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Autore: BlackbirdFly1723    23/07/2014    1 recensioni
Dopo sei anni dalla fine del liceo e l'inizio di tante nuove vite, i personaggi della storia si ritrovano a Lima, ancora a casa, ancora insieme. Sarà qua, proprio nel luogo che ha fatto da culla al passato, che ognuno dovrà rivalutare o confermare le proprie scelte e i propri errori.
Dopo aver rivisto Brittany, Santana si troverà a scegliere se riprendere in mano il capitolo dell'unico amore della propria vita; Kurt e Blaine verranno catapultati nella dimensione, ormai sorpassata, di un' adolescenza fatta di serenità e ricordi, che chiede il riassemblaggio del loro presente; Rachel dovrà rivalutare ambizioni, priorità e sogni, in seguito all'incontro con chi pensava di avere ormai scordato; mentre Quinn e Puck, chiusi ognuno nel proprio piccolo Universo, si troveranno a riscoprirsi, tra cicatrici e passate incomprensioni.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Nuove Direzioni | Coppie: Blaine/Kurt, Brittany/Santana, Finn/Rachel, Puck/Quinn
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Prologo.


Ormai ogni cosa selezionata era stata imbarcata, incastrata sotto il sedile davanti o pigiata nel portabagagli, irrimediabilmente pieno, sopra le loro teste.
C’era chi aveva spiegato un giornale davanti a sé, chi si era accoccolato sul sedile con un lamento o chi lo aveva fatto senza emettere alcun suono, chi fin dall’inizio aveva iniziato a discorrere e chi si era stropicciato gli occhi a causa del sonno.
Poi ognuno di loro si era voltato indietro solo un’ultima volta.
 
 
Rachel spinse nella borsa il romanzo, incapace di concentrarsi. Provò a rannicchiarsi sul sedile, ma neanche questo sembrò rilassarla. Si schiarì la voce una dozzina di volte, sperando che la sua compagna di volo dicesse qualcosa, ma questa continuò a tenere le palpebre ostinatamente serrate.
Delusa, disse: «Sai, sono emozionata. E’ un ritorno alle origini, alla nostra formazione, al passato che ci ha portate dove siamo adesso. Insomma, per un artista è importante tornare, senza perdere il contatto con le proprie radici; anzi, d’obbligo, direi. Questo ci ha regalato la nostra identità, io…»
«Okay, okay, senti, ti prego, no. Posso fingere di sopportare i tuoi orripilanti gargarismi, ma non questo. Non stai partendo per la guerra, quindi rilassati. Perché non ascolti un po’ di musica, invece di torturarmi?»
Rachel spinse la fronte contro il finestrino aperto, guardò fuori senza guardare per davvero, per poi tornare ad appoggiare la testa sul sedile.
«Sono passati sei anni, Santana. Come fai a non essere nervosa?», domandò, quasi assente, come se fosse già arrivata a destinazione.
Scosse le spalle, indifferente. «Non ho mai avuto il senso del mito per il passato. E poi ora là non ho niente, non so neanche perché io stia tornando».
 
Finalmente seduto, dopo essere riuscito ad impilare i bagagli in un angolo, aveva aperto la rivista davanti a sé. Aveva meticolosamente squadrato ogni titolo, ogni foto e ogni trafiletto, con le sopracciglia aggrottate e le gambe incrociate l’una sull’altra. Neanche cinque minuti dopo e già il marito lo aveva chiamato, continuando così per tutto il viaggio, quando per il paesaggio, quando per il nuovo articolo del New York Times, quando per le proprie riflessioni sulla loro meta.
Adesso Blaine sembrava non darsi pace cercando di aprire il finestrino del treno, evidentemente inagibile.
«Tesoro, non è che potresti darmi una mano?»
«Blaine, quel finestrino è rotto, avanti, non lo aggiusterai mai», rispose alzando gli occhi dalla rivista e sbuffando leggermente.
L’altro non aggiunse niente, e solo dopo una nuova manciata di tentativi si sedette, rassegnato, a fianco del marito.
«Nervoso per il viaggio, eh?», fece Blaine, attribuendo al nervosismo la risposta fredda dell’altro, per poi baciarlo sotto il mento.
«Sì», mentì Kurt, mentre Blaine prese ad accarezzargli col pollice la fede nuziale.
 
Quinn sospirò, socchiudendo le palpebre, cercando di rilassarsi. Ancora non riusciva a capire cosa l’avesse spinta a prendere quella decisione, quasi senza un motivo apparente. Il giorno prima si trovava tra le braccia di Nick, e il giorno dopo se ne era andata dopo averlo lasciato, dicendogli che le dispiaceva e che lui non avrebbe mai saputo quanto, imbarcandosi poi su quell’aereo.
Ancora non capiva: perché tornare? Non c’era niente per lei, laggiù. Era ridicolo, e quasi le scappò un sorriso.
 
Si gettò sul sedile che contrassegnava il numero del biglietto, scocciato. Odiava i voli, il momento in cui la sua vita vacillava mentre l’aereo diceva addio alla pista, e le turbolenze improvvise. Odiava anche i passeggeri: era quasi impossibile non cercare di riconoscere qualche terrorista tra loro.
Odiava anche se stesso. Si era tagliato quella dannata cresta che tanto amava per tagliare i ponti, si era trasferito a Los Angeles per dimostare che non era mai stato un qualunque perdente di provincia, e adesso stava tornando senza un fottuto valido motivo.
«Vaffanculo», mormorò. 
Poi l'aereo prese a decollare.





-Okay, è la mia prima storia a capitoli, qua su Efp, e spero che il prologo vi sia piaciuto. Ancora si tratta evidentemente di un'introduzione, che ho cercato di rendere il più breve possibile. Cercherò di aggiornare presto per i capitoli veri e propri.
Se vi va e avete gradito, lasciate un commento:)!

A presto!

 
   
 
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