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Autore: MightyZuzAnna    21/07/2014    3 recensioni
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Ella inciampò in un marciapiede rovinato e l’afferrò in tempo. Si guardarono un attimo negli occhi spaventati, per poi scoppiare a ridere fino a quando il fiato non mancò a entrambi.
«Attenta Sam, non hai ancora le ali» disse lui, ridacchiando e raddrizzandola.
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«Hai mai sognato di volare?» chiese con voce limpida, osservandolo con gli occhi smeraldini pieni di esuberanza.
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«Hai mai sognato, Ale?» chiese quindi, con tristezza infinita.
Genere: Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rise spensierata, camminando attaccata al suo braccio destro e gli si riempì il cuore di quell’allegria e dolcezza. Era notte fonda, forse le due, forse le tre, aveva perso il senso del tempo, e nessuna macchina si vedeva in circolazione.
Aveva la macchina lui, ma aveva preferito fare una passeggiata con la ragazza per smaltire un po’ l’alcool nelle vene. Rise anche lui, a una qualche battuta della ragazza. Ella inciampò in un marciapiede rovinato e l’afferrò in tempo. Si guardarono un attimo negli occhi spaventati, per poi scoppiare a ridere fino a quando il fiato non mancò a entrambi.
«Attenta Sam, non hai ancora le ali» disse lui, ridacchiando e raddrizzandola.
Samanta sgusciò dalla sua presa con un sorrisetto furbo. Fece un paio di saltelli e finì in mezzo alla strada, su una striscia pedonale quasi del tutto invisibile.
«Hai mai sognato di volare?» chiese con voce limpida, osservandolo con gli occhi smeraldini pieni di esuberanza.
Il ragazzo sorrise e scosse la testa. Sam sembrò rimanerci male, ma il sorriso tornò immediatamente sul suo volto.
«Hai mai sognato di essere un angelo e librarti in aria, con le ali che sfiorano le nuvole?» chiese di nuovo, incrociando le mani dietro la schiena e sporgendosi in avanti, per ascoltare meglio la risposta; ma ancora una volta il ragazzo negò.
«Hai mai sognato, Ale?» chiese quindi, con tristezza infinita.
E Alessandro non seppe spiegarsi perché ma in quel momento, con le luci al neon di alcuni bar ancora aperti dietro le spalle, i capelli biondi, gli occhi smeraldini, il corpo in evidenza, le sembrò un angelo. Un angelo bellissimo e triste, a cui avevano negato le ali.
«Hai mai sognato, Ale?» ripeté non avendo ricevuto una risposta.
«Non lo so» rispose incerto.
Il volto le si illuminò, sorrise e saltellò sul posto come una bambina; poi gli porse le mani, stendendo le braccia per farlo avvicinare.
«Allora ti insegno io! Vieni! Voliamo insieme!» rise con quella sua voce cristallina.
Avanzò di un passo e si bloccò. Ammirò incantato la figura della ragazza e gli sembrò che dalle sue scapole spuntassero grandi e soffici ali.
«Aleeee» cantilenò lei per farlo muovere e lui si avvicinò lentamente, assaporando quell’immagine paradisiaca.
Le sfiorò le dita, aveva ancora le braccia tese, e in un attimo Sam afferrò le sue mani e tirò forte, facendolo quasi finire addosso a lei. Traballarono un poco e una volta ristabilito l’equilibrio si sorrisero.
«Visto? Non era così difficile!»
«E’ pericoloso» sussurrò a pochi centimetri dal suo volto. «E non ci stiamo in due»
«Avanti! E’ abbastanza largo per entrambi! Non fare il fifone. Voliamo insieme»
Gli accarezzò le mani un’ultima volta e poi... Poi spiccò il volo. Le ali si distesero e tremarono, poi Sam cadde a terra e qualche lenta piuma si adagiava vicino al suo corpo, ricoprendosi di rosso.
Piume screziate ancora volteggiavano impazzite in aria, l’angelo immobile nella sua mortalità.
Inclinò la testa osservando incuriosito questo bizzarro fenomeno. Seguì il percorso di una piuma bianca e rossa e fece per afferrarla, ma questa gli passò attraverso e si adagiò sul petto di Sam.
Sam. Immobile, pallida, sporca del proprio sangue, gli occhi vitrei e un sorrisetto folle e sereno sulle labbra bianche.
Vi furono urla, urla lontanissime. E improvvisamente tutto si allontanò di parecchi metri. E si trovò a osservare la scena dall’alto di un palazzo, da un cornicione.
E capì di non trovarsi in mezzo alla strada con una macchina ad aver investito il suo angelo personale. Erano saliti su quel tetto pieni di ebrezza e lei credeva di poter volare per davvero.
Ha spiccato il volo l’angelo, ma non sapeva come atterrare. La forza di gravità l’aveva abbracciata, così come lei aveva abbracciato l’aria, e l’aveva trascinata giù, veloce.
E l’angelo è morto e lui non sapeva che fare. Si sentì triste, addolorato, ma non sapeva che cosa fare. La gente lo guardò dal basso all’alto. Urlò terrorizzata.
Che fosse l’assassino o un altro folle che voleva buttarsi?
Osservò i suoi piedi sporgere di qualche centimetro dal cornicione sul vuoto.
Sorrise dello stesso folle sorriso dell’amica e decise.
«Volerò con te Sam. Sarò un angelo altrettanto bello»
E come se fossero reali sentì un pizzicore sulle sue scapole e si lasciò andare. In quella lenta e veloce caduta poté osservarsi le ali, che non erano altrettante belle. Erano nere, membranose e scarne. Sorrise triste e le vide strapparsi dal suo corpo e atterrare qualche metro più in là. Lui cadde. Vi fu l’impatto terribile, gli si mozzò un attimo il fiato e non ebbe più bisogno di respirare.
Anche lui tinse dei propri colori il grigio dell’asfalto.
E forse il mondo così poteva divenire più colorato.
  
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