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Autore: Ca7    20/07/2014    1 recensioni
Capita a volte che due persone si cullino nei ricordi quando sanno di non poterne creare altri. E se poi quei ricordi si creano e si eclissano ancora, come si trova la forza per continuare sulla propria strada?
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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Un venerdì pomeriggio, Kate si recò al cimitero di Roxborough. Erano passati mesi dall’ultima volta in cui era andata, ma tra la scuola e gli allenamenti, il tempo non era certamente dalla sua parte. Camminava verso la tomba del piccolo Colin e quando la raggiunse, si fermò lì davanti.
<< Ciao fratellino!>>, esordì con un sorriso e mise sopra il marmo della lapide, una maglia delle Warriors che riportava il numero 184, << Ogni gol è per te. Ho mantenuto la promessa.>>
Una promessa silenziosa che gli aveva fatto il giorno del funerale.
<< Andrò a Stanford, sai. Giocherò in una squadra universitaria importante.>>, proseguì, inginocchiandosi, << Ne saresti stato entusiasta. Ma penso che tu lo sia stato, perché credo che anche da lassù, tu sia sempre con noi.>>, sorrise di nuovo e smise di parlare per qualche istante.
<< Forse è da ingenui, ma mi sono aggrappata a questa idea per andare avanti. La mia vita continua anche per te, Colin; nonostante mi manchi terribilmente.>>, gli occhi le diventarono lucidi, << Manchi a tutti.>>, li strinse per non piangere.
Andò avanti a parlare per un’ora; ormai era diventata sua abitudine raccontare a Colin come procedevano le cose come se lui potesse davvero ascoltarla, ma non sempre era andata così. I primi mesi dopo la sua morte, Kate non ci riusciva proprio. Pensava che non servisse, che le sue parole si sarebbero disperse nel nulla e il solo immaginarsi a parlare davanti quella lapide, la faceva sentire una stupida. Una stupida pazza che parlava da sola. Ma poi comprese che se Colin potesse “ascoltarla” o no, poco importava, perché parlare a quel pezzo di marmo, le serviva per soffrire di meno.
<< Adesso devo andare.>>, si alzò, << Ma prima che parta, tornerò a trovarti fratellino.>>, si voltò e tornò alla macchina.
Arrivata a casa, si fece una doccia, si cambiò i vestiti e uscì nuovamente per andare a cena con le sue compagne di squadra.
 

Anche Alexis aveva programmi per la serata. Una delle cose che le piaceva tanto fare per trovare nuovi talenti da mettere sotto contratto, era assistere alle esibizioni live nei locali. Dopo un’accurata ricerca, Moira le aveva procurato l’indirizzo di un pub di Philadelphia in cui ci sarebbe stata l’esibizione di un duo.
Mentre stava per aprire lo sportello della Mercury Comet, qualcosa dentro di sé le suggerì di chiedere a Sarah se le andava di farle compagnia. Così, s’incamminò verso casa Stewart e suonò il campanello. La porta si aprì pochi secondi dopo.
<< Ciao sorella di Sarah. Lei è in casa?>>
<< Ah, sei tu!>>, rispose Roxanne chiudendole subito la porta in faccia.
Alexis suonò nuovamente e quando la porta si riaprì, sentì Gavin chiedere alla figlia chi fosse.
<< Nessuno, papà.>>, urlò lei sorridendo sarcastica guardando Alexis.
<< Simpatica.>>, Alexis ricambiò il sorriso, << Adesso chiamami tua sorella, se non ti è difficile.>>
<< Già fatto!>>
<< E non mi fai entrare?>>
<< No. I vampiri non frequentano casa nostra.>>
<< Ci credo. Se succhiassero il tuo sangue acido, morirebbero all’istante.>>
Roxanne le lanciò un’occhiataccia e le richiuse la porta in faccia. Quando, la porta si aprì per la seconda volta, fu Sarah a ritrovarsi di fronte a lei.
<< Non riesci proprio a non far irritare le persone, vero?>>, esordì con sguardo ammonitore.
<< No.>>, Alexis scosse la testa, << Fa parte del mio fascino.>>, ammiccò.
<< Certo!>>, Sarah alzò gli occhi al cielo, << Comunque, perché mi stai cercando?>>
<< Sto andando a Philadelphia. C’è una serata di musica dal vivo in un pub e mi chiedevo se ti va di venire.>>
<< Sì, mi piacerebbe.>>, rispose Sarah entusiasta.
<< Bene!>>, Alexis le sorrise, << Entro mezzanotte saremo di ritorno… puoi rassicurare i tuoi. Sempre se si fidino a lasciarti venire in macchina con me.>>
Sarah non rispose e lasciandola sull’uscio della porta, si allontanò un attimo. Poco dopo, tornò all’ingresso e uscendo da casa chiuse la porta alle sue spalle.
<< Possiamo andare. Si fidano.>>, disse facendole l’occhiolino.
 

Philadelphia

Arrivarono presso il “Perch Pub” e cercarono un tavolo libero, dove occupare posto. A un tratto, Alexis, notò in mezzo alla gente, proprio Moira seduta che sembrava stesse aspettando qualcuno. Anche lei la notò e si scambiarono un saluto con un cenno della mano. Si sedettero a uno dei tavoli che aveva una buona visuale verso il piccolo palco della sala, e qualche istante dopo, una cameriera si avvicinò a loro.
<< Salve ragazze, cosa vi porto?>>
<< Un whiskey per me e un bicchiere di latte per lei.>>, rispose Alexis ridendo sotto i baffi.
<< Una coca-cola, grazie.>>, disse Sarah guardando Alexis in malo modo.
<< Hai iniziato tu.>>, Alexis alzò le braccia e aprì i palmi delle mani.
Sarah stava per controbattere ma lasciò correre.
<< Sai chi si esibisce?>>, chiese invece.
<< Un duo. Se non ricordo male, dovrebbero chiamarsi…>>, Alexis fece un’espressione pensierosa, << Peter e Paul.>>
<< Originali.>>
<< Beh, se sono bravi… sul nome, ci si può lavorare.>>
<< Ah, quindi sei qui per lavoro.>>
La cameriera tornò con le loro ordinazioni e mise i bicchieri sul tavolo.
<< Grazie.>>, rispose Alexis prendendo il suo bicchiere con il whiskey, << Siamo. Prenderò in considerazione anche la tua opinione.>>, le fece l’occhiolino.
Sarah le sorrise e bevve un sorso di coca-cola.
<< Comunque, ci tenevo a dirti una cosa.>>
Alexis attese che continuasse.
<< Quello che ti ha detto Kate… non lo meritavi. Sapevo quanto fosse arrabbiata con te, ma… tutto quell’odio ha sorpreso anche me.>>
<< Invece me lo merito e ha ragione. E’ colpa mia, punto.>>, precisò Alexis, << Se potessi, scambierei la mia vita per quella di Colin, seduta stante.>>, bevve tutto d’un sorso, << Ma purtroppo l’unica cosa che posso fare, è accettare di aver perso anche Kate.>>, ammise con amarezza e alzando il bicchiere vuoto, fece cenno alla cameriera di portagliene un altro.
<< Te l’ho detto. Le serve solo più tempo… poi ti perdonerà.>>
<< Già!>>, Alexis rise, << Continua tu a credere a questa bella favola.>>
Il secondo bicchiere di whiskey, arrivò come richiesto. Nel continuare a chiacchierare con Sarah e a sorseggiare, Alexis notò che chiunque stesse aspettando Moira, alla fine le aveva dato buca.
<< Ti dispiace se ci uniamo a Moira?>>, chiese di punto in bianco, indicandola con la testa.
<< No, figurati.>>, Sarah fece spallucce.
Si alzarono; Alexis portò con sé il suo bicchiere e si avvicinarono al tavolo della ragazza.
<< Ehi, Alexis, ciao!>>, esordì Moira un po’ imbarazzata.
<< Possiamo?>>, disse Alexis gettando uno sguardo sulle due sedie libere.
<< Oh, sì, certo.>>
<< Lei è Sarah.>>
<< Sì, mi ricordo di te. Sei venuta tempo fa in sede con Alice Moore. Sono Moira.>>, le porse la mano.
<< Piacere di conoscerti.>>, Sarah gliela strinse sorridendo.
<< Allora, quest’imbecille ha un nome?>>, chiese Alexis.
<< Come scusa?>>, rispose Moira confusa.
<< Il tizio che ti ha dato buca.>>
<< Oh, no. Non mi ha dato buca. Ha avuto un contrattempo. A quanto pare gli si è allagata casa.>>
Alexis e Sarah si scambiarono un’occhiata d’intesa.
<< Oh, no. Mi ha davvero dato buca?>>
<< Temo di sì.>>, rispose Sarah.
<< Perfetto! La serata non poteva che migliorare: scaricata e presa in giro nello stesso momento.>>, disse Moira scocciata e amareggiata.
<< Per me, ti ha fatto un favore.>>, puntualizzò Alexis.
<< Un favore?>>
<< Cosa ci avresti guadagnato a frequentare un coglione che ti ha sicuramente preferito a una che la da a chiunque?>>
<< Pensavo di piacergli. Insomma, mi ha invitata lui a uscire.>>
<< Beh a quanto pare, no.>>
<< Scusala.>>, intervenne Sarah, << La sensibilità non è il suo forte.>>
<< Tranquilla. Oramai so come interpretare il linguaggio di Alexis.>>, disse sorridendo proprio a lei.
<< Però ha ragione, puoi trovare di meglio.>>, continuò Sarah.
<< Grazie, sei gentile.>>, Moira le sorrise.
Pochi istanti dopo, i due ragazzi salirono sul palco (uno dei due teneva una chitarra tra le mani) e dopo essersi presentati al pubblico, iniziarono a cantare. Alexis li ascoltò con particolare attenzione.
<< Che te ne pare?>>, chiese Alexis a Sarah, dopo l’ultima canzone.
<< Sono bravi e hanno entrambi un bel timbro. Ma ho trovato Peter un po’ troppo eccitato… probabilmente per l’emozione.>>
Alexis annuì due volte.
<< L’emozione non c’entra niente. Crede di essere il fratello più carino e per compensare il fatto di non essere un musicista; il che mi fa pensare che non scriva neanche i testi delle canzoni, sfrutta questa cosa a proprio vantaggio. E va bene se sei un solista, ma se fai parte di un gruppo o di un duo… no.>>
<< In questo caso offusca il fratello?>>
<< Esattamente.>>
<< Hai intenzione di proporgli un contratto?>>, chiese Moira.
<< No, perché per quanto preferisca Paul, non accetterebbe mai di cantare da solo senza il fratello.>>
<< Come fai a saperlo se neanche gliel’hai chiesto?>>
<< Per il semplice fatto che gli sta bene che il fratello si prenda tutte le attenzioni e i complimenti. Non è ancora pronto a staccare il cordone ombelicale. Forse tra due anni lo sarà.>>
<< Non ti starai facendo scappare un’occasione per via della tua presunzione?>>, disse Sarah.
<< Dimmi, Sarah, seduta a questo tavolo, chi è la discografica tra noi tre?>>, Alexis la guardò dritto negli occhi.
<< L’antipatica con cui sto parlando.>>
Alexis sorrise divertita.
<< Vuoi che gli dia un nostro bigliettino da visita? O lasci loro il tuo numero?>>, intervenne Moira.
<< No, niente di tutto ciò. Comunque, noi dobbiamo andare.>>, disse Alexis guardando l’orologio al polso.
<< Grazie per la compagnia.>>
<< Figurati.>>, Alexis le fece l’occhiolino.
<< Buona notte Moira.>>, la salutò Sarah.
<< Ciao, Sarah.>>, Moira agitò la mano destra.
 
Sulla strada di ritorno verso Roxborough, nonostante la musica proveniente dall’autoradio, a un certo punto, Sarah si addormentò. Alexis, abbassò il volume e guardandola si rese conto di quanto fosse diventata molto, ma molto, carina. Scosse la testa per scacciare via tale pensiero, perché anche se solo di un pensiero si trattava, le sembrava inappropriato; forse erano stati i due bicchieri di whiskey a indurla a farlo.
Quando arrivò a destinazione, Alexis parcheggiò lungo il marciapiede di casa sua.
<< Sarah, siamo arrivate.>>, disse voltandosi verso di lei, << Sarah?>>, le scrollò una spalla.
Sarah si mosse continuando a dormire e i capelli le coprirono parte del viso. Allora Alexis allungò un braccio e con la mano glieli scostò via; a quel punto Sarah si svegliò.
<< Ehi!>>, disse strofinandosi gli occhi.
<< Siamo a casa, dormigliona.>>, rispose Alexis sorridendo.
Sarah si liberò dalla cintura di sicurezza e si ricompose.
<< Non ci posso credere: mi sono addormentata!>>
<< Eh, la coca-cola è letale.>>, Alexis ridacchiò.
<< Ah-ah!>>, Sarah fece una smorfia e la colpì al braccio, << Comunque, è stata una bella serata. Grazie per avermi chiesto di accompagnarti.>>
<< Figurati!>>, Alexis fece spallucce e pensò ancora a quanto fosse diventata carina.
Fu colta da un fremito di desiderio e senza capire cosa le stesse succedendo, scattò in avanti e baciò Sarah sulle labbra. Quest’ultima spalancò gli occhi e la allontanò immediatamente.
<< Ma che diavolo fai?>>, disse sconcertata.
<< Io…>>, Alexis si allontanò mortificata.
Sarah fu sopraffatta da una sensazione di turbamento, così scese dalla macchina e corse verso casa.
  
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