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Autore: MartynaQuodScripsiScripsi    23/07/2014    3 recensioni
[I Dalton]
Al penitenziario arriva una giovane detenuta che i Dalton prendono sotto la loro protezione, magari anche perché cercano nuove idee per evadere.
Tra un tentativo di evasione e un altro nascerà una solida amicizia che si trasformerà in qualcosa in più...in mezzo a pazzie di ogni genere per evadere da quel benedetto penitenziario!
Genere: Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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IL BOSS DELLE TORTE-parte 1



 

Nel penitenziario regnava il caos completo.
Infatti, i detenuti avevano organizzato una manifestazione piuttosto esagerata contro il fatto che alla fine dei pasti non fosse servito il dolce.
Durante la settimana precedente avevano preparato dei cartelli con su scritte frasi tipo “NO ALLA DIETA”, “IL DOLCE È UN DIRITTO”, “DOLCE LA MIA VITA”…
E dopo colazione, la manifestazione era iniziata. Si erano alzati, avevano preso i loro cartelli, erano usciti sul piazzale e avevano iniziato a marciare, urlare slogan, sbattere coperchi di pentole e lanciare pezzi di cibo che avevano messo appositamente da parte durante la settimana, così che il penitenziario ora sembrava un porcile.
Erano passate due ore e i detenuti non accennavano a smettere di manifestare.
Il direttore, la signorina Betty e le due guardie si erano rifugiati nell’ufficio di Peabody cercando un modo per risolvere la questione.
“Potremo semplicemente accontentarli!” dichiarò Betty risoluta.
“Ma sarebbe un’enorme spesa per il penitenziario! La legge dice che non possiamo spendere più di un tot…” obiettò Peabody.
“Forse, se arrivassimo a un compromesso…Per esempio, dare il dolce il lunedì e il giovedì” propose Pitt.
“O nei giorni dispari!” soggiunse Emett.
“Sarebbe comunque una spesa superflua in più” insistette il direttore.
“È impossibile trovare una soluzione soddisfacente se parliamo solo fra noi! Io dico di ascoltare le ragioni di un manifestante e metterci d’accordo!” ribatté Betty.
La proposta venne accettata e Peabody aprì la finestra.
“Ehi, signori detenuti!” gridò.
A poco a poco il caos cessò e tutti si voltarono verso di lui.
“Abbiamo deciso di parlare con uno di voi per ascoltare le sue ragioni e accordarci per il dolce a fine pasto.” spiegò.
Urli di evviva e applausi seguirono queste parole.
Tornato il silenzio, Peabody continuò:
“Chi vuole venire?”
Nessuno si offrì volontario, anzi, tutti fecero un passo indietro.
Ma nel gruppo che si formò non c’era abbastanza spazio per tutti e qualcuno, per ragioni di comodità degli altri, venne buttato fuori a caso.
Quel qualcuno era Nicole.
Che, in circostanze normali, non si sarebbe presentata per tutto l’oro del mondo.
(Ripensandoci, per tutto l’oro del mondo ci avrebbe fatto un pensierino.)
“Splendido!” trillò Betty. “Signorina Nicole, venga in direzione, per favore.”
Nicole si girò a guardare tutti gli altri con un’espressione della serie “perché? Perché avete buttato fuori me?”, alla quale i fratelli Dalton risposero con una faccia che diceva “non è colpa nostra”.
Con un sospiro, si avviò verso la direzione.

Non era una bella sensazione essere seduta su una sedia scomoda con quattro paia di occhi addosso che pretendevano risposte. A Nicole ricordava tanto l’interrogatorio che aveva subìto dopo il suo furto, con la sola differenza che adesso non stava piangendo a dirotto.
Ma rimaneva comunque un momento di tensione.
“Smettila di fare la scema!” pensò, risoluta. “Per lo meno qui sono gentili!”
Peabody si schiarì la voce.
“Dunque, signorina, come sa l’abbiamo convocata perché ci chiarisca tutta questa protesta del dolce dopo i pasti.”
Nicole arrossì lievemente. Non sapeva cosa rispondere.
Poi si ricordò del discorso che Averell (tanto per la cronaca, era stato lui ad aizzare il resto dei carcerati) aveva fatto all’inizio dei preparativi.
Glielo spiattellò tutto, aggiungendo anche delle motivazioni personali. Poi ci prese gusto e li informò anche che i detenuti avevano sempre fame, che non potevano picconare bene, diede una spiegazione sugli spaventosi danni che la malnutrizione può causare e confidò che pensava che i Dalton cercassero sempre di evadere perché la loro mamma gli cucinava i dolci e il penitenziario no.
Forse fu quest’ultimo punto a convincere il direttore.
“Va bene, hai dato una spiegazione esaustiva e completa, puoi andare!” disse.
Nicole non si fece pregare e tornò in fretta al piazzale, dove i detenuti la accerchiarono sommergendola di domande.
“Li hai convinti?”
“Che hanno detto?”
“Ci daranno il dolce?”
“Vuoi un chewingum?”
“E lasciatela quietare! Ci mancate solo voi!” intervenne Joe trascinandola via.
“Ma io veramente…volevo il chewingum” balbettò lei.
Joe non la ascoltò e la portò dagli altri fratelli Dalton.
“Cosa gli hai detto?” domandò Jack.
Nicole riferì tutto la spiegazione, sottolineando che aveva riferito fedelmente tutto il discorso di Averell. E forse servì anche a qualcosa, dato che il suddetto si gonfiò di orgoglio.
“Non so se li ho convinti, però.” concluse, un po’ preoccupata di non esserci riuscita.
“Staremo a vedere” rispose William rivolgendo lo sguardo alla finestra della direzione, dove al momento il personale del penitenziario stava discutendo sulla faccenda.

La mattina seguente, mentre tutti i detenuti spaccavano le pietre, il cuoco del penitenziario uscì dalla mensa sbattendo la porta.
Non indossava più il grembiule e il cappello da cuoco, reggeva una valigetta sudicia e aveva un’espressione talmente infuriata che sembrava che una macchina fosse passata su una pozzanghera vicino a lui schizzandolo dalla testa ai piedi.
“Che ti succede?” gli domandò qualcuno.
“Che mi succede? Sono stato licenziato in tronco, ecco cosa succede!” gridò il cuoco, furente.
“Eh, mi dispiace, ma sai, c’è crisi…” commentò beffarda Nicole, che passava di lì con un enorme cesto di biancheria in mano. Il cuoco (o meglio, l’ex-cuoco) la aveva sempre trattata come uno straccio vecchio senza motivo, ed era rimasta così sollevata per il fatto che se ne andasse che il suo piccolo coraggio si era temporaneamente ingigantito.
Perché si pentì subito di aver detto quella cattiveria..
L’ex-cuoco la guardò con due occhi talmente taglienti che lei si sentì abbastanza punita, e si affrettò a defilarsi.
Mormorando cose che per ragioni di educazione non riporterò,  l’ex-cuoco uscì dal penitenziario e partì.
“La piccola Nicole sta diventando coraggiosa” pigolò Averell con gli occhi lucidi. “Ha preso in giro quel gigante del cuoco…”
“Ma che ti prende?” lo rimbeccò Joe infastidito.
“Smettetela di litigare, abbiamo un problema GROSSO adesso!” esclamò Jack.
“Il cuoco è stato licenziato, e adesso chi ci preparerà da mangiare?”
“È vero! Ma che gli è saltato in mente al signor Peabody, di liquidare l’unico qui che sapeva cucinare!” urlò William disperato.
“Dobbiamo andargli a parlare!” esordì Averell, con l’aria di un gran condottiero.
“Ehi! Chi comanda sono io, capito?!” strillò Joe facendo per assestargli una sberla.
L’urlo di qualcuno da dietro li fece sobbalzare.
“FERMO!!!”
“Che dia…” gemette Joe, ma una specie di turbine giallo e nero lo scaraventò a terra e rotolarono nella polvere.
La prima cosa che Joe vide furono i grandi occhi color cioccolata di Nicole.
Lei si mise a sedere di scatto, sporca di polvere e stravolta, e disse, con voce tremante:
“Non ci provare.”
“A fare che?” si informò Joe, frastornato.
“A picchiare Averell.” rispose Nicole, che non si capacitava di quello che aveva fatto.
Joe rimase attonito. Jack e William si misero a sghignazzare tirandosi delle gomitate e Averell si mise a saltellare felice.
Non era mai capitato che qualcuno lo difendesse.
“EHI!” esclamò una voce piuttosto irritata.
I fratelli e Nicole si girarono e videro Ming Li Fu che, sdegnato, iniziò a dire, indicando la ragazza:
“Cosa tu fale? Tu dovele lavolale! Tu avele fatto cadele tutti i vestiti!”
Nicole arrossì e cominciò a raccogliere tutta la roba.
I Dalton rimasero a guardarla per un paio di minuti, finché William non si accorse che il loro bisogno di mangiare era appena stato privato di colui che forniva il cibo e che volevano andare a parlare col direttore.
Salutarono Nicole e si avviarono alla direzione.

Peabody era immerso nella lettura del giornale quando sentì bussare.
“Avanti!” disse.
La porta si aprì rivelando quattro facce identiche accigliate.
“Ah, fratelli Dalton! Qual buon vento?” esclamò il direttore, posando il giornale sulla scrivania.
“Qual CATTIVO vento, vorrà dire!” puntualizzò Joe.
“Lei, signor direttore, ha osato licenziare il cuoco! L’unico nel penitenziario che sapesse cucinare! Ma si rende conto che ha condannato i detenuti a morire di fame?”
Il direttore apparve per un attimo sorpreso, poi sorrise enigmatico.
“Tranquillo, ho già assunto un sostituto. Dovrebbe arrivare tra qualche ora.” spiegò.
“Speriamo sia più bravo” sussurrò William a Jack.

Verso le undici, una diligenza entrò nel penitenziario.
“Un nuovo detenuto?” domandò qualcuno ad alta voce.
“Accipicchia, la criminalità sta salendo!” commentò un altro.
Tutti si avvicinarono alla diligenza, dalla quale scese un tipo basso e grassottello che si guardò intorno con aria intimidita.
Il direttore Peabody gli si avvicinò e lo presentò.
“Signori detenuti, questo è Buddy Valastronson, il nuovo cuoco del penitenziario.”
Alla parola cuoco, un applauso suonò per il signor Buddy, che si sorrise timidamente.
Il direttore lo accompagnò in cucina, mentre i detenuti tornavano al lavoro.

A mezzogiorno, iniziò la pausa pranzo e i detenuti si avviarono in mensa più incuriositi del solito.
I Dalton e Nicole presero posto al loro solito tavolo, lanciando occhiate alla cucina.
“Dite che questo nuovo cuoco sarà bravo?” domandò sottovoce Averell.
“Io spero che sia meglio di quello precedente, che mi trattava come uno straccio bagnato” sussurrò Nicole, rabbrividendo.
A un certo punto venne servito il primo.
Tutti i detenuti si sporsero per vedere cosa ci fosse nei piatti…e rimasero sbalorditi.
Spaghetti al ragù!
“Il cuoco di prima non sapeva neanche cosa fossero!” esclamò Nicole, impaziente di mangiarli.
Presto tutta la mensa si riempì di schiamazzi e di schizzi di ragù e spaghetti per terra, a causa della troppa foga con cui i detenuti li mangiavano.
Non c’era dubbio, Buddy conosceva il suo mestiere.
Dopo la frutta (una macedonia) i detenuti iniziarono ad alzarsi, perché credevano che l’ora di pranzo fosse finita.
Ma la signorina Betty li fermò.
“Ehi, signori detenuti, non ve ne andate! C’è una sorpresa!”
Dalla cucina, arrivò Buddy che spingeva un carrellino con sopra una enorme torta al cioccolato.
I detenuti impazzirono letteralmente, si accalcarono davanti al carrellino per essere i primi ad avere una fetta di quella torta.
Finalmente il dolce!
“Calmatevi, ce n’è per tutti!” gridava la signorina Betty, cercando di ristabilire l’ordine.
Nicole stava per essere schiacciata tra la calca, quando qualcuno le diede un colpetto sulla schiena.
Era Averell.
“Ce l’hai fatta, Nicole!” gridò contento.
“…A fare che?” domandò lei confusa.
“A convincere il direttore a dare il dolce!” le ricordò Averell, sempre più contento.
“Ah…”
Un lieve sorriso si dipinse sul viso di Nicole.
Ma poi un tizio che pesava almeno 100 chili cadde urlando all’indietro e li separò.

Ben presto Joe si rese conto che il nuovo cuoco era una forza della natura.
Non solo cucinava benissimo, ma era anche capace di fare dei dolci straordinari.
Una volta lo aveva spiato dalla finestra della cucina, e si era accorto con immensa sorpresa che qua e là c’erano delle torte a forma di lampadario, gabinetto (con tanto di sciacquone funzionante) lavandino e divano!
E stava dando gli ultimi ritocchi a una torta a forma di vestito da donna!
Improvvisamente, gli venne un’idea per evadere.

“Ho un piano!” annunciò quella sera nella cella ai suoi fratelli e a Nicole.
“Oggi ho notato che il cuoco sa fare delle torte straordinarie!”
“Te ne sei accorto adesso?! È da due giorni che cucina lui!” lo interruppe Jack, stupito.
“Ma non nel senso che sono buone! L’ho spiato dalla finestra della cucina e ho visto delle torte a forma di gabinetto, lavandino, divano e…cos’era…lampara?” precisò Joe.
Gli altri fecero una faccia della serie “vai da uno bravo”.
“Vi giuro che è così! Date un’occhiata voi stessi!” insistette Joe.
Poco convinti, i restanti fratelli e Nicole uscirono dalla cella, per poi ritornare poco dopo basiti.
“Avevi ragione” concluse William.
“Che vi dicevo?” commentò Joe. “Comunque, il mio piano è questo: chiederemo al cuoco di fare una torta a forma di aereo, così ci saliremo, voleremo sopra il muro e saremo liberi!”
“È il piano più improbabile che abbia mai sentito!” esclamò Nicole, per poi contraddirsi subito dopo. Sfido, sono 5 capitoli che provano a evadere con metodi improbabili!!!
Infine, il piano venne approvato.
Il giorno dopo, nella pausa dopo pranzo, il gruppo si recò in cucina a parlare con Buddy.
Il cuoco stava lavorando a una delle sue creazioni (una Torre Eiffel alta tre metri) quando si vide arrivare i più brutti ceffi che avesse mai visto.
“Oh, signori! A cosa devo questa vostra…ehm…visita?” domandò teso.
Joe si fece avanti con un sorriso cordiale per lui e malefico per il cuoco.
“Innanzitutto, volevamo complimentarci: lei cucina veramente benissimo.”
“Grazie…” farfugliò Buddy.
“E, seconda cosa: sappiamo che lei fa delle torte molto speciali. Potrebbe farne una a forma di aereo abbastanza grande da contenerci?” chiese Joe.
“Beh, ecco…credo di sì” rispose il cuoco, pensando che Nicole aveva proprio una faccia da tagliagole.
“Perfetto” sentenziò Joe. “Ci chiami quando ha finito, va bene? Chieda dei fratelli Dalton e della signorina Nicole. A dopo!”
E il gruppo batté in ritirata.
Buddy si mise subito al lavoro, del resto non voleva essere gambizzato da dei pericolosissimi criminali.
“Credete che ce la farà?” domandò William.
“Se non vola, possiamo sempre mangiarcelo” propose Averell, che in un angolino sperava che non funzionasse solo per divorare la torta.

Chiedo scusa per la pessima storpiatura del nome, “Buddy Valastronson” è davvero orrendo.
Siccome questo capitolo stava andando per le lunghe, ho deciso di dividerlo in due parti.

Esito dell’esame? Promossa!
Grazie a tutti quelli che mi seguono.

  
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