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Autore: SallyLannister    23/07/2014    2 recensioni
Carter era un uomo insensibile e a tratti crudele. Non si curava del prossimo nemmeno per attimo, quando però nella sua vita accadde l'impensabile. Diverse vicende si abbatterono su di lui, rendendo la sua vita diversa da come in realtà il giovane aveva sempre voluto.
Questa è la storia di tradimenti, inganni, menzogne, crimini e sì, anche d'amore.
___ Dal Testo ___
[...] Pianse in singhiozzi mentre il ragazzo la guardava senza la minima espressione sul volto. Aveva visto tante donne piangere, lei era una di loro, non aveva nulla di particolare.
Senza degnarla di uno sguardo la lasciò sul letto a piangere e infilandosi un paio di pantaloncini si diresse verso la finestra, arrampicandosi per ritrovarsi sulle scale antincendio del palazzo.
Dopo vari istanti i singhiozzi cessarono e la porta di casa sbatté.
Carter trasse un lungo e intenso sospiro, finalmente era finito tutto.
Genere: Drammatico, Erotico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
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CAPITOLO 2
 
 

Il sole era calato ed era ormai sera quando Carter uscì da lavoro. Solitamente chiudeva lui l’officina ma quella sera il suo pensiero era fisso a Kim. Cavolo lei lo aveva provocato tutto il giorno e lui non riusciva a pensare ad altro che mettere le mani sul suo corpo.
Non sapeva bene lei cosa si aspettasse da quell’uomo che era così bello d’aspetto ma così spento e morto dentro. Era proprio così che alcuni giorni si soffriva Carter, si sentiva così morto che si chiedeva spesso il motivo per cui respirasse ancora. In gioventù quando ancora si trovava a Mosca, aveva cercato di togliersi la vita. Era stato spregiudicato e perfino incosciente, si lanciava nelle commissioni che il capo gli proponeva senza alcun ritegno di pararsi il culo, così diceva lui.
I ricordi di quei giorni erano sempre così vividi nella sua mente, che spesso si alzava la mattina grondante di sudore e con il cuore che gli martellava nel petto. Pensava a tutte quelle volte che aveva messo la sua vita in pericolo e se ne era strafregato alla grande. Perché doveva provare gratitudine per la sua vita, quando nessuno l’aveva avuta. Non era destinato a nascere, visto che le sue origini erano ancora del tutto sconosciute, non aveva nemmeno mai provato cosa significasse avere qualcuno che c’era indipendentemente dalla situazione. Era solo e solo sarebbe morto.
Accantonando quei pensieri, Carter si consolava passando da una donna all’altra, raccogliendo innumerevoli fiori, senza badarsi di accorgersi di essere delicato e non strapparne le foglie. No, lui era particolarmente felice quando spezzava il cuore delle ragazze, poteva quasi sentirlo andare in frantumi ed era una cosa che gli piaceva moltissimo. Il perché di quel suo comportamento non sapeva in cosa fosse radicato, anche in quel centro di recupero in cui fu costretto ad andare, non trovò una soluzione per quel suo modo di fare. Era semplicemente irrecuperabile.
Nemmeno una donna era stata nel suo letto per più di una notte, nessuna aveva dormito con lui più del dovuto e nemmeno quest’ultime si erano accinte ad abbracciarlo. Si teneva a debita distanza, mettendosi di schiena in modo che nessuna potesse rifugiarsi fra le sue braccia. Sarebbe stato da sciocche, poiché la mattina le avrebbe allontanate come si fa con l’immondizia.
**
Aveva preso appuntamento con Kim vicino casa della ragazza, ma non così tanto da far credere al padre che lei si vedesse di nascosto con Carter, quest’ultimo era rimasto ancora scioccato per il comportamento avuto dalla ragazza che lui stesso considerava quasi una santa. Beh erano cose che valeva la pena scoprire.
Raggiunse il luogo dell’incontro, indossava la stessa canotta grigia del pomeriggio. I suoi capelli erano tirati indietro, mentre sulle braccia muscolose ancora vi erano segni di olio del motore, magari avrebbe approfittato dell’occasione per farsi una doccia con la ragazza.
Quando lei si presentò all’angolo della strada, il ragazzo si era appena acceso una sigaretta che aveva stretta fra il medio e l’indice, aspirando generose boccate di quella che ormai era la sua droga. Seppur in passato facesse uso di sostanze illegali, aveva completamente smesso una volta in cella. I primi periodi erano stati duri e Carter ancora ricordava con amarezza tutto quel tempo trascorso nella cella d’isolamento a fissare una parete grigia e una porta da cui nessuno sarebbe mai entrato. Pensava che sarebbe morto lì, o peggio, che sarebbe impazzito, ma il suo sragionamento arrivò in un momento in cui non ci sperava più...
«Ehi Carter. » Kim si era avvicinata all’uomo e gli aveva posto una mano sulla spalla. Il ragazzo preso alla sprovvista dai suoi pensieri scosse il capo per chiarirsi le idee e prima di rispondere al saluto, si concedette un attimo per ammirarla.
Era certamente bellissima; i capelli marroni corti spettinati sul viso, indossava una maglietta leggera color lavanda con una scollatura profonda di pizzo e dei jeans chiari e strappati sulle caviglie, classico abbigliamento di adolescente.
«Ciao bambolina. » La salutò lui alzando il sopracciglio, decisamente compiaciuto di ciò che stava osservando. Le diede velocemente una rapida occhiata, non riusciva a toglierle gli occhi di dosso. La ragazza sembrò apprezzare tanto che si avvicinò a lui con modo molto provocante.
«Allora dove vuoi portarmi? »
«A casa mia, ovviamente. Hai detto cosa volevi da me. » Ribatté lui a quella domanda. Non aveva di certo pensato che lui la portasse in giro. Non lo faceva MAI.
«Pensavo che prima… »
Prima che potesse terminare la frase, lui scoppiò a ridere, con quella sua risata rauca che partiva dal fondo della sua gola. Scosse più volte la testa, ridendo quasi dell’ingenuità di quella ragazza. Alzò lo sguardo e la guardò negli occhi.
«Bambolina, non ho intenzione di portarti da nessuna parte. Avevi detto che volevi UNA sola cosa, io ti accontento. Non si esce, non si va da nessuna parte. »
Kim dal suo canto non poteva desiderare di meglio. Carter era sempre stato la sua ossessione, dalla prima volta che lo aveva visto lavorare da suo padre. Era rimasta a osservarlo tutto il giorno con l’aria sognante e le erano accorse diverse settimane prima di prendere coraggio per dirgli anche solo ciao. Suo padre non l’avrebbe visto come una cosa positiva. Così a quelle parole si limitò a scrollare le spalle e acconsentire alla richiesta.


**
Quando la porta si aprì, fece un sinistro rumore cigolante, che avrebbe fatto invidia a qualsiasi film dell’orrore in commercio. La porta era sicuramente malandata e avrebbe dovuto cambiare i cardini, ma aveva troppo poco tempo per pensare a quello.
Con un gesto della mano, fece segno alla ragazza di precederlo all’ingresso della sua dimora che puzzava sempre di chiuso. Ogni oggetto o superficie erano in ordine, tutto tirato a lucido e non c’era ombra di confusione in casa.
«Sembri un maniaco dell’ordine. » Disse lei mentre contemplava la parte della casa che subito le saltava all’occhio una volta entrati in casa.
L’uomo chiuse la porta a chiave e la poggiò nel mobiletto all’entrata, togliendosi subito le scarpe.
«Lo sono. »
«Sei di poche parole? » Domandò lei e si strinse nelle spalle per via di un leggero venticello che le aveva appena solleticato la pelle e notò che proveniva dalla camera da letto.  Ancora affascinata da quella casa che era così piccola rispetto alle sue abitudini, si guardò intorno mentre lui la raggiunse velocemente.
«No. Non amo discutere tutto qui. » Si avvicinò lesto alla ragazza, poggiandole una mano sul fianco in modo da premere la sua schiena contro il proprio petto.
Con la punta delle dita le sfiorò il collo, facendolo piegare appena di lato in modo da potervi poggiare le labbra sopra. La pelle della ragazza s’illuminò di un colore violetto per via del neon che lampeggiava fuori la finestra che indicava il bar sotto casa.
Carter udì il respiro della ragazza farsi sempre più veloce e abbandonarsi alle sue leggere carezze. Quest’ultimo ne approfittò risalendo lungo il suo collo, questa volta con dei morsi finché arrivò al suo orecchio.
«Sei vergine? Mi piace farlo con le ragazze vergini. » Sussurrò lui all’orecchio della ragazza prima di morderle il lobo e l’altra mano frettolosamente andò a sbottonarle il bottone dei jeans in modo di abbassare appena la zip.
La ragazza a quella domanda scoppiò in una risatina scampanellante.
«Ormai non lo sono più da tempo. Mi dispiace deludere la tua aspettativa, dovrai accontentarti. »
A quelle parole si sottrasse per un attimo dal tocco dell’uomo che era già preso da quella situazione. L’occhio della ragazza andò a cadere proprio lì, sulla patta dei pantaloni di Carter dove si poteva notare un certo rigonfiamento.
«Come mai non fai mai conversazione? Sai, potremmo conoscerci e magari piacerti. »
«Mi piaci già. »
«Davvero? » Il tono della ragazza per un attimo assunse una tonalità meravigliata, mentre il suo cuore correva la maratona nel petto di lei. Forse quello era un sogno, era il destino che le stava dicendo qualcosa.
«Insomma, vedi! » Esclamò lui con una risata e s’indicò i pantaloni che erano sempre più gonfi al centro. Senza che potesse aggiungere altro, si avvicinò nuovamente a lei e cominciò ad alzarle la maglietta, lasciandola solo con il reggipetto e i jeans appena sbottonati. Finalmente egli poteva dare un valore alla sua immaginazione, svelando una parte che lui aveva sempre fantasticato.
«Non intendevo in quel senso, comunque. » Aggiunse Kim con l’aria offesa.
«Oh, se intendi quello sei fuoristrada bambolina. Io non m’innamoro se è questo ciò che vuoi. » A quella parola la sua faccia assunse un’aria schifata, come se sol quel pronunciare fosse per lui una vergogna.
«Sei mai stato innamorato? »
«No. »
«Allora come fai a saperlo? »
«Lo so e basta. »
«Ma… »
«Ascolta basta ok? Mi sono stufato di rispondere alle tue domande. » Tutte quelle domande lo avevano davvero infastidito tanto che scrollò le spalle e fece ricadere le braccia lungo il corpo, era rassegnato. Non avrebbe scopato con lei, né quella sera né mai. Sapeva già cosa lei volesse da lui. Voleva quelle storie d’amore che si leggevano nei libri e si vedevano nei film. Lui non era nulla di tutto quello, era lo stronzo di turno che faceva soffrire le donne e provava gusto nel farlo.
«Mi dispiace. »
«Mettiamo in chiaro queste cose. » Cominciò il ragazzo servendosi del Jack Daniel prelevato dallo stipetto in cucina. «Io non sarò il tuo ragazzo. Non ti vengo a prendere a scuola. Non ti mando messaggini e non ti faccio regali. Non mi presenti alle tue amiche e non farai nient’altro che la gente possa pensare che tu ed io stimo insieme. Sesso. Questa è la parola “chiave”, sesso. Tu ed io faremo sesso questa notte. Probabilmente domattina me ne andrò dal letto senza nemmeno che te ne accorga. Non posso evitarti perché lavoro per tuo padre, quindi devo vederti per forza. »
Quelle parole entrarono in profondità nella ragazza che sembrava aver compreso finalmente che tipo era Carter.  Non poteva aspettarsi un atteggiamento diverso, d’altronde cosa voleva di più? Aveva l’occasione di farsi possedere da quel ben di Dio ed essere sua per una notte, anche se Kim sapeva che non avrebbe resistito alla tentazione di riavere la ragazza.
Non rispose subito, rimase un attimo in silenzio per cercare le parole giuste da dire a quell’uomo che sembrava veramente un Dio, perfetto nella sua malvagità e interessante per i suoi modi burberi di fare. Non poteva negare che quell’atteggiamento la eccitava da matti. Così fece l’unica cosa che il ragazzo poteva veramente gradire. Cominciò a spogliarsi lasciandosi completamente nuda.
L’uomo posò i suoi occhi sul corpo perfetto della ragazza, un fisico candido che sembrava ancora immacolato. Due seni che entravano perfettamente nelle mani di Carter e lui moriva dalla voglia di costarlo. Sentiva i pantaloni farsi sempre più stretti e opprimenti che anch’egli si spogliò rivelando le nudità alla ragazza. Entrambi si guardarono a lungo, scrutando l’uno il corpo dell’altra, avendo così voglia di toccarsi che non riuscivano a far altro che guardarsi.
Il primo passo lo fece Kim, che si avvicinò a Carter poggiando una mano sul suo petto virile e lo spinse sul divano disponendosi cavalcioni su di lui. La ragazza ci sapeva fare, Carter doveva ammetterlo, conosceva come stuzzicarlo. Con dei movimenti lenti e sensuali stimolò la sua eccitazione, facendo in modo che egli già potesse pregustarsi il momento in cui l’avrebbe posseduta e sentito le sue urla riempire quel piccolo locale.
Si avvinghiò alla ragazza, passando un possente braccio intorno alla sua vita sottile e la sollevò appena dal proprio bacino, spingendolo poi in avanti e in un attimo fu completamente sua.

**


Il rumore della vita di strada svegliò Carter alle sette di mattina. Apri piano piano gli occhi, rendendosi conto che aveva dormito per terra con accanto alla ragazza ancora nuda. Quella notte si erano dati proprio da fare, non poteva negarlo; il divano, il tavolo, il davanzale, contro il muro, il bancone della cucina e perfino sul mobiletto della Tv. Aveva passato la notte di sesso migliore della sua vita.
Piano piano scivolò via della ragazza, poiché per qualche strana ragione ella si era addormentata sopra di lui e per tutta la notte erano stati a contatto. Ennesima cosa che lo urtava, ma ci passò su solo perché aveva fatto di tutto con il corpo di quella ragazza. Era meravigliato dal fatto che lei le sembrava così inesperta e invece sapeva più cose di Carter.
Ancora nudo, si diresse verso il bagno, per farsi una bella doccia e togliersi dalla pelle l’odore di quella ragazza. La sua faccia per essere post coito era davvero in ottimo stato, il suo viso era così riposato e soddisfatto come non lo era mai stato. Dopotutto quell’esperienza gli aveva sicuramente giovato.
L’acqua cominciò a scorrere all’interno del piano doccia, provocando quel rumore che era così rilassante. Non aspettò molto e s’infilò sotto il getto tiepido e chiuse gli occhi, dimenticandosi di ogni cosa.
Non pensò veramente a nulla, era facile per lui chiudere la mente e dimenticarsi di tutto il resto ma quel momento di pace e quiete durò veramente poco quando sentì il rumore della cabina doccia aprirsi, rivelando la ragazza nuda che si fece posto nella doccia con Carter.
«Cosa ci fai qui? » Stranamente la sua voce risultò divertita e non schifata, di ciò se ne meravigliò anche lui.
«Devo pur lavarmi anche io, no? » Disse lei in tono provocatorio, cominciando ad accarezzarsi con una mano le nudità, facendo scivolare in modo poco naturale la mano sui suoi seni prosperosi e massaggiarne uno.
Carter quella mattina non finì di stupirsi e si ritrovò di nuovo a sentirsi eccitato per quella donna. Si odiò per un momento, ma ciò che si disse a se stesso era che la “Carne è Carne” e poteva cedervi a qualsiasi istinto.
«Noto che ti sei svegliato Carter. » Sussurrò lei con malizia avvicinandosi all’uomo e passandogli distrattamente una mano sul basso ventre.
«Non faccio il bis questa è la regola. »
«Le regole servono per essere violate. » Continuò a sussurrare lei.
Lui non le prestò molta attenzione che in un attimo la spinse contro la parete della doccia. Dio se la voleva ancora. Lei gli rivolse uno sguardo di sfida e alzò la mano che aveva dietro la schiena, si portò alle labbra un qualcosa e Carter sorrisi fra sé e sé.
Kim strappò velocemente la bustina del preservativo ed ebbe appena il tempo di dire: «Io non sono come le altre. » Che un gemito le bloccò le parole in gola.
 


Ringrazio chiunque stia leggendo la mia storia. Se qualcuno vuole lasciarmi delle recensioni, sarei davvero grata. E’ una storia a cui tengo veramente tanto, visto che è nella mia testa da circa due anni e mezzo. In poche parole vorrei sapere se fa schifo. xD Cerco di aggiornarla il più presto possibile! Grazie ancora chiunque legga! ^^

Baci. - Sally
   
 
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