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Autore: bethoran    18/07/2014    0 recensioni
“Promettimi una cosa,Harry..”
“D’accordo..” – disse alzando le sopracciglia.
“Promettimi di non innamorarti di me.”
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles
Note: Cross-over | Avvertimenti: Incompiuta
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Restai sul letto per quasi tutta la mattinata. Non riuscivo a pensare ad altro. Non avevo via d’uscita. Per Harry era la miglior cosa da fare, dopo quel che ha fatto per me. La porta si aprì e comparve Romilda con una busta in mano. Tenevo lo sguardo fisso su quella lettera.
 
“E’ venuto un giovane ragazzo, ha detto di consegnartela personalmente per aver la certezza che finisse in buone mani.” – tese il braccio in avanti.
“Non ha detto nient’altro?” – la presi continuando a scrutarla.
“Nient’altro. “ – si sedette ai piedi del letto, fissandosi intorno.
 
Aprì la busta e le condizioni del foglio di carta mi fecero intuire la sua provenienza.
 
‘Domani ti aspetto a Madison Street, penso che tu conosca bene i signori Dawson. Se mancherai, sii pronta a pagarla.’
 
Mi sentì mancare l’aria. Mi alzai facendo su e giù e le mie gambe iniziarono a tremare.
 
“Tutto bene Beth?”- si avvicinò Romilda.
 
La mia mente era ofuscata da mille pensieri.
 
“Beth..” – continuò Romilda.
“Mh? Oh si, questa.. questa è una lettera di una mia amica. Viene da Berlino.” – abbozzai un sorriso, fissando fuori dalla finestra.
 
Sembrò non credermi, la fissai sorridendo.
 
“Va tutto bene, la mia amica ha avuto un piccolo incidente, ma ora sta meglio..”
“Se hai bisogno d’aiuto non esitare.” – detto questo chiuse la porta.
 
Scappare, l’unica soluzione era quella. Scappare per un po’ e non tornare per un mese. Non avevo via d’uscita. Aprì velocemente l’armadio e iniziai a riempirla con i miei vestiti e quelli di Harry. Mi fissai intorno, assicurandomi di non aver lasciato niente. Nascosi le valigie sotto il letto, infilai una felpa e uscì lasciando un biglietto a Romilda.
 
“Due biglietti per New York, solo andata” – fissai la signora dell’agenzia di viaggi.
“Partenza?” – indifferente, mentre scriveva al pc.
“In serata.”
“Totale importo 1200 sterline” – mi fissò senza alcun interesse.
“Così tanto?” – iniziai a frugare nella borsa.
“Altrimenti un last minute per oggi all’ora di pranzo, totale 290 sterline.”
“Prendo quello.” – le porsi i soldi.
 
Li fece scorrere e mi porse i biglietti.
 
 
“Allora, come è andata la giornata?” – sorrise, sfilando la maglietta.
“Alla grande.” – mi sedetti sul letto.
“Come mai l’armadio è vuoto?” – si girò, fissandomi interrogativo.
“Partiamo per New York tra mezz’ora, Harry.” – cacciai le valigie da sotto il letto.
“Cosa? Sei fuori di testa.” – rise, aprendola.
“No. Ho qui i biglietti. Non abbiamo tempo.” – misi una mano sulla valigia lanciando i biglietti.
“Perché questo viaggio? Dove alloggeremo?” – mi fissò incrociando le braccia.
“Passeremo per casa mia, a quest’ora è vuota. Abbiamo una casa lì, in un quartiere non lontano dal centro.” – chiusi la valigia e mi alzai andando verso la porta.
“Cosa sta succedendo?” – alzò la voce, bloccandomi il polso.
“Avremmo l’opportunità di rifarci una vita lì, potrai trovare un nuovo lavoro. Il mio conto in banca ci servirà per i primi mesi. Ricominceremo da capo.”
“Beth.. per te è tutto facile vero?” – mollò la presa.- “Credi che così da un momento all’altro, lasciare Londra, e dirigerci verso un altro continente sia cosa da niente? Dipendere da te economicamente non rientra nei miei canoni.” – mi fissò sospirando e sedendosi sul letto.
“Dammi il biglietto, lo rimborserò lì. “ – tesi il braccio verso di lui.
“Ascoltami.”
“Non posso, non questa volta.” – tremai e i miei occhi divennero lucidi.
 
Presi le valigie e i biglietti. Mi girai a fissarlo. Venne verso di me e mi baciò la fronte.
‘Le persone che si amano si baciano sulla fronte.’ – diceva sempre mia nonna, valeva anche per noi?
 
“Devo andare..” – chiusi la porta e mi diressi verso l’uscita.
 
Nessuno notò la mia presenza, Romilda e Tom non c’erano. Chiamai un taxi e mi diressi verso casa. Aprì la porta e scrutai ogni angolo. Iniziai a nascondere ogni cosa preziosa. Presi dei soldi dalla cassaforte e il resto lo nascosi sotto il materasso. Trovai le chiavi della casa di New York. Mi fissai per un attimo intorno. Nulla era cambiato, se non la mia assenza. Uscì in fretta e il taxi mi portò all’aeroporto.
 
“Il volo per New York partirà tra quindici minuti.”
 
I seggiolini freddi dell’aeroporto, persone che correvano, alcune che si abbracciavano. Chi leggeva, chi beveva caffè, chi evitava sguardi o chi semplicemente evitava le lacrime e la solitudine. Andai verso l’uscita per prendere il volo, e salì sull’aereo.
 
“Lasci che l’aiuti.” – disse un ragazzo che lavorava sull’aereo.
“Grazie.” – abbozzai un sorriso sedendomi.
“Desidera qualcosa?” – sorrise fissandomi gentilmente.
 
Si, Harry. Ora, con me, in questo momento accanto a me. A darmi coraggio, a dirmi che tutto sarebbe andato bene, che niente e nessuno ci avrebbe mai trovato, a proteggermi anche da un semplice temporale.
 
“No, niente..”- sorrisi, fissando il finestrino.
 
Poggiai la testa sullo schienale. Accanto a me si sedette una signora sulla quarantina. Mi raccontò di lei, dell’amore della sua vita, dei suoi figli e di sua madre che stava per morire. In poco tempo mi disse tutto quel che c’era da sapere su di lei.
 
“E’ la prima volta che viaggia?” – curiosa, mi fissò.
“Oh no, mi è capitato spesso.”
“Tenga, una caramella per tranquillizzarla.” – sorridendo, mi porse una carta colorata.
 
 
Quando arrivai all’aeroporto di New York, non c’era tanta confusione. Era mezzanotte, e il flusso di viaggiatori era diminuito. La signora seduta accanto a me mi seguì fino all’uscita.
 
“Se ha bisogno d’aiuto o di qualsiasi altra cosa, questo è il mio numero. “ – mi diede un bigliettino, con su scritto numero, indirizzo e altro.
“Per quanto si tratterà qui?”
“Per sempre.” – rispose sorridente.- “Mio figlio è arrivato.”- indicò un ragazzo verso l’uscita.
 
Capelli scuri e occhi chiari. Poco più alto di me. Ondeggiò la mano e si avvicinò a noi sorridendo.
 
“Mamma, finalmente qui.” – abbracciò calorosamente la signora.
“Lascia che ti presenti mio figlio Louis.” – sorrise.
“E’ un piacere…” – tese la sua mano
“Beth, Elizabeth Dawson.” – strinsi la mano, sorridendo.
“Ti serve un passaggio?” – domandò senza togliermi lo sguardo di dosso.
“Certo che le serve..” – soggiunse Johannah.
 
Louis prese la mia valigia, senza darmi tempo di rispondere o fare altro. Avanzammo verso un auto nera.
 
“Dove devi andare precisamente Beth?” – mi fissò dallo specchietto retrovisore.
“Lexington Avenue.” – fissai le luci di New York.
 
Per tutto il viaggio stetti in silenzio, chiusi gli occhi e l’immagine di Harry sembrava non abbandonarmi mai.
 
“Beth, sei arrivata.” – la voce calda di Louis mi scosse.
“Mh..? Oh, che sbadata, mi sono addormenta.” – mi alzai grattandomi la nuca.
 
“Grazie mille per tutto signora Johannah.” – cordialmente la fissai dal finestrino.
“Chiamami Jo, Beth.” – sorrise.-“A presto.” – ondeggiò la mano.
 
Fissai Louis porgendo la mano verso la valigia.
 
“Ah, ferma. Te la porto io.” – aprì il portone del grande palazzo.
 
Arrivati al quinto piano, aprì la porta e lo fissai sorridendo.
 
“Grazie per il passaggio.” – fissai la punta delle mie scarpe.
“Oh, aspetto la mancia.” – rise porgendomi la valigia. “E’ stato un piacere Beth..” – sorrise dandomi un ultimo sguardo.
 
Chiusi la porta e diedi uno sguardo all’appartamento. Ero sola ora.
  
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