutto, ricordò Leonardo, i Figli di Mitra sono trasversali alle culture e alle religioni.
"Che sia il motto della setta?" ipotizzò Zoroastro.
"Direi di sì. Mi chiedo cosa voglia dire, e mi chiedo perché siano rimasti, perché non abbiano parlato con nessuno di questo luogo." disse Leonardo.
Beatrice scosse la testa e a voce bassa mormorò "Ci sono troppe cose che non sappiamo su di loro."


"Leonardo, non ti agitare." Beatrice guardò il fratello tormentarsi e tamburellare sul tavolo con le dita  "Presto Ima avrà la sua visione. Per intanto direi che non ci va così male, in questo palazzo stiamo bene, ci trattano in modo così ospitale e gentile..."
"Lo so, è che non capisco cosa vogliano queste persone da noi." rispose Leonardo "Loro ci stavano aspettando, ma per fare cosa?"
"A sentire Ima noi dovremo proteggere il Libro." disse Zoroastro.
"Prima di arrivare qui ero convinto che dovessimo trovare il Libro e portarlo con noi." spiegò Leonardo.
Beatrice annuì: "Anche io la pensavo così. Ma per loro il Libro è molto importante, non ci permetteranno mai di portarlo via." 
"E poi cosa vuol dire che dobbiamo proteggerlo? È chiuso in una Volta, protetto da trappole quasi insuperabili. Perfino noi faticheremo ad entrare." commentò Leonardo "Davvero non so cosa dovremo fare."
"Lo capiremo Leo, vedrai." cercò si rassicurarlo Beatrice.
"Infatti, alla fine noi..." disse Zoroastro, ma fu interrotto dal rumore di passi nel corridoio.
Ima fece il suo ingresso nella stanza.
"Hai fatto quel sogno!" esclamò felice Leonardo.
"Amici miei, non è ancora tempo." rispose Ima, sembrava piuttosto tesa "Sono qui perché dovete venire con me. Ci sono delle novità."
La sacerdotessa li condusse ad un edificio rettangolare di pietra scura.
"Che posto è questo?" chiese Leonardo.
"Le prigioni." rispose Ima varcando la soglia e dicendo loro di seguirla.
Scesero delle scale e giunsero ad un corridoio illuminato da torce e sorvegliato da alcuni guerrieri dal viso dipinto, Ima ordinò ad uno di loro di aprire la porta di una cella.
Senza dire altro Ima entrò nella stanza, i quattro la seguirono curiosi. Due guardie munite di torce e altre tre armate di mazze dalla punta di ferro si disposero nella camera.
"Perché ci hai portati qui?" chiese Leonardo cercando di abituare gli occhi alla semi oscurità della cella.
"Artista." disse una flebile voce, una figura sbucò da un angolo raggiungendo lo spazio illuminato.
Beatrice spalancò gli occhi per lo stupore: "Non è possibile..." mormorò.
Il conte Riario sorrise: "Alla fine ci incontriamo di nuovo. Ma non avevo dubbi sul fatto di trovarvi tutti qui." Alle sue spalle sbucò Mercuri, entrambi erano malconci e visibilmente preoccupati.
"Come avete fatto ad arrivare? La Vostra mappa era un falso, non portava da nessuna parte!" esclamò Leonardo.
"Ne avevo fatto disegnare una copia non appena Leda me l'ha consegnata." spiegò Riario "Non sono un ingenuo, sapevo che avreste cercato di fregarmi. Ma non avevo previsto che sareste scappati da Firenze, credevo che lo avreste fatto a Napoli. Non immaginavo aveste già una nave a disposizione, l'avete pagata con i soldi dei Medici, non c'è altra spiegazione."
Beatrice avvertì un brivido glaciale guardando Riario, per scacciarlo si rivolse ad Ima: "Come mai sono in prigione?"
Ima raccontò: "Le nostre sentinelle li hanno trovati al tempio di Quilla e li hanno catturati. Questa mattina ho interrogato l'uomo dai capelli bianchi, diceva di essere colui che aspettavamo, ma lui non ha saputo risolvere l'enigma come hai fatto tu."
Beatrice era stupita, Mercuri era stato un Figlio di Mitra ed era presente quando Leda era morta, aveva ascoltato le sue ultime parole, eppure non gli erano tornate in mente.
"Ho compreso che sono loro i nemici di cui mi avete raccontato." disse Ima ricordando i loro discorsi.
"Sì, sono loro." annuì Leonardo.
"Sono venuti sulla mia terra con intenzioni malvagie e per questo saranno puniti." decretò Ima.
"Come potete affermare che non siamo stati mandati da Dio in questo luogo?" chiese Riario "La nostra missione su questa terra ha una natura divina che nemmeno voi potete immagin..."
Ima, rabbiosa, lo interruppe: "Silenzio! Voi avete sfidato gli dei profanando la mia terra con la menzogna! Sono adirati per questa offesa, lo percepisco!"
Beatrice e gli altri non avevano mai visto Ima infuriata, e la guardarono ammutoliti, la sacerdotessa sapeva come incutere timore, i suoi occhi neri erano luccicanti come bracieri e la sua voce sempre gentile era diventata ferma e dura.
"E l'ira dei nostri dei deve essere placata, mostreremo loro la nostra devozione con il vostro sacrificio. Domani sera l'uomo con i capelli bianchi sarà sacrificato sulle lastre di pietra." disse Ima, poi guardò Riario "Invece tu, che ti proclami uomo di Dio, il sangue sgorgherà dalla tua gola e placherà la sete di Pachamama. Solo il suo intervento potrà rovesciare la mia decisione."
Mercuri impallidì, Riario deglutì e la fissò con rabbia.
"Volevo che li vedeste e conosceste il loro destino, e sarete presenti al loro sacrificio." disse Ima rivolta ai suoi amici stranieri "Placata la rabbia degli dei potremo accedere alla Volta."
"Dunque hai sognato." disse Leonardo.
Ima sorrise: "Ho visto il sangue degli stranieri bagnare l'altare di Pachamama, e quando l'ho preso a coppa tra le mie mani la porta della Volta si è aperta. La loro morte ci indica che possiamo entrare."
Era decisamente una visione molto macabra, pensò Leonardo, ma avrebbe permesso loro di accedere alla Volta Celeste. Guardò Riario e Mercuri, erano decisamente sconvolti, e come dargli torto.
Ima fece un cenno alle guardie: "Ora possiamo uscire, li avete visti e potete tornare..."
La sacerdotessa fu interrotta dallo scatto repentino di Zoroastro.
"Zo che ti prende?" esclamò Leonardo guardandolo.
Zoroastro aveva osservato Riario a lungo, e alla fine non era più stato capace di trattenersi, aveva afferrato il conte per la camicia: "Schifoso figlio di puttana!" sibilò e lo colpì con un pugno in faccia, Riario si accasciò e Zo lo colpì ancora e ancora al petto.
"Zo, fermo!" esclamò Nico preoccupato.
"Brutta carogna..." ringhiò Zo buttando il conte per terra, poi iniziò a prenderlo a calci.
Mercuri non provò nemmeno a mettersi in mezzo, guardò Beatrice, lei sostenne il suo sguardo, entrambi avevano capito perché Zoroastro si fosse scagliato contro Riario, e nessuno dei due disse nulla.
"Basta Zo!" Leonardo intervenne e trattenne l'amico, lo allontanò da Riario "Perché lo fai?"
"Lui lo sa perché." rispose Zoroastro respirando profondamente.
Il conte strisciò lontano e si mise in piedi dolorante: "Bastardo..." sputò per terra il sangue che aveva in bocca "La pagherete statene certo..."
Zoroastro fece per attaccarlo di nuovo ma Beatrice si avvicinò a lui, si mise tra i due e guardò il suo uomo negli occhi, gli prese il viso tra le mani: "Zo, basta...Andiamo via, vieni."
Zo la guardò, immobile, poi annuì, e uscì insieme a lei dalla cella.
Mentre tornavano al palazzo Leonardo chiese spiegazioni: "Che ti è preso? Non che Riario non lo meritasse ma..."
"Sono solo esploso Leo." tagliò corto Zoroastro, Beatrice non voleva che gli altri sapessero dello stupro "Mi prudevano le mani solo a guardarlo."
"Hai fatto bene." disse Nico "In fondo lo meritava."
"Beh presto gli capiterà decisamente di peggio." commentò Leonardo pensando alle parole di Ima.
"E non sarà comunque abbastanza." mormorò Beatrice, ma gli altri non la sentirono.


La mattina dopo Leonardo trovò Beatrice seduta alla finestra, dall'alto osservava il popolo che li stava ospitando.
"Si stanno preparando per il sacrificio di stasera." disse "Recitano salmodie e stanno bruciando incensi in direzione del tempio." 
"La loro religione è primitiva e affascinante." commentò Leonardo "Hanno un loro pantheon gerarchico, e la loro morale è estremamente semplice."
"E ad ogni colpa corrisponde una punizione." disse Beatrice osservando il tempio, guardò suo fratello "Sai, ho così tante domande a cui voglio dare risposta."
"Vuoi sapere perché i Figli si siano spinti fino a qui?" chiese Leonardo.
"Immagino lo abbiano fatto per caso, spinti dal desiderio di conoscere il mondo. Ma perché andare e tornare tante volte?" chiese Beatrice "E perché non dire niente di questa scoperta."
"Probabilmente perché conoscono la natura umana, sanno che rivelare l'esistenza di un nuovo continente porterebbe gli europei a cercare di conquistarlo. La storia ce lo insegna purtroppo." 
Beatrice annuì, suo fratello aveva ragione, forse i Figli di Mitra volevano evitare che si scatenasse una sanguinosa invasione. 
"E poi se volevano tenere al sicuro il Libro dovevano mantenere il riserbo su questo posto." concluse Leonardo.
"Già. Il Libro. Che ruolo ha? Cosa dobbiamo farci con esso?" chiese Beatrice. 
Zoroastro entrò nella stanza, si passò una mano tra i capelli, il viso ancora assonnato, sbadigliò: "Buongiorno...congetture di primo mattino?" diede un bacio sulla testa a Beatrice. 
La ragazza gli sorrise: "Ci ponevamo alcune domande sui Figli di Mitra."
"Domande che non avranno risposta purtroppo." commentò Leonardo.
"Dobbiamo pur capire cosa fare, presto troveremo il Libro." disse lei.
"Servirebbe un Figlio di Mitra per spiegarci come comportarci." disse Zoroastro.
Beatrice lo guardò: "Amore, sei un genio. Solo un Figlio di Mitra può rispondere alle nostre domande."
"Noi non conosciamo Figli di Mitra." disse Leonardo.
Beatrice si alzò in piedi: "Ma conosciamo una persona che lo è stato."


Trovarono Mercuri da solo, inginocchiato ed intento a pregare, fu sorpreso di vedere entrare Beatrice e Leonardo nella sua cella. Avevano chiesto a Ima di poter parlare con lui con la scusa di permettergli di chiedere perdono per tutto il male che aveva fatto loro, e la sacerdotessa aveva acconsentito.
"Vi hanno separati." commentò Leonardo notando l'assenza di Riario.
Mercuri annuì: "Immagino che sia per permetterci di prepararci alla morte con maggiore trasporto. E voi? Cosa volete?"
"Voi siete stato un Figlio di Mitra un tempo." disse Beatrice "Conoscete la setta, potete darci molte informazioni."
"E se io non volessi parlare con voi?" rise aspro Mercuri "Cosa farai? Mi taglierai la faccia come hai fatto con Antea? Sì, l'ho vista, ed è viva." disse notando lo stupore sul volto di Beatrice "L'hai ridotta proprio male."
"Mi sono difesa." disse con tono secco lei.
"Quando tornerai a casa lei ti aspetterà per vendicarsi." disse Mercuri "Credimi, ti farà molto male. Sa come fare."
Beatrice deglutì, poi disse: "Ima ci ha raccontato dei viaggi dei Figli di Mitra. Immagino tu conosca la storia. Perché si sono spinti fino a qui?"
Lupo la guardò: "Vuoi che ti racconti la vera storia ragazzina? La verità è che la setta dei Figli di Mitra è un manipolo di fanatici tali e quali a quelli che potresti trovare in Vaticano! Non sono altro che un gruppo elitario che si crede migliore del resto dell'umanità, che crede di poter gestire il sapere a proprio piacimento e ad appannaggio di pochi eletti. Perché credi che me ne sia andato? Io non credevo più nella loro visione e volevo davvero cambiare le cose!" Mercuri pronunciò queste parole tutto d'un fiato, ringhiando "Non potevo immaginare che sarei finito dalla padella nella brace, ma ci ho provato, ho cercato di spezzare la loro gerarchia per tornare alle origini pure del nostro gruppo. E volevo che tua madre venisse con me." disse guardandola negli occhi "Ma Leda era inchiodata nella visione della setta, lei non voleva vedere l'evidenza delle cose. E ha perseverato nel suo errore, lei come tutti gli altri."
Beatrice si morse un labbro: "I Figli di Mitra hanno cercato di proteggere la conoscenza, di diffonderla..."
"E quanta sapienza vedi nel mondo ragazzina, mmm? Ti sembra che l'uomo sia libero di espandere la propria conoscenza del mondo?" chiese Mercuri "Alla fine tutto rimane nelle mani dei potenti che ben la nascondono e vietano ogni innovazione, così è più facile regnare." 
Beatrice e Leonardo si guardarono, in effetti la logica di Mercuri era schiacciante.
Lupo rimase in silenzio per riprendere fiato, e poi continuò: "I Figli di Mitra all'inizio erano spinti da una vera vocazione, volevano davvero che l'umanità potesse conoscere ogni cosa, che potesse scoprire ciò che il mondo offriva e nascondeva, senza essere bloccati da false morali. Ma col passare degli anni, è stato inevitabile, la setta si è chiusa in se stessa e ha iniziato ad escludere le persone invece che includerle. Doveva essere un circolo aperto ad ogni essere umano, dove ognuno potesse esprimersi liberamente. E invece sono diventati arroganti, contava solo la loro opinione, chi si permetteva di contraddire il Consiglio veniva allontanato. Fu così che nacque l'idea della ricerca dell'Eden, il paradiso terrestre, un luogo in cui la setta avrebbe potuto prosperare e vivere e crogiolarsi nella propria visione del mondo. E allora iniziarono a viaggiare alla ricerca di un luogo che non fosse corrotto dal resto dell'umanità, ed arrivarono qui."
"Quindi i viaggi servivano per perlustrare questa terra." disse Leonardo.
Mercuri annuì: "Sì, e alcuni Figli iniziarono a vivere qui. Questo posto doveva sembrare davvero un paradiso ai loro occhi. E gli indigeni a quanto pare erano affascinati dagli stranieri, si fidavano di loro. Mi chiedo se i Figli si sarebbero davvero trasferiti qui in modo definitivo se le cose fossero andare diversamente..."
"Ima ha detto che i Figli avevano già portato qui il Libro." disse Beatrice.
"Avevo sentito dire che il Libro era stato nascosto molti anni fa poiché era stato minacciato e che anni dopo fu riportato a Roma, ma non ho mai ricevuto molte informazioni a riguardo, avrebbe significato rivelare a troppe persone l'esistenza di questo luogo e della Volta. Hai altre domande?"
Beatrice annuì: "Cosa potete dirmi sul Libro delle Lamine?" 
"Ne so quanto voi." Mercuri alzò le spalle "Fino a che non lo si legge rimane un mistero."
"Cosa dobbiamo fare una volta trovato il Libro?" chiese Leonardo.
Lupo sospirò e sorrise beffardo: "Suppongo che dovrete tenerlo al sicuro dai nemici che lo vogliono a tutti costi. Dovrete evitare che finisca nelle mani di uomini malvagi spinti da malevoli intenzioni."
Leonardo lo fissò nervoso: "Questo era chiaro, ma non sappiamo come." 
Mercuri lo guardò intensamente: "Questo dipenderà da voi e dagli eventi che incontrerete sulla vostra strada. Ditemi, quanto siete disposti a sacrificare di voi stessi per proteggere qualcosa che può cambiare il mondo così come lo conosciamo, nel bene e nel male?"
La porta della cella si aprì, Ima fece il suo ingresso: "È ora di portare il prigioniero al tempio."
"Ima, concedici alcuni minuti per favore." disse Beatrice.
"No, non si può aspettare oltre." rispose la sacerdotessa, e ordinò ai guerrieri di prendere Mercuri.
Leonardo e Beatrice non poterono dire altro, Lupo venne trascinato via e loro dovettero seguire tutti al tempio. La gente si era già radunata per assistere alla cerimonia, centinaia di persone in religioso silenzio guardavano l'altare. 
Seguirono Ima, salirono con lei i gradini, una decina, che separavano la folla dalla terrazza dell'altare, e lì trovarono Nico e Zoroastro.
"Mercuri ha detto qualcosa?" chiese il biondo quando Leonardo e Beatrice si misero vicino a loro.
"Sì, ma non abbastanza." disse deluso Leonardo "Speravo di poter indagare di più. Quando vi hanno condotti qui?"
Nico annuì: "Un'ora fa Ima è passata a dirci che dobbiamo assistere anche noi."
Tutti spostarono lo sguardo verso Mercuri, era stato fatto sdraiare su un altare di pietra, i guerrieri lo avevano avvolto in una spirale di corde molto spesse.
"Cosa gli faranno?" chiese Zoroastro.
Da una porta laterale apparve l'imperatore Topa Inca e la gente si inchinò, l'uomo disse alcune frasi a voce alta, e il suo popolo esultò. Due vergini del Sole vestite con tuniche nere ricamate in oro e rosso condussero quattro alpaca vicino all'altare.
Ima si voltò verso gli stranieri: "Topa Inca ha detto che quest'uomo deve essere punito perché ha offeso i nostri dei." 
Le Vergini presero il capo delle quattro corde che legavano Mercuri e li assicurarono al collare degli animali, Topa Inca gridò qualcosa e le Vergini spronarono gli alpaca a tirare. Lentamente le corde si strinsero come spire attorno al corpo di Mercuri, ad ogni passo dell'animale divennero sempre più strette. Bea distolse lo sguardo, odiava Mercuri e desiderava che venisse punito, ma non era pronta ad assistere a una scena tanto raccapricciante, Zoroastro le mise un braccio attorno alle spalle per tranquillizzarla.
Lupo iniziò a urlare dal dolore mentre la pelle sì lacerava e sanguinava, poi la sua voce divenne flebile per la compressione delle corde sulla cassa toracica. 
Era ormai arrivato al limite della sopportazione, il dolore era atroce, sentiva i muscoli e le ossa rompersi. Con un ultimo sforzo gridò: "Da Vinci! Guardatevi da coloro che si dichiarano amici! Guardatevi dai nemici dell'uomo!" poi la sua bocca si riempì di sangue e svenne, la morte sopraggiunse mentre era incosciente. Lupo nel trapasso vide Leda, il suo volto luminoso era però severo, lo guardava senza parlare. Alla fine la donna aveva avuto ragione, era morto stritolato dalle sue colpe. 
Nico si portò una mano alla bocca per non vomitare, il sacrificio di Mercuri era stato disgustoso.
"Che morte orribile..." bisbigliò Leonardo.
"Un sacrificio insolito." disse Beatrice cercando di non guardare il cadavere di Mercuri.
Ima li guardò fiera: "Ora Topa Inca farà uscire l'altro uomo, Girolamo."
E infatti l'imperatore ordinò che il secondo prigioniero venisse condotto per il sacrificio. Riario uscì da una porta dietro l'altare trascinato da due soldati, gli avevano legato i polsi dietro la schiena, lo fecero inginocchiare a forza.
Il conte era stato picchiato, forse aveva provato a scappare, lanciò uno sguardo rapido ed inorridito al cadavere di Mercuri. Topa Inca si mise dietro di lui, afferrò con forza i capelli neri del prigioniero e gli tirò indietro la testa esponendo la gola del conte, nell'altra mano brandiva un coltello cerimoniale molto affilato. L'imperatore gridò qualcosa e la gente lo incitò.
Ima spiegò: "Adesso Topa Inca taglierà la gola del prigioniero, e lascerà che il suo sangue disseti Pachama..." 
Una violenta scossa sismica la interruppe, la sacerdotessa lanciò un grido. 
Topa Inca lasciò i capelli di Riario, guardò Ima: "Che succede?" chiese nella loro lingua.
La terra tremò una seconda volta, la gente si buttò a terra coprendosi la testa con le mani, come se si aspettassero di essere colpiti. Leonardo e gli altri si allontanarono dalle mura del tempio per paura che qualcosa potesse crollare. 
Un terzo colpo secco scosse la terra, e poi non accadde più nulla.
Ima respirava profondamente, si guardò attorno, poi andò da Topa Inca, parlò con lui. L'imperatore annuì e con il coltello tagliò le corde che legavano Riario. Ima parlò alla sua gente, fece un lungo discorso, che poi tradusse per gli stranieri: "Solo Pachamama poteva rovesciare la mia decisione, e lo ha fatto, ha fatto tremare la terra. Non vuole che Girolamo venga ucciso. La dea ha deciso, lui rimarrà con noi, è stato scelto e perdonato." continuò Ima "E potrà vivere, entrerà con noi nella Volta."
"Che cosa?" esclamò Zoroastro.
"Non ci posso credere..." disse Leonardo "Ima, quest'uomo non è un prescelto..."
"Pachamama ha fatto sentire la sua decisione." disse Ima con un tono che non ammetteva repliche, e ordinò che Riario venisse condotto via e medicato.
La folla si disperse, e a Leonardo non restò che tornare al palazzo insieme ai suoi amici.
"E adesso?" chiese Nico "Non si aspetterà che collaboriamo con Riario." 
"Quel fottuto bastardo..." sibilò Zoroastro "Come ha fatto a cavarsela! Ha tutte le fortune!"
Leonardo batté un pugno sul tavolo: "Dobbiamo parlare con Ima, le dobbiamo spiegare che è un errore risparmiare Riario."
Beatrice si sedette su una panca, scosse la testa: "E come facciamo? Lo hai detto tu stesso, la loro religione è molto semplice, ogni evento naturale è visto come un messaggio dei loro dei. Per loro un terremoto come quello di poco fa è la voce di Pachamama."
Leonardo annuì, purtroppo Beatrice aveva ragione, non Ima lo avrebbe mai ascoltato, e mettere in dubbio la decisione degli dei poteva indispettire la sacerdotessa.
Erano in un vicolo cieco, non potevano fare altro che accettare la presenza di Riario, guardandosi ovviamente le spalle da lui.
Dopo alcune ore, mentre si stavano preparando per andare a dormire, Ima fece il suo ingresso nel palazzo scortata dai soldati
"Ima, cosa ti porta da noi?" chiese Leonardo.
La ragazza non rispose, diede ordini nella sua lingua ai guerrieri che repentini afferrarono Zoroastro per le braccia e iniziarono a strattonarlo per portarlo via.
"Ehi ehi fermi!" esclamò Leonardo, ma fu spinto via da un altro uomo. Zo provò a divincolarsi e in tutta risposta ricevette un pugno sul naso.
Beatrice e Nico erano nella stanza accanto, accorsero attirati dal trambusto.
Lei vide il volto insanguinato di Zo solo un istante prima che i soldati lo trascinassero fuori dalla camera.
"Zo! No! Cosa succede Ima, perché lo portate via?" chiese Beatrice disperata.
Ima la guardò incupita, ma non le disse il perché. Si limitò a rispondere che domani mattina li avrebbe rivisti al tempio e avrebbe chiarito ogni cosa, poi se ne andò.
Beatrice guardò suo fratello, sconvolta: "Perché lo hanno arrestato?"
Suo fratello la abbracciò, purtroppo non aveva risposte, in silenzio le accarezzò i capelli.
Zoroastro nel frattempo fu portato nelle prigioni e buttato in una cella umida, si guardò attorno, nervoso e incredulo.
Nessuno dei quattro fiorentini dormì molto quella notte, l'attesa e il desiderio di sapere li tenne svegli. Ma non potevano fare nulla, se non attendere che facesse giorno per riuscire a dare un senso alla decisione di Ima.

















  
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