Fanfic su artisti musicali > The GazettE
Segui la storia  |       
Autore: Luxie_Lisbon    22/07/2014    3 recensioni
I The GazettE non esistono più...
Non esistono più perchè ne io, ne Aoi, ne Kai e ne Uruha siamo riusciti a proteggere Ruki dai demoni interiori che lo stanno distruggendo...
Non esistono più perchè io non sono stato abbastanza forte da proteggerlo... e quello che ci resta ora è soltanto la morte
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nuovo personaggio, Reita, Ruki, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
vi lascio i link delle canzoni che ho ascoltato scrivendo alcune parti ** se volete ascoltarle se no fa lo stesso ** Credo che ci stiano bene comunque **
Ritroveremo i nostri sogni, quando il buio passerà.
Nella notte degli angeli ci riscopriremo fragili,
un sorriso inespressivo nel riflesso di quest'anima non mia.
Seconda parte

Nuotavo da quelle che mi sembravano ore nel buio, la testa del tutto leggera e libera da ogni pensiero. Era bello sentirsi così leggeri per un attimo, ma come tutti gli attimi felici della mia vita, anche quello si dissolve un po’ alla volta, e la nebbia dolce e delicata che mi avvolge svanisce.
Mi ritrovo poco a poco in piedi sopra ad un palco, sembra essere quello del Tokyo Dome, ed è proprio in quell’istante che comprendo di essere dentro ad un sogno.
La realtà che sto vivendo ormai appartiene al passato, un passato che è ancora in grado di divorarmi le viscere, e sono costretto a guardare me stesso suonare lo strumento che ho lasciato chiuso nell’armadio, di cui ho quasi dimenticato il suono, come si suona, uno strumento che non toccherò mai più.
Avrei dovuto impegnarmi a riprovare a suonare tempo fa, ma  la voglia di farlo è volata via, volata via come una farfalla.
Una farfalla, proprio quello che ha sempre voluto essere Ruki. Leggero, puro, libero di volare senza peso.
Scuoto la testa con forza e mi siedo sull’amplificatore, accanto a Kai che continua a suonare come se niente fosse, lui non può vedermi, nessuno può vedermi a dire il vero, e devo rivivere quei momenti come un fantasma.
Stiamo suonando Miseinen, manca ormai poco alla fine di tutto il nostro sogno. Sorrido nel vedere i fans urlare, saltare e cantare, e per un attimo abbandono il dolore, concentrandomi soltanto sui loro sorrisi. Era bello, era bello davvero, un tempo.
:” grazie”
Alzo lo sguardo e lo vedo.
Ruki, che mi stringe la mano, facendomi sussultare con forza. Il vecchio me sta piangendo, io invece resto completamente immobile, a guardare, per cercare di capire cosa diavolo è successo, perché tutto è iniziato proprio da lì.
Lentamente ci vedo correre lungo il palco per ringraziare, Ruki stringe tra le mani dei festoni argentati ed è allora che mi alzo in piedi, seguendolo. Lui non può vedermi, nessuno può farlo.
Sta sorridendo, piange, è così bello, vorrei toccarlo, vorrei averlo stretto più forte, ma ho fallito, abbiamo fallito tutti.
Il sogno si modifica non appena saltiamo con forza dopo aver ringraziato tutti i fans che sono venuti a vederci, che stanno piangendo con noi e sbatto contro la nuova realtà che la mia mente vuole farmi rivivere.
 
***
” Akira-san, ti presento mia sorella Midori” disse Takanori  ad Akira , presentando sua sorella maggiore Midori al suo amico. La ragazza si alzò dalla sedia dove aveva passato quasi tutto il pomeriggio concentrata nei compiti per sorridere ad Akira.
 
 “piacere, io sono Midori” disse stringendo la sua mano e il ragazzo fece un piccolo inchino.
 
 “ piacere mio Midori. Mi chiamo Akira” e detto questo le sorrise, facendole tremare leggermente il cuore. Midori sorrise, annuendo lentamente per poi tornare alla scrivania, poco dopo il suo ragazzo Yutaka la chiamò al cellulare e la ragazza sparì in camera da letto.
 
 “ oh, lo sapevo, adesso staranno al telefono ore” disse Takanori facendo ridere il ragazzo accanto a lui, e quando anche loro si chiusero in camera per giocare a carte Akira disse
 
 “ è una bella ragazza tua sorella. Stanno insieme da tanto lei e Yutaka?”
 
 “ non ti azzardare a corteggiare mia sorella” disse Takanori diventando subito rosso e Akira capì che era molto geloso della sorella. In realtà il piccoletto cercava in tutti i modi di convincere se stesso che non si stava innamorando di Akira, ma era tutto inutile.
Lui e il ragazzo si erano conosciuti a scuola, Akira era in compagnia di un altro ragazzo, Kouyou, giocavano a pallone nella squadra di calcio della scuola e quando Takanori era passato accanto alla palestra per puro caso, lui detesta qualsiasi tipo di sport, aveva visto questo bellissimo ragazzo correre dietro ad un pallone come una scimmietta impazzita.
Era rimasto immobile a guardarlo senza riuscire a staccarsi da lì poi aveva notato con gioia che il ragazzo parlava con Kouyou, un compagno di classe di Takanori. Il piccoletto si era messo subito sulle sue tracce e aveva scoperto che si chiamava Akira Suzuki.
 
 “ non la sto corteggiando Takanori, non preoccuparti. Lo sai che io ho occhi solo per te” disse Akira ridendo, scherzando e Takanori scoppiò a ridere anche se dentro di lui stava urlando di gioia. Akira mescolò le carte guardandosi con morbosa attenzione le mani e arrossendo, perché anche lui era innamorato perso di Takanori.
Tutto era iniziato proprio in mensa, quando Takanori si era seduto accanto a Kouyou con una scusa, una scusa banale, quella di rivedere insieme i compiti per il giorno dopo. Akira ricordò di aver provato curiosità nei confronti di quel ragazzo dai capelli tinti di biondo e  poco dopo, con il passare dei mesi Takanori era entrato nella compagnia formata da lui e Kouyou.
 
 “ ok bene, perché in quel caso lo voglio sapere” disse Takanori ridendo e mordendosi il labbro subito dopo.
Akira lo guardò poi scosse la testa, e in quell’istante la sorella del suo amico entrò nella camera.
 
 “Taka, la mamma mi ha detto di dirti che devi assolutamente farti la doccia perché fra un’ora dobbiamo essere dalla nonna” disse la ragazza per poi sorridere ad Akira che ricambiò.
 
 “ che palle, sto giocando con lui” si lamentò Takanori gettando la testa all’indietro e Midori disse che non avevano scelta, che la madre aveva appena smesso di sgridare lei e che dovevano fare quello che volevano i suoi. Sarebbero rimasti a mangiare dai loro nonni, Takanori adorava pranzare in compagnia della nonna, perché l’anziana donna raccontava sempre a lui e a Midori tutto quello che le veniva in mente, aneddoti del suo passato, di quando era bambina, e Takanori amava stare a sentirla ore e ore mentre gli accarezzava i capelli. Suo padre e sua madre però sbuffavano sempre quando dovevano andare dalla nonna, e il viaggio si rivelava sempre problematico e ricco d’ansia per lui.
 
 “va bene Taka, stai tranquillo, io torno a casa” disse Akira cordiale come sempre, alzandosi e guardando il piccoletto che annuì, triste.
 
 “ Midori, accompagni tu alla porta Akira?” chiese poi Takanori parlando alla sorella che annuì con gioia.
 
 “certo” rispose tornando a guardare Akira, e fu proprio in quel momento che la ragazza si innamorò di lui. Akira le sorrise facendole battere forte il cuore, e lentamente lo vide stringere tra le braccia il fratello. Sentì che quel ragazzo biondo e con una felpa più grande di lui addosso le era definitivamente entrato nel cuore, e non sarebbe uscito mai più.
 
 “fa il bravo Taka” disse Akira scompigliando i capelli di Takanori che arrossì.
 
 “certo. Pure tu” rispose poi, per dirigersi al bagno subito dopo.
 
 Takanori odiava arrossire davanti ad Akira ma ogni volta che l’amico lo sfiorava avvertiva la presenza di tante farfalle nello stomaco che lo portavano a sospirare con forza. Soltanto sua sorella era a conoscenza della sua omosessualità, non osava neppure pensare a cosa avrebbe potuto fare suo padre venendolo a scoprire e tremando nascose il piccolo corpo nella vasca.
Akira e Midori uscirono di casa, il ragazzo ringraziò la sorella di Takanori e lei senza pensare gli diede un leggero bacio sulla guancia.
Akira, sulla strada del ritorno, pensò che quella ragazza era carina, carina davvero, e che non provava altro che affetto nei suoi confronti, poi la tristezza venne a fargli visita non appena capì che avrebbe dovuto aspettare il giorno successivo per poter stare con Takanori.
 
***
Seguo con lo sguardo il me stesso di qualche anno fa lasciare la casa di Ruki con un lieve sorriso triste sulle labbra. Ricordo di aver provato interesse per la prima volta per Midori in quell’istante e il sogno mi mostra lei, affacciata alla finestra che continua a guardarmi, senza distogliere lo sguardo anche quando ormai ho svoltato l’angolo.
Lei era la ragazza di Kai, almeno mezzo secolo fa, poi semplicemente l’ha lasciato perché ha capito di amare me. Io l’ho sempre amata, un amore viscerale, lei è e sempre sarà la mia migliore amica, ma è del fratello che sono follemente innamorato.
Lei lo sa e mi ha sempre detto che per lei non c’è problema, che si farà anche da parte per lasciarmi vivere la mia storia con Ruki, e così è stato, per un po’ almeno.
Scuoto la testa seguendo con lo sguardo la figura di Midori, poi la vedo rientrare in casa e chiudere la porta. Vorrei correre in casa di Ruki ma sono costretto a rivivere un altro piccolo flash back. Voltandomi a destra rivedo me stesso, di nuovo in camera di Ruki.
La strada è svanita, così come le case, gli alberi, e ci siamo soltanto io e lui.
Io indosso già la mia immancabile fascetta bianca, credo sia il 2005, Ruki porta i capelli tinti di nero e rosso, Dio mio, era così piccolo, e nel vederci insieme, quando tutto era più stabile e sicuro ho un tuffo al cuore. Mi siedo a terra e sorrido, lentamente.
 
 
***
http://www.youtube.com/watch?v=5anLPw0Efmo
“come sarebbe a dire che con questi pantaloni sembro gay?” urla Ruki a Reita che lo sta guardando in lacrime. Hanno terminato da poco il tour e sono appena tornati a casa, ma Ruki non si è cambiato, gli piacciono i suoi pantaloni dorati, anche se Reita continua a dirgli di sembrare un po’ gay quando gli indossa.
Dovrebbe offendersi ma non riesce a trattenere una risata, perché in realtà lui è davvero attratto dai ragazzi.
 
 “ dai Taka, sto scherzando” si giustifica Reita cercando di trattenere alla meno peggio una risata, poi lentamente si siede sul pavimento, come quando erano più piccoli e Ruki estraeva  dallo zaino le carte per giocare.
 
 “ dai, vieni qui adesso, giochiamo proprio come ai vecchi tempi, che ne dici?” gli propone poi e Ruki sorride, annuendo e prendendo le sue vecchie carte da gioco che ha portato con se. La sua nuova casa è molto grande, ama vivere da solo, ma delle volte sua sorella gli manca e quando lo dice a Reita lui sorride, ripensando all’istante in cui la ragazza gli ha confessato di essere profondamente innamorata di lui.
 
 “ come ai vecchi tempi” disse Ruki con un pizzico di malinconia nella voce, sedendosi sul pavimento difronte a Reita che annuì, mescolando per primo le carte.
Giocarono in assoluto silenzio per un po’ poi Ruki stracciò l’amico senza ritegno, vincendo almeno tre volte di fila, tanto che Reita, furioso, si avventò su di lui, facendolo sbattere con forza sul pavimento.
Quando il corpo del bassista si stese sopra a quello di Ruki, al ragazzo per un attimo mancò il fiato e nel guardarlo negli occhi provò una dolorosa fitta al petto, il suo cuore batteva troppo, troppo veloce.
A Reita stava succedendo la stessa cosa, adorava guardare Ruki così intensamente, stare sopra di lui, e lentamente portò le dita ai suoi capelli neri. Il ciuffo rosso di Ruki gli coprì gli occhi e quello rise, spostando la testa per scostargli il ciuffo dagli occhi.
 
 “dai, alzati” disse Ruki, anche se non lo voleva davvero e Reita scoppiò a ridere, ma restò dov’era. Ruki lentamente lo vide scuotere la testa e i due ragazzi tornarono a guardarsi intensamente, poi lentamente Ruki allungò il viso verso quello di Reita e il biondo lo baciò senza pensarci due volte.
Si staccarono subito dopo, in totale imbarazzo e quando Ruki si morse il labbro a disagio, Reita portò il pollice sul suo viso, liberando il labbro dalla morsa dei suoi denti e lentamente tornò a baciarlo con più sicurezza, le loro lingue si incontrarono, i respiri si fecero sempre più sconnessi, Ruki strinse a se con forza il corpo di Reita, e lentamente il biondo lo liberò dagli abiti.
 
 “che stiamo facendo?” chiese Ruki guardandolo negli occhi, la schiena adagiata tra le lenzuola. Reita non aveva risposto a parole, si era limitato a baciarlo tremando, e per la prima volta gli aveva confidato di amarlo. Ruki era scoppiato in un pianto disperato, dicendogli che anche lui lo amava, da sempre, da quando lo aveva visto la prima volta in palestra, mentre giocava a pallone assieme ad Uruha e che aveva atteso quel momento con ansia e gioia.
 
 “sei la mia vita Takanori, lo sai?” disse Reita usando il vero nome di Ruki e quello tremò tra le sue braccia, annuendo, poi lentamente si voltò, stringendo tra le mani quelle di Reita e chiudendo gli occhi.
Si amarono in silenzio, senza dire una parola, piangendo,  poi lentamente scivolarono nel sonno e al loro risveglio la realtà di quello che era successo gli avvolse lentamente.
 
 “ cosa diremo ai ragazzi?” chiese Reita a Ruki, le labbra appoggiate alla sua spalla nivea.
 
 “la verità, loro capiranno” disse Ruki lanciando la testa all’indietro per guardarlo, poi lentamente tornò sotto di lui e si amarono un’altra volta.
Per Ruki era la prima volta, per Reita era la prima volta e lentamente si giurarono amore eterno.
Quando lo dissero ai ragazzi, a Midori, i primi la presero bene, lei pianse per un giorno intero, rinchiusa nella sua camera, ma si dimostrò ugualmente felice per loro, dicendo poi a Reita che lo lasciava al fratello perché sapeva benissimo che lui amava Ruki.
Reita la strinse forte a se, promettendole che sarebbe rimasto sempre al suo fianco, sempre e comunque e Midori sorride, felice e triste allo stesso tempo.
 
 ***
 
 Il dolore che sto provando mi toglie il fiato, costringendomi ad alzarmi e a chiudere gli occhi. Come ha potuto farmi questo, come ha potuto distruggere tutto quello che avevamo creato, non soltanto il nostro rapporto, ma anche i The GazettE, Midori, i nostri sogni, le nostre speranze.
Non ho mai provato rabbia nei suoi confronti, non ho mai permesso che accadesse, ma ora sento di doverlo a me stesso, devo pensare un attimo a me, a quello che provo ed inizio a piangere.
Nel vedere il fantasma di Ruki sorridere al mio riflesso, stringersi con amore a me, sento nel cuore una punta d’odio, e anche se so per certo che in quel momento lui mi amava davvero, come probabilmente mi ama adesso, non riesco a non pensare che ha agito per puro egoismo, nascondendomi la verità quando doveva soltanto chiudere gli occhi e dirmi ogni cosa.
Io l’avrei ascoltato, come ho sempre fatto.
Dopo il concerto al Tokyo Dome tutto il benessere è svanito, il nostro mondo è crollato e non ho potuto fare altro che restarmene a guardare.
Quando quel ricordo prende forma nella mia mente, il vecchio me sparisce, si dissolve, e un Ruki dai capelli castani sostituisce il mio Ruki dai capelli neri e rossi.
Chiudo gli occhi e sono costretto a guardare un ricordo che non mi appartiene, un ricordo che non ho vissuto personalmente ma che mi ha raccontato Midori, tanto tempo fa.
Ruki è in piedi davanti ai suoi genitori, le braccia conserte, Midori è seduta sul divano della casa di Ruki. Scuoto la testa e avverto la punta di veleno macchiarmi il cuore e tutto quello che posso fare è guardare Ruki iniziare la sua lenta discesa verso il suo maledetto disturbo alimentare.
 
 
http://www.youtube.com/watch?v=Uv5wF-E9D8Y 2010
Ruki si prese del tempo per se, per cercare di calmarsi, restando immobile davanti ai suoi genitori.
Sua sorella Midori era seduta sul divano accanto alla madre, una donna provata e costretta a stare agli ordini di un marito freddo ed egoista, che non riusciva più ad amarla come un tempo.
 
 “Quello che ho visto mi ha profondamente disgustato” disse il padre a Ruki, il quale prese a divorare il pavimento camminando avanti e indietro. Ruki sapeva benissimo quello che intendeva dirgli il padre, sapeva benissimo quello che aveva visto, anche se mai avrebbe pensato che gli si sarebbe rivoltato contro. Il padre aveva visto suo figlio stringere con forza la mano del suo bassista al palco del Tokyo Dome, un gesto abituale, a cui era abituato, ma dopo aver parlato con la moglie aveva capito perfettamente che quella stretta di mano in particolare nascondeva e celava molte cose allo stesso tempo.
Ruki era furioso sia con il padre che con se stesso, si sentiva perso, e non riusciva a capire che cosa diavolo avesse sbagliato. Era stato sincero, sua madre gli aveva sempre detto che poteva farlo, che poteva confidarsi con lei, ma mai avrebbe pensato che potesse tradirlo.
Ruki aveva confidato a sua madre di essere omosessuale, di amare disperatamente il suo bassista, di avere con lui una relazione, che era finalmente felice  e sua madre aveva ascoltato e basta, dicendogli che era contenta  per lui. La donna aveva nascosto al figlio i suoi veri sentimenti, mentendogli nel dirgli che era contenta di questo, quando invece tutto quello che provava era paura. Sentiva che in quel ragazzo c’era qualcosa che non andava, l’aveva sempre sospettato, non era mai stato alle regole sue e del marito e quest’ultima rivelazione le aveva fatto provare un senso di fallimento.
 Ruki ci aveva creduto, ci aveva creduto davvero, poi la madre aveva fallito, rivelando il segreto del figlio anche al marito, e tutta la fiducia che Ruki aveva in lei era svanita.
 
 
 “non mi interessa” disse Ruki, guardando il pavimento, mentre suo padre stava cercando in tutti i modi di calmare la sua ira. L’uomo lanciò uno sguardo alla figlia seduta sul divano dicendo
 
 “tu non dici niente? Non ti fa schifo?” le urlò contro.
 
 “ papà, a dire il vero qui l’unica persona che mi fa schifo sei tu” disse Midori e Ruki alzò lo sguardo per guardarla, ma poi il padre si avventò sulla ragazza, dandole uno schiaffo che la fece cadere sul pavimento. Tutti si immobilizzarono, la madre si portò una mano alla bocca, Midori fissò con morbosa attenzione le sue mani, il padre si prese un attimo per riprendere fiato, Ruki scosse la testa per poi crollare sul pavimento difronte alla sorella.
 
 “non fa nulla” lo ammonì lei, sollevando una mano per fargli capire che non c’era bisogno che lui l’ aiutasse, ma il fratello voleva farlo, e cercò di aiutarla ad alzarsi facendo di conseguenza urlare il padre.
 
 “ mi fai schifo. Mio figlio assieme ad un ragazzo. Mi fa dannatamente schifo” urlò l’uomo in preda all’ira, prendendo Ruki per le spalle ed iniziando a riempierlo di sberle. La moglie scoppiò in lacrime, sapeva che se avesse anche solo provato a separarli se le sarebbe prese anche lei e l’unica ad agire fu Midori, la quale si alzò in piedi, si scagliò con forza contro il padre separandolo dal fratello, poi il primo iniziò ad inveire contro di lei, tirandole i capelli e facendo urlare Ruki con tutto il fiato che aveva in gola.
 
 “lasciala, lei non c’entra nulla” disse urlando e il padre spinse con forza Midori in un’altra stanza, chiudendo con uno scatto la porta. Ruki si avventò su quella barriera, prendendo a pugni il muro, invano, mentre le urla della sorella lo stavano lentamente uccidendo.
 
 “è tutta colpa tua” urlò alla madre voltandosi e la donna presa dai singhiozzi crollò sul pavimento, senza dire una parola.
 
 “ non dovevi, mi hai ferito, sei una  traditrice. Come hai potuto tradirmi così?” urlò suo figlio facendola tremare con forza, poi lentamente la donna implorò il suo perdono, un perdono che non sarebbe mai arrivato.
Lei aveva sbagliato, lo sapeva, credeva di trovare conforto ma il marito era malato, pazzo, iracondo, il loro rapporto ormai si era incrinato, e tutto quello che restava erano soltanto le ceneri.
 
 “Midori”urlò Ruki alla porta chiusa, invano, per poi crollare sul pavimento.
Giurò a se stesso che l’avrebbe fatta pagare a suo padre . Aveva rovinato ogni cosa. Ruki era così felice per aver appena suonato all’arena del Tokyo Dome con l’amore della sua vita, con i suoi migliori amici, e ancora una volta i suoi genitori erano riusciti a rovinare ogni cosa. Ricordò con morbosa cura dei dettagli il momento in cui il padre gli aveva telefonato, pochi giorni dopo le interviste, dicendogli che aveva bisogno di parlare con lui. Ruki, ingenuamente, aveva pensato che l’uomo volesse congratularsi con lui per il bellissimo live, a dire la verità ci aveva sperato ma quando lui e la madre si erano fatti vedere davanti alla sua porta di casa, lei in lacrime e lui con lo sguardo furioso, Ruki aveva capito.
Era bastato lanciare uno semplice sguardo alla donna per comprendere. In quel momento avrebbe voluto ucciderla con le sue stesse mani.
Suo padre gli aveva sempre detto che la sua nascita era stata un fatale errore , lui non avrebbe mai dovuto venire al mondo. Il pensiero l’aveva attraversato molte volte ma mai così forte come in quel momento e lentamente provò disgusto verso la sua persona, giurando a se stesso che avrebbe annientato il suo stesso essere riducendosi al nulla, perché sapeva che suo padre non aveva mai voluto che lui venisse al mondo.
Quando i suoi genitori se ne andarono, Midori uscì dal bagno dove aveva passato almeno due delle tre ore a vomitare, a piangere e disse al fratello che lei se la sarebbe cavata, che lui doveva soltanto pensare alla sua band, a Reita. Ruki la lasciò andare, perché non aveva più forze di fare nulla e quella sera, per la prima volta non cenò.
Non si preparò nulla, si limitò a fumare una sigaretta dietro l’altra e la mattina dopò si stupì nel pensare che sentire la sua pancia vuota brontolare a causa della fame gli piaceva, gli piaceva davvero.
Non fece neppure colazione, bevve soltanto un bicchiere di acqua e si concordò con i ragazzi per preparare una nuova intervista, tutto pur di non restare chiuso in casa, a contatto con la cucina.
Ruki non aveva mai avuto problemi con suo corpo, non si era mai visto grasso, il suo rifiuto verso il cibo nacque senza che lui fosse in grado di impedirlo, non se ne rese nemmeno conto.
Quando sorrise a Reita, seduto sul divanetto dello studio di registrazione, Ruki si lasciò cullare dalle carezze del suo bassista, lentamente chiuse gli occhi e ascoltò il battito del suo cuore, ma aveva fame, una fame nera.
 
 “ragazzi, che ne dite di mangiare italiano?” propose Kai, indossando la sua mascherina bianca, dopo aver superato la porta d’ingresso degli studi.
Tutti gli altri avevano annuito, Reita aveva sorriso a Ruki, un Reita che non conosceva ancora la verità ma Ruki disse che doveva assolutamente accompagnare la sorella dal medico, perché Midori non si sentiva bene e così gli altri annuirono, lasciandolo andare.
 
 “ti chiamo dopo scricciolo” disse Reita dandogli un veloce bacio sulla guancia a Ruki e il piccoletto arrossì violentemente, aggrappandosi al suo braccio.
 
 “salutami Midori” aggiunse poi il bassista prima di allontanarsi e Ruki annuì con serietà, aspettando che i suoi compagni si allontanassero per iniziare a camminare nella direzione opposta con passo spedito.
Una volta a casa distrusse i morsi della fame facendo qualche addominale, si fece una doccia e poi si coricò, cercando di non pensare all’enorme quantità di cibo che custodiva il suo frigorifero.
La prima volta che si abbuffò fu proprio in quella circostanza.
Lasciò cadere il cuscino sul pavimento e si catapultò in cucina, aprendo la credenza e iniziando a mangiare tutto quello che gli capitò tra le mani, biscotti, del pane, alcuni ramen freddi, delle fragole che Reita gli aveva comprato per farlo arrabbiare, sapendo quanto Ruki lo odiasse.
Poi con uno scatto si fiondò in bagno, conficcandosi due dita in gola e vomitò tutto quello che aveva mangiato, crollando sul pavimento subito dopo.
Provò disgusto verso se stesso e giurò che non avrebbe fallito ancora una volta.
La sera stessa non cenò, aumentando la dose di addominali e quando Reita lo chiamò per proporgli una cena lui disse che era stanco, che andava a dormire e che si sarebbero visti la mattina seguente, dopo colazione, per continuare la stesura delle canzoni nuove che stavano programmando da mesi.
 
***
Ruki arrivò a mentirmi ogni volta che gli chiedevo di uscire a mangiare qualcosa insieme, sostenendo che stava male, che aveva un impegno, e quando lo chiesi a Midori, la ragazza mi disse che il fratello diceva le stesse cose anche a lei.
Quando chiudo gli occhi, dopo aver visto Ruki ammazzarsi di esercizi alle tre di notte, sto tremando e avverto nel cuore un senso di colpa viscerale che uccide all’istante.
 
 “sto bene” mi disse quando gli chiesi come mai fosse sempre così debole, e tutto quello che ottenni in seguito furono tante tante bugie.
Muovo le gambe e ad occhi chiusi mi sposto lungo le pareti del sogno, di quel sogno infinito e vado a sbattere con forza contro una barriera invisibile. Sono costretto a riguardare un Ruki del passato nascondere il suo corpo magro dentro strati e strati di abiti, mentre rientra in casa dopo un photoshoot.
Mi porto una mano alle labbra, riconosco perfettamente quel look, quell’anno. Pochi mesi , sono bastati pochi mesi per far scendere la mia vita nell’inferno, per far raggiungere a Ruki il suo primo obbiettivo, i 50 chili.
Con orrore sono costretto ad assistere alla sua odissea, impotente.
 
 
***note***
Oh *ç* finalmente!! Finalmente ho scritto la seconda parte **
Lo sapevo, non riuscirò a farne un’ultima terza parte, credo proprio che ce ne saranno altre due, perché altrimenti questo capitolo diventava troppo lungo, già mi sembra troppo lungo adesso Dx
Ditemi se è troppo troppo troppo lungo, ho provato a restringere ma Ruki e Reita hanno preso il soprravento e ho dovuto accontentarli e farli parlare ;)
Per le canzoni ho ascoltato sempre “L’altra parte di me” di Chiara ** Zombie dei Cranberries (nella parte di Ruki) e My immortal degli Evanescence **
Spero vi sia piaciuta questa seconda parte, l’idea del lungo sogno del mio bassista mi è venuta mentre finivo la prima parte, perché l’unico modo per fargli rivivere tutti i momenti era soltanto grazie ad un sogno ^^
Questa seconda parte è sia dolce che triste allo stesso tempo, si capisce perché Ruki abbia deciso di non mangiare più, le origini della loro storia, l’inizio dell’incubo per in gaze DX
Pubblicherò la penultima parte a breve, è già in fase di scrittura **
Basta, adesso me ne vado, queste note sono noiose :D
GRAZIE!! GRAZIE a tutte le dolci donzelle che hanno letto la mia storia e l’hanno commentata **
Grazie davvero **
Fatemi sapere cosa ne pensate, è un piacere per me ricevere commenti, anche negativi! Mi aiutano **
Vi voglio bene
Effy 
 
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > The GazettE / Vai alla pagina dell'autore: Luxie_Lisbon