Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: Ruta    20/07/2014    2 recensioni
“Molly.”
Qualcosa, nel modo in cui lui aveva pronunciato il suo nome, suonò carico di significato.
Gli occhi azzurri di Sherlock, appuntandosi sul suo viso, espressero per un attimo un sentimento di sollievo talmente radicato che lei si chiese come fosse possibile che una manciata di secondi dopo si fosse già dileguato senza lasciare traccia del suo passaggio.
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: John Watson, Molly Hooper, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
16

(15th September)

 
Fu un viaggio di ritorno silenzioso, in cui Molly, seduta tra John e Sherlock, fissava davanti a sé con occhi distanti.
Sherlock pareva oltre il naturale andamento delle cose, viaggiatore nomade in un mondo di nozioni e calcoli e riflessioni preclusi anche a chi, come lei, avrebbe volentieri dato un braccio e una gamba, sacrificato ogni cosa per entrarci una sola volta. 
Molly si morse le labbra e poggiò la testa contro il poggiatesta, ma non riposò né era sonno quello che le faceva bruciare gli occhi. Era il disimpegno della delusione, qualcosa che tra le tante conseguenze le faceva dolere la gola e contrarre il petto.   
Se anche John lo notò, decise di sorvolare e non fece commenti.
A Baker Street oltrepassarono l’ingresso, immerso nel buio e nel silenzio, e salirono le rampe di scale quietamente.
Una volta nel 221B, John si lasciò cadere sulla sua poltrona con un tonfo e un gemito affaticato. Si massaggiò il collo, allungando le gambe in avanti. Dunque riaprì un occhio e lo fissò su Sherlock per valutarne gli intenti. “Be’,” disse scoraggiato, “immagino di dovermi preparare, giusto? Quanto tempo mi dai prima di uscire di nuovo?”
Molly si mosse per superarli, non volendo mostrare quella specie di disappunto, no di più, era dispiacere e amareggiata rassegnazione, che sentiva allargarsi dentro di lei.
Nel passargli accanto, Sherlock le sfiorò il polso, ma furono le sue parole a frenarne i passi. “Non questa notte, John.”
John inarcò le sopracciglia, ma non si lamentò per quell’insperata serata di riposo. Inclinò la testa, guardando entrambi come se fossero lettere mozzicate e gli spazi tra loro quelli di un rebus da risolvere. “Molly?”

Tutto a posto?, sembrava chiedere. Devo restare?
Sherlock inspirò pesantemente e Molly poteva sentire la tensione irradiata da lui come se fosse la propria. “Buonanotte, John,” disse e fece un cenno rassicurante, di conferma.

 
*

 

Sherlock chiuse attentamente la porta. Si prese del tempo, sfilandosi il Belstaff e appendendolo.

Seduta sulla sponda del letto, Molly osservò le sue manovre senza fiatare fino a quando lui, capitolando di fronte alla sua perseveranza, si voltò ad incrociare il suo sguardo attento e deciso con uno che lo era ugualmente, ma in modo più sottile e interessato e contrariato.  

“Cosa è cambiato?” domandò Molly senza preamboli.

“Era ovvio che te ne saresti accorta.” Dal tono che aveva utilizzato era impossibile stabilire se ne fosse contento o, al contrario, infastidito.

Molly sollevò il mento, stringendo i pugni e formando delle pieghe tra le lenzuola. “Non sono cieca, Sherlock. Avrei dovuto esserlo per non notare la mobilitazione intorno a me, quindi sputa il risposto. Cosa ti preoccupa?”

C’era un limite a tutto, compresa alla comprensione. Perciò cosa? Doveva saperlo. Cosa era stato sul punto di dirle, al Future, prima che il messaggio di John lo interrompesse? Cosa lo tormentava?

Tu.

Gli occhi di Sherlock le percorsero il viso come se intendessero divorarla, fagocitarla nell’infinità dei suoi. 

L’acciglio di Molly si spianò appena, la sua smorfia si addolcì in una piega meno insistente, battagliera. “Ci sono stati nuovi sviluppi, vero? Cos’altro hai scoperto?”

Di nuovo quel lampo indecifrabile. Sherlock le si avvicinò, si sedette accanto a lei, così vicino da sfiorarla, ad un tiro di schioppo. “Mi occorre che tu ti fidi di me un’altra volta. Puoi farlo?”

Per un istante, Molly si limitò a guardarlo. Nella frazione di secondo successiva, mormorò: “Sempre.”

Era esattamente quello che entrambi si erano aspettati l’uno dall’altra.

“Ti ringrazio.”

“Sarò meglio che tu lo faccia,” lo redarguì Molly con un sorriso poco sentito, plastificato nel suo voler apparire faceto. Cercò la sua mano e gliela strinse. “E anche che tu ricordi cosa mi hai detto. Proteggi te stesso come proteggeresti uno di noi.”

Sherlock le rivolse un sorriso che non gli raggiunse gli occhi. Quelli rimasero torbidi, ombreggiati dai pensieri che lo assillavano. Lui le prese il mento con il pollice, si chinò per baciarla con forza e Molly glielo lasciò fare. C’era tempo per chiarirsi. Ci sarebbe stato, domani. Questa era la sua speranza. E la sua paura.

 

* 

La mattina successiva, Molly si svegliò sola nel letto, la parte di lui fredda con le lenzuola malamente rabberciate in un tentativo di riordinamento. A tentoni cercò gli occhiali sul comodino e li inforcò, tirandosi a sedere e sgranchendosi.
Accanto al cuscino c’era un ciondolo, il suo ciondolo, e non era più annerito, ma come nuovo, lavoro di oro pallido e ricami di filigrana. Lo prese e lo indossò, cercando di non pensare a quanto riaverlo la rendesse malinconica. Amava quel ciondolo, lo aveva sempre amato, era l’ultimo regalo di suo padre, l’unico ricordo di sua madre, ma rappresentava anche una serie di momenti non propriamente felici. Era il simbolo dei suoi lutti, delle sue perdite, di vecchie cicatrici e dolori. Riaverlo era un po' come riviverli. Un pensiero sciocco, perfino puerile; così sciocco che Molly si alzò in fretta e ricacciò indietro il groppo, costringendo il volto in un’espressione tranquilla.      
In salotto li trovò tutti e tre in vestaglia, con borse sotto gli occhi e i volti stropicciati. Ovviamente non Sherlock che aveva un bagel in una mano e un giornale nell’altra. Era sciatto, per niente elegante e semisdraiato in una posizione impossibile, ai piedi aveva delle babbucce persiane; i capelli erano una massa nera e scarmigliata che lui non si era ancora dato pena di sistemare.
Molly lo trovò irresistibile e si allungò per rubargli un pezzo di bagel. Lui la redarguì con uno sguardo e un colpetto del giornale su un fianco e lei rise, prima di chinarsi nuovamente, questa volta per rubargli un bacio.
Lo sentì irrigidirsi e raddrizzarsi, buttare all’aria il giornale e il bagel, sentì l’imprecazione di John e la risata di Mary, il gorgoglio di Katie e poi ci furono solo le mani di Sherlock sul collo, dietro la nuca, che trafficavano con il suo elastico. Senza quasi accorgersene si ritrovò con i capelli sciolti, arruffati attorno al viso e sulle spalle e con Sherlock che li trapassava da parte a parte come se volesse districare nodi inesistenti. Ed erano carezze così gradevoli che lei si ritrovò a mugolare per il piacere.
John imprecò di nuovo. “Vi prego,” lo sentì dire implorante.  
Molly si tirò indietro con un sorriso talmente spiccato che le sembrò impossibile riuscire a contenerlo.  
“Buongiorno,” disse Sherlock, gli occhi da gatto luminosi come fari e le passò una tazza, prendendola dal tavolino del caffè.
“Buongiorno.”
“Di sicuro lo è per voi,” commentò Mary.
“Ti addentri in un territorio pericoloso, Mary,” la avvertì John.
“Ma non mi dire. Quanto pericoloso?”
Visto che l’argomento metteva a disagio tanto lei quanto John, la conversazione slittò su altro. “Quindi? Com’era il caso?”
Molly si morse le labbra per non ridere. “Noioso,” scandì perentoria. “Si è scoperto che Miss Doran si nascondeva da Lord Simon, come ipotizzato da John.”
“John aveva ragione? Sul serio?” Mary lanciò un’occhiata a John che le puntò contro l’indice.
“Non essere così sarcastica, moglie.”
“O?”
“O potrei –”
Il lamento di Sherlock li interruppe. “Siete disgustosi quando fate così, ne siete coscienti?”
“Questo perché non puoi vedere la tua faccia quando Molly indossa gli occhiali,” ritorse John. “Non credevo avessi un tipo.”
“Malgrado tutto amo il mio amore,” disse lui, come se citasse una battuta teatrale, riaprendo il giornale e scorrendo le testate. “È così sbalorditivo?”

Lo era. Improvvisamente l’aria sembrava molto più calda e tutto molto più grande. Molly voltò di scatto la testa verso la finestra, come se volesse accertarsi del tempo, le guance coperte dalla cortina di capelli sciolti.
“Perché si nascondeva?” domandò Mary.
“La famiglia di lui le ha fatto pressioni perché lo lasciasse, offrendole una cospicua somma di denaro,” rispose Sherlock annoiato. “Miss Doran ha accettato per pagare i debiti del precedente compagno di letto.”
“Non chiamarlo così, caro. È disdicevole.”
Molly strabuzzò gli occhi. Sbagliava o John aveva davvero appena imitato Mrs. Hudson? “Ha procrastinato l’addio perché a modo suo ha amato davvero Lord Simon,” spiegò a Mary. “Rimandava perché non voleva spezzargli il cuore, anche se alla fine è esattamente quel che ha fatto.”
“Lord Simon sopravvivrà,” rimarcò Sherlock. “Ha una tenuta di 200 ettari a sostenere la fantomatica infelicità del suo cuore spezzato.”

 
*

 
(17th September)


Tutto iniziò davvero con la scomparsa di Toby. Da quel momento la situazione mutò, prendendo una direzione drastica. Successe da un giorno all’altro, di punto in bianco, al modo peculiare in cui soltanto i cataclismi riescono a precipitare.

 

Con l’approssimarsi della fine di settembre, le giornate si accorciavano già considerevolmente e la luce diurna prendeva una riflettenza posticcia.
Il pomeriggio andava digradando in una serata fresca e ventosa, con le ombre ancora tiepide e le pietre del muro divisorio del giardino di Mrs. Hudson che emanavano un calore riposante. Quel calore attraversava il tessuto leggero della maglietta che Molly indossava e scioglieva i nodi di tensione nella schiena e nelle spalle, intanto che lei si abbracciava le gambe, come aveva fatto un’estate di tanti e tanti anni prima, in un cimitero di campagna in Irlanda.
Molly batté le palpebre, riavendosi dal mare nebuloso che aveva in testa. Nessuno era venuto ad avvertirla.
Il sole era tramontato e Sherlock era ancora fuori, chissà dove con John, a combattere le ombre.
Con un sospiro, Molly si alzò e si ripulì i pantaloni dal terriccio.
Mrs. Hudson le sorrise quando entrò nella sua cucina, porgendole un bicchiere alto di tè ghiacciato. “Pomeriggio piacevole, Molly cara?”
Molly prese un sorso, ringraziandola. “Ho liberato l’angolo sotto il muricciolo dalle erbacce e domani –”
“Non dovresti sforzarti,” la interruppe Mrs. Hudson ed il tono, così come la mano che le accarezzò il braccio, era pieno di affettuosa premura.
Molly avrebbe voluto dirle che non era gentilezza la sua, non questa volta. “Non ho altro da fare.” Era la pura, semplice verità. I ragazzi avevano ricominciato ad andare a scuola, Wiggins e Victoria era di nuovo scomparsi per quelle cosiddette ‘questioni in sospeso’ con Sherlock e Mary aveva ripreso a lavorare. Solo Katie era con lei, ma, per quanto adorabile, una bambina di appena pochi mesi non era esattamente il tipo di compagnia che –
“Cara, non vorrei allarmarti.”
Quando Mrs. Hudson diceva di non allarmarsi, ecco, pensava Molly, era il momento di farlo.
“Non vorrei allarmarti,” proseguì Mrs. Hudson, “ma hai visto Toby? Ieri sera non è rientrato dalla sua uscita serale.”
Molly cercò di rassicurarla, ma prendendo Katie e salendo nell’appartamento per preparare la cena, non riuscì a ricacciare la sensazione di malessere che aveva provato tutto il giorno.  

  

*

   
“Toby è scomparso.”
Non un battito di ciglio o un guizzo di muscolo, il respiro di qualcosa di minimo. Niente. Né sorpresa né preoccupazione. Molly sentì il cuore sprofondarle ai piedi.
“Te lo riporterò,” disse Sherlock.
Molly annuì, ma sapeva riconoscere una bugia e sapeva riconoscere ancora meglio il bugiardo che l’aveva creata.

 
*

 

(18th September)

 
Mrs. Hudson affacciò la testa nella camera da letto di Sherlock e la chiamò. Sorrideva, anche se per qualche ragione sembrava si stesse sforzando di nasconderlo. “Molly cara, puoi scendere un attimo? C’è qualcosa che vorrei mostrarti. È in salotto.”
Molly guardò esitante Katie. Dormiva tranquillamente, stesa su un fianco, nella sua tutina giallo sole.
Mrs. Hudson afferrò al volo. “Rimarrò io con lei.”
Molly la ringraziò. Nel salotto trovò Wiggins e Victoria. Wiggins esibiva un sorriso falso e un gatto tra le braccia, un gatto grigio e bianco come Toby, ma che non lo era. Quando lui glielo tese e lo presentò come Toby, Molly lo guardò in faccia, sicura di aver frainteso, ma Wiggins insistette e lei si rese conto di aver capito, ma lo stesso di non capire affatto, neanche un po’.
“So riconoscere il mio gatto e quello non è Toby. Chiedi a Sherlock, anche lui ti –”
“Holmes lo ha già riconosciuto, Molly,” si intromise Victoria. Qualcosa nel suo sguardo le diceva di soprassedere, di prendere quel dannato gatto che non era Toby e ringraziare e ‘per l’amor del cielo, taci’.
Di nuovo quella sensazione, di estraniata e furibonda incredulità. “Molto bene.”

 
*

 
Lo aspettò alzata, incapace di dormire, facendo avanti e indietro e costretta a tenersi vicino quel gatto che assomigliava a Toby, ma non lo era. Rivoleva il suo gatto e soprattutto voleva sapere perché le avessero dato quel sostituto. Era una farsa? Faceva parte di un piano? Qualunque fosse la risposta, non le importava.
Quando lui entrò, fu come se i giorni precedenti non fossero mai esistiti. Aveva di nuovo l’aspetto di uno spettro in pena. Era teso ed irritabile.
Molly non si lasciò intenerire dal pallore, era sempre pallido, dalle occhiaie, aveva sempre dormito poco e male, dal modo in cui prima di accorgersi di lei si stesse sfregando gli occhi con le dita, come per disperdere la stanchezza.
Sherlock la vide, in piedi nell’angolo opposto della stanza, e si fermò.  
“Rivoglio il mio gatto. Non ti ho mai chiesto niente in passato. Ti chiedo questo: voglio indietro Toby.”
Lui si mosse verso il letto. Gettò il Belstaff sul pavimento, seguito dalla giacca, scalciò via le scarpe e cominciò a sbottonarsi i polsini della camicia. “La restituzione del tuo gatto e poi cos’altro vorrai, Molly?”
“Non so cosa tu stia combinando, ma se verrà torto un solo pelo a Toby –”
Lui voltò la testa per dedicarle uno sguardo sprezzante e crudele da sopra la spalla, uno che non le mostrava da molto tempo. “Sì, Molly, sei credibile quanto una formica nelle tue minacce.”
‘Minacce’, lo vide mimare con le labbra in un’eco muta, quindi sgranò gli occhi e la fronte si spianò come sarebbe successo ad uno scienziato pazzo illuminato dal lampo creativo dell’ennesima invenzione o scoperta. “Molly Hooper, sei un genio!” esclamò e la afferrò per i fianchi, trascinandola in una giravolta frenetica. Il resto sembrava averlo dimenticato.
Molly cercò di staccarsi, lui non glielo permise. “Lo sono? Cioè, lo sono, ma per cosa esattamente?”
“Ritroverò il tuo gatto, ma fino a quel momento –”
“Io rimarrò qui a Baker Street,” concluse lei, adombrandosi.
Sherlock sollevò un angolo di bocca in un sorriso che lei avrebbe voluto schiaffeggiare. “Brava ragazza.”

 
*

 
(19th September)

 
“Sul serio, mia cara, sei troppo accomodante con lui. Gli ci vorrebbe una bella strapazzata,” dichiarò Mrs. Hudson.
“Molly non è accomodante, è comprensiva,” replicò Mary.
“La comprensione è fatta per Dio, a quel che dicono,” disse Victoria.
“E per le donne.”
“No, credo che nel nostro caso si tratti di pazienza.”
Molly avrebbe voluto davvero che la smettessero. Fu quasi tentata di farglielo presente, quando un propizio scampanellio la distrasse dal proposito.
Un minuto dopo Wiggins saliva le scale con un grande pacco indirizzato a lei. Nessuno ne fu stupito. Negli ultimi mesi per riempire il tempo aveva fatto incetta sui siti di acquisti online. Lo stesso, Molly aggrottò le sopracciglia. Non ricordava di aver ordinato niente nell’ultimo mese, a meno che non si trattasse di un ordine che era andato smarrito o di un pacco mandato da qualcuno. Lo portò in camera da letto sotto gli occhi prudenti di Mary, che l’aveva seguita come un’ombra fedele. “Posso?” chiese, indicando il pacco.
Molly annuì.
Mary esaminò il pacco, tastò il cartone come se fosse un serpente pronto ad aizzarsi contro di lei, quindi lo aprì. Dentro c’era una pelliccia o meglio, quello che si rivelò essere –
“Un costume da gorilla.” Molly era allibita, Mary solo divertita.
“Ci deve essere stato un errore nella consegna.” Mentre lo diceva le sovvenne l’idea che non si trattasse di un errore, le indicazioni postali erano troppo precise. Accarezzò il pelo e prese la maschera in mano. Fu allora che notò il biglietto all’interno. A Mary pareva essere sfuggito.
“Uno scherzo,” si sforzò di ridere Molly. “Deve trattarsi di Meena.” Una parte di lei pregò che lo fosse.
“A meno che non voglia che tu partecipi alla maratona di domani, non vedo a cosa potrebbe servirti. Manca ancora un mese ad Halloween.”
“Maratona?” Molly chiese con cautela. Cautela, ci voleva cautela, si disse, cercando con le dita il biglietto.
Mary non rilevò i suoi movimenti. “Quella che parte dalla LUC della Minster Court. Percorre cinque miglia intorno alla City.”
Molly continuò ad accarezzare la pelliccia. Sì, ne aveva sentito parlare ovviamente, la maratona di volontari. “Gorilla sul Tower Bridge. Deve essere uno spettacolo.”
Aspettò che Mary fosse occupata ad allattare Katie, andò in bagno e prese il biglietto che aveva intascato. Le sue mani erano ferme, non tremavano e di questo fu grata. Le sue erano mani di un chirurgo, si sforzò di ricordare.
Sul biglietto c’erano delle istruzioni. ‘Seguile alla lettera, Molly - mouse’, diceva, ‘se non vuoi che uno di loro perda un dito o un braccio o il cuore, a mia discrezione.’ Le istruzioni erano precise. La mattina del 20 settembre alle 10:30. Era firmato con una M e Molly si chiese cosa dovesse fare, cosa potesse fare. Aveva poche ore per decidere, poche ore soltanto.
‘O che facciano la fine del tuo gatto.’
 

*

 
“Tieni. È quello che mi avevi chiesto, no?”
John gli porse il ciondolo annerito che aveva trovato nel cassetto del comodino della sua vecchia camera da letto. Odiava quello che aveva fatto, rovistare tra gli oggetti personali di Molly, odiava Sherlock per averglielo chiesto e odiava ancora di più se stesso per aver accettato.
Lui lo prese senza un ringraziamento e John fece una smorfia. Prego, amico, è stato un piacere.  
Sherlock gli concesse un’occhiata quasi inesistente nella velocità con cui tornò ad osservare il finestrino del taxi. “Smetti quell’aria offesa, John. Non ti ho chiesto di frugare nella sua biancheria.”

Maledetto idiota.

 

 


Nda:

Ora entriamo nel vivo. Il prossimo capitolo è pura azione. Sarà l’ultimo capitolo prima dell’epilogo, perciò sì, altri due e poi i giochi sono chiusi.
Vorrei scusarmi per la lentezza con cui ho aggiornato questo capitolo e anche il precedente, ma ero in una specie di blocco, no togliamo pure la ‘specie’, ero in blocco o crisi o che dir si voglia. Anche quando ho scritto l’ultimo capitolo lo ero e in effetti si nota (la prima parte l’avevo scritta in un periodo buono, la seconda, da Lord Simon in poi, in questa settimana e mezza di black-out). È un capitolo che ho abbastanza odiato scrivere e infatti manca di quell’ispirazione che mi ha animato per tutto il corso d’opera (corso d’opera, xD, che megalomane che sono).
Spero che questo sia valso l’attesa. Nel prossimo capitolo comparirà finalmente Moran. A chi amasse gli spoiler, consiglio di cercare in rete il significato della carta del Fante di picche.
http://www.greatgorillarun.org/faqs.html La maratona esiste e io personalmente la trovo un’idea fantastica. Sul serio, gorilla sul Tower Bridge! A chi non piacerebbe?
Altre domande: che fine ha fatto Toby? Perché hanno dato a Molly un finto Toby? Sherlock credeva sul serio che Molly non si sarebbe accorta dello scambio? Cosa vuole Moran? Cosa ha aggiunto nel biglietto? Mary davvero non ha notato niente? I ringraziamenti sono d'obbligo. Siete fantastiche. Nonostante il caldo, il sole, il mare trovate sempre tempo per commentare e di questo vi sono grata. Siete meravigliose e vorrei avere più parole a mia disposizione per espremere il concetto, ma non ne trovo di abbastanza belle o buone. Fa troppo caldo per un abbraccio? ;)

  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: Ruta