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Autore: IMmatura    19/07/2014    4 recensioni
Ormai il mondo sembra sempre più ruotare intorno al denaro, e il potere delle Nazioni dipendere dalla loro economia...ma un giorno tutte le più potenti Nazioni vengono private della loro ricchezza, e il denaro stesso viene svuotato del suo valore. Inizia così un sadico gioco in cui ogniuno dovrà lottare per vincere tutto o per non perdere la ricchezza, il potere...e forse la vita stessa. Chi c'è dietro tutto questo? Come uscirne vincitori e soprattutto...a che prezzo?
Ognuno sarà costretto a fare i conti con se stesso, e con la parte peggiore di se, in un gioco di egoismi e interessi dove l'inganno sembra essere l'unica risposta...
Genere: Introspettivo, Mistero, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Disclaimer: Questi personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Hidekaz Himaruya; questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

 

 

 

Gioco d'inganni

 

 

L'importanza dei soldi deriva essenzialmente dall'essere un legame fra il presente ed il futuro. (John Maynard Keynes)

 

VIII

Se l’era ritrovato di fronte quasi per caso, mentre si allontanava a grandi passi dal suo nascondiglio con la cassetta sotto il braccio. Deglutì. Il prussiano di fronte a lui sembrava decisamente agguerrito.

-Ne ho abbastanza di giocare...- sibilò a se stesso, più che a Matthew, intento ad osservarlo spaventato.

Non era la prima volta che soffermava la sua attenzione sull’albino. Aveva sempre trovato il colore dei suoi occhi leggermente inquietante e adesso, mentre borbottava a se stesso con lo sguardo fisso e assottigliato, gli incuteva ancora più timore. Gli ordinò di consegnargli immediatamente lo scrigno. Il canadese strinse istintivamente a se l’oggetto, e, con un sussurro appena udibile, rifiutò. Nella sua testa, tanti timori: non che si ritenesse debole, ma era poco abituato agli scontri fisici, dato che per lo più veniva ignorato. Prussia invece aveva secoli di esperienza a riguardo. E sembrava anche su tutte le furie, il che ne avrebbe sicuramente moltiplicato le energie. Il suo piano, buono, ma con qualche lacuna, doveva essere fallito. Così aveva deciso di passare alle maniere forti col primo che gli fosse capitato a tiro.

Gilbert prese un braccio in avanti, riuscendo ad afferrare la cassetta di legno. Iniziarono a contendersela, l’uno con foga e cercando anche di spingere a terra l’avversario, l’altro preoccupato soprattutto di non farne rovesciare il contenuto. Ad un tratto Prussia ebbe un’idea. Si irrigidì, come se volesse usare tutte le sue forse. Canada abboccò al tranello, e strattonò con energia. Le braccia dell’altro allentarono la presa e l’albino vide l’altro vacillare all’indietro. Nello sforzo di recuperare l’equilibrio, Matthew aveva tolto le mani dallo scrigno.

Se ne rese conto un attimo dopo, vedendo la Nazione di fronte a lui sogghignare soddisfatta.

-N-non puoi farlo...- tentò di protestare.

-Spiacente, klein Canada, l’ho appena fatto. Niente di personale, ovviamente.-

Normalmente sarebbe stato felice di sentire qualcuno chiamarlo con il proprio nome, ma adesso gli veniva quasi da piangere. Sapeva che non avrebbe più visto quella cassetta, probabilmente, a meno che non riuscisse a prendere tempo.

“Pensa, Matthew, pensa!” si ripeteva, sforzandosi di non perdere la testa di fronte all’albino che, aperto il suo scrigno, ne valutava soddisfatto il contenuto. Aveva il bagliore di quei gettoni riflesso nello sguardo e il suo sorriso si era fatto più largo, ma non meno teso e battagliero. Sembrava già proiettato alla prossima mossa, ebbro di quella prima vittoria.

-P-perché?-

-Come?-

-P-perché, ho detto. V-voglio saperlo. Ho già perso, no, q-quindi non hai nulla da perderci...-

-Te l’ho già detto, niente di personale.- ripetè annoiato, per poi aggiungere. -Non capiresti. Dubito che possa interessarti.-

-Non puoi saperlo.- era il momento di colpirlo nella vanità -Scommetto che sono parte di un disegno più grande, giusto? Insomma, girano voci sul fatto che tu abbia un piano, o qualcosa del genere...dev’essere qualcosa di grandioso...-

-Il mio piano- spiegò, inchiodandolo con lo sguardo. -è molto semplice...io voglio vincere. Più che posso. Tutto, se necessario. Voglio riportare la più grande e magnifica vittoria possibile su questa Terra. Hai idea di cosa si possa fare con tutta quella ricchezza, eh? No? Te lo dico io: comprare terre, tante terre, costruire edifici magnifici, assoldare un esercito...in poche parole RICREARE UNA NAZIONE. LA MIA NAZIONE. UNA NUOVA MAGNIFICA NAZIONE!-

Riprese fiato, dopo quella confessione gridata con tono tracotante. Matthew osservava i suoi movimenti nervosi e incoerenti, il suo sguardo ora fisso e aggressivo, ora sfuggente. Sembrava quasi fuori di se. Quell’idea, di tornare ad essere una Nazione, doveva averlo affascinato a tal punto da fargli dimenticare tutto il resto. Per quanto ne sapeva, Prussia in passato era stato tra le più grandi potenze. Doveva essere difficile per lui, di colpo, ritrovarsi ad essere praticamente un ospite a casa di suo fratello, e soprattutto non contare più nulla, in termini politici. Doveva essere un gran peso. Matthew si rese conto di non poterlo immaginare davvero: certo, anche lui si sentiva spesso messo da parte, ma era così da sempre, vi si era tristemente abituato. Per l’albino doveva essere un’altra storia, peggiore. Da perdere la ragione.

-S-se è così...ti interesserà trovare più cassette possibili, giusto? I-i-io posso aiutarti.-

-Come? Vorresti aiutarmi?- chiese sorpreso e divertito il prussiano, studiando di nuovo con curiosità chi aveva di fronte, come la scorsa volta al meeting. Quel Canada, l’ex-pupillo di Francis, era davvero un tipo singolare...

-S-saresti disposto a ridarmi i gettoni se te ne facessi trovare tanti, tanti di più? N-non hai nulla da perderci, se n-non sei soddisfatto dell’accordo, puoi sempre tenerti la mia cassetta.- Notò che Gilbert non sembrava prenderlo sul serio, per cui decise di giocarsi il tutto per tutto. -Ecco,io...ho scoperto che Russia ha messo su un bel bottino. A te Russia n-non piace, giusto?-

Russia, uno dei fautori della sua dissoluzione. Quello che l’aveva tenuto per tanti anni sotto il suo potere e lontano da suo fratello. Non è che non gli piacesse...lo odiava, praticamente.

-Sto ascoltando...-

 

§§§

 

-Scusascusascusa! Non mi uccidere!!!- Gridò spaventato Italia serrando gli occhi. Odiava l’essersi divisi, ma Germania gliel’aveva intimato categorico. Non sarebbero mai riusciti ad esplorare tutta la villa in breve tempo, se non si fossero divisi. Così si era ritrovato solo, con una pesante sensazione di pericolo, a camminare furtivamente in un corridoio, finché qualcuno non gli era andato a sbattere addosso girando l’angolo.

-Shut up you bloody idiot!- sibilò Inghilterra, facendo per tappargli la bocca. Ci ripensò, e decise piuttosto di chiedere all’italiano che ci facesse li.

Feliciano sbirciò appena da un occhio e, resosi conto che si trattava effettivamente del britannico, ancora intimorito, ma già meno di prima, rispose: -Ve, non so se dovrei dirtelo però...io e Germania investighiamo...-

-Come scusa?-

-N-non arrabbiarti!- esclamò. lasciando stupito Arthur che non aveva letteralmente mosso un muscolo contro di lui. - Dicevo, io e Germania stavamo cercando in giro per la villa qualche indizio dei nostri rapitori.-

Sentì l’altro sospirare e si affrettò a scusarsi. Non voleva farsi un altro nemico.

-Al contrario, sospiravo di sollievo. Vedo che fortunatamente non sono l’unico a non essersi messo a giocare, e a ricordare che siamo ancora degli ostaggi...-

-Ve, allora stavi investigando anche tu?-

-Diciamo di si.- tagliò corto Inghilterra, superandolo per raggiungere le scale e ridiscendere a pian terreno.

-Ve, aspetta! Che c’è dietro quelle porte, lo sai? Perché io ho un po’ paura...- chiese Italia, senza più preoccuparsi di tenere la voce bassa, o di eventuale segretezza. Inghilterra gli ringhiò contro che non aveva importanza, dato che erano tutte ben chiuse da una serratura, che richiedeva una tessera magnetica. Evitò di aggiungere che aveva provato a forzarne un paio con la magia, senza successo. Aveva un orgoglio da difendere, diamine. Fece per andarsene ma notò con fastidio che Italia sembrava volerlo accompagnare. Sospettoso, Arthur si voltò di nuovo verso di lui, scoccandogli un’occhiataccia.

-Non sto andando a controllare i miei gettoni, quindi piantala di seguirmi...-

-Non ci stavo neanche pensando ai gettoni, lo giuro!- protestò Feliciano, con una mano sul cuore. -Io devo solo scendere a dire a Ludwig che non ho trovato niente, e che le porte sono tutte chiuse. Grazie di avermelo detto. Mi hai fatto risparmiare tanto tempo e Germania sicuramente sarà contento.-

Quando Arthur lo vide sorridere, pensò che forse era sincero. Inoltre, le parole di Vargas lo impensierirono un po’. Se davvero qualcun altro stava indagando sulla situazione, era per il bene di tutti. Poteva essere utile condividere rispettivamente le proprie informazioni...quelle strettamente inerenti alla situazione. Col cavolo che andava a dire a qualcuno dove aveva (ri)nascosto il suo forziere, ovviamente. Scesero le scale in assoluto silenzio, mentre Inghilterra si chiedeva irritato come l’altro potesse stare così calmo. era assurdo. Illogico. Italia di solito aveva paura della sua stessa ombra, che stava succedendo?

-Tu sei preoccupato?- chiese l’italiano, tanto per rompere quell’atmosfera di disagio.

-Ovviamente, tu no?-

-Ve, un po’ si! Ma sono tranquillo, finchè so che posso contare su mio fratello che mi ha aiutato a difendere i miei gettoni, e Germania che sta cercando di capire chi sono “i cattivi” che ci hanno portati qui. Se succede qualcosa, so a chi chiedere aiuto. Poi stanno succedendo un sacco di cose che mi fanno dispiacere, ma non sono spaventato, sono più...nervoso, per questo. E un po’ arrabbiato...ma poco poco, ve!-

Non si poteva dire che Italia facesse mistero di ciò che pensava. Arthur finora si era sempre stupito di come una Nazione del genere potesse essere stata la patria di tanti scaltri diplomatici...no, decisamente di fronte a Feliciano non pensavi istintivamente ad una persona machiavellica. Se continuava a guardarlo storto, mentre l’altro continuava a chiacchierare, era per una leggera punta d’invidia. Fino ad ora Inghilterra si era sentito completamente in balia dei nemici e senza nessun appoggio valido: Kiku era troppo prudente per assecondarlo, Alfred aveva quasi rischiato di far saltare il suo nascondiglio, e la stupida rana (non che sentisse il bisogno del suo appoggio, ma si aspettava un minimo di serietà, diamine!) sembrava essere sparita nel nulla appena scoperto di non poterlo punzecchiare. Fino ad ora non si era neppure stupito di quella situazione, essendo abituato per orgoglio a fare tutto da solo, a costo di spingersi al limite. Adesso, vedendo l’italiano che, ormai completamente rassicurato, riusciva a blaterare allegro, si chiese se anche lui sarebbe riuscito a controllarsi meglio, con qualcuno di fidato accanto. O semplicemente sapendo di avere qualche alleato...

 

§§§

 

-Come avete potuto farlo?- chiese Toris indignato. Di fronte a lui gli altri due baltici rimanevano muti. Ravais aveva le lacrime agli occhi, mentre Estonia continuava a tirarsi nervosamente su gli occhiali.

-Io...non ho avuto altra scelta.- sbottò infine il più piccolo, iniziando a singhiozzare appena. -M-mi ha messo paura, mi ha detto che se non gli dicevo dov’era la cassetta di Eduard, lui...- non riuscì a proseguire. A Lituania non restò che immaginare quali potessero essere state le minacce. Guardò il ragazzo in tutta la sua bassa e gracile statura. Che poteva fare, contro Ivan?

-Capisco Lettonia, ma tu...- disse, rivolto ad Estonia.

-Non giudicarmi. Era la scelta meno rischiosa. Capisci che non avrei potuto oppormi senza il rischio di perdere tutto, e neppure fare il doppio gioco, visto che ormai il mio capitale è legato al suo. Anche tu, smettila di gridare, potrebbero sentirci. Ricorda che se scoprono il nascondiglio dei gettoni di Russia, scoprono anche i nostri. Se stiamo tranquilli, Ivan sicuramente troverà qualcun altro con cui prenderla, e il danno sarà più ammortizzabile.-

-Ammortizzabile? Stai parlando di vendere gente a quel pazzo per riavere i tuoi soldi! Sono l’unico qui che si rende conto...-

Serrava i pugni, impotente. Sapeva tutto quello che Estonia gli stava dicendo: non potevano fare niente, collaborare era la scelta migliore...ma non era quella giusta! Sentiva l’obbligo verso se stesso di non arrivare a questo punto. Rifiutare però significava rinunciare a qualsiasi stabilità economica, oltre che mandare Russia su tutte le furie. Era una mossa suicida, che avrebbe solo ritardato l’inevitabile: quanto ci vuole ad annettere una Nazione in bancarotta? Come difendersi senza poter comprare armi o mantenere un esercito? Eppure doveva esserci una via d’uscita. Un modo per non dovergli ubbidire di nuovo. Non era ancora stato sottomesso, dunque non aveva intenzione di comportarsi già come se lo fosse. Il modo l’avrebbe trovato...

 

 

 

Noi svendiamo la nostra onestà molto facilmente, ma in realtà è l'unica cosa che abbiamo, è il nostro ultimo piccolo spazio. All'interno di quel centimetro siamo liberi. (V per Vendetta) 

 

 

 

 

Angolino Epico

Prima che pensiate male di Matt, vorrei ricordarvi che al momento non è nella posizione migliore per essere altruista. Oppure, in qualche modo, sta cercando di esserlo? Perché vuole rivelare a Gilbert il nascondiglio, secondo voi? E Prussia, una volta avuta quell’informazione, starà ai patti? Troppe domande, non ce la facevo a scioglierle in questo capitolo, chiedo perdono...

Inoltre, riusciranno i nostri eroi a collaborare per risolvere il mistero della villa? Sinceramente, adesso che si prospetta la possibilità (grazie a Ita-chan che quando vuole è un grande, anche senza saperlo!) di una collaborazione tra le poche persone ancora raziocinanti, la vedo difficile ma non impossibile...se riusciranno davvero tutti a fidarsi.

Ultimo ma non ultimo, Toris. Go, Liet, go! Non svenderti a nessun prezzo! (E magari, se ci riesci, rimani anche vivo, please! T.T)

So che quest’ultimo paragrafo è un po’ corto, ma non avrei saputo come interromperlo, altrimenti...capirete perché nel prossimo capitolo.

Grazie per l’attesa e alla prossima

IMma-chan

PS Se vi state chiedendo come mai è scomparso Romano sappiate che è una faccenda momentanea: dalla regia (???) mi facevano notare che praticamente si stava prendendo un terzo di ficcy solo lui, e la cosa può andare bene per me, ma non per una storia equilibrata.

Fangirl interiore: al diavolo io voglio Romano!!! <3

*IMma inspira profondamente e le tira un pomodoro in faccia* Ti capisco, ma come scrittrice (FTW?) ho degli obblighi!

  
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