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Autore: thatswhatfriendsarefor    22/07/2014    12 recensioni
SPOILER 6X23
La macchina di Castle è in fiamme in un fossato e Kate attonita guarda tutta la sua vita andare in fumo.
Come potrà andare avanti? Cosa è successo veramente?
La nostra personalissima versione della 7x01 e 7x02.
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kate Beckett, Quasi tutti, Richard Castle | Coppie: Kate Beckett/Richard Castel
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'E se l'inizio fosse stato diverso?'
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CAPITOLO 7  - Ordinaria follia

Ha dovuto convincerlo con la forza a seguirla dentro la costruzione ed è stata costretta prima a colpirlo alla nuca e poi a legarlo, ma adesso lui sta riposando serenamente sul pavimento mentre lei – da brava fidanzata – cucina per lui.

Quante volte si è immaginata questo quadretto!

Finalmente staranno insieme per sempre.

Finalmente lui sarà solo suo.

 

L’odore inconfondibile di un’orata al forno con patate gli arriva forte al cervello. Ha un mal di testa terribile e tutte le ossa indolenzite. Sente una fitta martellante anche alla base della nuca. Castle cerca di portarsi una mano al punto sofferente della tempia ma si accorge di non poterle muovere.

La braccia sono bloccate dietro la schiena.

Prova ad aprire gli occhi ma fa molta fatica.

La luce è accecante.

Non riesce a capire.

Dove si trova? Cosa è successo? Una nebbia fitta avvolge i suoi ricordi.

Poi vedendo con la coda dell’occhio che è in smoking, rammenta tutto.

Kate.

Doveva sposarsi.

Immagini della sua Mercedes che usciva fuori strada gli ritornano in mente come flash. Ricorda vagamente che è salito nel portabagagli di una macchina costretto da un fucile enorme. Non gli sovviene nient’altro se non il rumore di uno sparo. Ma sì, certo, deve avergli sparato una dose di anestetico. E’ tutto indolenzito ma di certo non è ferito. Ecco perché non l’aveva riconosciuto, era uno di quelli usati dai veterinari per addormentare gli animali feroci!

“Amore, ti sei svegliato, finalmente!”

Castle sente una voce che arriva alle sue spalle e cerca di girarsi per guardare. Gli occhi si sono finalmente abituati alla luce. Non riesce a capire cosa stia succedendo. Perché è sdraiato ancora in smoking su quel pavimento, il giorno del suo matrimonio, con una donna che lo chiama amore e la cui voce non è certo quella di Kate? Forse c’è qualcun altro nella stanza ma non riesce a vedere niente, è bloccato.

“Vieni, tesoro, ti aiuto ad alzarti. Ma devi collaborare che da sola non ce la faccio.”

Una energumena sulla quarantina, alta e dalla corporatura più grande che abbia mai visto nel genere femminile, gli si avvicina con un vestito elegante che le fascia il corpo. Il risultato di quell’outfit è quantomeno ridicolo. Se l’intento era quello di sedurre qualcuno, quella specie di amazzone aveva davvero sottovalutato l’effetto disgustoso dell’eccesso di pelle strizzato e compresso sotto la stoffa.

“Su, su Rick. Fai il bravo. La cena è pronta e tu ti sei addormentato sul pavimento come un bambino”. Si rivolge a lui con quel tono, dolce e autoritario al tempo stesso, che si usa con i piccoli. Anne si avvicina e lo aiuta a tirarsi su. Lo accompagna fino al tavolo e poi gli indica una delle due sedie. Castle guarda esterrefatto quell’apparecchiatura elegante con tanto di bicchieri di cristallo, un candelabro a doppio braccio e perfino un centrotavola di rose. Nemmeno un dettaglio sembra essere stato lasciato al caso con il chiaro intento di creare un’atmosfera romantica.

La testa non è lucida e la sua mente non riesce a ragionare bene. Si siede un po’ frastornato senza ancora aver proferito una sola parola. Cercare di capire chi è quella donna non lo aiuterà a scappare. Forse se trovasse un modo per farsi liberare le mani potrebbe avere la meglio su quella virago, fuggire, chiamare un taxi e forse arrivare in tempo al matrimonio. Castle improvvisamente si rende conto di aver perso la cognizione del tempo. Dà un’occhiata intorno ma non vede finestre e realizza che quella non è una casa… le pareti sono in legno…  sembrerebbe una delle capanne dei pescatori tipiche della zona degli Hamptons. Certo che l’interno è stato ristrutturato come una villa di gran lusso, anche se alcuni dettagli, come i pesanti tendaggi, sono davvero di cattivo gusto. Ma potrebbe essere stato portato dovunque, non sa quanto è rimasto privo di sensi.

Deve riuscire a slegarsi.

Vuole tornare dalla sua Kate.

Il pensiero della sua musa preoccupata gli fa contrarre lo stomaco. Decisamente deve fare qualcosa.

“Mi chiamo Richard Castle” mormora strascicando le parole. L’anestetico deve essere ancora in circolo. Effettivamente anche le gambe, quando si è alzato dal pavimento, erano pesanti. Poi continua “perché sono legato? Chi è lei? Cosa vuole da me?”

Ormai Castle ha abbastanza esperienza per sapere che quello non è un rapimento a scopo di estorsione: il trattamento con la cena a lume di candela sembra suggerire tutt’altro. E a questo punto non sa se è meglio.

“Ricky, amore, ma come? Sono Anne, la tua fidanzata. Vedi? L’orata è quasi pronta, manca solo un po’ di musica. Adesso noi mangiamo, beviamo del buon vino bianco e frizzante, che con il pesce sta benissimo, e poi andiamo di là e…” Gli rivolge uno sguardo lussurioso che fa venire la nausea allo scrittore. Quella donna deve essere pazza, completamente pazza

Confuso, si guarda intorno. Forse deve stare al suo gioco e far finta di essere il suo uomo, giusto il tempo della cena. Alla prima occasione, fuga.

“Ma certo, che sbadato. Scusami Anne, ho mal di testa e sono stanco. Mi potresti slegare le mani? Dovrei andare in bagno” dice sperando di avere l’opportunità di esplorare quel luogo. Se ha l’occasione per fuggire deve pur sapere da che parte uscire, considerando che non ha visto neanche una porta ma solo tendaggi molto kitsch con disegni a cuore.

“Oh scusa! Certo.” Anne si allontana da lui va verso il bancone della cucina e rovista dentro un cassetto.

Torna impugnando un trinciapollo che fa sforbiciare più volte.

“Girati”.

Castle si rialza in piedi e si volta dandole la schiena per porgerle i polsi legati. Sente la stretta allentarsi e pensa fra sé e sé che con le buone si ottiene tutto. Di certo riuscirà a convincerla a lasciarlo andare.

“AHIAAAA! Che fai?” uno zampillo di sangue gli scende dal palmo della mano.

“Oh scusa, che sbadata!” esclama Anne con tono amareggiato.

Castle si guarda la mano incredulo. Prende un tovagliolo sul tavolo e si tampona il sangue, stringendo forte per evitare di perderne troppo. Osserva il trinciapollo con le lame divenute rosse e la fissa incredulo. Altro che distrazione, l’ha fatto di proposito! Le ha procurato uno squarcio di dieci centimetri, pure abbastanza profondo.

“Dove è il bagno?” chiede Castle ormai sconcertato e sempre più impaurito.

Anne, sempre sorridente come se non stesse succedendo nulla di particolare, lo accompagna. Scosta una tenda dalla parete e scopre un vano in cui c’è un piccolo gabinetto senza lavandino, doccia o vasca. Solo il water e nient’altro. Castle si gira e la guarda.

“Dovrei disinfettarmi…” esclama piuttosto innervosito.

“Oh scusa, pensavo avessi bisogno di fare plin plin” dice imitando con la voce il tormentone di una pubblicità che passa in continuazione in ogni stazione televisiva americana, sorride, poi aggiunge “vieni, ci penso io.”

Lo scrittore sgrana gli occhi. Una pazza furiosa lo sta tenendo prigioniero e lui non riesce a controllare e a capire le dinamiche. Come farà a fuggire se non è in grado di  comprendere e anticipare le sue mosse?

“Togliti la giacca altrimenti ti si macchia lo smoking” ecco finalmente la pazza ha detto qualcosa di sensato, pensa Castle.

Lo scrittore se la sfila lentamente cercando di seguire con lo sguardo le mosse di Anne. Non può permettersi di abbassare la guardia, non ora che comincia ad essere più lucido ed è ancora con le mani slegate. Deve giocarsela bene quest’occasione.

Mentre si arrotola le maniche della camicia con la punta delle dita per non sporcarla ulteriormente di sangue, non si rende conto che Anne si è posizionata dietro di lui, finché non sente un tocco freddo sulla schiena e uno strappo improvviso. Anne gli ha tranciato al camicia con un taglio netto e ha strappato il resto. Non sa come abbia fatto quella donna ad aver reciso anche colletto e papillon, ma si ritrova a torso nudo.

“Siediti che ti disinfetto”. Gli intima prima di girarsi verso una bottiglia bianca sulla madia lì vicino.

Castle pensa di non poter aspettare un momento di più: la donna è di spalle, lui afferra il candelabro dal tavolo e glielo scaglia contro. La colpisce all’altezza di un orecchio che inizia a sanguinare. Anne si gira e, con occhi malvagi come se fossero posseduti da uno spirito maligno, urla con il dito indice puntato verso la sedia “SIEDITI! Ho detto di SEDERTI”

“No” risponde Castle deciso.

Non può mollare adesso e ha già adocchiato l’angolo dove vuole scaraventarla, buttandoglisi sopra per bloccarla.

“MI DEVI OBBEDIRE!” grida Anne, poi prende dalla tasca del grembiule appeso al gancetto al lato dei fornelli un Taser e lo aziona contro Castle.

Lo scrittore crolla a terra in un attimo con l’elettricità che lo continua a percuotere.

Crede che sia arrivata la sua ora e pensa solo a Kate.

L’Universo l’ha messa sulla sua strada e ora gli sta togliendo la possibilità di godere della sua vicinanza per il resto della sua vita.

Pensa alla sua musa, alla sua donna, alla sua amante, alla sua unica compagna di vita e una fitta gli stringe il cuore pensando alla sofferenza che ancora una volta la trascinerà nel baratro. Per una frazione di secondo riesce a sperare che la sua vicinanza e gli anni passati insieme le diano la forza d’animo per continuare a sorridere alla vita, nonostante tutto. Magari non subito, ma col tempo.

Castle formula quest’ultimo pensiero prima di perdere i sensi.

“Amore, amore mio! Vieni tesoro, vieni, che ti curo le ferite. Aspetta! Respira questo” gli avvicina al naso la bottiglia bianca e il forte odore acre fa rinvenire lo scrittore.

“Vieni cucciolo, vieni qui. Ti aiuto ad alzarti”. Gli sussurra con voce suadente non perdendo l’occasione per strusciargli le labbra all’orecchio.

Gli porge una mano e lo aiuta a mettersi seduto su una sedia con i braccioli.

Dopo averlo fatto sedere, cambia improvvisamente idea. Lo aiuta a rialzarsi e lo sostiene mentre cammina appoggiato a lei. Con la mano libera sgancia la fascia addominale dello smoking e con gli occhi si incanta a guardare la peluria scura che dall’ombelico sparisce sotto la fibbia della cinta dei pantaloni. Un lampo di eccitazione attraversa fulmineo i suoi occhi.

“Vieni, qui starai più comodo, stenditi. Le lenzuola sono fresche di bucato, un pensiero carino per te. Senti che buon profumo di lavanda?” aggiunge.

Castle non può fare a meno di sdraiarsi rimandando mentalmente il momento della fuga. E’ troppo debole e non ha la forza nemmeno per stare in piedi. Ma per quanto tempo è stato sotto la scarica del Taser? Riesce a malapena a muoversi.

Chiude gli occhi per un attimo sperando in cuor suo che quando li riaprirà sarà tutto un sogno.

Un brutto orribile sogno.

Un click improvviso gli blocca una mano.

Solleva le palpebre e in men che non si dica si ritrova incatenato al  letto.

Un paio di manette modificate per lavorare all’unisono, sono state contemporaneamente fissate ai suoi polsi. Una è legata alla testiera di ferro battuto del letto e l’altra è distaccata dalla prima da un cavo d’acciaio rigido che costringe gli arti ad una distanza obbligata. Mentre Castle si guarda stupito prima una mano poi l’altra, Anne blocca allo stesso modo le sue caviglie.

Castle non può fare a meno di pensare all’ironia della situazione. Farebbe carte false per trovarsi in una situazione del genere con Kate e invece è lì bloccato nel letto di una psicopatica.

 

Angolino delle autrici

Ahi ahi ahi, la nostra dolce Anne è intenzionata a tenersi il suo Ricky, con le buone o con le cattive. Per il suo tentativo di fuga, Castle ha già rimediato una brutta ferita ad una mano e una scarica di taser. Speriamo di aver accontentato chi si aspettava sangue e torture… (VERO REB??!) ma Rick non è ancora libero quindi … chissà? Magari ce ne sarà ancora…

Grazie per l’affetto con cui seguite la nostra storia!

Debora e Monica

  
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