Serie TV > Squadra Speciale Cobra 11
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Autore: Maty66    21/07/2014    5 recensioni
E’ passato un anno dai fatti di Berlino che hanno trascinato i nostri due eroi nell’incubo peggiore della loro vita.
Tutto sembra scorrere di nuovo nei binari della normalità.
Ma verità mai dimenticate e desideri mai sopiti di vendetta minacciano di nuovo un rapporto che sembrava inossidabile.
Orgoglio e paura, fiducia incondizionata e piccole ripicche, passioni violente e desideri di vendetta si alterneranno in questa storia, sino al finale drammatico che rischia di mettere la parola fine ad una amicizia profonda e capace, sino ad ora, di superare ogni ostacolo. Nella buona come nella cattiva sorte.
Questa FF è il seguito di "Incubo".
E’ consigliabile, ma non indispensabile, leggere la prima parte.
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Verità  dimenticata
 
Semir aspettò impaziente che i pesanti cancelli si aprissero di fronte a lui. Appena si aprì un varco entrò nel lungo corridoio del penitenziario dove l’attendeva il direttore, con aria lugubre.
“Buonasera ispettore Gerkan, alla fine ha deciso di venire” lo salutò l’anziano uomo. Aveva un’aria straordinariamente mite per essere il direttore del carcere di maggiore sicurezza dell’intera Germania Federale.
Semir gli strinse con vigore la mano.
“Al telefono mi hanno detto che è ormai alla fine…” disse calmo.
“Sì, ma non devo ricordarle io che Sander Kalvus resta un detenuto pericoloso, anche se  è in infermeria e anche se è ormai in fin di vita”
I due si avviarono lungo il corridoio.
“Lei non sa di cosa vuole parlarmi?” chiese Semir, fermandosi poco prima della porta della infermeria del carcere.
“Non ne ho proprio idea, ispettore. So solo che  ha insistito moltissimo per incontrarla. Il medico mi ha appena detto che non passerà la notte”  rispose il direttore, mentre apriva la porta e faceva strada all’interno del reparto.
La puzza di disinfettante innervosì immediatamente Semir; tutti gli ospedali  avevano il medesimo odore terribile, di disinfettante, ma in realtà era odore di malattia e morte.
Dopo le molte settimane passate accanto a Ben,  fra ospedale  e centro di riabilitazione, ormai Semir non sopportava più quell’odore.
Ma si fece forza; non rientrava nella sua personalità negare  un incontro ad un moribondo, anche se si trattava di Sander Kalvus, anche se si trattava dell’uomo che gli aveva fatto passare il peggiore incubo della sua vita.
“Ispettore Gerkan?” il giovane medico gli venne incontro con la cartellina in mano.
Semir annuì serio.
“Venga è da questa parte. Cerchi di non affaticarlo, è ormai alla fine”  fece il medico indicandogli l’unico letto occupato della corsia.
Semir si avvicinò e nonostante tutto provò un moto di pietà per la figura, magra e sofferente, che vi era stesa.
Ma poi gli tornarono subito in mente  le immagini di Ben riverso a  terra, morente, in quel magazzino, e la rabbia prese di nuovo il sopravvento. 
Sander socchiuse gli occhi quando lo vide accanto al letto.
“Sei venuto alla fine…” disse un voce tremolante.
“Volevi parlarmi giusto? Bene… sono qui, parla” rispose duro Semir.
Sander iniziò a ridacchiare, ma la risata si trasformò in un rantolo ansimante.
“Vedo che non hai perso la superbia… potevi non venire, invece sei qui. Sei curioso o hai paura?” chiese ansimando.
“Dì subito quello che devi dire e facciamola finita” Semir stava per perdere la pazienza. Sentiva sempre più forte l’impulso di scappare via da quel posto.
Sander riprese a  ridacchiare.
“Come sta il tuo amico? Lavorate ancora bene insieme?”
Semir sentì una morsa allo stomaco.
Come faceva quel lurido bastardo a sapere cosa stava succedendo?
I quattro mesi da quando  Ben  era rientrato in servizio non erano stati facili.
All’apparenza era tutto normale, Ben si comportava come al solito, gioviale, simpatico e affettuosissimo con le bambine.
Ma sul lavoro Semir sentiva che c’era qualcosa che non andava, come se si fosse persa quell’alchimia, quella perfetta sintonia che aveva caratterizzato il loro lavoro sin dal primo giorno che si erano incontrati.
Come quando, nella loro prima azione vera dopo il rientro di Ben, avevano rischiato di rimetterci tutti e due la pelle perché Ben era rimasto imbambolato dietro l’auto senza dare retta a cosa gli diceva.
Non che Ben avesse perso le sue capacità di poliziotto, anzi era più spericolato che mai e la cosa preoccupava parecchio il collega più anziano, soprattutto quando il ragazzo andava di pattuglia con gli altri colleghi.
Il che ormai avveniva sempre più di frequente e sempre su richiesta di Ben.
A volte a Semir sembrava quasi che lo volesse evitare, almeno sul lavoro.
All’inizio si era detto che era solo  il trauma per gli eventi passati, ma la cosa iniziava ad impensierirlo.
E ora… cosa ne sapeva quel bastardo di quello che stava succedendo?
“Il mio amico sta benissimo, grazie. Vuoi parlarmi solo di questo? Allora mi hai fatto perdere solo tempo” rispose duro mentre accennava ad allontanarsi.
“E dimmi si fida ancora di te?” chiese ancora sempre con tono ironico Sander, mentre Semir era già di spalle.
Il poliziotto turco si girò con occhi di fuoco.
“Kalvus… non credere che caschi di nuovo in questa storia, non più. La verità è già venuta fuori, anche al processo. Quindi smettila e cerca piuttosto di chiedere perdono a chi sta sopra di noi, se ci credi. Non ti resta più molto tempo” rispose con un pizzico di crudeltà Semir. Del resto quell’essere diabolico se la meritava.
“Vuoi credere a quello che ti ha raccontato il ragazzo, vero? Dì un po’, quanto ti è sembrato convincente al processo il tuo amico? Ti sei fatto qualche domandina semplice semplice? Ad esempio perché Decker, che ha spifferato tutto, non ha confessato anche questo? E chi sarebbe mai questo fantomatico  uomo che ha colpito Jager? ” la voce di Kalvus era roca e debole, ma ferma.
Semir rabbrividì ricordando la testimonianza di Ben al processo.
Agli altri era sembrato sicuro di sé, mentre raccontava quello che era successo nel magazzino, tanto che Kalvus ed i suoi uomini erano stati condannati anche per tentato omicidio nei suoi confronti, ma Semir aveva avuto per tutto il tempo una strana sensazione.
E quando era sceso dal banco dei testimoni Ben non l’aveva guardato negli occhi.
Solo ora ci ripensò… non lo aveva guardato negli occhi.
“Tu sei solo una lurida carogna, non ti smentisci mai, neppure in punto di morte, ma se credi che io ci caschi di nuovo…”
“Sapevo che avresti reagito  in questo modo, per questo mi sono procurato un piccolo regalino, da farti prima della mia… dipartita. Consideralo un mio regalo d’addio. Cassetta di sicurezza 32 della German Bank. Codice di accesso 923124Bea. Lì, se ancora non ricordi quello che è davvero successo, potrai trovare la verità. Un ricordino che mi sono procurato all’epoca, ho pensato che ti avrebbe fatto piacere”
 Semir avrebbe volentieri preso a pugni quel bastardo, anche se morente.
“Non penserai che io…”
“La scelta è tua sbirro, se vuoi continuare a credere alle fesserie che ti ha raccontato il tuo amico, fai pure. Ma se vuoi sapere cose è successo veramente vai lì. Una cosa te la dico però: il tuo caro compagno ti ha mentito, ti ha  spudoratamente mentito, forse perché  conosce il vigliacco che  è in te e non ti ritiene in grado di sopportare la verità. E la verità è che nel bene e nel male sei stato tu… sei stato tu…”
 Kalvus iniziò a tossire ed ansimare. Le labbra erano diventate blu ed il monitor accanto al letto iniziò a lanciare segnali continui.
Il medico  del reparto arrivò di corsa.
“Ora esca per favore” gli intimò con aria severa, mentre anche i due infermieri presenti si avvicinavano.
Barcollando Semir uscì dall’infermeria.
Un attimo, era bastato un attimo, e quell’uomo l’aveva fatto rimpiombare nell’incubo dell’anno prima.
Si appoggiò ansimando allo stipite della porta maledicendosi per essere venuto in quel posto.
“Ispettore Gerkan, si sente bene?” chiese il direttore vedendolo pallidissimo-
“Sì… certo” balbettò Semir, cercando di riprendere il controllo delle proprie emozioni.
Proprio in quel momento uscì il medico con la faccia scura.
“E’ morto” annunciò.
 

Semir era fermo da più di un’ora davanti alla banca senza  trovare il coraggio di entrare.
Aveva passato l’intera notte in bianco, agitandosi nel letto in continuazione. Ovviamente aveva mentito ad Andrea dicendole di aver mal di stomaco, ma dubitava che la moglie gli avesse creduto. Comunque per fortuna non aveva fatto domande, anche perché Semir non avrebbe proprio saputo cosa risponderle.
“Coraggio, non puoi restare in questo limbo” si disse scendendo dall’auto.
L’accesso alla cassetta di sicurezza fu straordinariamente facile con il codice che gli aveva dato Kalvus.
Quando fu lasciato solo dal direttore della banca rimase per molti minuti a fissare la cassetta davanti a lui, sul tavolo, prima di decidersi finalmente ad aprirla.
All’interno trovò un piccolo notebook.
Semir dovette ordinare alla sua mano di non tremare, mentre avviava il video che trovò sull’hard-disk.
Era stato con evidenza  girato con un cellulare. A Semir sembrò addirittura di sentire Kalvus ridacchiare in sottofondo
Con crescente disperazione si vide all’interno di quel magazzino.
Si vide cacciare, con il desiderio di uccidere sul viso. Si vide mentre colpiva con la spranga il suo migliore amico, fino a ridurlo in fin di vita
Istintivamente chiuse gli occhi alla vista della scena finale.
Ma non poteva chiudere gli occhi alla realtà: era stato lui.

Rieccomi a tormentarvi con le mie storielle.
Questa è un po' particolare, vi avverto subito, e probabilmente deluderà qualcuna di voi.
Spero comunque nelle vostre recensioni belle o brutte. Mi fanno capire che  qualcuno legge e comprende quello che scrivo. Il che può non essere facile viste le sciocchezze che ci sono scritte.
Grazie  e bacioni.

 
  
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