Dicevamo?
Ah
sì, che il bello successe FUORI
dall’ambiente scolastico.
Dopo
la
delusione sentimentale avuta da Kekko,
decisi di chiudere i cancelli e non intrecciare altre relazioni. Avevo
solo
quattordici anni, erano altre le cose su cui concentrarmi.
Iniziai
a
frequentare il PalaSport: è una struttura adibita a
“palestra”, in teoria
attrezzata fin nei minimi dettagli per consentire ai ragazzi che lo
desiderano
di praticare lo sport che preferiscono, senza dover sborsare un soldo.-
Ovviamente il servizio è rivolto solo a chi frequenta la
scuola, perché nelle
ore di Educazione Motoria veniva usato come palestra (in quanto la mia
scuola
all’epoca non ne possedeva una…)-
In
pratica è
solo un enorme palazzone che all’interno ospita un grande
campo che viene usato
per giocare a Calcio. Possiede una rete da pallavolo, che a
volte viene
usata per le partite di tennis o i tornei di badminton. Alle pareti ci
sono due
sbarre per fare gli allenamenti di ginnastica, alcuni materassoni
vari… ah, è
anche dotato di un tavolo da ping-pong.
Nel
suo
complesso non è male, il problema è che sta
cadendo a pezzi praticamente da
sempre, e nessuno ha mai pensato a ristrutturarlo. Sarebbe ora: i bagni
e gli
spogliatoi sono in condizioni pietose, e tecnicamente si tiene in piedi
con lo
sputo.
Comunque.
Andavo lì tre volte a settimana, in compagnia di Peppa
.
Peppa
andava
pazza per la pallavolo. Era anche brava, mi ricordo, ma se la tirava
troppo.
Andava a raccontare agli altri che lei faceva “pallavolo
sì, ma in privato”
sottolineando la parola privato (non ho capito, se
paghi per fare sport
vuol dire che sei più brava o semplicemente ti fa
più cool? O più idiota?
Oppure “IN PRIVATO” vuol dire che nessuno deve
saperlo? Allora di’ che fai
PALLAVOLO TOP-SECRET
).
Anche
io ero
bravina a pallavolo, ma cercavo di svignarmela e trovavo
qualcos’altro da fare
quando i prof ci mettevano sotto allenamento. Non
perché non mi piacesse,
sia chiaro, ma perché c’erano alcuni ragazzi del
quinto che mi avevano preso di
mira. Ovviamente da chi mi erano stati aizzati contro? Da quella bella
personcina che è il mio adorato cuginetto, Simo.
Loro
erano
amici strettissimi di mio cugino, in quanto giocavano a calcetto
insieme.
Chissà quali cose ridicole aveva raccontato loro…
misteriosamente, ogni volta
che giocavo a pallavolo, il loro pallone finiva nella mia traiettoria:
miravano
alla mia testa, o ai miei occhiali.
Francamente
non mi sarebbe dispiaciuto farmi rompere gli occhiali da loro,
così avrei avuto
una scusa in più per rompere i loro culi pelosi, e magari
farmi pagare dai loro
genitori un nuovo paio di occhiali.
Il
problema
è che non potevo rischiare di sputare fuori il cervello ogni
santa volta per
colpa delle loro pallonate. Potentissime tra l’altro e, altra
curiosità,
magicamente i professori incaricati di sorvegliarci diventavano cechi,
sordi e
anche muti ogni qualvolta che questi “geni”
tentavano di spiattellarmi contro
un muro con il loro pallone.
Così
per un
po’di tempo abbandonai Peppa
agli
allenamenti di pallavolo, mentre io giocavo a badminton. Scoprii con
piacere *leggi:
ribrezzo* che un’altra mia cara
conoscenza giocava a badminton: RoMa.
Almeno
al
liceo ero stata risparmiata dalla tortura di ritrovarmela in classe.
E
poi, che
ve lo dico a fare: lei era sempre e comunque la più brava:
era una cosa sola
con la racchetta, non mancava mai una palla, e ogni volta che segnava
un punto
faceva uno di quei sorrisetti odiosi come per dire: “Oh
che culo ho vinto
ancora ma sono troppo umile e modesta per esultare quindi mi trattengo”.
Anche
io mi
dovevo trattenere. Dalla voglia di prenderla a
racchettate sulle gengive.
Io
giuro...
non so come rendervi meglio l’idea della sua antipatia. Ecco,
è una di quelle
classiche persone che anche dopo tre ore di duro allenamento sotto il
sole
rovente non mostra il minimo segno di sudore e ha i capelli
perfettamente in
ordine. Mentre io somigliavo a un mocio vileda, in confronto.
Bene,ora
odiatela!
Eh-eh…
All’inizio
pensai di non essere portata affatto per quel tipo di sport: proprio
non
riuscivo a prendere quel volano, niente, io cercavo di calcolare le
distanze e
dirigere al meglio la mia racchetta, ma quella SWISSSSSSS e
andava
da tutt’altra parte.
Non
avevo
visto nessuno fare così pena a badminton. Quasi quasi
rimpiangevo le pallonate
in testa. Inoltre dovevo sopportare le occhiate di scherno da parte di RoMa…
ero
sul
punto di mollare tutto e non mettere mai più piede al
PalaSport, quando, con
un’impennata di orgoglio, decisi che avrei resistito. Se
avessi sventolato
bandiera bianca, avrei solo dato una soddisfazione a quelli che mi
credevano
una povera stupida, goffa e incapace.
Così
iniziai
ad impegnarmi ancora di più. Andavo anche cinque volte a
settimana ad
allenarmi, rimanevo sempre un’ora in
più… Avevo così tanta voglia di
dimostrare
a me stessa e agli altri che valevo qualcosa, che presi ad allenarmi
facendomi
tenere fermo un braccio dietro la schiena. Non scherzo. Mi
allenavo usando
il destro e mi facevo tenere da Peppa
il sinistro dietro la schiena; e viceversa. Lei correva il rischio di
ricevere
una racchettata in fronte, ma non fa nulla.
Finché
diventai VERAMENTE brava. Tanto che, un giorno, presi coraggio e chiesi
a RoMa
se le andasse una sfida. Le feci quella
richiesta perché così, forse, gli altri avrebbero
visto quanto fossi migliorata
e mi avrebbero guardata con occhi diversi.
Lei
mi
lanciò un’occhiata dall’alto in basso
prima di accettare. Poi aggiunse che
avremmo fatto meglio a giocare a squadre: due contro due.
Nessun
problema. Convinsi Peppa a giocare nella mia squadra, anche se non era
il
massimo, ma non importava. Avevo un’adrenalina che non potete
immaginare…
Miss
Perfezione prese con sé un secchioncino al quarto anno di
Liceo Classico, un
fighetto figlio di papà che giocava a Tennis.
Dalle
loro
facce capii che erano convintissimi di avere la vittoria in pugno.
All’inizio
non successe nulla di eclatante, loro segnarono tre punti nei primi
dieci
minuti e io e Peppa
giocammo in
maniera discreta. Poi segnai il primo punto. E un altro. E un altro
ancora. E
ancora ancora e ancora...dopo il sesto punto consecutivo
diventò una sfida
personale tra me e quella vipera.
Ricordo
che
tutti ci guardavano, come se non ci fosse nessun altro in quel
palazzetto.
Nessuno osava aprire bocca, seguivano le nostre mosse, come se le
racchette in
realtà fossero spade,e noi due gladiatori che si sfidavano
all'ultimo sangue.
Dopo
non so
quanto tempo, guardai RoMa
negli occhi.
Lei che per tanto tempo era stata la regina indiscussa di TUTTO, veniva
umiliata da una pivella come la sottoscritta.
Finalmente
ero riuscita a farla sudare!! Vaffanculo!!!
-Basta
così,
sì?- le chiesi, candidamente.
La
vidi
stringere gli occhi, come se l’avessi offesa a morte. Si
limitò a scrollare le
spalle e commentò:
-Per
oggi
può bastare, sono stanca e ho un mucchio di cose da
studiare…
Muhahahahahhahaah
sì, raccontalo a qualcun altro. Io avevo vinto, lei aveva
perso. Ero
riuscita a dimostrare che nessuno, neanche lei, è
perfetto.
TA-DAAAAAAAAAAAAAAAAN!
IT’S KARMA, BITCH!
Da
quel
giorno continuai a giocare a badminton, lei invece non venne
più neanche al
PalaSport.
Forse
sta
ancora studiando, chissà.