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Autore: Kima413    19/07/2014    0 recensioni
Ancora oggi mi chiedo come tutto sia iniziato, credevo che l'avrei scoperto col passare del tempo, ma niente è cambiato molto da tre anni fa.
Anzi posso dire che ancora più dubbi e domande sono comparse, alle quali io non posso rispondere; tutto è ancora troppo complicato per me.
Probabilmente potrei anche diventare pazzo a furia di pensarci e in condizioni del genere è sempre meglio preservare la sanità mentale al massimo, è fondamentale distaccare la realtà dalla finzione.
Essere rinchiusi qui dentro è un po' deprimente: non si parla spesso, è vietato uscire se non per fare rifornimento, le reti internet sono limitatissime e siamo collegati ad un segnale che potrebbe morire in poco tempo.
La peggiore delle situazioni.
Però sarebbe meglio iniziare a parlare di quando tutto è iniziato, no?
[ Zombiestuck/ Sadstuck ]
Genere: Angst, Dark, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Dave Strider, Jade Harley, John Egbert, Rose Lalonde, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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                                                                                                      Capitolo 1

 


 

Il compleanno è un gran segno, significa che si sta crescendo e si diventa più adulti, anche i cambiamenti fisici si notano di compleanno in compleanno.

Inoltre sono un buon motivo per passare la giornata con amici e parenti che non si vedono da chissà quanto tempo e magari sono venuti a trovarti proprio in occasione di questa tua festa.

Anche se non l'ho mai considerato così importante il compleanno, non serve a molto pensandoci; ti fa solo ricordare che tu sei nato un tot di tempo fa, sei segnato a vita da una data che ti verrà ricordata sempre. Vi ho dato l'impressione di uno che odia questa 'festività', be' non posso dire di amarla, sinceramente. Però- ha i suoi lati negativi, ma mi piace.

Una cosa che adoravo è festeggiare i compleanni degli altri.

Al compleanno di Nic Cage non ho fatto altro che guardare tutti suoi film in mio possesso, ventiquattro ore a vedere film d'azione et simili con protagonista lui.

Apriamo una piccola parentesi, io adoro Nic Cage; è il mio attore preferito e so tutto su di lui: quando è nato, il tipo di sangue, la filmografia, i suoi lungometraggi li ho visti così tante volte che ho imparato a memoria molte delle battute di alcuni suoi film.

Mi piacerebbe tantissimo incontrarlo un giorno, passare una giornata con lui e complimentarmi per la sua eccezionale bravura.

Forse è meglio chiudere questa parentesi, sono comunque fissazioni stupide e di certo non interessano a nessuno.

Era triste avere amici che vivevano lontani, ci spedivamo pacchi che arrivavano dopo tanto di quel tempo- ma avevamo un buonissimo rapporto ed erano rare le occasioni nelle quali litigavamo o non andavamo d'accordo.

Potevo ammettere di esser fortunato ad aver amici come loro.

Comunque, meglio se passo subito al succo della storia: il 16 Aprile 2017, io, John Egbert, ho compiuto quattordici anni.

Avevo intenzione di passare tutta la giornata in casa a messaggiare con i miei amici, magari cercando di non mangiare le torte che mi preparava di solito papà.

Non avevo mai avuto una grande passione per i dolci, non li mangiavo spesso e quelle poche volte nelle quali lo facevo finivo per non digerirli.

Mi chiesi cosa papà mi avesse preparato quel giorno, non lo sentivo da un paio d'ore, forse era meglio se andavo a controllare se era ancora a casa; ma prima dovevo dare una veloce occhiata al computer, molto probabilmente avevo qualche messaggio a cui rispondere.

Scesi dal letto e con la coda dell'occhio riuscì a notare qualcosa che si muoveva da fuori alla finestra, ma non ci feci molto caso al momento; poteva essere stata benissimo una foglia o chissà cos'altro.

MI fermai proprio accanto alla scrivania e con un movimento stanco mi sedetti sulla sedia, diedi un veloce sguardo al desktop del mio computer prima di aprire 'Pesterchum', un semplice programmino per chattare con i propri amici che vivono lontani da te.

Il mio computer era un modello abbastanza vecchio, mi sarebbe piaciuto comprarne uno nuovo, ma non trovavo mai il tempo di uscire. Inoltre l'apparenza inganna: anche se poteva benissimo sembrare un rottame ero riuscito ad installare molti dei programmi più recenti ed era un pc perfettamente funzionante.

Come pensavo, qualcuno mi aveva contattato.

TurntechGodhead. Oh, giusto, Dave.

Visualizzai subito i messaggi, come potevo immaginare mi aveva augurato un 'buon compleanno' e aveva scritto qualcosa di strano sul rap e sui beat.

Non volevo essere scortese con lui quindi lasciai perdere, ma parlare di rap in quel momento era l'ultima cosa che avevo voglia di fare; avrei potuto rispondere ma mi sentivo particolarmente strano.

Avevo la sensazione che qualcosa stava accadendo senza che io me ne accorgessi, ma forse era solo una stupida paranoia, simile a quelle che di solito mi colpivano.

Era il mio compleanno, nulla poteva andare storto.

A distanza di neanche un minuto mi arrivò un messaggio, ma non da parte di Dave, bensì sia da Jade che da Rose!

Ovviamente risposi subito a tutti e tre, cercai di non pensare alla strana sensazione che stavo provando e che stava diventando sempre più forte, mentre il brutto presentimento continuava anch'esso a crescere.

Nulla poteva andare storto dopotutto.

Nulla.

Ero a casa, stavo chattando con i miei amici, nulla di anormale fin qui.

Solo... Ero stranamente preoccupato per mio padre, non era venuto neanche a farmi gli auguri, potevo escludere uno scherzo, perché i suoi scherzi non duravano a lungo.

Sono passati al massimo dieci minuti e non mi sento affatto sollevato, anche se Rose, Dave e Jade continuano a rassicurarmi, dicendomi che non ho nulla da temere e che niente è cambiato, mi hanno detto che sono solo sensazioni derivate dalla paura di essere dimenticato da una figura di importanza rilevante nella mia vita.

Non ci credo totalmente ma sono un po' più rassicurato dalle loro parole.

Decido senza pensarci due volte di andare a riposare un po', stanotte ero così felice dell'arrivo del mio compleanno che ho dormito meno di mezz'ora. Cavolo, però in questo momento ho troppo sonno, dormire per un po' non fa male.

Mi fermai proprio accanto al letto, osservando le coperte sfatte e passandomi un amano tra i capelli, lasciandomi scappare un sospiro stanco.

Il letto era pieno di cazzate, io preferivo chiamarle ironiche.

Cappelli strambi, il libro del grande Sassacre che racchiudeva tutti i migliori modi per fare ironia e progettare scherzi, un martello e dei poster ancora non appesi; ero abituato a vederlo con tutte queste cianfrusaglie sopra, cercavo ogni giorno di mettere in ordine il più possibile, ma la mattina mi svegliavo spesso con tutto questo caos sul letto.

Iniziavo seriamente a pensare di soffrire di insonnia, chissà se papà poteva dirmi di più... Bene, questo però non era il momento adatto per pensarne.

Mi stesi sul letto, non curante degli oggetti lì presenti, mi posizionai in modo tale che riuscì a fissare la finestra e sbadigliai prima di addormentarmi. In dieci minuti sarebbe venuto mio padre a svegliarmi, mi avrebbe fatto gli auguri, avremmo passato... tutta... la... giornata... insieme...

Nulla poteva andare storto...

Nulla.


 

Bum.

Bum.

Crash.

Mi svegliarono immediatamente due tonfi, seguiti da qualcosa che cadeva e si rompeva, non riuscì a realizzare molto, ero ancora troppo stanco, però capì che è molto più tardi dell'ora di pranzo.

Circa le sette di sera, quasi tutto era buio e l'unica fonte di luce erano i lampioni ai lati della strada.

C'è qualcosa che non quadra. Pensai.

Presi il cellulare e notai che Rose, Dave e Jade avevano provato a contattarmi molte volte nell'arco della giornata, dovevo averli fatti preoccupare molto...


 

TG [TurntechGodhead] ha iniziato ad assillare EB [echtoBiologist]:

TG: yo

TG: senti

TG: come passerai il giorno del tuo compleanno?

TG: oh aspetta non rispondere, già lo so

TG: farai scherzi a tuo padre, cercherai di non mangiare i suoi dolci e passerete tutto il tempo a fare odiose attività padre figlio, dimenticandoti completamente dell'esistenza dei tuoi unici e più cari amici

TG: oppure potresti considerare me

TG: o rose o jade

TG: …

TG: rispondimi dai

TG: egbert muoviti

TG: o dovrei chiamarti egderp

TG: egderp ahaha

TG: se non vuoi parlami devi solo dirmelo

TG: ok ok ti lascio stare, continua a fare quello che stai facendo

TG: divertiti


 

TG [turntechGodhead] ha smesso di assillare EB [echtoBiologist]-


 

Non ebbi il tempo per controllare gli altri messaggi che subito sentì un secondo rumore, tipo un verso gutturale, provenire dal piano di sotto.

Deglutì mentre il mio respiro iniziò a farsi più corto, un misto di timore e ansia si fece largo tra le mie vene, il mio cuore batté così velocemente che sarebbe potuto scoppiare in qualche minuto. Strinsi saldamente le coperte tra le mani e con un gran respiro decisi di alzarmi per una volta per tutte dal letto.

Posizionai il cellulare in tasca, così se qualcuno mi avrebbe contattato avrei potuto subito rispondere; uscì velocemente dalla mia camera, chiudendo attentamente la porta e cercando di fare meno rumore possibile. Non avevo idea di cosa mi aspettasse al piano di sotto.

Prima di scendere le scale lanciai uno sguardo ai quadri dei clown appesi sul muro, non avevo idea del perché mio padre avesse questa inquietante ossessione per i clown, e teneva sempre camera sua chiusa a chiave, non entrai mai lì dentro e avevo seriamente paura di quello che avrei potuto trovare lì dentro.

Scendere le scale con tutta quest'agitazione fu veramente orribile, poche volte ero stato così ansioso come in quel momento.

La casa era totalmente buia e quasi in silenzio, se non fosse per il rumore di passi che proveniva dalla cucina e che si faceva sempre più intenso man mano che mi avvicinavo. Stranamente nel buio della stanza fui capace comunque di individuare un grande pacco regalo.

Mi fermai a fissarlo, cercando di capire cosa fosse presente lì dentro; ci trovai accanto anche un bigliettino, la scrittura era palesemente quella di mio padre, soltanto molto sbavata e con macchie di inchiostro un po' ovunque.

Scartai subito il pacco e, con un'espressione di pura gioia in volto, aprì il regalo.

Ma rimasi sconvolto quando vidi che dentro era presente un agghiacciante arlecchino gigantesco; al momento non riuscì a capire se era uno scherzo o cos'altro.

Se la prima opzione è vera, allora ha veramente un orribile senso dell'ironia.

La porta che separava il salone dalla cucina era a qualche metro di distanza, forza, mi ci voleva poco, no? Quindi mi avvicinai a passi veloci alla porta; posizionai la mano sulla maniglia di essa

Un ennesimo verso provenne dalla cucina, era simile ad un colpo di tossi ma mi fece comunque gelare il sangue, la mia mano tremò sulla maniglia e perde la salda stretta. Cosa c'era lì dentro...?

Non ci pensai due volte e aprì la porta.

Mi si gelò il sangue appena vedi quella figura a qualche metro di distanza da me.

Quello- Quello non poteva essere mio padre.

Un grande squarcio era presente sul collo che esponeva la rossa carne dei muscoli, la camicia era adornata da scarlatte macchie di sangue, così come i suoi pantaloni. Mi fissava con uno sguardo disperato, stava chiedendo aiuto, ma non riusciva sicuramente a dirlo.

I suoi occhi neri erano lucidi e stavano perdendo luminosità.

Ai suoi piedi era presente un corpo di... qualcosa che non riuscì neanche io ad identificare.

Sembrava un essere in stato di decomposizione, sì, probabilmente umano. Era la stessa 'cosa' che aveva ferito mio padre, ne sono certo.

'Papà...?' mormorai cercando di trattenere le lacrime- ah troppo tardi. Un magone gigantesco si formò nella mia gola, non riuscivo a mandarlo giù. Faceva male. Faceva malissimo.

Calde perle bagnate scivolarono lungo le mie guance mentre ancora cercavo una spiegazione a tutto quello che stavo vedendo. Mille domande affollarono la mia mente, aumentando la quantità di lacrime versate.

'Papà... Cosa ti è successo?' tra un singulto e un altro riuscì a parlare ma la mia voce era diventata troppo flebile. Il mondo mi stava crollando addosso.

Feci un passo allungando la mano verso di lui sperando che mi disse qualcosa, ma la reazione che mi aspettavo era completamente diversa: con un profondo ringhio lo vidi contorcersi, come in preda a chissà quale attacco. Il tutto durò circa dieci secondi.

La persona che vedevo in quel momento era completamente diversa da quella che qualche minuto prima era davanti a me; gli occhi erano improvvisamente diventati vitrei, totalmente bianchi e la pupilla era scomparsa, continuava a fissarmi.

Emise un verso simile ad un ringhio prima di cercare di avventarsi sulla mia mano, che intanto era ancora protesa verso di lui, per fortuna fui capace di ritirarla in tempo prima che mi staccasse un dito.

Non ero mai stato così spaventato in vita mia.

'Papà!' mormorai prima che si avventasse a tutta velocità contro di me. Come prima, per un pelo fui capace di schivarlo, dovevo trovare un modo per proteggermi.

Non va bene, non va bene, non va bene.

Le lacrime continuano a scorrere, non riuscivo a fermarle, era praticamente impossibile, così come era impossibile fermare i singulti che mi mozzavano il fiato.

'Ti prego... Smettila...' Era una voce disperata quella che adottai in questo momento. Ovviamente non pensai minimamente che le mie parole non gli sarebbero mai arrivate. Era morto, la sua razionalità era morta, il suo cervello era morto.

L'unica cosa che rimaneva di lui era un ammasso di carne che si muoveva cercando disperatamente d'affondare i suoi denti nella mia carne.

Non potevo fare nulla per salvarlo... Vero?

Era arrivata l'ora di prendere una drastica decisione.

Diedi un veloce sguardo alla cucina, i coltelli erano nel cassetto, ma avrei impiegato troppo tempo per aprirlo e scegliere cosa prendere. Non sembrava esserci molto in giro.

Proprio quando stavo per perdere le speranze, ecco che riuscì ad individuare una specie di machete, papà ne aveva una grande collezione nel suo studio, e probabilmente aveva ucciso con quello il mostro che l'aveva attaccato.

Con uno scatto fulmineo riuscì ad avvicinarmi al grande coltello e nello stesso momento lui tornò ad attaccare, un morso qui, un altro là, per fortuna ero abbastanza veloce, quindi fu facile schivarli tutti; appena presi il machete non mossi più un muscolo, ero letteralmente paralizzato.

Le mani strinsero il grosso coltello saldamente, erano protese in avanti verso il mostro, puntavano ad un luogo preciso, la gola.

Un solo colpo e tutto sarebbe potuto finire.

Uno solo.

'Papà... Mi dispiace. Ma in questo momento saresti stato così fiero di me. Ti voglio bene.'


 

Vedere qualcuno morire è doloroso, ma mai quanto uccidere una persona che ha fatto parte pienamente della tua vita.

Vedere andare via una persona a te cara è veramente orribile, soprattutto se a sapere che la causa della sua morte sei tu- be' il sentirsi una merda viene moltiplicato per cinque.

In quel momento una domanda mi sorse spontanea: era davvero necessario? Veramente non potevo fare nulla per salvarlo?

Non lo so, forse ci sarà stato un modo, ma non c'era il tempo materiale per scoprirlo.

Nulla poteva andare storto.

Nulla...


 

  
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