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Autore: PhoenixAinsel    03/09/2008    3 recensioni
[UN NUOVO CAPITOLO DOPO LUNGA ATTESA] La potenza dell'Imprinting...E quel che ne può scaturire quando ad averlo è Jacob Black. Ma come potrebbe prenderla se il suo imprinting fosse la migliore amica di Bella Swan ai tempi di Phoenix?
Genere: Erotico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Jacob Black, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Risposte

Liz si sveglio così, colpita dal venticello che penetrava dalla finestra rotta e dalla fastidiosa luce nebbiosa del freddo mattino di La Push.
Era ancora raggomitolata nella coperta che portava il profumo di lui. Aveva gli occhi gonfi, le lacrime secche in solchi di sale sulle guancie, i capelli scarmigliati ed un vuoto dentro ad ogni ondata dell’odore di lui che trasudava da ogni parte della stanza ma che soprattutto sentiva prepotente sulla sua pelle e sui propri vestiti.
Come aveva fatto a non capirlo.
Jacob era innamorato di Bella.
Torno a incassare il capo tra le spalle mentre elaborava la notte trascorsa, ancora incredula. Tutto le sembrava assurdo, ma dannatamente tangibile.
Sembrava di essere nel mondo delle favole…no, anzi…nell’incubo peggiore che lei avesse mai vissuto. Cercò la lucidità per riflettere sull’ultima delle cose che le aveva detto Jacob.
Imprinting.
Si lambiccava il cervello e non capiva. Se lui amava Bella come poteva dire che Lei fosse sua? Come poteva toccarla a quel modo?
Perchè lui non stava fingendo la notte passata, no, lui bruciava di desiderio. Quelle dita dannatamente provocanti le avevano dato scariche troppo chiare per farle pensare adesso a mente fredda che lui avesse solo cercato di portarsela a letto.
Eppure l’orgoglio femminile doveva dare una riposta, una sola che fosse valida per archiviare quella faccenda e farle riprendere la sua esistenza priva di Jacob Black come lo era stata fino alla notte prima, fino a quando quegli occhi, che bruciavano di lussuria al vederla, quella bocca maledettamente morbida, quel corpo guizzante e quelle mani che continuavano a premere il suo corpo minuto e seminudo contro il suo sesso, non l’avevano inevitabilmente incatenata a lui.
Eppure non riusciva, non riusciva nemmeno ad odiarlo.
Voleva sono compiangersi raggomitolata nel suo odore.
Mentre tornava ad accartocciarsi come una foglia arida sul ramo d’autunno senti delle voci che la fecero sobbalzare. Si alzò scomposta sul letto, di scatto, facendo scivolare la coperta che la copriva e rivelando il torace ancora nudo. Puntellò la palma sul materasso tremendamente freddo e restò in ascolto mentre gli occhi cercavano già i suoi indumenti e i suoi effetti personali per la stanza.
“Accidenti! Sempre il buon vecchio Jake!” esclamava una.
“Certo che è un idiota. Hai la donna della tua vita li e pensi alla RagazzaVampiro!” aggiunse l’altra.
Elizabeth sgranò gli occhi sconvolta.
Erano due voci maschili. Parlavano di Lei, di Jake, di quello che era successo la notte prima.
Ma perchè definivano Bella “La ragazza Vampiro”?
“Ha uggiolato tutta la notte come un cane in calore, quell’imbecille, non mi ha fatto dormire, era eccitato come un mandrillo, eppure si malediceva…avevo voglia di azzannarlo!” Aggiunse di nuovo la prima voce che nel frattempo si era avvicinata.
“Si ma capiscilo povero diavolo. Trova la sua Donna ma è ossessionato dalla Swan.” Fece di rimando l’altra.
“Io con un bocconcino di quello nel letto sarei stato zitto alla faccia della “Signorina sposo un Vampiro”, ma hai visto che razza di meloni aveva…Jake ha una mente cosi fantastica…avrei voluto vedere il resto…”aggiunse nuovamente la prima.
“Quil, Embry!” Esclamò improvvisamente una terza voce, categorica. “Piantatela immediatamente!”
Liz rabbrividì a quel tono che pur essendo calmo e pacato, non ammetteva repliche di qualunque genere.
Quel silenzio era diventato pesante e lei, li dentro, in quella stanza che gridava “Jacob”, si sentiva di troppo. Doveva andarsene e dimenticare.
Scese dal letto e fatti due passi si chinò a raccogliere la maglietta che lui le aveva tolto e gettato li.
Toccarla le fece rivivere il flash di quell’istante.
Si morse le labbra e scosse il capo mentre se la infilava. Spostò gli occhi altrove e trovò i jeans appesi sulla sedia a fianco della borsa. Mentre si incamminava a prenderli, serrava i denti per non lamentarsi del dolore alle costole. Li prese con la sinistra e iniziò a infilare il primo gambale con una certa difficoltà. Li aveva appena alzati che senti che qualcuno aveva appena fatto entrare i proprietari di quelle tre voci in casa.
“Lui dov’è?” stava domandando la voce del padre di Jacob.
“Da qualche parte nella foresta, almeno cosi pensiamo noi” Aggiunse la voce ancora senza nome per lei.
Sgranò gli occhi. Doveva muoversi, non dovevano trovarla lì. Afferrò la borsa che pendeva per la tracolla dalla sedia e nel farlo sentì di aver preso assieme qualcosa. Si volse a osservare e vide penzolare anche la maglietta che Jacob aveva indosso il giorno prima, quando lo aveva vistola prima volta.
Inevitabile fu il gesto di portarsela alle nari.
Quell’odore, il suo odore, era troppo devastante per il suo ventre che lo reclamava con tutta la forza del desiderio.
“E lei invece? Sta ancora dormendo?” Chiese ancora la voce sconosciuta facendola sobbalzare.
“Si, era ancora avvolta nella coperta quando mi sono svegliato stamane all’alba” diceva il padre di Jacob.
“Merda” pensò Elizabeth, che afferrò le scarpe e infilò sia quelle che la maglia di Jacob nella borsa dirigendosi presso la finestra in frantumi.
Ma non aveva calcolato il piccolo particolare dei cocci di vetro per terra.
“Ahhh!” gridò appena questi le tagliarono la pianta del piede destro e immediatamente si portò la mano alla bocca e restò in ascolto brevemente.
Nulla, solo silenzio. L’avevano sentita.
Lentamente cercò di evitare i cocci e zoppicante, mentre lasciava impronte insanguinate, raggiunse il davanzale scavalcandolo a fatica. Era seduta pronta a scendere da esso all’esterno, quando senti la voce sconosciuta alle spalle.
“No Elizabeth, aspetta!”
Lei volse rapida il capo mentre si slanciava in avanti per vedere un ragazzo dalla pelle scura e dai capelli corvini che si lanciava dietro di lei.
Ma lei non aveva intenzione di farsi prendere, sarebbe stato troppo umiliante, e poi perchè tutti sapevano tutto, maledizione.
Correva scompostamente verso la sua Camaro, sperando di trovarci le chiavi attaccate al quadro, quando senti dietro di se altri passi, e notò tre ragazzi che la inseguivano correndo blandamente, prossimi a raggiungerla. Uno con i capelli corti ed il fisico muscoloso, e l’altro con i capelli più lunghi con la riga in mezzo leggermente più alto rispetto all’altro, ed insieme a loro, il ragazzo che l’aveva richiamata alla finestra. Arrivò a toccare a stento la Camaro un attimo prima che il trio raggiungesse lei.
Si volse quindi, viola di vergogna e gridò quasi:
“Si può sapere chi maledizione siete e perché dovrei fermarmi?” era ansante e fece una breve pausa per riprendere fiato “Che volete? Siete i suoi amici no? Vi ha raccontato tutto, allora che volete da me…voglio andare via, lasciatemi stare diamine!” tornò a volgersi e cercò di aprire la portiera.
“Lui è la tua metà Elizabeth, e lo sai anche tu.”
Lei si volse e guardò il ragazzo dalla pelle scura e dai capelli corvini, quello di cui non conosceva il nome. Tacque e lui ne approfittò per continuare.
“Non puoi negarlo a te stessa, ma noi qui” indicò se stesso e gli altri due “Non siamo nessuno per fermarti. Devi decidere, se restare per Lui o dimenticare ed andartene. Ma sappilo, se scegli questa opzione, noi saremo costretti a fermarti, ad ogni costo.” Sottolineò le ultime parole con un tono perentorio e spaventoso che fece tremare Liz di paura.
“Lui non vuole me…” iniziò lei, ma il ragazzo moro la fermò “Si lo so…tutti noi lo sappiamo…ed anche lui vorrebbe che non fosse così” Una pausa “Vieni con noi, Lui deve raccontarti molte cose che non ti ha detto.”
Liz deglutì ed il bruno comprese che non era sicura di potersi fidare di Loro.
“Io sono Sam Uley, e loro sono Quil Ateara e Embry Call.” Disse indicando a turno i ragazzi dietro di lui che la salutarono, con un’occhiata maliziosa il primo e un cenno della mano timido il secondo.
“Siamo i fratelli di branco di Jacob” concluse Sam.
Liz era attonita.
“Volete dire che lui non è l’unico, ma …siete addirittura un branco?” Sibilò.
“Si” annuì Sam “E’ cosi. Vieni con noi per favore. Solo tu puoi far qualcosa per Lui.” Aggiunse infine.
Liz lo ascoltava, ma lo sentiva come se le parlasse al di la di una porta. Era sempre più avvolta dai Misteri di Jacob, di La Push e di tutta quella storia, e non sapeva darsi risposte. Ma una la aveva di certo.
Voleva rivedere Jacob. Lo voleva ad ogni costo.
“Va bene…vengo con voi” mugolò lei.
Sam, Quil ed Embry si volsero e iniziarono a camminare, Quil le si fece vicino cercando di prenderla in braccio.
“No, non serve, vengo da sola, fammi mettere le scarpe”
“Ma sei ferita…” fece per protestare Quil.
“Lasciala fare” lo tacitò Sam.
Elizabeth aprì la borsa e ne trasse le scarpe, dei sabot bassi, che infilò senza un lamento ma con una smorfia. Poi annuì verso Sam che riprese il passo. Raggiunsero la macchina di lui e vi entrarono, mentre Embry gettò dentro scarpe e maglia restando con i soli jeans. Infine si addentrò nella foresta. Liz deglutì mentre Sam metteva in moto e partiva da casa di Jacob diretti non sapeva dove.
Ripercorsero per buona parte la strada che aveva fatto con Jake la notte scorsa e lei non disse una parola per tutto il viaggio, sentendosi addosso continuamente lo sguardo di Quil.
  
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