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Autore: ValeDowney    19/07/2014    1 recensioni
Cosa sarebbe successo dopo Aladdin e il Re dei Ladri ? Immaginate se Cassim e Iago, fossero tornati indietro ed aggiungete Casim ( la "s" si legge più come una "z"), l'unica figlia sempre in cerca di guai, di Aladdin e Jasmine: avrete un sequel della trilogia, che ho immaginato; con nuove avventure e personaggi che potreste anche aver visto nella serie televisiva del 1994
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il viaggio continuò, finché finalmente non videro in lontananza il palazzo del sultano: “Ahhhhhhhhhhhh casa dolce casa” disse Iago, ma quando arrivarono sul retro del palazzo, atterrando sul balcone della camera da letto di Casim, sentirono Aladdin gridare: “Appena ritorneranno, saranno guai per quella bambina ! Mi meraviglio di mio padre che l’abbia appoggiata e sia andato con lei”. “Ed io che vi avevo anche detto di non rischiare” disse Iago, rivolto a nonno e nipotina. “Ovviamente ciò riguarda anche Iago e Genio: chissà che avranno architettato” replicò Aladdin e nonno e nipotina guardarono malamente Iago, il quale guardò in alto, fischiettando. “Aladdin, sicuramente avranno avuto un motivo, se sono andati via” disse Jasmine. “Almeno avrebbero potuto dirci qualcosa, invece che sparire nel nulla ! Quando tornano, mi sentono !” replicò Aladdin. “Forse, faremmo meglio ad andarcene da qui per un po’; propongo una bell’oasi nel deserto, lontana da tutti e dall’ira dei tuoi genitori” propose Iago. “No, abbiamo un compito da portare a termine e non possiamo andarcene; forse dopo, ma non ora” disse Casim e se ne andarono nella sala del trono.

Poco dopo, il gruppetto era intorno all’aspirapolvere, ad osservare il contenitore che tremava: “Allora, chi lo apre per primo ?” domandò Casim. “Non contatemi: io mi do come assente” rispose Iago. “Non ricominciare, tacchino: anche tu sei stato presente alla cattura, quindi conti” disse Cassim, guardandolo. “Per tua informazione, siete stati voi a catturare questa nuvola, mentre io ero costretto a rimanere con quella là e non è che mi sia divertito” replicò Iago, guardandolo. “Sarai contento, quando la rivedrai” disse Cassim e riguardò l’aspirapolvere. “Non sei serio, vero ?” chiese Iago, ma non ricevendo nessuna risposta, aggiunse dicendo: “Oh, mamma mia” e, volandosene via, si andò a mettere su uno dei braccioli del trono. “Genio, ci pensi tu ?” domandò Casim, guardando Genio, il quale si mise addosso una maschera che indossano i saldatori, rispondendo: “State attenti: è roba altamente contaminata” ed allungò lentamente una mano. “Ecco che ricomincia” disse Iago alzando gli occhi al soffitto e si mettendosi di schiena; la mano di Genio era sempre più vicina al contenitore: nonno e nipotina guardavano con ansia, mentre a Iago non gliene importava nulla. La mano arrivò al contenitore ed aprì la cerniera e velocemente ne uscì la nuvoletta grigia: “Non deve uscire da qui” disse Casim, guardandola; la nuvoletta si muoveva a destra ed a sinistra, come se stesse “guardando” una possibile via di fuga, quando vide la porta e, quindi, volò velocemente verso di essa. “Non dobbiamo farla scappare !” disse Cassim e corse dietro la nuvoletta. “Un detto dice: “Si prende la nuvoletta, per non farla scappare più in fretta” disse Genio e volando velocemente, passando accanto a Cassim, si andò a mettere davanti alla porta, trasformandosi in un grosso guantone da baseball di colore blu. La nuvoletta continuava a volare velocemente, quando frenò bruscamente, prima che Genio / guantone, potesse prenderla; fece dietro front e, se ne rivolò velocemente via, passando accanto a Cassim, che la guardò andarsene, ma riguardò avanti e, non riuscendo a frenare, andò a sbattere contro Genio /guantone, il quale ritornò normale. “Odio i tuoi detti” disse Cassim, mentre a Genio roteavano gli occhi per la botta appena presa. La nuvoletta si stava dirigendo verso l’altra possibile via di fuga: le finestre poste dietro al trono, quando davanti a lei si misero Casim e Tappeto: “Non riuscirai a scappare da qua: il tuo volo è finito” disse Casim, ma prima che la bambina e Tappeto potessero prenderla, la nuvoletta deviò all’ultimo minuto ma, nel farlo, andò a sbattere contro Iago, che si voltò appena in tempo per vederla contro di lui e, tutti e due, finirono a terra; il gruppetto andò da loro. “Ottimo lavoro, corvo: sei riuscito a fermare la sua corsa” disse Cassim. Iago sbucò con solo il becco da sotto la nuvoletta, replicando: “Tiratemi via questo coso da sopra di me !”. “Ma se siete così dolci insieme” disse Genio, facendo comparire i cuoricini intorno ad Iago ed alla nuvoletta. “Faccio finta di non averti sentito !” replicò Iago e Genio, con una magia, imprigionò la nuvoletta dentro ad un barattolo, con due forellini posti sul tappo, come per farla respirare. “Ok abbiamo la nuvoletta, ma ora dobbiamo pensare ad un modo per far piovere e ritornare l’acqua in tutta Agrabah” disse Casim. “E come facciamo con solo una nuvola e per di più così piccola ?” chiese Iago, guardandoli. “Non lo so” rispose Casim, guardandolo a sua volta. “Forse, se avreste avuto premura prima di pensare a questa cosa, ora non ci troveremmo in questo pasticcio !” replicò Iago. “Scusaci tanto, corvo, se andavamo di fretta ed abbiamo preso la prima nuvola che ci è passata davanti” disse sarcasticamente Cassim. “Eppure ci deve essere, per forza, un modo per far piovere tanto” disse Casim. “Il modo c’era, solo che il suddetto modo, se ne è rimasto nella Foresta Amazzonica e, ora, se volete scusarmi, il sottoscritto se ne va a dormire” replicò Iago e, voltandosi, si librò a mezz’aria. “Ehi, dove pensi di andare ?! Devi rimanere qua con noi, ad aiutarci” replicò Cassim, guardandolo. “La mia parte l’ho già fatta prima: ora tocca a voi” disse Iago e se ne andò.

“Chi ha bisogno di lui ? Possiamo anche farcela da soli” replicò Cassim, riguardando gli altri. “Però Iago ha ragione: questa nuvoletta è davvero piccola e difficilmente potrà far piovere tanto” disse Casim, mentre guardava la nuvoletta all’interno del barattolo che stava tenendo in mano Genio. “Dobbiamo trovare assolutamente una soluzione, prima che i tuoi genitori scoprano qualcosa” disse Cassim, incominciando a camminare avanti ed indietro e mettendosi una mano sotto il mento, mentre pensava. “Io la lascerei anche libera, ma poi sono sicura che scapperà” disse Casim, mentre lo seguiva con lo sguardo. “La faccenda sembra più complicata del previsto; il tacchino aveva ragione: dovevamo prendere una nuvola più grande e sarebbe stato tutto più facile” disse Cassim, continuando a camminare avanti ed indietro. “Ehi, guarda che anche i piccoli hanno delle grandi potenzialità: mai dare tutto per scontato” disse Casim e Cassim la guardò. “Nuvole…nuvole…nuvole… non trovo nuvole, ma solo arcobaleni” disse Genio, mentre stava sfogliando un libro dal titolo “Il Mago di Oz”. “E’ una nuvola magica e, di magico qua, a parte Tappeto, abbiamo anche Genio” disse Casim e Genio, sentendosi nominare, alzò lo sguardo dal libro, domandando: “Sì, cosa c’è ?”, quando il volto di una strega verde uscì ridendo dal libro e Genio, spaventandosi, lo chiuse immediatamente, facendolo scomparire. “Stavo dicendo che, visto che quella nuvola è magica, magari tu potresti farla diventare più grande usando proprio la tua magia” propose Casim, guardandolo. “Errore: non posso farlo” disse Genio, facendo comparire il segno di divieto sul suo petto. “E perché non puoi ? Sei un Genio: lo hai sempre detto che hai tutto il potere dell’universo nelle tue mani” chiese Cassim, guardandolo anche lui. “Perché è già cosparsa della magia di Zondra e la mia magia non avrebbe effetto” spiegò Genio. “Neanche in un modo alternativo ?” domandò Casim. “Sono tutto orecchie” disse Genio, mentre l’orecchio destro gli divenne grosso. “Potresti sempre usare una delle tue tante trasformazioni e mettere involontariamente magia sulla nuvola” rispose Casim. “Involontariamente o no, quella nuvola verrà comunque cosparsa della magia del Genio e lo hai appena sentito quello che ha detto” disse Cassim, guardando la nipotina. “Ma non lo farà in modo diretto: diciamo che utilizzerà dei mezzi nostri” spiegò Casim, guardandolo a sua volta. “Non ci ho capito molto, ma vediamo se ho afferrato il concetto della principessa” disse Genio e si trasformò in una ampolla, con occhi e bocca e con dentro dell’acqua; poi alzò lo sguardo verso i due ed aggiunse chiedendo: “Va bene così ?”. “Io proverei con altro” rispose Casim. “Ed altro sarà, principessa” disse Genio /ampolla e si trasformò in un delfino azzurro, che sputava acqua dalla bocca, ma nonno e nipotina scossero negativamente la testa; quindi si trasformò in una foca azzurra e successivamente in una fontana ed in un elefantino azzurro, dalle grosse orecchie, un cappellino in testa e dalla quale proboscide uscivano bolle di sapone, per poi ritornare se stesso. “Non ci siamo: eppure deve esserci qualcos’altro” disse Casim. “Qualcosa ti frullerà in quella testa, no ?” domandò Cassim. “Ci vuole acqua, molta acqua; quella nuvola è diventata grigia nell’andare sotto ad una cascata e, subito, è cresciuta: non tanto, ma almeno è diventata leggermente più grande” spiegò Casim. “Tanta da far piovere ?” chiese Genio, facendo comparire un ombrello sopra di se. “Bè, è proprio la pioggia quella che ci serve” rispose Casim, guardandolo.

In quel momento, le porte si aprirono sbattendo ed entrarono Aladdin e Jasmine: “Avevo sentito delle voci provenire da questa stanza ed avevo anche intuito bene di chi si potesse trattare” replicò Aladdin, camminando con la moglie, verso gli altri ed Abù che si trovava sulla spalla di lui. “Ciao papà; ciao mamma” disse sorridendo Casim, mentre Genio aveva velocemente nascosto dietro di se, il barattolo con dentro la nuvoletta. “Togliti subito quel sorrisetto, perché non ti salverà” replicò Aladdin, fermandosi con Jasmine, di fronte ai quattro. “Salvarmi da cosa ?” domandò Casim. “Come avete potuto andarvene senza dirci nulla ?! E se vi fosse successo qualcosa ?! E poi perché ve ne siete andati ?” replicò Aladdin. “Al, calmati: come ti ho detto prima, sicuramente avranno avuto un valido motivo se se ne sono andati” disse Jasmine. “Certo che lo abbiamo avuto, ma ora è storia passata e siamo tutti sani e salvi qua, proprio come volevate” disse Cassim, ma dopo aver visto lo sguardo arrabbiato del figlio, aggiunse dicendo: “La storia passata non è poi così passata, ma ci stiamo lavorando”. “In che senso ?” chiese Aladdin, mentre Abù scese dalla sua spalla. “Fa un caldo insopportabile qua dentro: propongo di trovarci un’oasi e farci tutti un bel bagno” disse Cassim, facendosi aria con una mano. “Papà non cambiare discorso e spiegaci su che cosa state lavorando” replicò Aladdin. “Spiegandotela, farò andare nei guai la piccola” disse Cassim. “Intanto nei guai ci siete già e mi meraviglia il fatto di non vedere anche Iago con voi” disse Aladdin. “Anche sulla faccenda pappagallo ci stiamo lavorando” disse Cassim, mentre Abù si avvicinava lentamente a Genio, il quale lo vide e cercò di allontanarlo con una mano. “Papà, sputa la verità” disse Aladdin. “Hai presente l’acqua ? E’ su quella che stiamo lavorando, ma la piccola, lo scendiletto ed il Genio non hanno colpa” disse Cassim. “L’acqua ?! Cosa dovrebbe centrare ora l’acqua ?!” replicò domandando Aladdin. “La…siamo…andati…a cercare” rispose titubante Cassim. “Ma siete impazziti ?! Papà io….” iniziò arrabbiato Aladdin, ma Casim lo interruppe dicendo: “ Papà, la colpa è solo mia: il nonno mi sta coprendo, per prendersi lui la colpa, ma tutto è partito da me. Io ho insistito perché venisse con me e gli altri in Amazzonia per cercare il leggendario Uccello della pioggia, invece avrei dovuto parlarne prima con voi”. Aladdin e Jasmine si guardarono; poi, riguardarono avanti e Jasmine disse: “E’ vero, avreste prima dovuto parlarne con noi, ma quello che avete fatto, lo avete fatto in fin di bene e per Agrabah”. “Quindi non siete più arrabbiati ?” chiese Casim. “Almeno avete ottenuto qualcosa da tutto ciò ? Anche se non mi sembra, visto che c’è ancora siccità” domandò Aladdin, ma la risposta la ebbe, quando Abù prese il barattolo dalle mani di Genio, il quale però lo teneva ben stretto ed i due finirono per tirare uno da una parte ed uno dall’altra, come se stessero tirando una fune. “Ecco quello che abbiamo ottenuto” disse Cassim, guardando i due come gli altri. “Quello è ciò che avete ottenuto ?! Una minuscola nuvola ?!” ripete stupito Aladdin. “Però stiamo pensando ad un modo per farla diventare più grande” disse Casim. “Allora era a questo che stavate lavorando” disse Aladdin, guardando Cassim, il quale disse: “Credimi figliolo: se te lo avessi detto direttamente, ti saresti arrabbiato ancora di più. Ho preferito dirtelo ad acque calme” e riguardarono avanti, quando sia Genio che Abù, caddero a terra ed il barattolo volò in alto; lo seguirono con lo sguardo e Tappeto volò verso di esso, ma non riuscì a prenderlo ed il barattolo cadde a terra, non solo rompendosi in tanti pezzi, ma anche liberando la nuvoletta grigia.

“Oh no e adesso chi la ripiglia più” disse Genio. “Sei un Genio: fa qualcosa di…geniale” disse Cassim. “La farò ritornare subito nel barattolo” e si trasformò in un pompiere, con tanto di idrante accanto a se. “Quale barattolo se si è rotto ?” chiese Casim; Genio la guardò, ma non disse nulla; poi, riguardò la nuvola e disse: “Attenta, che ora uso l’artiglieria pesante” e “caricò” la pompa che teneva in mano, come se fosse stata un fucile: l’aprì ed una gran quantità d’acqua andò addosso alla nuvoletta. “Bravissimo Genio: è proprio quello che cercavo di farti capire prima” disse Casim. “Cioè la proposta della magia indiretta ?” domandò Cassim. “Esatto, proprio quella” rispose Casim. Più le arrivava acqua dalla pompa e più la nuvoletta continuava a crescere, tanto che da essa, ora fuoriuscivano anche delle saette: “Continua così Genio: la nuvoletta sta crescendo e presto sarà pronta per uscire e far piovere su tutta Agrabah” disse Casim. “Prima mi preoccuperei per noi” disse Aladdin e, di fatti, dalla nuvoletta, che ora non era più tanto piccola, incominciò a scendere molta pioggia, che in poco tempo inondò tutto il pavimento. Tutti cercavano di buttare fuori l’acqua dalle finestre: “Ora non ci possiamo lamentare dell’acqua” disse Cassim, mentre buttava fuori l’acqua dalla finestra con un secchio. “E’ vero, anche se sta piovendo solo qua dentro” aggiunse dicendo Aladdin. “Allora perché non portiamo la nuvola fuori ? Così pioverà fuori e smetterà di piovere qua dentro” propose Casim. “E come facciamo a portarla fuori ?” chiese Aladdin, guardandola, ma tutti guardarono Genio, che si era trasformato in un pirata e stava su di un vascello che “navigava” sulla tanta acqua che c’era, dicendo, mentre guardava Aladdin e gli altri con un cannocchiale: “Arrggggh, corpo di mille balene ! Altra gente da reclutare per la mia ciurma” e, con una magia, fece salire il gruppetto sulla nave, vestendoli con vestiti da pirati e con spazzolone in mano. “Forza ciurma: dobbiamo prendere quel tesoro” disse Genio / pirata. “Genio, non è il momento di scherzare: dobbiamo portare fuori questa nuvola, prima che allaghi tutto il palazzo” disse Aladdin. “Nessuno deve obiettare gli ordini del capitano, ovvero io: pulite quel ponte” replicò Genio / pirata. “Questa cosa è assurda !” replicò Cassim, gettando a terra lo spazzolone; Genio / pirata comparve davanti a lui, dicendo: “Chi obietta gli ordini del capitano, verrà punito” e con una magia lo fece sedere su di uno sgabello, con davanti a se un grosso secchio con dentro tante patate. “Starai scherzando, spero” replicò Cassim, guardandolo. “Niente affatto e, se obietterai, ti farò spelare anche le cipolle, marinaio !” replicò Genio / pirata, quando l’acqua crebbe ancora, facendo uscire la barca dalla stanza del trono.

Intanto Iago se ne stava sdraiato sul suo trespolo nella camera di Casim, a mangiarsi dell’uva, ignaro di tutto quello che stava succedendo nel palazzo: “Ahhhhhhhhh, adoro la vita a palazzo: si vive da Re, anzi, direi da sultani, per restare in tema” disse e, dopo aver gettato a terra il rametto ormai privo dei grappoli, mise le piume dietro la testa, chiudendo gli occhi. Ma la sua quiete durò poco, perché sentì dei rumori provenire da fuori la camera; quindi, riaprì gli occhi, replicando: “E adesso che altro succede ?! Uno non è neanche più libero di riposare. Ma tu guarda al giorno d’oggi cosa mi tocca fare !” e volò verso la porta e la aprì, continuando col dire: “Finitela con tutto questo baccano !”, ma un’onda d’acqua lo travolse, portandolo fuori dalla camera. Poco dopo, mentre la corrente lo trascinava, riemerse dall’acqua, gridando: “Aiuto ! Tiratemi fuori da qui !”. “Ehi Iago, non pensavo amassi così tanto l’acqua” disse, ad un certo punto, una voce; Iago alzò lo sguardo, per vedere accanto a se una barca e sopra di esso, vi erano gli altri; quindi replicò: “Molto spiritoso, ma tiratemi fuori da qui !”. “Come vuoi tu Iago” disse Aladdin, che aveva parlato anche prima e, sporgendosi, prese il pappagallo, portandolo sulla barca. Iago, mentre se ne stava seduto, tutto bagnato, sul ponte, sputò fuori acqua dalla bocca, come se fosse stato una fontanella. “Benvenuto a bordo, Iago” disse Casim; Iago la guardò e librandosi in volo, replicò: “Qualcuno mi dice che accidenti sta succedendo ?! Come mai abbiamo un fiume in piena in casa, quando invece dovrebbe stare fuori ?!”. “Ti ricordi della nuvoletta che abbiamo catturato in Amazzonia ? Bè, la tua idea di farla crescere non era tanto male e l’abbiamo usata” spiegò Casim, guardandolo. “Siete degli incompetenti ! Ma dove avevate la testa, quando avete messo in atto questa idea ?! Dovevate pensare anche alle possibili conseguenze, prima di agire !” replicò Iago, volando di fronte a Casim. “Se fossi rimasto anche tu con noi, invece di voltarci le spalle ed andartene a mangiare mele in un’altra stanza, forse a quest’ora non saremmo in questa situazione” replicò Cassim; Iago volò di fronte a lui, dicendogli: “Senti chi parla: il pelatore di patate, quando invece dovrebbe essere il Re dei Ladri e poi stavo mangiando uva, e non mele”. “Non un’altra parola, tacchino e pelerò le tue penne” replicò Cassim e Iago, deglutendo, se ne volò lontano da lui, andandosi ad appoggiare su di un parapetto, accanto ad Abù. “Il mare è in tempesta: non riesco più a controllare la nave” disse Genio / pirata, mentre era al timone, quando sentirono gridare aiuto. “E’ la voce di mio padre” disse preoccupata Jasmine. “Genio, dobbiamo assolutamente trovare il Sultano” disse Aladdin. “Subito Capitano” disse Genio / pirata, ritornando normale. “Ahhhhhh, adesso è diventato lui il capitano; ma bene, siamo in ottime mani” disse sarcasticamente Iago ed Abù alzò gli occhi al soffitto.

La nave continuava a navigare su quel “mare” in burrasca, come lo aveva definito Genio, quando davanti a loro videro il Sultano su di una tavola: “Aiuto ! Aiutatemi !” gridava. “Eccolo là !” disse Jasmine, indicando davanti a se. “Resista Sultano: stiamo arrivando !” gridò Aladdin. “Vi prego, fate presto” disse il Sultano, mentre l’acqua continuava a crescere. “Nonno tieni duro” gridò Casim e la nave arrivò quasi vicino al Sultano, ma a causa delle troppe onde, era molto difficile per il sovrano entrare nella barca; quindi ad Aladdin venne in mente un’idea: prese una corda e se la legò intorno alla vita. “Aladdin che cosa stai facendo ?” domandò Jasmine, guardandolo. “ La nave non riesce ad avvicinarsi ancora di più al Sultano, quindi qualcuno deve andarlo a salvare” rispose Aladdin, finendo di legarsi la corda intorno alla vita. “Ma non puoi: è troppo pericoloso e rischierai di rimetterci la vita !” replicò Cassim, guardandolo anche lui. “Tranquillo: l’ho già fatto altre volte” disse Aladdin, guardandolo; poi riguardò Jasmine, quando questi andò di fronte a lui, dicendogli: “Mi raccomando, amore mio: sta molto attento” e si baciarono. Finito il bacio, Aladdin guardò Casim, la quale aveva lo sguardo abbassato; quindi si inginocchiò con un ginocchio; le mise una mano sotto il mento, alzandole il viso e chiedendole: “Ehi, cos’è questo sguardo triste ?”. “E’ colpa mia se sta succedendo tutto questo; è colpa mia se il palazzo si sta allagando; è colpa mia se il nonno si trova in pericolo. Non volevo che accadesse tutto questo: volevo solo riportare l’acqua ad Agrabah e salvare la gente dalla siccità, invece la sto mettendo in pericolo. Papà, mi dispiace tanto” disse Casim, mentre le lacrime rigarono il suo viso; Aladdin, allora, la abbracciò, dicendole: “Invece tu sei una bambina molto coraggiosa e nessun altro bambino della sua età avrebbe, secondo me, rischiato così tanto per salvare la propria famiglia e la gente di Agrabah. E’ vero, a volte ci disubbidisci, ma io e tua madre non avremmo desiderato un’altra figlia migliore di te” e le mise una mano sulla guancia, tirandole via le lacrime. “Ed io non avrei mai desiderato una famiglia migliore di voi” disse Casim ed Aladdin sorrise; poi si rialzò e guardò davanti a se; prese la rincorsa e saltò oltre il parapetto, tuffandosi in acqua, ma si era dimenticato di un piccolo dettaglio: “Emmm… ma è normale che la corda non sia legata ?” domandò Iago, mentre osservava la corda che stava per finire; Cassim, allora, corse verso di essa: la prese e la legò appena in tempo all’albero maestro, per poi porgere l’attenzione, come gli altri, davanti a se, per vedere Aladdin che nuotava verso il Sultano. Il ragazzo era quasi arrivato: “Che bello vederti, Aladdin” disse il Sultano. “Anche per me è bello rivederla, Sultano ma, ora, faremmo meglio ad uscire da questa situazione. Coraggio, si aggrappi a me” disse Aladdin e si mise di schiena: il Sultano, gettandosi anche lui in acqua, si aggrappò ad essa, ma la corrente era molto forte ed Aladdin faceva fatica a nuotare verso la barca. “Avanti papà, ce la puoi fare” lo incitava Casim, mentre lo guardava stando affacciata al parapetto, tra sua madre e suo nonno, quando ad un certo punto la corda incominciò a rompersi: “La corda !” gridò Jasmine e, corse versa di essa, prendendola poco prima che si staccasse del tutto dall’albero maestro. Ma da sola non ce la poteva fare e, così, Cassim andò dietro di lei e, dopo averle messo le mani intorno alla vita, i due incominciarono a tirare; anche Casim andò a dare una mano, mettendosi dietro a suo nonno, aggrappandosi al mantello, ma anche se i tre tiravano, non riuscivano ad aiutare del tutto Aladdin ed il Sultano. “Le cose qui si stanno mettendo male e se il Sultano dovesse morire, posso anche dire addio a tutto questo lusso” disse Iago; poi, guardando Abù, aggiunse dicendogli: “Scimmia, è venuto il momento di aiutarli” e, alzandosi in volo, prese Abù per le spalle con le zampe e si andarono a mettere sopra la corda e davanti a Jasmine: Abù prese la corda ed entrambi tirarono, ma ancora non era sufficiente. Fu la volta di Tappeto che però, invece di andare dal gruppetto, volò velocemente verso il Sultano ed Aladdin, prendendo quest’ultimo per le mani e tirandolo: “Forza, ce la possiamo fare” disse Jasmine. “Io non mi sento più le ali” disse Iago. “Ci vorrebbe un aiuto in più” disse Casim; Genio, allora, lasciò andare il timone e, indietreggiando, si trasformò nel Capitano Achab, con tanto di arpione, dicendo: “Si va a caccia di balene bianche” e lanciò l’arpione, che finì proprio accanto ad Aladdin; questi lo prese e venne tirato velocemente da Genio e dagli altri, che nel frattempo avevano lasciato la corda e si erano attaccati a Genio. Con uno strattone finale, riuscirono a tirare in salvo sulla barca, Aladdin ed il Sultano: “Oh padre” disse Jasmine inginocchiandosi ed abbracciando il Sultano. “Grazie Genio” disse Aladdin, guardando Genio / Achab, che disse: “La prossima volta, quella balena bianca non mi scapperà” e ritornò normale. “Ma…ma che cosa sta succedendo ? Perché il palazzo è tutto allagato ?” chiese preoccupato il Sultano, alzandosi in piedi così come Jasmine ed Aladdin. “E’ colpa mia, se è allagato” rispose Casim, andando di fronte a lui. “Nipote mia, perché dici così ?” domandò il Sultano, guardandola. “Perché volevo riportare l’acqua ad Agrabah e, nel farlo, io….” iniziò col spiegare Casim, ma Cassim la interruppe dicendo: “ La colpa è anche mia, Sultano che ho proposto, mentre eravamo in Amazzonia, di prendere una nuvola e portarla qua per far piovere su Agrabah. La nostra dolce nipotina ha solo voluto fare un’opera a fin di bene, solo che le cose, poi, si sono complicate”. “Non vi preoccupate: non sono arrabbiato per ciò che avete fatto, ma bisogna rimediare al danno causato, prima che tutta quest’acqua inondi Agrabah” disse il Sultano. “Scusate se vi interrompo, ma ci andremo a schiantare da qualche parte, se qualcuno non ritorna al timone” disse Iago. “Ma al timone ci sono io” disse Genio; gli altri lo guardarono stranamente e Iago, andando di fronte a lui, replicò: “Asino coso blu ! Il timone ce l’hai dietro di te e, ora, per colpa tua, ci andremmo ad ammazzare !”. “Ma suvvia, non è poi la fine del mondo: provvedo subito” disse Genio e, ritornando davanti al timone, lo prese, nel vero senso della parola, ovvero lo prese letteralmente in mano, per poi dire: “Opsss”. “Ecco lo sapevo: siamo fritti; siamo morti: niente più cacce al tesoro; niente tesoro per il sottoscritto; niente…” disse Iago, ma si fermò, quando gli altri lo guardarono malamente, quindi aggiunse dicendo loro: “Ma io mi riferivo al tesoro di famiglia che ho: voi siete il mio tesoro”. “Andremo a sbattere contro quelle porte” disse Aladdin, affacciandosi al parapetto e guardando l’enormi porte d’entrata che si avvicinavano sempre di più; poi guardò gli altri ed aggiunse spiegando: “Che ognuno si aggrappi a qualcosa o qualcuno” e, così, Iago ed Abù si tennero stretti l’uno con l’altro, così come Cassim con Casim, mentre Tappeto si mise sopra il Sultano, come se fosse stato una tenda. Aladdin e Jasmine si tennero ben stretti: “Aladdin, ho molta paura” disse preoccupata Jasmine. “Se rimaniamo uniti, andrà tutto bene” disse Aladdin, stringendola forte a se; Genio, invece, dopo essersi trasformato in un grosso nodo, si era legato ad un albero maestro.
  
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