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Autore: Mary CM 93    20/07/2014    1 recensioni
Premetto che sono abituata a scrivere storie con psicodrammi da film americani, omicidi ed amori sofferti, perché, anche nella vita, mi diverte fare un po' la "sturm und drang" di turno. Con questa storia, invece, voglio tentare qualcosa di scanzonato e divertente, di quotidiano, molto alla mano, con un linguaggio semplice, a volte "scurrile", ma, spero, sempre corretto. Il mio intento è scrivere qualcosa di più leggero del solito, qualcosa che si possa leggere per "cazzeggio", diciamo così. Quindi, ecco qui, una storia originale e buffa!
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“E l’ho mollato…sì…sì, esatto, Sara, nessuno si deve permette di farmi una cosa del genere…” – stavo ripetendo da circa venti minuti al telefono con Sara, mentre tentavo di non finire in una delle mille pozzanghere che trovavo lungo la strada – “Ma poi proprio sta pioggia di merda mi doveva capitare? Proprio oggi? Ma sì, non sai che nervoso…il modo in cui mi ha detto che era tutto una bugia, che sua moglie vive a casa e bla bla bla…beh, sì ha chiesto scusa, ha anche ribadito che mi ama alla follia, che ha detto bugie a fin di bene, che magari prima o poi avrebbe avuto il coraggio di raccontarmi la verità…oh, sì…ho lanciato ben più di un oggetto, e gli ho detto che era uno stronzio…eh lo so, lo so, orribile, ma non ho potuto resistere…e quando gli ho detto che gli avrei spaccato il culo…ah beh, il “maledetto bastardo” ovviamente è stato d’apertura…ah, beh chiaramente…urlavo…una scenata, certo, di quelle eclatanti, avrei distrutto l’intera camera d’hotel…ovviamente…mi sono sfogata almeno…ma no, no di lacrime ne ho già versate abbastanza…sì, sono in stazione che sto per prendere il treno…oh, dannata pioggia, se solo trovassi il mio maledettissimo biglietto…eppure era...o cavolo, l’ombrello…”.
 
“Ma porca miseria che botta…” – avevo mormorato, sfregandomi la fronte, mentre davanti a me vedevo una mano tesa.
“Tutto bene? Ti do una mano, aspetta…”.
Il cellulare, cazzo. Lo cercavo attorno a me, nella speranza che non fosse annegato in una pozzanghera: “Sara, ci sei? Ah…eh, ho sbattuto la testa contro un palo, lascia perdere, sono proprio idiota, mentre cercavo il biglietto e mi sono anche cadute dalla borsa…” – il mio sguardo, mentre parlavo, si era posato sul ragazzo accanto a me, il quale, tra una risata e l’altra, con aria divertita, aveva raccattato tutta la mia roba sparsa a terra e l’aveva rimessa nella borsa – “E Sara, ti richiamo più tardi, ciao…”.
Era bello, ora che l’osservavo meglio, aveva un’espressione dolcissima, era un ragazzo curato e a modo, sembrava simpatico e gentile, così a primo impatto.
“Piacere, Giorgio” – mi disse una volta che mi fui rialzata.
“Gabriella, piacere mio e grazie eh!” – gli tesi la mano e strinsi la sua vigorosamente.
“Figurati, eri buffissima e goffa, sei riuscita a cilindrare il palo con una grazia infinita” – ridacchiò lui.
“Mi fa piacere essere uno spasso per i passanti, peccato per la pioggia, sono completamente zuppa e devo ancora fare un viaggio fino a Parma!”.
“Non vorrei sembrarti un pazzo maniaco, ma a casa mia non c’è nessuno fino a questa sera, se ti va vieni da me, ti presto qualcosa di mia madre, magari di quando era ragazza che non usa più, così sei asciutta…” – mi aveva proposto Giorgio.
“Oddio, ma sei matto? Cioè grazie mille, ma non posso accettare, che direbbe tua madre? Come le spieghi che le hai rubato i vestiti per darli ad una perfetta sconosciuta?”. – avevo declinato il suo invito.
Mi aveva sorriso dolcemente: “Dai perfetta sconosciuta, vieni, è a due passi da qui, non ti mangio mica e nemmeno mia madre…ti offro anche una cioccolata calda e poi, hai la tavola periodica completamente fradicia, io fossi in te la farei asciugare su di un termosifone prima di arrivare a Parma…”.
Avevo strabuzzato gli occhi: “La mia tavola  periodica? La mia ragione di vita? Presto, dammi le chiavi di casa tua, perfetto sconosciuto!”.
Avevamo riso insieme ed aveva un sorriso incantevole.
“Eccoci arrivati, scusa il casino, ma stiamo dando il bianco in tutta la casa proprio ora, perciò i mobili sono ovunque, i quadri per terra…insomma…”.
“Tranquillo, ho dato il bianco anche io con la mia coinquilina a casa nostra, non immagini che delirio! E poi sei già stato gentilissimo!”.
Giorgio mi aveva subito portato una tuta blu cielo stinta di sua madre: “Tieni, dovrebbe andarti, se vuoi darmi la tavola mentre ti cambi, io la metto ad asciugare! Il bagno comunque, come diceva Gaber, è in fondo a destra!”.
Avevo appena chiuso con Andrea Selsastra e la provvidenza mi mandava un gran pezzo di figo, gentile e simpatico, che cita Gaber? Ora capivo che il destino mi aveva fatto torti per anni, per tenersi le sorprese migliori tutte al momento propizio!
Dopo un paio d’ore, una cioccolata calda e mille chiacchiere sugli argomenti più svariati, ero in procinto di ripartire con la mia tavola periodica, un po’ rovinata, ma asciutta ed il numero di un ragazzo meraviglioso, pronto a rimettere insieme i pezzi del mio cuore infranto: “E dato che hai i vestiti di mia madre, sappi che ti cercherò e ti starò col fiato sul collo, non perché io ti trovi carina, simpatica ed intelligente, ma soltanto perché hai appena rubato i vestiti a mia madre, cerca di comprendere che ci tiene moltissimo ad una vecchia tuta che non usa da anni!”.

 
  
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