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Autore: allison742    20/07/2014    1 recensioni
Un omicidio sbagliato. Una Detective con un passato che sembra non finire mai. Un assassino che uccide vittime troppo vicine. Un amore che verrà finalmente esplorato. Un pericolo per tutti. Chi sarà il prossimo?
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Aria Miller, la miglior Detective di tutta Los Angeles, viene svegliata bruscamente dal suono del suo cellulare: un cadavere è stato trovato in obitorio. Nulla di strano, se non fosse per il fatto che la vittima è l'anatomopatologa.
Aiutata dalla sua squadra, da uno strambo consulente e dalla sua migliore amica, cerca di risolvere il caso.
Nessun indizio rilevante, nessuna pista, nessun testimone. Solo un inquietante biglietto scritto a mano, lasciato dall'assassino.
Mentre tutto diventa sempre più strano, si verrà a sapere che sono le ultime parole di un personaggio famoso.
Ma cosa c'entrano con l'omicidio?
Tra dubbi e incertezze arriva un secondo cadavere: stesso modus operandi.
La faccenda si fa pericolosa per la squadra e, mentre Aria riscopre l'amore, il suo passato minaccia di tornare a galla...
Genere: Romantico, Suspence, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 11


 
Potevano morire tutti


 
 
 
«Vi ricordate di Elisabeth Thompson? L’anatomopatologa che è stata uccisa?» cominciò a spiegare Vanessa.
«Cosa c’entri tu con tutta questa storia?» insistette Evans.
«C’entro perché lei ha coperto il mio turno. All’ultimo minuto.»
Non c’era mai stato tanto silenzio come in quel momento.
«Questo significa che…»Matthew non riuscì a terminare la frase.
«Sì, significa che il vero obiettivo ero io. Ho avuto fortuna. Ma adesso siamo tutti in pericolo; siamo a quota due.»
«Ehi, aspettate. Che significa che siamo a quota due?» si intromise Charlotte.
«Ti ricordi quella camicia che hai perso perché la lavanderia le ha scambiate?» parlò Aria.
«Sì… e allora?»
«L’abbiamo trovata. Indosso ad Alex Taylor. Con la nicotina all’interno.» spiegò la Detective lentamente e con cautela.
«Questo vuol dire che il vero obiettivo ero io? Ma non ha senso!»
«Non ne aveva neanche con Vanessa, ma adesso siamo già a due. Siamo tutti a rischio. Il prossimo colpo potrebbe non sbagliare.»
«Spero non ci sia un prossimo colpo!» intervenne Evans.
«Lo spero anche io, ma non abbiamo nessun indizio, niente! Come possiamo pretendere di mettere in galera un uomo senza la minima traccia?»
«Ok, allora credo sia il momento di cominciare ad indagare. Sul serio, adesso che tutti sappiamo la verità.» disse Mason.
«Collins ha ragione. Dobbiamo iniziare, subito. Evans, chiama la lavanderia e interroga il dipendente che era di turno nell’arco di tempo in cui la camicia di Renard è stata lì; per quanto ne sappiamo potrebbe essere stato lui ad invertire i cartellini; poi scopri chi è il proprietario della camicia che è stata consegnata a Charlotte, che nel frattempo leggerà tutti i dati e i rapporti su quest’ultimo omicidio, ok? Ah, e interrogherà anche la moglie di Alex Taylor; dovrebbe arrivare nel pomeriggio. Vanessa, tu puoi tornare in obitorio. Tutto chiaro?»
«Sì!»
«Bene, mettiamoci al lavoro. Prima iniziamo e prima prendiamo quel bastardo.»
«E noi? Che facciamo?»
«Io vado a parlare con la Green, tu, se riesci a farlo senza dormire, continua a cercare informazioni sulle ultime parole. Dovranno pur significare qualcosa, giusto?»
«Ok, ci vediamo dopo.» Annuì andandosene verso il computer.
Aria, rimasta sola, si prese del tempo per organizzare i suoi pensieri.
Per la mancanza di tempo non era riuscita ancora a realizzare l’imminente pericolo: potevano morire tutti.
Cominciò ad immaginare alla sua vita senza le persone che la circondavano; senza Collins.
Scacciò all’istante quei pensieri.
Il fatto di essere tutti a rischio la portò ad una terribile conclusione: non c’era più tempo.
Non c’era più tempo per fare tutte quelle cose da sempre rimandate. Per dare a suo padre quel regalo che aveva da mesi nel cassetto, per chiamare quell’amica d’infanzia. Non c’era più tempo per piantare i fiori sul davanzale, o per leggere quel libro appoggiato sul comodino.
Guardò l’orologio: venti minuti.
Venti minuti per i suoi contorti pensieri potevano anche bastare.
Si alzò e, presa la cartelletta con gli appunti, si diresse verso l’ufficio del capitano Green.
Non avrebbe potuto sapere che questo avrebbe messo in azione un esercito.
 
«Per favore, mi ascolti. Non dobbiamo farci notare, la prego, ritiri l’ordine!»
Se c’era una cosa che Aria Miller non era mai arrivata a fare nella sua vita era supplicare qualcuno; ed era esattamente ciò che stava facendo in quel momento.
«Niente Per favore! Ho deciso, e così resterà.»
Subito dopo che Aria le aveva raccontato l’imminente pericolo in cui si trovavano, il capitano del distretto aveva deciso di mettere una pattuglia sotto ogni casa dei membri della sua squadra, e un’altra unità che li seguisse ovunque andassero.
La Detective era contraria, sostenendo che l’assassino avrebbe potuto accorgersene e, così facendo, avrebbe predetto meglio i loro spostamenti.
Ad Aria non era mai piaciuto dare nell’occhio. La sua paura più grande era che la storia arrivasse ai media; a quel punto si sarebbe volatilizzata anche la minima possibilità di arrestare il colpevole.
«Va bene signore. Ma si ricordi questa frase: tra qualche giorno io tornerò, solo per dirle “Gliel’avevo detto!”» poi uscì sbattendo la porta.
 
Erano le nove di sera, ed Aria stava guidando al fianco di Collins.
Si dirigevano verso casa sua, in modo che potesse prendere alcuni vestiti: si sarebbe trasferita da lui per qualche giorno.
“Almeno finché non si calmeranno le acque.” Aveva detto.
Giusto per cambiare, non avevano trovato niente di utile riguardo il caso.
L’ex marito aveva un alibi di ferro, e sembrava seriamente dispiaciuto della morte di Alex. Non era stato neanche in grado di fare l’elenco di possibili nemici.
La signora della lavanderia sosteneva di non aver invertito i cartellini. “Assolutamente!” aveva giurato. E, ovviamente, non aveva visto nessuno farlo.
Però ricordava che la signora Taylor si era subito accorta dell’errore, ma aveva indossato lo stesso la camicetta perché aveva una causa importante e la sua era macchiata di caffè. Aveva giurato che gliel’avrebbe riportata la sera stessa.
La camicia consegnata a Charlotte invece, come previsto, era quella di Alex.
Era come se qualcuno, sapendo dell’attentato, avesse deciso di scambiare i cartellini e salvare la vita della Detective… ma chi?
Le ultime parole sembravano, ora dopo ora, sempre più insensate e casuali.
Avevano controllato anche tutti i clienti di della Taylor che, essendo mediatrice, avrebbe potuto avere qualche controparte un po’ aggressiva. Niente, tutti avevano un alibi. Sembrava un tunnel senza fine.
«Arrivo subito.» Sussurrò scendendo dall’auto e correndo in casa.
Mise insieme un po’ di magliette, jeans e maglioni e tornò verso Collins.
Rimise in moto l’auto, diede un occhiata alla pattuglia dall’altro lato del marciapiede e ripartì sfrecciando.
 
«Niente giochi stasera, ok?» disse la Detective ridendo, mentre se ne stavano seduti sul divano a guardare un vecchio film.
«Niente giochi.» Assentì. «Allora cosa facciamo?»
«Non ne ho idea, Collins… possiamo parlare, che ne pensi?»
«Penso che sia perfetto. Ma…» disse alzandosi «Non c’è conversazione che si rispetti che non sia accompagnata da un bicchiere di vino. Torno subito.»
Si diresse verso la cucina, mentre Aria si preparava per ciò che avrebbe dovuto dirgli.
Non riusciva, malgrado la concentrazione, a formulare nessuna frase articolata.
Era stanchissima, la notte precedente aveva dormito poco. Voleva solo chiudere gli occhi per un momen…
«Eccoti…» Collins tornò dalla cucina con in mano due bicchieri, e la trovò con la testa appoggiata allo schienale del divano, addormentata. Si sorprese a sorridere.
Appoggiò i calici sul tavolino e avvicinò il volto a quello della Detective: «Parleremo domani.» Le sussurrò nell’orecchio.
Lasciandole un dolce bacio sulla fronte, la coprì.
Prima di uscire dal salotto spense la luce, facendo aleggiare nell’aria due parole.
Sogni d’oro.





 
   
 
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