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Autore: Vitya    21/07/2014    5 recensioni
Quando Sasuke aprì gli occhi capì subito di essere in ospedale. Era circondato dalle persone a lui più care: sua madre, suo padre e suo fratello. Ma c'era anche la sua nuova, inseparabile compagna di vita: la sedia a rotelle.
-Tu ti nascondi sempre dietro la tua solita indifferenza. Ho capito perché lo fai e ho capito anche che cosa provi. Smettila di nasconderti, con me non lo puoi fare, ormai ti conosco. Anche se so che non lo vuoi ammettere, tu con me sei quello che sei veramente.
Spero di avervi incuriosito almeno un po' :) SasuNaru (ovviamente XD) altre coppie: ItachixNagato, che spero di farvi amare, poi KonanxYahiko e le altre si aggiungeranno via via :D
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Buonasera ^_^
Prima di lasciarvi alla lettura fatemi spiegare perché e per come l'aggiornamento è in ritardo:
1 ho avuto una crisi da pagina bianca pazzesca, sapevo che non sarebbe stato un capitolo facile e questo mi ha scoraggiata parecchio (ho passato i primi 3/4 giorni a scrivere il primo pezzettino che veniva puntualmente cancellato perchè faceva schifo e che dopo ho spostato in un'altra parte)
2 questo capitolo è un sussegirsi di dialoghi e fare in modo che sembrino realistici e tocchino determinati punti non è mai troppo facile
3 e forse è l'unica cosa che vi interessa, HO INIZIATO UNA NUOVA STORIA *^* è una SasuNaru che volevo scrivere da un bel po', se vi va passate a dare un'occhiata e magari lasciate un commentino ^-^''
Sono sempre più stupita dal numero di recensioni che puntualmente mi lasciate: non scherzo, leggerle mi fa salire l'autostima alle stelle <3 Per questo, vi ricordate l'extra su Hidan che avevo promesso per festeggiare le cento recensioni? Purtroppo non l'ho potuto postare subito perchè eravamo in una fase particolare della trama, ma ora posso tranquillamente fare una pausa :) quindi, se non il prossimo aggiornamento, quello dopo ancora sarà sicuramente l'extra. 
Bene, direi che l'ho tirata abbastanza per le lunghe XD Pace, amore, baci e buona lettura <3

 
Cap 39: Amici psicologi, parenti che non cambiano mai
 
“Ansia”, non avrebbe trovato termine più adatto a descrivere il suo stato d’animo. Era preoccupato, stressato e disperato a tal punto da iniziare a studiare pur di non pensare a quello che era successo la sera prima. Con sua grande sorpresa, questo metodo si era rivelato un ottimo modo per distrarsi e, almeno, se l’avessero interrogato il giorno dopo non avrebbe fatto una miserabile figura. Però adesso che aveva finalmente chiuso i libri quelle maledette paranoie erano tornate più forti e più assillanti di prima e non riusciva proprio a cacciarle via. La sera scorsa si era divertito, era stato bellissimo vedere Sasuke così allegro e spensierato … ma perché aveva provato a baciarlo? Doveva immaginarsi che l’avrebbe respinto, l’Uchiha era sicuramente etero. Anche se gli sembrava di aver letto qualcosa di diverso nei suoi occhi ed era stato quel qualcosa a spingerlo a provare. Si portò le mani ai capelli biondi, appoggiando la testa sulla scrivania. Era, per dirlo in modo semplice, disperato.
-Stupido, stupido, stupido, stupido! – mormorò sbattendo la fronte contro il tavolo ad ogni imprecazione.
L’ultimo colpo, particolarmente forte, lo costrinse a mettersi dritto, appoggiando la schiena alla sedia e a portarsi una mano sulla fronte ampia, gemendo dal dolore. Quasi con le lacrime agli occhi, capì che l’autocommiserazione e il masochismo non erano il modo migliore per rimediare alle proprie idiozie. Allora che poteva fare? Aveva bisogno di un’idea illuminante e soprattutto sensata per cercare di recuperare tutto e salvare il salvabile, altrimenti avrebbe rischiato di perdere tutti i progressi che aveva fatto con il moro, ed era l’ultima cosa che voleva. Guardò l’orologio appeso alla parete, chiedendosi se fosse opportuno o meno telefonare all’amico nel primo pomeriggio domenicale.
-Conoscendolo starà sicuramente dormendo – pensò toccandosi la fronte ancora dolorante.
Sentì, sotto le dita, una strana protuberanza proprio sotto l’attaccatura dei capelli. Ci mancava solo un bernoccolo in pieno viso.
-Fanculo, ho troppo bisogno di parlare – concluse digitando furiosamente il numero sul telefono di casa mentre, a passo spedito, si dirigeva in cucina a prendere del ghiaccio, sperando di non essere visto dai suoi genitori. Sarebbe stato piuttosto imbarazzante spiegare loro come si era fatto male.
-Pronto? – mormorò una voce rauca e assonnata dopo l’ennesimo squillo.
-Shikamaru, ti prego non mi maledire, ma ho bisogno di parlare – si giustificò il biondo, aprendo il cassetto del freezer.
-Naru, che cazzo hai combinato? – chiese l’amico con un sonoro sbadiglio.
-Probabilmente la cazzata del secolo – rispose Naruto schiacciandosi in fronte un sacchetto di ghiaccio.
-Spara, ormai sono preparato a tutto – l’incitò l’altro. Il giovane rimase qualche secondo in silenzio e, dopo aver preso coraggio, finalmente sputò il rospo.
-Mi sono innamorato di Sasuke. –
In risposta, ottenne solo un fischio.
 
***
 
-Una storia d’amore facile no? – gli chiese Yahiko con una buona dose di ironia, fissandolo con i suoi grandi occhi marroni.
Il rosso rimase in silenzio, torturandosi le mani che aveva posate in grembo. Lo sguardo del fratello ritornò alla strada accompagnato da un sonoro sospiro.
-Sono portato per le cose complicate - mormorò scherzosamente Nagato con un sorriso amaro – Ed erano già difficili prima di tutto questo casino -
Il giovane dai capelli arancioni tirò fuori dal portaoggetti dello sportello un pacchetto di sigarette mentre aspettava pazientemente il turno per passare al casello. Il fratello, come al solito, gli scroccò una sigaretta e se la portò alle labbra mentre con la sinistra estraeva il proprio accendino dai pantaloni. Nessuno dei due proferì una parola per quasi un minuto finché il guidatore, che mai aveva sopportato quei momenti così riflessivi e pesanti, si decise a parlare per rompere quell’atmosfera così fastidiosa.
-Non dovresti fumare – esordì dicendo la prima cosa che gli era venuta in mente – considerando che hai poco sangue ti fa ancora più male. –
- Tu non avevi detto a Konan di aver smesso? – ribatté il rosso alzando un sopracciglio cremisi.
Il maggiore alzò le mani dal volante in segno di arresa, facendo ridere il passeggero.
-Lei continua ad insistere però non ci riesco proprio – si giustificò soffiando via una nuvoletta grigia.
-Allora dovresti sapere meglio di me perché non smetterò – mormorò Nagato pizzicando la propria sigaretta sul posacenere – Però glielo dovresti dire chiaramente, se scoprisse che le hai mentito se la prenderebbe parecchio. Nostra sorella sa essere davvero pericolosa, lo sai meglio di me. –
-Konny è angelo, ma se la fai arrabbiare sono guai – commentò Yahiko – ti ricordi quando ha mandato all’ospedale quei ragazzini che ti stavano alzando mani? –
-Perché, quando ha quasi rotto il setto nasale ad Itachi? Abbiamo dovuto separarli, altrimenti si sarebbero fatti male sul serio. -
-A proposito di Itachi, - incalzò il maggiore - cosa pensi di fare adesso? Insomma, non potete continuare così ancora per molto. –
-Lo so, infatti spero che prenda una decisione il prima possibile ... A dire il vero io non so più cosa fare – ammise l’Uzumaki abbassando lo sguardo, sconfitto.
Il guidatore tamburellò le dita sul volante, indeciso se parlare o meno. Sapeva che forse non era il momento opportuno per discutere, però avevano già tirato fuori il discorso, per cui tanto valeva provare.
-Perché non vi lasciate? – chiese senza staccare gli occhi dalla strada.
Il rosso si raddrizzò di colpo sul sedile, scosso come se un fulmine l’avesse colpito in pieno. Perché tutti gli facevano quella domanda? Strinse fra i denti il filtro della sigaretta, irritato. Stava per rispondere “Questo non ti riguarda”, ma probabilmente suo fratello avrebbe ribattuto come Deidara e voleva proprio evitare di rifare quella discussione che gli aveva già rovinato la giornata. Decise di provare con un approccio diverso.
-Perché ci dovremmo lasciare? – domandò, abbassando lo sguardo.
-Potrei farti una lista di motivi piuttosto lunga e dettagliata – rispose seccamente l’altro aspirando l’ennesimo tiro.
Il rosso si diede dello stupido: era ovvio che Yahiko avrebbe potuto argomentare per ore, lui e Konan non erano mai andati troppo d’accordo con il suo fidanzato, soprattutto dopo quello che era successo tre anni prima. Avrebbe dovuto pensare ad una domanda migliore per sviare il discorso. La sua attenzione fu però richiamata dal sospiro del fratello.
-Nagato … Itachi non ti rende felice. Sono state di più le volte che hai pianto per lui che quelle in cui ti visto sorridere – spiegò il giovane dai capelli arancioni – non ti sembra un buon motivo? –
L’Uzumaki rimase in silenzio, consapevole di essere nel torto. Suo fratello aveva pienamente ragione, non poteva negarlo inalcun modo.
-Lo so che lo ami, però cerca di capirmi; l’ultima cosa che voglio è vederti soffrire. Né io né Konan ci siamo dimenticati com’eri all’inizio della vostra storia e non potrei sopportare di vederti di nuovo in quello stato. –
-In fondo lo dice solo per me, perché vuole solo il meglio per me – si disse il più giovane, non riuscendo a fermare un sorriso. Yahiko poteva sembrare un ragazzo impulsivo e testardo, però era un fratello davvero amorevole.
-Adesso perché sorridi? – gli domandò l’interessato, perplesso.
-Perché ho il fratello migliore del mondo, non è ovvio? -
 
***
 
-Sei un idiota. –
Ecco il commento illuminante del suo psicologo personale dopo il racconto della sera prima.
-Grazie, questo lo sapevo già – sbuffò l’Uzumaki, sdraiandosi sul letto.
-Che ti devo dire? Sta’ volta, come ogni volta del resto, hai fatto il passo più lungo della gamba – iniziò a spiegare il moro – E poi, santo Dio, che diavolo provi a baciarlo se non sei neanche sicuro che sia omosessuale? –
Il biondo rimase in silenzio ad ascoltare mordendosi a morte le labbra, consapevole dei propri errori. Shikamaru sbuffò sonoramente e, Naruto ne era certo, si era posato una mano in fronte come ogni volta che gli raccontava qualche eroica idiozia.
-Shika, non so che fare, ti prego dimmelo tu! –
-E chi sono? L’oracolo di Delfi? –
Alla risposta ironica dell’amico, il biondo aggrottò le sopracciglia chiare.
-L’oracolo di che? –
-La tua ignoranza è disarmante – sbuffò il moro – lasciamo stare. In ogni caso, il massimo che puoi fare è parlare con lui e chiarire le cose. –
-COSA? Stai scherzando spero, è l’ultima cosa che voglio fare – sbottò l’Uzumaki.
-Perché?-
-Perché sarebbe terribilmente imbarazzante. Con che faccia potrei andare da lui e chiedergli che ne pensa di quello che è successo? – si giustificò, iniziò ad arrossire al solo pensiero.
-Con la stessa con cui l’hai quasi baciato – rispose saccente l’altro – Non credo che fare finta di niente sia molto costruttivo né tantomeno fare una sceneggiata come al tuo solito, quindi andando per esclusione tutto quello che resta da fare è instaurare un civile dialogo affinché tutto si risolva nel migliore dei modi … Per farla breve, domani ci parli faccia a faccia e vedi di risolvere il casino che hai combinato – spiegò Nara, sbuffando nuovamente – poi, mi spieghi come hai fatto ad innamorarti di lui? –
-Io … non so darti una risposta sensata … -
-Naruto, stiamo parlando di te, sono anni che ho smesso di aspettarmi risposte sensate – scherzò il moro, non senza dire la triste verità.
-Grazie per il complimento – ribatté sarcastico Naruto – però … quando guardo Sasuke negli occhi mi sembra che ci sia una persona completamente diversa, qualcuno che noi non conosciamo nemmeno lontanamente – mormorò mentre l’immagine dell’Uchiha sorridente invadeva i suoi pensieri -Negli ultimi tempi mi è sembrato di riuscire ad intravedere qualche dettaglio, qualche espressione di quella persona e ti stiperesti se vedessi quant’è bello Sasu quando sorride – concluse chiudendo gli occhi.
Shikamaru rimase in silenzio per qualche secondo per poi sospirare nuovamente, questa volta di sollievo.
-Sei davvero strano, sai? –
 
***

-Grazie ancora per il passaggio – ripeté per l’ennesima volta Nagato, mettendosi la cintura di sicurezza.
Aveva cenato a casa dei suoi fratelli e, dato che non aveva impegni, anche suo padre si era unito a loro. Dopo essersi riempito come un uovo dei piatti cucinati da Konan, il giovane si era già preparato a fare una lunga passeggiata per rientrare a casa e digerire quella cena così buona ed abbondante ma lui, come al solito, aveva insisto ad accompagnarlo in macchina fino a destinazione.
-Figurati, tanto casa tua mi viene di strada – rispose l’uomo dai capelli bianchi – Mi spieghi come mai sei tornato all’improvviso dalle terme? –chiese uscendo dal parcheggio – Non dovevi restare fino a domani sera? –
-Diciamo che ho avuto dei “problemi imprevisti” – sbuffò il giovane facendo le virgolette con le dita.
-Che tipo di problemi? –
-Il mio collega mi è saltato addosso - ammise Nagato, riportando alla memoria le immagini della sera prima. Il solo pensiero di quello che era successo lo faceva andare in bestia: come aveva fatto ad essere così cieco? Itachi l’aveva pure avvisato e, anche se detestava ammetterlo, aveva ragione.
-E com’è questo collega? –
-In che senso? – domandò il rosso, non capendo dove volesse arrivare il padre.
-Com’è? – ripeté quello facendo spallucce.
-Beh … ha quattro anni meno di me, capelli molto lunghi, biondissimi, occhi azzurri, una faccia da schiaffi e le spalle un po’ larghe. –
-Da come ne parli sembra carino – gli fece notare.
-Fisicamente è molto carino, di carattere è testardo e impulsivo quasi quanto Yahiko – completò l’identikit il più giovane.
-Se è così carino perché non ci sei stato? – chiese Jiraya con molta nonchalance.
-Papà!! – lo rimproverò il rosso, le cui guance avevano assunto lo stesso colorito dei capelli – Ti ricordo che io sono ancora fidanzato! –
-Scusa, pensavo che avessi rotto – si giustificò l’uomo alzando le mani in aria proprio come faceva Yahiko. La gestualità era stata una delle poche cose che il giovane dai capelli arancioni aveva “ereditato” stando tanto tempo col padre  – Però io ci avrei pensato bene prima di sprecare un’occasione così. –
-Papà – mormorò sconsolato l’Uzumaki, anche se non poté trattenersi dal sorridere – Non cambi mai. –
-Quindi la tua vacanza è andata a farsi benedire – cambiò argomento l’uomo, anche lui sorridente.
-Già. Ho telefonato a lavoro e ho detto che domani vado regolarmente, almeno non spreco un giorno di ferie – sbuffò il giovane, reclinando il capo all’indietro – però ho il turno di prima mattina, che palle! –
-Tra quanto devi andare? –
-Meno di sette ore. Dovrò bere almeno due caffè per non dormire in piedi – commentò coprendo uno sbadiglio con la mano.
-Sei sicuro di farcela? – gli chiese apprensivamente Jiraya – Studi, lavori e hai una casa da tenere in piedi. Non ti sembra un po’ troppo? –
-Conosco ragazzi che fanno molto più di me. –
-Non è questo quello che voglio dire – lo fermò lo scrittore – Io sono d’accordo col fatto che tu viva da solo, alla tua età è normale voler essere indipendente, però invece di ammazzarti di lavoro potresti anche accettare il mio aiuto una volta tanto. –
-Mi hai già pagato l’affitto l’anno scorso, devo imparare a tirare facendo affidamento solo sulle mie forze – ribatté Nagato – Inoltre versi anche metà della mia retta all’università, non puoi fare più di così. –
-In teoria potrei, solo che tu non vuoi mai chiedere aiuto. –
-Perché ce la faccio benissimo da solo – puntualizzò l’Uzumaki – Konan e Yahiko vivono da soli e tu non gli dai neanche un centesimo, fai già troppo per me. –
-Ma loro lavorano entrambi a tempo pieno dato che nessuno dei due è andato all’università – lo corresse Jiraya – e poi sono in due, quindi è più facile gestire le spese e le bollette. –
-Papà – lo chiamò sospirando il rosso – dico davvero, ce la faccio da solo, non devi sganciare altri soldi per me. –
-Anche tu non cambi mai – sbottò l’uomo osservandolo con la coda dell’occhio – cerchi sempre di non dare disturbo agli altri, come se ti sentissi un peso inutile. –
-Ha ragione – si disse il giovane, chiudendo per un attimo gli occhi lillà – ha perfettamente ragione. –
-Non è vero – rispose serio, cercando di apparire tranquillo.
-Sei sempre stato anche un bugiardo cronico. -
-Vero anche questo. –
-Assolutamente no! – si finse offeso.
-Sai che ho ragione, ti conosco troppo bene ormai – commentò sereno Jiraya – hai sempre fatto così, fin da quando eri un fungo di undici anni. –
-Non ero un fungo – sbuffò irritato l’Uzumaki.
-Per me sì: eri magro come un chiodo, pallido come un fantasma e con una marea di capelli rossi sulla testa, sembravi un funghetto – ribatté l’uomo, ridacchiando - e già allora dicevi di farcela da solo anche se non era vero e mentivi in continuazione. –
-Non ero un bugiardo – mormorò il rosso guardando di sfuggita fuori dal finestrino.
-Non così tanto – aggiunse fra sé.
-Stai mentendo di nuovo – sorrise – Ti sei sempre sentito in debito con me per quello che ho fatto, e onestamente è l’unica cosa che non riesco a perdonarti. Sono passato sopra a tutte le tue bugie, al fatto che mi nascondevi che ti picchiavano a scuola, a quella volta che ti visto fumarti uno spinello e a quando ti ho trovato a casa in dolce compagnia, ma questo non riesco proprio a mandarlo giù – ammise facendosi improvvisamente serio.
-Non è vero – cercò di ribattere flebilmente l’interessato.
-Quante stronzate mi dirai prima che arriviamo a casa? – lo rimproverò l’uomo – Sono tuo padre, dimmela ogni tanto qualche verità. –
Il rosso si ammutolì, incrociando nuovamente le braccia al petto e stringendo con forza le dita attorno al braccio sinistro. Perché stavano affrontando quel tipo di discussione?
-Sappiamo benissimo che se non ci fossi stato tu io a quest’ora non sarei qui – esordì poi il giovane, continuando a stringersi il braccio – Se non fossi arrivato e non avessi pagato tutte le medicine che ho ingoiato e quelle maledette flebo che facevo ogni pomeriggio, io sarei già sepolto sotto abbondanti metri di terra.-
Jiraya rafforzò la presa sul volante; quella era una verità più difficile da digerire delle mille bugie raccontate da suo figlio.
-Stai parlando di morte, non dovresti dire certe cose con tanta leggerezza. –
-Sei tu quello che ha chiesto la verità – gli rinfacciò il rosso.
-È vero, così come è vero che ti ho pagato l’intera terapia, ma l’ho fatto per un motivo ben preciso – iniziò a spiegare l’uomo, arrabbiandosi – sono tuo padre. Se pensi che l’abbia fatto per pietà o altro ti sbagli di grosso. Tu sei mio figlio ed era mio dovere fare di tutto per farti stare bene. –
-Però tu hai scelto di adottarmi. –
-Se fossi nato dai miei spermatozoi non avrebbe fatto alcuna differenza per me –sbottò, cercando di richiamare tutta la forza che aveva in corpo. Prese un paio di respiri profondi, convincendosi che non aveva più l’età per andare su di giri in quel modo – Ehi … - lo chiamò posandogli una mano sui capelli, proprio come faceva anni e anni prima – voglio solo che mi consideri tuo padre. –
-Sono anni che lo faccio – rispose il giovane fissandolo attentamente.
-Allora trattami come tale. Quindi dimmi pure che sto invecchiando, che dovrei iscrivermi in palestra, fatti stressare un po’ dalle mie paranoie e fatti aiutare quando ne hai bisogno – concluse scompigliandogli i ciuffi cremisi.
Nagato sorrise di cuore; non solo il fratello, aveva anche il padre migliore del mondo.
-Va bene, papà. –
-Così va già meglio – commentò lo scrittore, tornato di buon umore – allora che ne dici di passare tre giorni con me nella capitale? Dato che la tua vacanza è finita a rotoli potresti accompagnarmi alla presentazione del mio nuovo libro. –
-Dici sul serio? Ma non dovresti lavorare? –
-Nah, si tratterà solo di una breve intervista e di una sessione autografi il primo pomeriggio, poi dovrei avere una cena piena di persone noiose da cui speravo di sgattaiolare via con il tuo aiuto – ammise Jiraya con un sorriso smagliante.
-Papà … – lo rimproverò bonariamente il rosso.
-Potremmo andare al museo, a te piacciono tutte quelle cose strane senza senso – propose ignorando la sue replica – Yahiko e Konan non possono lasciare il lavoro, per cui saremmo liberi di muoverci come vogliamo una volta lì. Dai, sei ancora abbastanza giovane per fare una vacanza col tuo vecchio – l’incitò dandogli una pacca sulla spalla.
-Va bene, va bene – accettò il giovane – però voglio pagare la mia parte. –
-Nessun problema, tanto l’ammontare di ciò che pagheremo è zero – rispose l’uomo unendo il pollice e l’indice formando uno zero – È tutto offerto dagli sponsor – concluse facendogli l’occhiolino.
-Non cambi mai – commentò Nagato alzando gli occhi cielo, rendendosi conto per l’ennesima volta di essere stato davvero fortunato nell’aver incontrato quello svitato dai capelli bianchi.
  
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