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Autore: Luxie_Lisbon    18/07/2014    4 recensioni
I The GazettE non esistono più...
Non esistono più perchè ne io, ne Aoi, ne Kai e ne Uruha siamo riusciti a proteggere Ruki dai demoni interiori che lo stanno distruggendo...
Non esistono più perchè io non sono stato abbastanza forte da proteggerlo... e quello che ci resta ora è soltanto la morte
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nuovo personaggio, Reita, Ruki, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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http://www.youtube.com/watch?v=DlJCwGaa-lA 
 
questa è la canzone che ho ascoltato scrivendo ** spero vi piaccia **   
 
 L’altra parte di me
 
 
 
Chiudi gli occhi e mi vedrai qui, disegnandomi,
tra la polvere le stanze io trascinandomi, come anime gemelle
sopravvivere alla nuda verità.
Tu riflessa dentro me, io lontana ormai da te,
tu riflessa dentro me.
Prima parte
:” va tutto bene?”
Sono stati in molti a rivolgermi quella semplice domanda. Io ho sempre risposto con una bugia, per non dover poi spiegare a loro quello che non riuscivo a spiegare nemmeno a me stesso.
  Ho sempre voluto dire la verità, perché è più semplice che mentire, richiede uno sforzo minore, ma so anche che a loro fa comodo ricevere una bugia piuttosto che la verità, perché il dolore altrui pesa.
Questa volta però voglio essere onesto.
 
 :” no” rispondo mantenendo lo sguardo sulle mie scarpe, cercando di non far tremare la mia voce ma è un’impresa praticamente impossibile.
 
 La sento sospirare con forza, e so che il suo è davvero un sospiro di dolore e non di esasperazione.
 
 :” guardarmi” mi implora ancora una volta, cercando i miei occhi.
Faccio quello che mi dice dopo un’eternità, guardandola e provando un dolore allucinante allo stomaco. Mi sorride,  trasmettendomi il suo affetto, ed è proprio questo di cui ho bisogno adesso, soltanto del suo sostegno, non chiedo altro.
 
 :” sei proprio sicuro che non vuoi nulla?” mi chiede stringendo tra le mani il suo bicchiere di caffè amaro ma io scuoto la testa per l’ennesima volta.
 
 :” ti prego”
 
:” no, non preoccuparti. Abbracciami e basta ti prego” le chiedo avvertendo le lacrime bagnarmi le guance e lei fa quello che le chiedo senza esitare, appoggiando il bicchiere di carta sul pavimento e avvolgendo il mio corpo tra le sue braccia.
Restiamo immobili stretti l’uno all’altra per un po’, fino a che non odo una voce che credevo di aver dimenticato da tempo, da quando quella valanga mi ha travolto con forza.
 
 :” ciao ragazzi”
 
 Io e Midori alziamo lo sguardo e nel visualizzare il volto di Yuu tremo senza essere in grado di evitarlo. Il ragazzo ci sorride, poi si siede sulla sedia libera accanto alla mia, appoggiando una mano sulla mia gamba.
 
 :” l’avete visto?” chiede ad entrambi anche se guarda me, e Midori scuote la testa.
 
 :” no, i medici non ci hanno ancora detto nulla. Siamo qui da un bel po’ a dire il vero, dovrebbero uscire a breve” risponde lei accennando ad un lieve sorriso che mi fa scivolare nel nulla ancora di più. Lei sa che non c’è più alcuna speranza così come lo so io, ed è strano che tutti continuino a credere nella sua rinascita quando è proprio lui stesso a non crederci più.
 
 :” bene, speriamo in notizie positive allora” dice Yuu con lo sguardo spento, senza smettere di guardarmi ed io torno ad annuire. Ho perso il conto ormai di quante volte ho detto di si con il corpo quando invece il mio cuore continua a dire no.
 
 :” Yutaka e Kouyou?” chiede Midori a Yuu e lui sorride.
 
 :” Yutaka è impegnato con un’intervista e Kouyou sta cercando di calmare i fans  scrivendo sul suo profilo Twitter”
 
 :” non l’aveva chiuso?” chiede la ragazza stringendomi la mano.
 
 :” si ma l’abbiamo riaperto per poter essere ancora in contatto con le persone. Non possiamo abbandonarli” dice Yuu aumentando a dismisura la mia rabbia. Vorrei dirgli che dei fans ormai non ci deve più importare nulla, perché non c’è più niente che possono fare, non c’è più niente da ammirare ne canzoni da ascoltare, ma non posso certo mettermi ad urlare nel luogo in cui mi trovo adesso.
 
 :” oh, bene” dice Midori senza aggiungere altro, appoggiando poi la testa sulla mia spalla. Io faccio lo stesso facendolo scivolare la testa pesante sulla sua, e Yuu resta in silenzio, le dita incrociate, a fissare l’incessante via via di medici.
Vorrei morire, vorrei davvero chiudere gli occhi ed essere in grado di non riaprirli mai più, ma ho promesso a Midori che continuerò a lottare, perché lei non ha altri che me ed io non ho altri che lei, e non posso arrecarle altro male.
Ma non posso più restare in vita se lui ha deciso di porre fine alla sua.
 
 :” Signor Suzuki?”
 
 Alzo di nuovo lo sguardo ed incontro quello di un medico. L’uomo dai capelli neri a spazzola, il camice bianco è in piedi proprio difronte a me, sorride cordiale. Midori mi lascia andare e si alza, così come Yuu, io invece resto seduto, sbattendo più volte le palpebre.
 
 :” sono io” dico, la voce roca.
 
 :” bene, sono lieto di fare la sua conoscenza. Sono qui per dirle che abbiamo terminato le ultime analisi, ma che il paziente non vuole ricevere visite, a parte la sua. Mi ha chiesto espressamente di poter vedere lei, soltanto lei” dice con serietà, stringendo tra le mani una cartella clinica.
 
  :” e che dicono le analisi?” sento dire da Yuu.
 
 :” non sono positive, per niente. Tentiamo in tutti i modi di farlo ragionare ma non c’è verso. L’unica persona che potrebbe cambiare qualcosa è lei, signor Suzuki”
 
 :” e perché proprio io?” chiedo furioso. Furioso con lui, con me stesso, con tutti noi per non essercene accorti in tempo.
Midori iniziai a piangere con forza e vedo Yuu andare verso di lei e appoggiare le mani sulle sue spalle.
 
 :” perché il paziente mi ha chiesto di poter vedere lei. È molto debole ma si è messo ad urlare non appena gli ho annunciato che aveva visite, chiedendo se c’era lei, signor Suzuki. La prego di collaborare, almeno lei” mi dice il medico implorandomi con lo sguardo.
Abbasso gli occhi, stanco e spossato, cercando di reagire ma non ne ho più alcuna voglia così mi limito ad annuire e ad alzarmi.
 
 :” d’accordo” dico guardandolo e l’uomo mi sorride.
 
 :” molto bene. Adesso mi segua, la porto direttamente alla sua stanza” mi dice poi sorridendo, ed io mi volto verso Midori, portandole entrambe le mani al volto.
 
 :” torno presto tesoro mio” le dico appoggiando la fronte sulla sua. La ragazza annuisce tra le lacrime, poi mi lascia un leggero bacio sulle labbra.
 
 :” salutamelo ti prego, e digli che gli voglio tanto bene” dice guardandomi negli occhi.
 
 :” certo piccola”
 
 Yuu mi sorride, poi accompagna Midori sulla sedia e lei mi lascia andare piano la mano, abbassando subito dopo lo sguardo.
Quando mi volto per seguire il medico quello mi sorride un’altra volta, facendomi girare la testa e sperare che quella giornata passi in fretta.
Io lo so perché lui vuole vedere me, solo e soltanto me.
Non vuole vedere sua sorella Midori perché non sopporta che qualcuno pianga davanti a lui e lei è troppo debole.
Non vuole vedere Yuu perché lui se ne starebbe completamente in silenzio a guardarlo e lui ha bisogno di qualcuno che gli dica quanto è bello il sole là fuori.
Non vuole vedere Yutaka perché sa che il leader potrebbe sgridarlo, dicendogli che ha rovinato ogni cosa. Lui non l’ha presa bene.
E non vuole vedere Kouyou perché non se la sente di guardarlo negli occhi, quell’unica persona che gli ha sempre fatto notare quanto le cose stessero andando male.
Vuole vedere me perché io sono riuscito a farlo parlare, sono riuscito a farmi dire quello che gli passava per la testa, a fargli dire “ti amo” per la prima volta senza tremare.
Vuole vedere me perché io non piangerò nel vederlo, non piangerò nel sorridergli e stringendolo tra le mie braccia.
Non piangerò perché non ho più nessuna forza per farlo.
***
Il giardino che circonda la clinica è fin troppo rigoglioso e stona con tutto quello che c’è all’interno. Quando lancio uno sguardo fuori dalla finestra e noto un cespuglio di quelle che sembrano essere more inizio a sentirmi la terra mancarmi sotto ai piedi.
Il medico mi conduce lungo un corridoio pieno zeppo di stanze numerate. I pazienti escono dalla stanze guardandomi, chi ridendo, chi piangendo, chi indicandomi senza riuscire a smettere di balbettare, chi di urlare a squarcia gola.
 
 :” mi scusi signor Suzuki, ma questa è l’ora in cui i pazienti hanno le attività ricreative e alcuni di loro si rifiutano di partecipare e siamo costretti a lasciarli nelle stanze” mi dice voltandosi prima di entrare nella stanza numero 33.
Annuisco senza dire una parola, continuando a camminare, perché non mi importa nulla degli altri pazienti. Quando entro nella stanza noto con rammarico e profonda frustrazione gli almeno cento peluche e palloncini appesi alla porta, al muro, lasciati sul pavimento.
Il medico intercetta la mia sofferenza e si scusa con me.
 
 :” sono da parte dei vostri fans. Non potevo gettarli. Le creano disagio?”
 
 :” no” mento guardandolo e lui annuisce a disagio, dandomi le spalle.
 
 :” mi aspetti qui per favore, vedo se ce la fa” e detto questo si allontana da me  per sparire dietro a una tenda bianca che deve nascondere il suo letto.
Non riesco a muovermi e attendo il ritorno del medico spostando il peso del corpo da un piede all’altro, socchiudendo gli occhi. C’è davvero troppo caldo in questa stanza, i termosifoni sono accesi al massimo tanto che sono costretto a sfilarmi la sciarpa di lana per non soffocare, poi comprendo che lo fanno per cercare in tutti i modi di tenerlo al caldo.
Tremo mentre guardo il dottore scostare lentamente la tenda bianca e tornare verso di me.
 
:” gli ho detto che lei è qui. Non riesce ad alzarsi dal letto ma riesce a parlare. Vi lascio soli”  mi dice appoggiando una mano sulla mia spalla e allontanandosi da me, facendomi rabbrividire.
Appoggio la sciarpa su una sedia, cercando di muovere anche il resto del corpo, le gambe, ma non ci riesco, resto immobile.
 
 :” Akira”
 
 Quando odo il mio nome per poco non mi metto a gridare, a piangere, a dare pugni al muro. Quello che mi limito a fare in realtà è muovere un piede e poi un altro nella direzione da cui proviene la sua voce, tremando, e quando scosto la tenda bianca che copre il letto inizio a respirare in modo sconnesso.
 
 :” ciao” mi sorride a fatica, spostandosi un po’ per farmi spazio sul letto.
 
 :” siediti” mi dice poi, le dita scheletriche che si appoggiano sulla mia gamba.
Faccio quello che mi dice, appoggiando il corpo sul suo letto e Takanori mi sorride, allungando l’altra mano verso di me, quella con l’ago infilzato in una vena.
 
 :” guarda” mi dice alzando piano le braccia :” sto bene, sto benissimo”
Scuoto la testa, avvertendo una pesante emicrania che rischia di farmi cadere sul pavimento.
 
 :” davvero Taka?” gli chiedo sfiorandogli le braccia e lui sorride.
 
 :” certo. Ho fatto un sogno bellissimo questa notte” dice.
 
 :” vuoi raccontarmelo?” gli chiedo cercando di sorridere ma quello che esce è soltanto un debole sbattere delle palpebre.
 
 :” ero sul palco, credo quello del Tokyo Dome. Tutti i fan urlavano, cantavano con me, era bellissimo. Poi ricordo di essere sceso in mezzo loro ma poi mi sono svegliato. Buffo non trovi, ricordo ancora come si fa a cantare” dice guardandomi negli occhi per poi aggiungere :” soltanto che non ho forza di farlo”
 
 :” è un sogno bellissimo Taka” gli dico cercando di trattenere le lacrime dentro agli occhi perché odia quando piango davanti a lui. Non voglio che accada la stessa cosa che è successa quando l’ho costretto a fare quello che non avrebbe mai voluto fare davanti a me, quello che continuava a fare in assoluta solitudine nel suo bagno, ogni singolo giorno. Ricordo che tutti noi gli facevano notare i suoi continui ritardi e lui si giustificava sempre dicendo che aveva dormito troppo.
 
 :” già, davvero. I medici mi hanno detto che se mi comporto bene posso anche passare a bere il the. Mi manca così tanto bere the Akira” dice Takanori mordendosi il labbro e stringendo il mio cuore in una morsa dolorosa.
 
 :” davvero? E’ una notizia splendida” dico accarezzandogli il viso e facendolo tremare. Non c’è rimasto poi nulla da accarezzare ma lo faccio lo stesso.
 
 :” fuori ci sono tua sorella Midori e Yuu. Ti volevano vedere anche loro sai” gli dico e lui trema non appena ode il nome di sua sorella.
 
 :” lo so, ma io volevo soltanto vedere te Akira. Devo dirti una cosa importante, e posso dirla soltanto a te” dice mettendosi più comodo e sollevando la schiena. Porto d’istinto le braccia alle sue spalle per reggerlo perché so per certo che stare seduto gli costa uno sforzo immane.
 
 :” dimmi Taka” gli dico reggendo il suo piccolo corpo.
 
 :” sto morendo Akira. I medici non vogliono dirmelo ma io so che è così. Sto morendo” dice stringendo con forza la mia mano tra le sue, così piccole, così magre, così gelide.
Ed è proprio in quel momento che inizio a piangere, perché lo sapevo prima di entrare in quella stanza, prima di sedermi sul suo letto, prima di chiudere gli occhi e lasciare che lui mi conduca all’inferno.
 
 :” non piangere, odio quando lo fai” mi ammonisce ed io scoppio a ridere disperato.
 
 :” mi hanno pesato questa mattina, non lo facevano da mesi sai” dice freddo, glaciale, e quando torno a guardarlo i suoi occhi neri si sono anneriti  ancora di più, rivelando la sua anima tormentata.
Ho paura di parlare, ho paura di fare qualunque cosa e mi limito a stringerlo di più.
 
 :” e vuoi sapere quanto peso oggi, quanto peso da quando mi hanno permesso di bere?” dice furioso.
 
 :” si” sussurro anche se non voglio più sapere nulla, anche se non voglio sentire più nulla, soltanto morire e no svegliarmi mai più.
 
 :” peso 38 chili Akira. Ci credi? Ci sono riuscito! Non sei contento per me?” e prima di riuscire ad impedire che avvenga Takanori si mette a saltare sul letto battendo con forza le mani, dopo averle tolte con uno scatto dalle mie, ma non ha alcuna forza per farlo, il sondino che gli hanno posizionato sotto il naso è l’unica cosa che lo tiene ancora in piedi e quando si lascia andare troppo all’euforia il suo corpo scheletrico non regge.
Sviene tra le mie braccia, il sorriso ancora impresso sul suo volto, facendomi sussultare con forza.
Si Takanori, ci sei riuscito, ci sei riuscito a morire di fame e a far finire ogni cosa, a far finire noi, a far finire me.
Ci sei riuscito ma non vuoi ancora dirmi perché l’hai fatto, forse non lo sai nemmeno tu.
Un palloncino accanto a me esplode per il troppo caldo nella stanza, facendomi sussultare e quando la mia fronte crolla sulla sua schiena, quando il mio naso non più protetto dalla fascetta sfiora le sue scapole sporgenti inizio a tremare con forza, mentre tante piccole scariche elettriche che mi corrono lungo la spina dorsale mi fanno perdere i sensi. 
  
 
***note***
Oh..bene ^^ ci siamo :) devo dire che in questo periodo ci sto dando davvero dentro con le storie tristi ;) scusate DX ma questa storia dovevo proprio scriverla.. è da parecchio tempo che non scrivo una ReitaxRuki, una ReitaxRuki triste, malinconica e piena di dolore... la prima è stata scritta nel 2009.. quanto tempo DX beh, prima di lasciarvi vi dico che l'idea per questa storia mi è venuta all'improvviso, senza pensarci troppo... 
Un futuro in cui i Gaze non ci sono più.. ah non voglio nemmeno pensarci DX
La storia sarà divisa in un massimo di tre parti, speriamo di non farla troppo lunga perchè va bene così corta **
spero che la canzone vi sia piaciuta, fa da colonna sonora a tutta la storia **
detto questo me ne vado :) e spero di ricevere delle recensioni **
alla prossima
Effy         
  
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