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Autore: Mary CM 93    20/07/2014    1 recensioni
Premetto che sono abituata a scrivere storie con psicodrammi da film americani, omicidi ed amori sofferti, perché, anche nella vita, mi diverte fare un po' la "sturm und drang" di turno. Con questa storia, invece, voglio tentare qualcosa di scanzonato e divertente, di quotidiano, molto alla mano, con un linguaggio semplice, a volte "scurrile", ma, spero, sempre corretto. Il mio intento è scrivere qualcosa di più leggero del solito, qualcosa che si possa leggere per "cazzeggio", diciamo così. Quindi, ecco qui, una storia originale e buffa!
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Terrei a sottolineare che tutti gli avvenimenti che verranno narrati da qui in avanti, hanno del drammatico, dell’assurdo e molte ragazze probabilmente, al mio posto, sarebbero andate in psicoanalisi, tuttavia non sono mai stata una di quelle persone che amano i drammi napoletani, le scenate, i pianti isterici, la depressione continua, lo struggimento interiore e l’animo tormentato, quindi poche palle, sono una donna risoluta.
Ebbene, Andrea Selsastra lì, davanti a me che mi prendeva il libro dalle mani e mi domandava: “A chi devo dedicarlo?”.
Pareva una risposta semplice, in apparenza, eppure nella testa per un secondo mi frullò: “E come diavolo mi chiamo?”.
Cioè, Renata, certo, ma è una vita che mi giro se sento il nome “Gabriella”. Avrei potuto dirgli “a Renata Gabrielli” o a “a Gabriella Renati”.
O mio dio, ma perché mai avrei dovuto mentire sul mio cognome?!
In fondo, era pur sempre uno scrittore, un uomo colto e sensibile, indubbiamente, perciò se gli avessi detto il mio vero nome, con tanto di spiegazione letteraria, non l’avrebbe trovato così orrendo come effettivamente è, o forse, forse non gliene sarebbe importato assolutamente nulla, vista la coda infinita dietro le mie spalle, che attendeva spazientita, mentre, nella mia mente, io attraversavo un mare di cosiddette “seghe mentali”.
“A Renata” – dissi titubante – “E’ un nome veramente orribile, ne ho la consapevolezza, ma giuro che c’è la spiegazione a questa scelta di cattivo gusto!”.
Ecco, avevo sproloquiato, come al mio solito, ma Selsastra mi aveva sorriso: “E sarei veramente interessato a sentirla, perciò, se ha voglia di attendere che io finisca di firmare tutti i libri, le offro volentieri un caffè e lei mi racconta tutti gli aneddoti che desidera!”.
Avevo annuito e mi ero fatta da parte. Era geniale, intelligente, galante e disponibile. Non avrei potuto scegliere un idolo migliore.
Dieci minuti dopo, dunque, mi ritrovavo faccia a faccia con lui, Andrea Selsastra, al quale spiegavo la storia del mio nome: “Beh, comunque mi sono sempre detta che quando sarò anziana il nome Renata mi calzerà a pennello, perché ci sono quei nomi che sanno un po’ di vecchio, tipo Ettore o Filippo”.
Il magnifico scrittore aveva abbozzato un sorriso, perciò ripresi in fretta: “O mio dio, non mi dica che ha un bambino di cinque anni che si chiama Ettore o Filippo, perché annegherei nella mia tazzina di caffè!”.
“No, stia tranquilla, comunque mi piace l’analisi sui vari nomi e ti trovo molto interessante” – aveva risposto lui ed emanava un fascino incredibile, dovevo ammetterlo.
Prima che riuscissi ad arrossire completamente per i complimenti, mi era squillato il telefono, che, per estrarre dalla tasca dei jeans, avevo distrattamente fatto cadere a terra. Lui l’aveva subito raccolto, guardando il display, mi aveva detto: “E’ una certa Sara, risponda, prego!”.
Mi aveva porto l’aggeggio ed io avevo rifiutato la chiamata: “E’ solo la mia coinquilina super fissata con la moda che mi cerca per la quinta volta da quando sono partita, per ricordarmi di passare da Armani e poi da Gucci, e dopo ancora da non so quale negozio a me sconosciuto! Mi ha incaricata di comprarle degli abiti delle nuove collezioni che ha visto su internet, ma non ho idea neppure di dove andare, ho ben poco senso dell’orientamento!”.
Inaspettatamente, poco dopo, mi ritrovavo a girare per i negozi più pregiati del centro di Milano, accompagnata dal nuovo scrittore emergente in Italia: doveva essere un sogno!
“Um, no questo capo non era tra le foto che Sara mi ha mandato, quindi non devo prenderlo!” –avevo esclamato io, mentre Andrea afferrava una t- shirt scollata color glicine della Guess.
Non avevo fatto in tempo a voltarmi che me l’aveva appoggiata addosso: “No, infatti, questa la scelgo io ed è un regalo che ti faccio per avermi fatto trascorrere un piacevole pomeriggio!”.
Focalizziamo bene la situazione: Andrea Selsastra mi sta regalando una costosissima maglia perché ha apprezzato la mia compagnia?
Cervello non fare strani scherzi: accettiamo questa maledetta maglia e rendiamoci conto di essere insieme all’uomo più affascinante e seducente di tutta Milano.
Nel viaggio di ritorno, per farla breve, mi trovavo a giocherellare col foglietto sul quale il mio idolo aveva scritto il suo numero di cellulare ed il suo indirizzo mail.
Continuavo a non trovare la logica di tutta la giornata che avevo appena vissuto ed andava benissimo così, non potevo chiedere di meglio che non capire.

  
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