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Autore: psychoE    19/07/2014    3 recensioni
“Curerò tutte queste ferite, te lo prometto.”
“Come farai a curare quelle che ho dentro?”
“Con l'amore.”
Genere: Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Synyster Gates
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Huntington Beach
July 2nd 2007
03:00 pm
 
I miei occhi sono pesanti. Voglio aprirli, ma non ci riesco. Accidenti!
Muovo la mano. Mi fa male.
Muovo le gambe. Mi fanno male.
Muovo la testa e, indovinate un po'? Mi fa male.
Bene, il mio corpo è tutto dolorante. Sembra che sia stata investita da un treno in corsa.
Riprovo ad aprire gli occhi, questa volta ci riesco. La luce del sole mi acceca. 'Qualcuno chiuda questa dannata finestra.penso tra me e me.
Mi guardo intorno, la stanza è bianca, il letto pure. Il mio braccio è attaccato ad una flebo, fantastico. Non credo di avere forze per parlare.
La porta si apre ed entra Brian. Oddio, forse sono in Paradiso.
Sam? Oh cazzo, finalmente!
Subito si precipita verso di me, prendendomi una mano e stringendola appena.
Le sue occhiaie sono paurose, credo non si faccia la barba da almeno due giorni, i suoi capelli sono arruffati. Mi fa tenerezza...
“Non posso credere che tu abbia corso un rischio simile, dovevi dirmi tutto Sam! Cazzo, ho temuto il peggio, quando Zacky mi ha chiamato dall'ospedal-”
“Brian, calmati.” biascico con poca forza.
Fa un respiro profondo e noto che ha ancora il mio braccialetto al suo polso.
“Scusami, ho sbagliato in tutto. Non dovevo risponderti così, dannazione. Sono stato uno stupido.”
“Non è stata colpa tua...dov'è Richard adesso?”
“Quel figlio di puttana si sta nascondendo. L'ho denunciato.”
“Che cosa?!”
“Tua madre è qua fuori. Non ti preoccupare.”
“Qua fuori?”
“Sono due giorni che non ti svegli.”
“Oh.”
“La polizia lo sta cercando. Gli farò passare le pene dell'inferno.”
“E McKenna?”
“E' con i nostri genitori, al sicuro.”
Tiro un sospiro di sollievo e mi rilasso, intrecciando le mie dita a quelle di Brian.
Non ti avrei mai lasciato...quando ho detto che ti amavo, lo pensavo veramente. Lo penso tutt'ora.
Lo so, piccola. Adesso lo so...
“Mi dispiace non essere stata del tutto sincera con te.”
“Non dipendeva da te. Sam, ti amo.”
“Anche io...”
La porta si riapre ed entra una dottoressa sulla cinquantina assieme ad un'infermiera.
“Miss Reed, sono felice di vederla sveglia. Vorrei farle qualche controllo.”
Brian si sposta e lascia che mi visitino.
Mi punta una luce negli occhi, mi controlla i riflessi e le costole. Poi prende un manicotto per misurare la pressione.
“Sembra essere tutto apposto. Lei ha subito un forte trauma cranico, per questo è rimasta svenuta per così tante ore. Le prescrivo un analgesico per il dolore.”
Annuisco e la dottoressa prosegue nel leggere la mia cartella clinica. Sospira.
“Le devo dare una brutta notizia. A causa della sua grande diminuzione di peso e soprattutto delle percosse, ha avuto un aborto spontaneo.”
Il mondo sembra essermi caduto addosso. Dolore.
“Mi spiace.”
Non sono riuscita a salvare anche lui. Fa male. Non credevo di poter provare tanta tristezza.
“Sam...” mi sussurra Brian, sedendosi sul mio letto e abbracciandomi leggermente. Mi bacia la testa mentre singhiozzo e le lacrime mi bagnano il viso.
“Piccola, ne avremo un altro. Te lo prometto.”
“Avrei voluto che fosse andata diversamente...avrei voluto dirti che aspettavo un bambino e che era tuo.”
“Lo so, lo so...ma ti prometto che d'ora in poi andrà tutto bene.”
“Ormai non ci spero più.”
“Invece sarà così. Adesso inizieremo tutto da capo.”
E improvvisamente tutti i miei ricordi su Richard e su ciò che mi ha fatto per tutti questi anni riaffiorano nella mia mente. Il mio pianto si fa più intenso.
“Ho avuto paura...”
“Ci sono io con te, adesso. Ricordi cosa ti ho detto su quella giostra?”
Annuisco e mi lascio cullare tra le sue braccia. Quanto mi è mancato.
 
 





 
 
 
Dopo aver mangiato, mi sento un po' meglio. L'analgesico sta facendo effetto.
Mia madre è fuori che continua a piangere, le ho raccontato tutto ed è scioccata. Come darle torto?
Io me ne sto tranquilla nel mio letto, con Brian al mio fianco che mi accarezza.
“Non posso credere che Michelle e Richard avevano una relazione. Non l'avrei mai detto. Cioè, sapevo che mi tradiva, ma non mi sarei mai aspettato con uno come lui.” sbotta all'improvviso, visibilmente adirato.
“Sapevi che ti tradiva?”
“Certo. La nostra non era una vera e propria relazione. Lei stava con me per i soldi, io con lei per scopare.”
Rabbrividisco ripensando a quando ho trovato loro due nello stesso letto. Per fortuna è tutto finito.
“Questo è uno dei bracciali con cui coprivi i lividi sui polsi, vero?” mi chiede, indicando quello che sta al suo polso.
“Sì. L'hai tenuto.”
“Non ho avuto il coraggio di toglierlo. Volevo ancora averti vicina in qualche modo.”
“Non hai idea di come sia stata dura lasciarti. E' stato...orribile.” ammetto, sospirando.
“Giuro che se trovo quel bastardo, lo ammazzo di botte.”
Ti aiuterei volentieri!
La voce proviene dalla porta, dove vedo sbucare Jimmy.
Jimbo!” esclamo.
“Sam...ci hai fatti preoccupare!”
Mi da un bacio sulla guancia e mi sorride.
Poco dopo entrano Zacky, Alexandra, Matt e Johnny, tutti mi salutano con gioia e per un attimo mi sembra di dimenticare dove mi trovo.
Il primo dei quattro mi si avvicina ed io lo faccio chinare per abbracciarlo forte.
“Ti ringrazio, Zacky...”
“Non devi ringraziarmi. Piuttosto scusami per la scenata al ristorante, non immaginavo niente di tutto ciò...”
“Tranquillo.”
Ragazzi, Sam deve riposare.” afferma Brian che nel frattempo non mi ha lasciato la mano neanche per un secondo.
“Sei il solito scassapalle.” dice Jimmy, prima di portare fuori tutti.
Ridacchio, sentendo però dolore alle costole. Subito Syn si allarma.
“Stai male? Vuoi che chiami la dottoressa?”
“No, stai tranquillo. Calmati, adesso sto...bene.”
“Vorrei solo essermene accorto prima. Se adesso ripenso a quando abbiamo avuto la nostra prima conversazione su quel figlio di puttana, il livido sul tuo fianco, quando non volevi andare al mare...”
“L'ho tenuto nascosto a tutti per tre anni. Non stava a te immaginarti una cosa simile...”
Gliela farò pagare.
I suoi occhi sono velati da uno strato di pura rabbia che mi fa rabbrividire.
Sbadiglio, notando che l'orologio segna le dieci di sera.
“Brian?”
“Dimmi.”
“Dormi con me.”
“Piccola, non posso. Le infermiere mi ucciderebbero.”
“Per favore...ne ho bisogno. Il letto è grande ed entrambi siamo stanchi.”
Lo vedo osservare la situazione, per poi alzarsi.
Ah, fanculo.
Si toglie le scarpe e sale sul mio letto, facendo attenzione a non toccare la mia flebo.
Mi avvolge tra le sue braccia, così che posso appoggiare il viso sul suo petto. Mi è mancato il suo profumo.
La sua mano si poggia sulla mia guancia, accarezzandola dolcemente.
Curerò tutte queste ferite, te lo prometto.
Come farai a curare quelle che ho dentro?
Con l'amore.
Queste sono le ultime parole che sento prima di addormentarmi.







 
 
 
 
 
 
 
 
***
 
 












 
 
 
Huntington Beach
July 6th 2007
10:00 am
 
“Mi raccomando signorina, se dovesse avvertire forti dolori alla testa deve tornare subito in ospedale. Una settimana di riposo, niente sforzi.”
“Grazie mille dottoressa Everly.”
Ho finalmente compilato il modulo per le dismissioni e sono pronta per uscire da questo posto. Brian mi cinge un fianco e mi da un bacio sulla fronte, portandomi con sé verso l'uscita.
Dovrò fare delle sedute da una psicologa per i traumi subiti in questi anni. In realtà non pensavo ce ne fosse bisogno, ma anche Alexandra me lo ha consigliato.
Adesso la mia mente è vuota e allo stesso tempo i pensieri stanno straripando da essa.
Richard non è ancora stato trovato ma d'ora in poi potrò vivere con il ragazzo che amo. Non verrò mai più picchiata, ma il mio corpo guarirà mai da tutte queste ferite? Brian ha promesso che ci riuscirà. Questa volta so che ce la farà.
Mia madre resterà con Joe a casa dei genitori di Brian finché non troveranno Richard.
“Oggi vado con Alexandra a fare shopping.” affermo mentre siamo per le strade di Huntington Beach.
“Non se ne parla. La dottoressa ha chiaramente detto di stare a riposo.”
“Ma Brian! Devo assolutamente comprare una cosa.”
“Che cosa?”
Oh, dannazione, non posso di certo dirgli che è il suo regalo di compleanno.
“Un vestito. Ci sono i saldi.”
“Non puoi aspettare qualche giorno?”
“No. Devo uscire oggi.”
“C'è ancora Richard in circolazione, non penso sia il caso.”
“Solo un paio d'ore! E poi sarò con Alex, non da sola!”
Fa qualche minuto di pausa, passandosi una mano tra i capelli.
“Solo un paio d'ore. Poi ti rivoglio a casa.” sbuffa.
Gli sorrido e gli do un bacio sulla guancia, continuando a guardare la strada.
Ora che ci penso, non sono mai stata a casa sua. E da oggi ci vivrò per chissà quanto.
“Siamo arrivati” mi dice, mentre passiamo un cancello che ci porta in un'enorme villa.
Scendo dalla macchina, ammirando il giardino ben curato con bellissime piante. Il vialetto porta all'entrata principale.
Brian apre la porta ed entriamo dentro la villa. Mi porta a fare un giro della casa, il salotto è enorme, la cucina pure. Tutto è in stile moderno, i colori principali sono il bianco e il nero. Vedrò di dare a questa casa un po' di colore.
Andiamo al piano di sopra, ci sono almeno quattro stanze. Me le elenca: bagno, camera da letto, camera degli ospiti, una stanza insonorizzata per suonare.
Sento un cane abbaiare, finché non vedo un piccolo maltese venirmi in contro. Ma è stupendo!
“Lei è Pinkly! Non vedevo l'ora che la conoscessi.”
La prendo in braccio e inizia a leccarmi il collo, non riesco a trattenere una risata. E' adorabile.
“I ragazzi e Alexandra hanno già portato tutte le sue cose qui, ho pensato che non ti avrebbe fatto piacere tornare in quella casa.”
Lascio andare Pinkly; mi guardo ancora intorno per un po', per poi respirare profondamente.
E' perfetto.
Sento il suo torace aderire alla mia schiena e le sue braccia circondarmi. Mi lascia una scia di baci sul collo ed io appoggio la testa nell'incavo della sua spalla.
“Che vuoi fare?”
“Una doccia e poi vorrei che suonassi qualcosa. Ho voglia di musica.”
“Va bene, ti aspetto giù.”
Entro nel bagno e, accidenti, è gigantesco! Mi svesto ed entro nella doccia, passando lentamente la spugna per evitare di farmi male.
L'acqua sembra rigenerarmi, il bagnoschiuma alla lavanda è fantastico. Adoro questo profumo.
Mi lavo per bene e mi sciacquo, per poi uscire e avvolgermi attorno un asciugamano.
Guardandomi allo specchio, noto la cicatrice che mi lasciò mio padre sul braccio. Perché la mia vita è andata così?
Prima mio padre, poi Richard. Sono piena di lividi e sto cercando di far rimarginare le voragini che ho dentro.
Mentre mi metto in intimo, guardo l'ematoma viola sulla mia pancia. Lo tocco: fa ancora malissimo.
Accarezzo il ventre dove avrei dovuto crescere per nove mesi un bambino. Il bambino mio e di Brian. Non pensavo minimamente che sarebbe andata così.
Mi appoggio al muro e scivolo a terra, iniziando a piangere. Porto le mani sul viso, mentre il mio pianto si fa sempre più intenso, doloroso e inconsolabile.
“Sam, no!”
Presto mi ritrovo tra le braccia di Brian che cerca di tranquillizzarmi.
“Non piangere, ci sono qui io. Andrà tutto bene.”
“Non riesco ad andare avanti...” singhiozzo stringendomi a lui.
“Sono passati pochi giorni, piccola. Dai tempo al tempo, si sistemerà tutto.”
 
Mi lascia sfogare e dopo pochi minuti smetto di piangere, iniziando a respirare profondamente.
“Va meglio?”
Annuisco, venendo poi presa in braccio da Brian e portata sul letto.
Mi prende una canotta e un paio di pantaloncini e mi aiuta a vestirmi, facendo attenzione ai miei lividi.
“Vieni” dice prendendomi per mano e portandomi al piano di sotto, sul divano bianco.
Mi stendo su di esso e Brian porta le mie gambe su di lui, allungandosi per prendere la chitarra acustica e mi porta in un mondo che mi era decisamente mancato.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
 
 
 

 
“Vuoi regalargli un viaggio per l'Italia? Ma è fantastico!”
Ho appena finito di spiegare ad Alex la mia idea per il regalo di Brian.andra
“Beh, dopo tutto quello che è successo credo che entrambi meritiamo una vacanza. Ho già prenotato tutto via internet mentre ero in ospedale, devo solo passare in agenzia per i biglietti aerei.”
“Quando partirete?”
“Staremo via una settimana, quando la band avrà finito il tour.”
“Sono felicissima per voi. Suppongo dovrai comprarti qualcosa da metterti laggiù, no?”
“Ma è ancora presto e i vestiti che ho-”
“Non vanno bene. Andrai in Italia e, per di più, con Synyster Gates. Andiamo a fare shopping!”



In men che non si dica mi ritrovo a provarmi mille vestitini estivi, gonne, maglie scollate e shorts.
“Hai già scelto cosa metterti domani sera?” mi chiede Alex mentre mi provo una gonna di pelle a vita alta.
“No!”
“Perfetto, prova questo!” mi passa un vestito di pelle nera.
Lo indosso. La scollatura è decisamente profonda sia sul petto che nella schiena. Una fascia argentata domina subito sotto il seno. La parte sottostante è molto attillata.
Mi guardo più volte allo specchio, nessun livido si vede, la stoffa per fortuna li copre tutti.
“Allora? Voglio vederti anche io!”
Esco dal camerino e Alex spalanca la bocca, incredula.
“Porca puttana, sono un genio! Adesso metti questi.”
Mi passa un paio di decolté dello stesso colore della fascia con il tacco da 8 centimetri. Menomale, pensavo mi desse un 12.
Le indosso ed inizio a camminarci su, soddisfatta.
“Brian ti sbaverà addosso. Ma tu non parli?”
“Sto cercando di...di abituarmi. E' tanto che non mi vedo così!”
“Non vedo l'ora di vedere la faccia di Brian. Fagli una foto, ti prego!”
Insieme ridiamo e, dopo essermi cambiata, raduniamo tutti i vestiti che ho comprato. Tra il viaggio in Italia e tutto quello che ho comprato, direi di aver speso gran parte del mio stipendio annuale.
Passiamo dall'agenzia di viaggi e prendo i biglietti dell'aereo e la prenotazione dell'agriturismo in Toscana.
Guardo il cellulare, notando che sono passate quasi quattro ore da quando sono uscita.
Merda! Ho cinque chiamate perse da Brian. Lo richiamo immediatamente.
 
“Sam, dove cazzo sei?”
“Emh, ho perso la cognizione del tempo. Stavo provando dei vestiti.”
“Ti hanno dimessa stamattina, cazzo. Non devi stancarti, te l'ha detto anche la dottoressa!”
“Arrivo. Dammi una decina di minuti.”

Sembrava arrabbiato. Inizio ad avere paura.
 
 
Alex mi riaccompagna a casa in poco tempo, ci salutiamo e ci diamo appuntamento per domani sera al Johnny's.
Prima che io possa prendere le chiavi, la porta si apre. Entro cautamente, vedendo Brian con lo sguardo corrucciato.
Poso le borse e lo fisso finché non si avvicina a me. Indietreggio istintivamente.
Non mi picchiare!” dico coprendomi il viso.
Lui sbarra gli occhi e fa un passo indietro, alzando le mani ai lati della testa.
“Piccola, ma che dici? Non ti farei mai del male.”
“Io...” sbuffo “Scusami.”
“Vieni qui.” mi dice abbracciandomi e cullandomi un po' “Non ti toccherei mai. O almeno, non senza il tuo permesso.”
Ridacchio, alzando il viso e baciandolo. Amo come mi bacia, adoro le sue labbra sottili. Le ho amate fin da subito.
Brian approfondisce questo bacio, mettendo una mano tra i miei capelli e facendo aderire il mio corpo al suo con una mano appoggiata sul mio fondoschiena. Dopo poco, però, si stacca, lasciandomi insoddisfatta.
“Niente sforzi. E oggi ti sei stancata fin troppo.”
Mugolò un po', lui ride.
“Non sai quanto sia difficile per me, Sam! Che hai comprato?”
“Qualche vestito, magliette e gonne. Anche un paio di scarpe.”
“Voi donne siete incredibili. Il tuo armadio è praticamente pieno!”
“Colpa di Alexandra” gli faccio la linguaccia, prendendo le borse per portarle in camera.
Dopo aver sistemato tutto, scendo per preparare la cena. E' strano vivere così, nella calma tranquillità.
Prendo delle fettine di vitello e tutto ciò che mi serve per fare dei Saltimbocca alla Romana. Sì, mi diverto con i piatti italiani.
Infarino e rosolo la carne, aggiungo gli ingredienti e in una mezz'ora scarsa il piatto è pronto.
“Brian, la cena è pronta!” annuncio.
Pochi secondi dopo sbuca Brian dalla porta e mi sorride malizioso, ma non dice nulla. Si limita ad apparecchiare la tavola per noi due.
“Sei sexy con il grembiule.”
Arrossisco violentemente. Possibile che mi faccia ancora questo effetto?
Me lo tolgo, poggiandolo sul ripiano della cucina e iniziando ad impiattare la carne.
“Anche senza, direi.”
Mi sta stuzzicando, bastardo!
Non gli rispondo, gli metto il piatto davanti e mi siedo di fronte a lui, finché non mi viene un'idea.
Io, invece, ti preferisco direttamente senza vestiti.” affermo mentre mangiamo, lui per poco non si strozza.
Inizio a ridere e scuoto la testa, continuando a mangiare la carne.
“Non puoi dirmi queste cose!”
“Occhio per occhio, dente per dente.”
Anche lui ride, ma non aggiunge nulla.

 
Finito il pasto, sparecchio e metto i piatti in lavastoviglie, sentendomi senza forze. Devo ancora riacquistare energie, Brian ha ragione. A stenti mi reggo in piedi.
Mi appoggio al lavello, facendo dei respiri profondi. Mi sembra di aver corso una maratona!
“Sam, stai bene?”
“Sì, sono solo stanca.”
“Te l'avevo detto. Andiamo a letto.”
“Ma sono solo le dieci...”
“Non fare storie”
Mi prende in braccio e non mi lamento, non so se sarei potuta arrivare in camera con le mie gambe.
Poggiandomi sul letto, mi levo la canotta e gli shorts, rimanendo in intimo.
Brian fa lo stesso, sdraiandosi sotto le coperte con me e facendo aderire il suo torace alla mia schiena.
Intreccia le sue dita alle mie, strofinando il naso sul mio collo e lasciandoci dei leggeri baci.
“Ti amo, Brian”
“Anche io...adesso dormi.” mi sussurra, dandomi un ultimo bacio sulla spalla.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Huntington Beach
July 7th 2007
09:00 am
 
Esiste miglior risveglio di questo? Sono ancora tra le braccia di Brian, ma sono girata verso di lui.
Dorme ancora e non credo ci sia spettacolo migliore. Avrei voglia di portargli la colazione a letto, ma non credo di avere le forze di sottrarmi da questa posizione.
Sebbene sia luglio, sto bene al caldo. Il mio fisico è decisamente debole. Si muove un po', ma non mi lascia. La sua presa è ben salda.
Mi avvicino alle sue labbra e gli lascio un leggero bacio su di esse, subito la sua bocca si schiude e sorride. Ricattura le mie labbra con un bacio sorprendentemente focoso...e si è appena svegliato!
“D'ora in poi pretendo di essere svegliato più volte così.” mormora stropicciandosi gli occhi.
“Buongiorno e buon compleanno” gli sussurro mordendogli il lobo dell'orecchio.
“Mmmh, è decisamente un buongiorno. Grazie, piccola” affonda la sua faccia nel mio collo e ricambia il morso, mi lascio scappare un gemito.
“Come ti senti?” mi chiede, rimanendo in quella posizione.
“Affaticata, ma bene”
“Ancora stanca? Stai prendendo le vitamine e tutta quella roba?”
“Sì, Brian. Ma il mio fisico è più lento di un bradipo a reagire.”
“Allora oggi resto a casa con te.”
“Non se ne parla!” scatto subito “E' il tuo compleanno e te ne andrai con i tuoi amici a fare quello che vorrete. Starò da sola, non è un problema.”
“Ma-”
“Niente ma!”
“Quanto sei testarda...” ridacchia riprendendo a baciarmi.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Brian è uscito da un paio d'ore, io sono sdraiata sul divano con il computer tra le gambe e Pinkly che dorme ai miei piedi. La mia ricerca è 'Avenged Sevenfold' e sto guardando tutti i video ufficiali e non della band.
Si vede che si divertono suonando e sono veramente fortunati a poter utilizzare il loro hobby come lavoro.
Detto terra terra, sono una band con i controcazzi.
Passo quasi un'ora a scuriosare per internet, per poi decidere riposarmi un po'. Il mio sonno viene interrotto da una telefonata sul mio cellulare.
Guardo lo schermo: è un numero sconosciuto.
 
Pronto?”
“Ciao bimba.”
...”
“Pensavi di esserti liberata di me?”
L-Lasciami in pace...”
Oh no, Sammy. Troppo facile. Aspetta che ti trovi. Sai una cosa? Tuo padre, quella sera, ha fatto bene a picchiarti. Probabilmente, se fossi rimasta con lui, saresti diventata una donna come si deve. Invece sei una puttana ingrata. Per colpa tua, potrei passare la vita in galera.”
“Hai...hai ucciso il mio bambino...”
“Gli ho fatto un favore. Sarebbe orribile avere una puttana come madre.”
...”
“Ah, bimba. Non vedo l'ora di rivederti per sentirti urlare e vederti sputare sangue.”
 
Butto giù la telefonata e lascio cadere il cellulare a terra, iniziando a tremare terrorizzata. Respirare inizia a diventarmi difficile e le immagini di Richard mi scorrono davanti.
Comincio a gridare, spaventata da tutto ciò. Sono stanca di stare così, odio sentirmi il cuore quasi scoppiare dal terrore e le lacrime iniziare a scorrere dalla paura.
Quando finirà tutto questo? Non voglio vivere così.
Sam, Sam! Cazzo, Samantha!
Non toccarmi, non toccarmi cazzo!
“Sono io, sono Brian! Calmati!”
Mi butto tra le sue braccia e piango, piango fino a non avere più fiato per farlo.
“Mi ha chiamata Richard, ha detto che...che...”
“Piano. Prendi un bel respiro e calmati.”
Cerco di fare come mi dice, sdraiandomi tra le sue gambe.
“Mi ha minacciata dicendomi di volermi trovare e...e picchiarmi di nuovo”
Vedo Brian socchiudere gli occhi e stringere i pugni, sospirando rumorosamente.
“Forse Richard ha ragione, è meglio che io abbia perso quel bambino...chissà che madre sarei stata per lui...”
“Oh, no Sam. Non dire mai più una cosa del genere. Adesso calmati...”
“Non mi lasciare più sola, per favore...”
“Sono qui, piccola. Non me ne vado più.”
Mi stringo ancora di più al suo petto, sentendo il battito del mio cuore che mano a mano si regolarizza.
“Che ore sono?”
“Le otto. Non andremo al Johnny's stasera.”
“Cosa? Perché?”
“Non sei nelle condizioni adatte.”
Subito mi riprendo.
“Cazzo, no. E' il tuo compleanno, saremo insieme. Per favore, andiamoci.”
“Sam, mi hai convinto stamattina e guarda cos'è successo.”
“Ma non sarò sola! Ti prego.”
“Va bene, ma appena ti sentirai stanca dovrai dirmelo.”
“Certo. Andiamo a prepararci, tra un'ora dobbiamo essere là”
Mi alzo con fatica ma non lo do a vedere, questa sera non ci saranno imprevisti. Non dovranno esserci.
Salgo in camera per poi andare in bagno per una doccia veloce. Nel mentre Brian si è già cambiato, così ho la camera libera.
Mi asciugo i capelli, arricciandoli sulle punte. Applico una linea sottile di eyeliner nero e un po' di mascara, per finire metto sulle labbra del rossetto rosso. Prendo dall'armadio il vestito che ho preso ieri e lo indosso, aggiustandomelo addosso.
Salgo sui tacchi e mi guardo allo specchio. Sono soddisfatta!
Apro la porta e scendo le scale con attenzione, cercando di abituarmi a queste scarpe.
Brian si volta, anche lui è bellissimo: indossa una camicia gessata sbottonata fino all'attaccatura dei pettorali, jeans neri e scarpe dello stesso colore. E' dannatamente sexy.
Mi squadra dalla testa ai piedi, senza dire nulla.
Si avvicina, mi prende la mano e mi fa girare su me stessa, continuando ad osservarmi attentamente.
Sei magnifica.
Abbasso lo sguardo, imbarazzata e mi lascio prendere per mano. Prima di uscire di casa, però, mi attira a sé baciandomi. Almeno adesso non devo alzarmi sulle punte.
Gli pulisco delicatamente le labbra dal mio rossetto che gli ha lasciato una piccola stampa mentre lui ridacchia.
Andiamo verso l'auto e ci dirigiamo al Johnny's, dove veniamo accolti da tutti gli amici di Brian. Ognuno si presenta e credo di non riuscire a ricordare neanche un nome, oltre quelli della sua band.
“Te la sei scelta bene!” esclama un certo Jason.
Syn mi attira ancora di più verso di sé, cingendomi un fianco.
“Ricorda quello che ti ho detto. Appena ti sentirai anche un minimo più stanca del solito, avvisami e torneremo a casa.” mi sussurra guardandomi preoccupato.
“Stai tranquillo.”
“E non staccarti neanche per un attimo da me. Ti voglio vicina.”
Annuisco, ovviamente. Ho paura di Richard, non lo posso negare...ma non voglio rovinare la serata a nessuno.
Ci sediamo ad un tavolo enorme, devo dire che Brian ha veramente tanti amici. Io mi metto tra lui e Alex, mentre fiumi di alcol iniziano ad arrivare in tavola.
Ovviamente non potrò bere niente.
Brian chiacchiera animatamente con i suoi amici, io mi limito a parlare del più e del meno con Alexandra.
“Quando gli darai il tuo regalo?”
“Credo a fine serata. Dipende. Non lo so! E se poi non gli piace?”
“Stiamo parlando di un viaggio in Italia.”
“Hai ragione. Credo di essere troppo paranoica.”
“Oh, beh, lo sei sempre stat-”
La mia amica non fa in tempo a finire la frase che Zacky la tira verso di sé e la bacia.
Mi volto, sentendomi un po' a disagio, ma la figura di Brian al mio fianco mi tranquillizza.
“Qualcosa non va, piccola?”
“No, sto bene.”
Mi appoggio alla sua spalla e lui mi circonda appoggiando la mano alla fine della mia schiena. Mh.
Guardo Jimmy che è intento a bere una quantità industriale di birra. Ma come fa?
 
 
 
 
 
 
Passa un'ora e anche Brian inizia ad essere un po' brillo, ma non ai livelli del 'pink is the new black'.
“Sam!” grida improvvisamente, frastornandomi.
“Dimmi.” rispondo cercando di non ridere.
“Sai che ti amo da morire, vero?”
“Certo.”
“Tu mi ami?”
“Sì, Brian.”
“Lo so. Però non mi lasciare più.”
“Sai che, se avessi potuto, non l'avrei fatto neanche quella volta.”
“Mmmh, sì. Voglio scopare, ora.”
“Brian!”
“Che c'è?”
“Sai che non posso.”
“Allora aspetteremo.”
Quanto è buffo. Non so come sto riuscendo a non ridere.
“Devo anche darti il mio regalo di compleanno...”
“Eh?”
“Niente, Brian, ti spiegherò più tardi.”
Non parla più, adesso sta strusciando il suo viso sulla mia guancia, sembra un gatto.
Mi volto e lui mi blocca, baciandomi avidamente.
“Ti amo, ti amo, ti amo, cazzo!” grida subito dopo essersi staccato.
A questo punto inizio a ridere e scuoto la testa. E' incorreggibile.
S, che ne dici di andare in spiaggia?” mi interrompe Alex.
“Mi sembra una buona idea. Sempre se riusciamo a portarli.”
Jason e gli altri restano al locale, mentre io, Alex e la band usciamo.
Johnny e Jimmy si rincorrono come disperati, Zacky e Brian stanno ridendo come dei cretini e Matt è l'unico che forse è ancora sobrio.
“Sono sempre così?” gli chiedo.
“Solo nelle occasioni speciali. E' sempre divertente!”
“Oh, sì!” esclama Alex, ridendo a crepapelle.
Improvvisamente, Syn mi si piazza davanti e vado a sbattere contro di lui.
“Ciao.” mi dice, piegando la testa di lato.
“Ciao...” rispondo ridendo.
“Come ti senti? Stanca? Vuoi che ti prenda in braccio?”
“Sto bene. Se mi prendessi in braccio probabilmente cadremo entrambi.”
Okay, forse non dovevo dirlo. Mi sta guardando con aria di sfida, merda.
Detto fatto, in un attimo mi ritrovo tra le sue braccia e spero di rimanerci almeno fino alla spiaggia.
Barcolliamo alla grande, ma riusciamo ad arrivare sani e salvi sulla sabbia, sebbene cadiamo su di essa.
Gemo dal dolore, avendo sbattuto di fianco. Subito Brian si allarma.
“Ti sei fatta male? Cazzo, Sam, scusami!”
“No, sto bene.”
Mi aiuta ad alzarmi e mi tolgo i tacchi, per camminare meglio.
Inspiro aria di mare, dopo tutti questi giorni all'ospedale, è l'odore più buono che io possa sentire. E' fantastico, mi sento libera.
Inizio a correre verso la riva, sentendo Brian chiamarmi inutilmente. E' come se avessi in circolo una scarica d'adrenalina, ho voglia di muovermi, di urlare e di...vivere.
Gli altri si buttano in mare, mentre io rimango con l'acqua fino alle caviglie. Guardo la luna, è piena, come me.
Syn mi affianca, sta ridendo ed io lo imito. La sento. Questa è la vita, questa è la sensazione che non provo da troppo tempo.
“Piccola, tu mi vuoi far morire!” esclama cercando di riprendere fiato.
“No!” continuo ridendo, rifugiandomi tra le sue braccia.
“Sei fantastica.”
“Anche tu. Devo darti il mio regalo di compleanno, cazzo.”
“Ecco cos'hai detto al Johnny's!”
Annuisco e prendo i biglietti dalla mia borsetta, mostrandoglieli. Lui indugia un po', leggendo più volte la destinazione scritta.
“Italia?”
“Una settimana. Io e te.”
“Italia.” afferma.
“Italia.” ripeto.
In pochi secondi mi prende tra le sue braccia e mi fa girare, urlando più volte quella parola.
Andremo in Italia! Cazzo, in Italia!” continua, attirando l'attenzione degli altri che ci guardano divertiti. Mi rimette a terra, avventandosi sulle mie labbra. Schiudo la bocca e lascio che le nostre lingue si intreccino, dimenticandoci di tutto e di tutti.
  
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