Storie originali > Avventura
Segui la storia  |       
Autore: LonelyWriter    19/07/2014    0 recensioni
La lunga pace guadagnata nella terra di Labryn subisce una piccola scossa.
Ma anche attraverso la più piccola crepa, l'acqua si scava un fiume.
Erik è il primo a trovarsi coinvolto. Il destino mette a repentaglio tutto quello che più ama.
Krystal è ormai cresciuta, e le sue azioni tagliano il sottile filo che la manteneva legata alla società in cui viveva.
Qualcuno muove i fili di oscuri eventi che si moltiplicano sulla strada di una sfortunata compagnia di mercenari.
Nessuno di loro sa quanto in realtà siano legate le loro strade.
--
-“Io credo che...”-
-“Silenzio!”- Si scatenò la voce proveniente dalla maestosa figura, immersa nell’oscuritá.
-“Manderò qualcuno a fare il lavoro. Sicuramente cadranno con qualcosa di semplice.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Dansol non era che un punto lontano, già nascosto dai primi alberi della zona boscosa. Krystal camminava a passo lento, abbattuta dalla disperazione. Si fermò e posò a terra lo zaino. 
Doveva femarsi a riflettere, era tutto il giorno che camminava senza poter pensare a nulla. Decise di meditare, come aveva fatto pochi giorni fa, in mezzo alla natura. 

Chiuse le palpebre, coprendo i suoi occhi dorati e si concentrò sui suoni attorno a lei. Ecco un fagiano nuoversi tra le sterpaglie. Una lepre, saltellare curiosa intorno a lei.
Più rimaneva ferma più l’ambiente intorno a lei si scomponeva in una melodia gracchiante. I rami scricchiolavano al vento, gli insetti ticchettavano come orologi. Sembrava più facile 
dell’ultima volta. Il vento non la distraeva più. 
Cercò di concentrarsi sul suo corpo invece che sull’ambiente. Sentiva i nervi tesi, i muscoli stanchi, la pelle secca sulle tracce delle sue lacrime. Lentamente, sciolse i nervi, 
rilassò i muscoli. Il battito del suo cuore rallentò.

Si risvegliò di colpo. Era ancora nella stessa posizione. Il sole, che già prima stava calando, si era mosso solo di qualche grado, ma si sentiva fresca e riposata.
Non si era accorta di essersi addormentata. Doveva partire. Sarebbe andata a Laforge. Vivere con suo padre le aveva insegnato non poco sui metalli ed i materiali.
Forse la sua conoscenza sarebbe stata utile laggiù. Cercando di non pensare a suo padre, si incappucciò e riprese il cammino.


Avevano appena percorso qualche centinaio di metri, e già il terreno si era fatto melmoso, inzuppando i loro stivali. Tarol procedeva in testa al gruppo, scrutando il terreno
per assicurarsi che non finissero in qualche trappola naturale. Avanzavano piuttosto lentamente, portando i cavalli per le briglie. Nemmeno il mezzelfo conosceva bene quella palude.
Sapeva però che spingendosi un po’ all’interno vi era una via comoda e sicura. Con poca fantasia, i pochi che la conoscevano l’avevano nominata Strada del Legno.
Gli parve di vederla. Evitò una pianta contorta ed esile, avvisando i suoi compagni sugli effetti allucinogeni che il solo tocco poteva provocare, fece tagliare a Raven un intreccio di rovi
e ci arrivarono. Una linea netta larga poco più di un metro separava la palude come un fiume. Le radici alte degli alberi si inrecciavano sopra il livello del terreno,
a quasi due metri di altezza, erano così fitte da formare una superficie quasi perfetta. Il fenomeno era dovuto alla lontanaza dal deserto, la vegetazione diventava più fitta
e più pericolosa in modo esponenziale, dopo quella linea.

-“Impressionante.”- Commentò il guerriero.

-“Raven avremo bisogno di intagliare delle specie di racchette per i cavalli.”- Disse il mezz’elfo avvicinandosi.
-“I cavalli rischiano di spezzarsi una gamba se infilano il loro sottili zoccoli in un buco. Questa strada è fatta di radici, ce ne sono a migliaia.”

-“Ho capito, usavamo qualcosa di simile per la neve.”- Fece cenno affrmativo Raven.

Con la piccola scure che portava alla cinta cominciò ad abbattere i rami più grossi di un albero.
Dopo poco più di un ora aveva già preparato sedici rettangoli di legno uguali e leggermente ricurvi. 
Il mago si accigliò di fronte al lavoro da falegname dell’omone.

-“Hai sempre qualche asso nella manica Raven.”-

-“Per questo siamo i migliori!”- Gli fece l’occhiolino Diana.

Dopo aver assicurato le racchette agli zoccoli dei cavalli, si arrampicarono sulla cima della muraglia di radici.
Lasciarono alla magia di Pewar il compito di trasportare i tre cavalli in cima, i quali stranamente non obbiettarono al venire sospesi a mezz’aria.
Montarono, e finalmente poterono riprendere la marcia. Nonostante le prime incertezze gli animali si abituarono presto all’inusuale presenza delle racchette,
permettendo alla compagnia, di procedere ad una buona velocità.

 
-“Dunque, facciamo il punto della situazione.”- Cominciò Raven dopo un lungo meditare.
-“Un tizio, direi un nobile, ci incarica di recuperare una gemma di sua proprietà. E fino a qui tutto liscio, ci paga una parte in anticipo e partiamo.”-

Tutti annuirono, ed il guerriero proseguì.

-“A Sich abbiamo fatto un po’ di casino, ma non penso che questo abbia nulla a che fare con i lupi.”-
Disse lanciando un occhiataccia a Tarol, che finse improvvisamente di pulirsi le unghie, nascondendosi dietro la ladra, che conduceva il cavallo.


-“Poi nella foresta invece ci siamo scontrati con un branco di lupi chiaramente intenzionato ad attaccare noi.”- Riprese Pewear per lui.

-“Come ho già detto, almeno uno era un mannaro, che con tutta probabilità guidava il gruppo. E sapete che i mannari allo stato brado sono stati ormai eliminati.”- 
Si intromise il mezz’elfo, grattandosi i corti capelli verdi.


-“Labryn è ancora piena delle creature evocate dal tiranno. Può essere vero che alcune specie siano state soppresse, ma sicuramente ci sono ancora punti di flesso, nascosti bene.
Non possono averli trovati tutti. Non è possibile che qualche mascalzone con un minimo di capacità magiche ne abbia trovato uno? Del resto siamo stati sfortunati anche nel deserto,
ma non venitemi a dire che qualcuno ha convinto una talpide ad attaccarci.”- Obbiettò Diana.


-“Anche questo è vero. Non sarebbe la prima volta, anche se gli ultimi negromanti alla ricerca dei punti sono stati oggetto di una caccia intensa. Non escluderei questa possibilità”-
Si accigliò il mago.

-“Cos’è un punto di flesso?”- Si intromise il mezz’elfo.

-“Dovresti stare più attento alle spiegazioni di Pewar invece di giocherellare.”- Sbuffò Diana in tono di falso rimprovero.
-“In poche parole sono zone di Labryn che hanno una migliore connessione con il mondo demoniaco. Sono delle piccole aree in cui è facile effettuare un’evocazione.
Non tengono conto della materia, per cui sono difficili da trovare, alcune sono sottoterra, sott’acqua, oppure troppo in alto.”-Proseguì guardando il mago per vedere se sbagliava qualcosa.

-“Ben detto.”- Annuì lui.

-“Ho capito. Credo...”-

-“Bene!”- Riprese il barbaro -“Quindi per il momento possiamo pensare che siamo stati sfortunati, e staremo a vedere che succede dopo.”- Semplificò per assicurarsi di aver capito.

-“Già.”-

-“Esatto.”-

-“Molto bene ora rivediamo i nostri spostamenti.”- Raven si assicurava sempre che il gruppo avesse un piano d’azione, una cosa che aveva imparato ascoltando le storie di
un vecchio generale, quando lavorava per lui, come maestro d’arme. Una frase che gli rimase particolarmente impressa fu:
Conosci il nemico, conosci te stesso, mai sarà in dubbio il risultato di 100 battaglie.”

Dovevano raggiungere le montagne di Quilk, dove sicuramente avrebbero ottenuto informazioni sui Colobdi dalla gente del posto.
Con un po’ di fortuna i briganti avevano già cercato di vendere la gemma ai locali. La merce di contrabbando e gli oggetti rubati finivano facilmente nelle mani di qualche
mercante fortunato ai confini di Labryn, soprattutto se la merce arrivava da lontano, come da Toran. Con meno fortuna avrebbero dovuto ispezionare le pianure alla base
delle montagne alla ricerca della banda che aveva la sfortuna di trovarsi in possesso della gemma, trovarli, massacrarli e tornare a Toran. Anche se avessero trovato un altro gruppo,
i Colobodi erano pronti a tradire i membri del proprio clan per qualche moneta d’oro. Si sarebbero fatti dare la loro posizione e avrebbero concluso la missione.
Nella peggiore delle ipotesi, il clan che cercavano si era già nascosto nelle grotte delle montagne alte, ed avrebbero dovuto proseguire a piedi, grotta per grotta.
Ma non poteva andargli peggio.

O così credevano.


-
~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~-~
Salve a tutti! :3 Data la complessità e la lunghezza della storia, sto realizzando una mappa di Labryn perchè possiate
seguire con più facilità gli spostamenti dei nostri eroi, e capire meglio la mia idea della penisola.
Soprattutto visto che alcune persone seguono la storia con piacere!
Se notate imperfezioni-errori-scorrettezze non fatevi scrupoli a farmelo notare! Critiche costruttive son più che accettate.
Buona lettura! ^_^

 


 

  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Avventura / Vai alla pagina dell'autore: LonelyWriter