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Autore: Sheloveheridols    20/07/2014    0 recensioni
Una bambina che con la madre va in città dopo aver passato il primi anni della sua vita su una spiaggia in California, diviene adulta e grazie all'istruzione ed i sacrifici della madre, riesce ad ambire nel campo dell'imprenditoria, per cui frequenta l'università dopo il college, ma proprio quando decide di far ritorno nel suo passato arriva qualcuno che potrebbe sconvolgerle tutti i suoi piani.
Genere: Drammatico, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Zayn Malik
Note: Cross-over | Avvertimenti: Violenza
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20 Agosto, 1996, Manatthan beach, California.
 
"Non posso più restare, papà. Mia figlia ha bisogno di pace e tranquillità, deve crescere serenamente come tutti i bambini della sua età, e probabilmente, sono ancora in tempo per darle qualcosa di meglio. Non può restare qui, ventiquattro ore su ventiquattro, sette dannatissimi giorni su sette, su di uno chalet a guardare la madre lavorare, il padre fare affari e gli altri bambini, come giusto che sia alla loro età, giocare. Andremo in città, staccheremo un pò la spina da questo posto. Lei avrà l'istruzione esattamente come l'ha avuta suo padre e quando vorrà tornerà, ma per ora la terrò con me.''
''Figlia mia, non ti sembra che dobbiate superare tutte queste incomprensioni? E' tuo marito, il padre della tua bambina, e anche se magari da parte sua non c'è poi chissà cosa rispetto a prima, avete una bambina che ha bisogno di voi. Non puoi portare Ana in città, è troppo rischioso! Siete cresciute entrambe su questa spiaggia e probabilmente lasciarla per lei sarà un trauma. Sai che differenza c'è dal paesaggio di mare alla città? Lo sai vero?''-disse mio papà, cercando una risposta sul mio viso, ma tutto quello che davo a dimostrare era che volevo portarla via e che non mi avrebbe fatto cambiare idea facilmente come aveva sempre fatto prima.
"D'accordo papà, ascolta. Cosa pensi che concludo facendola rimanere qui? Non avrà futuro,ne felicità. Ha bisogno di studiare, di farsi poi con le sue mani il suo futuro! Non posso impedirle di essere felice, ed ora che è ancora una bambina, posso abituarla al modo di vivere e di pensare che c'è in città! Se poi lei tornerà alle sue origini sarà un'altra cosa, ma per ora voglio decide per lei cosa è meglio che faccia. Mia figlia, perchè tanto ormai poco importa al padre, crescerà in città. Ho raccolto l'incasso negli ultimi due mesi, e basterà per iniziare a trovare casa in città. Ti prego di rispettare la mia scelta, perchè ci tengo che abbia un futuro migliore del mio".
"Hai idea a cosa andrai incontro? Ne hai la più pallida idea? Ovvio che non ce l'hai"-chiese scuotendo il capo e  stringendo le labbra in una linea dura, come per disapprovare la mia scelta.
"Non dirai nulla, vero? Per favore, se non vuoi crede me, la mia esasperazione per quell'uomo, credi alla tua nipotina che ogni giorno siede accanto a te e guarda gli altri come se cercasse una via di fuga. Per favore, papà"-sussurrai con voce spezzata dalle lacrime che minacciavano di farmi  colare a picco-"Per favore"- sussurrai nuovamente.
"Quando andrai via?".
"Donmattina, all'alba. Sono sicura che lui non ci sarà e che sarà già andato al largo in barca. Ha un'appuntamento con il signor Miller e credo non ci saranno problemi, dato che ogni volta che vanno a largo ci rimangono per un'intera giornata."
"E se domani salta tutto, o tornano prima, io cosa gli dico?''-chiese palesemente frustrato a quell'orribile idea.
"Digli che non mi hai trovata al tuo rientro con zio Jim. Se proprio devo, domani prima di andare controllerò effettivamente che non ci sia nessuno, e se nel caso saltasse tutto ci riproverò fin quando non andrò via"-aggiunsi facendo spallucce.
"Cocciuta come un mulo sei, proprio come lo era tua madre"-disse desolato, e sinceramente, non so se per il pensiero della mamma o per il fatto che io abbia preso da lei.
"Grazie papà, ti voglio bene. Pensa solo che tua nipote avrà il meglio e non tutto quello che abbiamo avuto noi, ma un qualcosa di meglio"-dissi abbracciata a lui, mentre ricambiando, mi strofinava la schiena per confortarmi.
"Sta attenta Hannah, sta attenta per favore. Hai una bambina, hai due grandi responsabilità. Ti voglio bene anch'io, e sai che quando vorrai tornare, questa è casa tua da sempre."
"Si, grazie mille papà"-dissi sospirando, tra le sue braccia accoglienti.

Non chiusi occhio per niente quella notte, neanche per rilassarmi. Rimasi sveglia per sentire che andava via per darmela a gambe con Ana, e così quando fu, mi alzai dal letto controllando che fosse davvero andato via, e preparai il tutto per andare. Preparai le valigie, con cautela presi Ana tra le braccia, la cambiai, e proprio mentre finì di metterle un sandalo si svegliò, guardandomi con aria di chi non aveva capito nulla ma che voleva tanto sapere cosa stava accadendo. Si strofinò gli occhi, sbadigliò e mi guardò, mentre io non potevo fare altro che sorriderle.

"Tesoro, scusa se ti ho svegliata ma dobbiamo andare"-dissi facendola scendere dal letto su cui l'avevo poggiata prima per metterle i sandali.
"Dove andiamo?"-chiese assonnata.
"Andiamo dove potrai giocare con gli altri bimbi, e dove la mamma potrà lavorare mentre tu studierai"-risposi prima di una lunga pausa-"Aspettami qui, vado a prepararmi e andiamo, d'accordo? Non muoverti Ana, stai buona qui"-le raccomandai puntandole il dito per sembrare il più seria possibile, ma niente, lei sorrise e annuì nonostante l'aria assonnata che aveva stampata addosso.

Mi lavai, mi cambiai e alla fine mi pettinai lasciando i capelli raccolti in una treccia a spina di pesce. Andai in camera, presi per mano Ana, presi il cellulare, le giacche, i soldi, lasciai le chiavi sul comodino e poi finalmente varcammo la soglia di casa, dopo aver preso il peluche che avevano regalato mio padre e Jack ad Ana. Avanzammo sulla spiaggia a piedi nudi, senza scarpe per raggiungere il più infretta possibile e il più facile possibile la strada. Teneva stretto a sè il peluche in un a mano, mentre con l'altra mi teneva la mano. Invece io avevo un borsone ed una valigia su di un braccio e con l'altro braccio tenevo una borsa e con la mano dello stesso le tenevo minuscola e delicata mano. Non avevo lasciato nulla di mio, o di Ana. Non volevo lasciare niente di me, della bambina, perchè non volevo che io e mia figlia fossimo ancora ancorate ad un'intera infanzia, forse lei una mezza infanzia, su quello chalet e su quella spiaggia. Con tutto l'amore per il mare, la sua brezza, il suo profumo e la sua freschezza, dovevo dare a mia figlia la possibilità che non avevo avuto io. Ana, doveva studiare e affrontare le problematiche della città, così da poter fare una vita degna del suo cognome. Evans, Anastasia Evans.
 

  
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