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Autore: Mary CM 93    20/07/2014    1 recensioni
Premetto che sono abituata a scrivere storie con psicodrammi da film americani, omicidi ed amori sofferti, perché, anche nella vita, mi diverte fare un po' la "sturm und drang" di turno. Con questa storia, invece, voglio tentare qualcosa di scanzonato e divertente, di quotidiano, molto alla mano, con un linguaggio semplice, a volte "scurrile", ma, spero, sempre corretto. Il mio intento è scrivere qualcosa di più leggero del solito, qualcosa che si possa leggere per "cazzeggio", diciamo così. Quindi, ecco qui, una storia originale e buffa!
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Bella, non te l’avevo chiesta, ma hai avuto buon gusto, grazie Gabri!” – Sara stava ammirando i vestiti che le avevo comprato, sotto suo incarico, a Milano.
“Infatti, questa non è per te…è mia!” – avevo esclamato, sottraendole la maglia color glicine.
Sara pareva poco convinta: “Scusa, ma non eri tu quella che sostenevi fosse folle spendere una cinquantina di euro per una t-shirt? Ed ora te ne arrivi con un capo firmato “Guess”?”.
Colpita ed affondata: “Beh, in effetti è un regalo…”
“E di chi?” – Sara pareva davvero incredula, ma dalla sua aveva il pregio di essere perspicace – “Aspetta…te l’ha presa lui, lo scrittore! Signorina, tu mi devi raccontare tutto!”.
“Se invece di correre dai tuoi amati vestiti, mi avessi degnato di uno sguardo, ora sapresti ogni dettaglio!” – l’avevo ripresa io.
La biondina mi aveva trascinato sul divano e si era fatta raccontare per filo e per segno tutto ciò che era successo il pomeriggio precedente, di tanto in tanto batteva le mani come un’oca e mostrava un’espressione esterrefatta: “E quindi l’hai già cercato?”.
“No, ma sei matta? Non disturbo un uomo in carriera, avrà mille pensieri per la testa, non certo una ragazzina vent’enne a cui scrivere messaggini!” – avevo ribattuto io.
“Perdonami” – Sara aveva sempre la risposta pronta – “Sarai anche un grande genio che chiama il sale da cucina “cloruro sodato”, ma proprio non capisci nulla sugli uomini!”
L’avevo ripresa immediatamente: “Si dice cloruro di sodio”.
“Per esempio non sai” – Sara purtroppo non era propriamente quella che si dice “una cima”, ma aveva molti altri pregi – “Che il maschio medio detesta la donna saccente che lo sminuisce con la sua elevata intelligenza, quindi il maschio medio detesta te, ma non lasciarti scoraggiare, perché lo scrittore ti ha lasciato il numero proprio perché desidera essere disturbato. Insomma, scrivigli, non aspettare altro. Magari inviagli una poesia che ti piace!”.
Sara era intraprendente ed i suoi consigli non erano sconsiderati come la sua grammatica, per fortuna, perciò la sera, prima di andare a dormire, gli avevo inviato un sms con una poesia di Prevert: ero certa gli sarebbe piaciuta, perché avevamo parlato riguardo i nostri gusti letterari e ci trovavamo incredibilmente d’accordo quasi su tutto.
Inutile dire che da quella sera in avanti, ci scrivevamo la buona notte con una poesia che parlasse d’amore.
Gli sms notturni, poi, erano diventati lunghissime mail riguardo il senso della vita, della morte, la religione in generale, l’esistenza di Dio, la filosofia e la storia dell’arte.
Le lunghissime mail si erano trasformate in brevi telefonate tra una mia lezione all’università ed un suo incontro per la pubblicazione di un nuovo libro.
Le brevi telefonate, in seguito, erano divenute foto di momenti quotidiani che volevamo condividere l’uno con l’altra.
Le foto magicamente si plasmavano in un “Quando potrò finalmente rivederti?”.
Era un po’ come se…
“E’ un po’ come l’evoluzione di un bruco” – aveva analizzato Sara, acconciandosi i capelli allo specchio – “da crisalide il vostro rapporto diventerà farfalla!”.
Mi aveva lasciata un po’ perplessa quel paragone: “Tu davvero conosci il termine “crisalide”?”.
La mia migliore amica aveva sorriso radiosa: “Certo, ad ogni modo il momento “farfalla” avverrà quando ti sarai fatta scopare!”.
Mi sembrava che avesse detto troppe cose furbe in una sola frase, ma in effetti, era innegabile che pensassi a lui anche sotto un altro aspetto.
“Tutte palle la storia delle poesie e della filosofia e cazzi e mazzi” – aveva insistito Sara, mettendosi i tacchi – “Tu hai in testa solo la parte dei cazzi, mia cara, inutile negarlo e lui sa di essere un piacente e ricco uomo sulla quarantina, che non vede l’ora di portarsi a letto una ventenne. Io sarò “terra- terra”, ignorante e tutto ciò che vuoi, ma il mondo si regge sempre su alcuni principi basilari, è un po’ come la tua amata chimica!”.
Sara, sei una bionda senza cervello, sei il tipico cliché di gnocca poco intelligente, ma sei la mia migliore amica ed a volte hai maledettamente ragione.
Andrò da lui, gli farò inzuppare il biscotto, parleremo di poesie e poi ti appiccicherò un foglio enorme sul frigo con scritto “C’è l’affascinante scrittore quarantenne”.
In seguito, però, ne attaccherò un secondo: “Ti prego, non cucinare la colazione: vorrei che continuasse a vivere”.
Nella lista “pregi di Sara” decisamente non inserirei la dote culinaria.
  
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