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Autore: 365feelings    23/07/2014    4 recensioni
Raccolta di vario genere e vari personaggi; molte percabeth e jasiper perché canon is the way. E anche tante solangelo. Headcanons come se non ci fosse un domani, non posso assicurare che siano sempre fluff. Qualche AU (ok, tante AU) e future!fic.
30. Non c'è fama più grande (Ares/Afrodite)
«Era una semidea» la corregge «Ha dimostrato la sua aretè e ora la sua timè è salva, è scesa nell’Ade serena. Ci saranno altri eroi e conosceranno la sua storia, non c’è fama più grande».
La dea svuota il suo calice. Sa che Ares ha ragione e sa anche di essere una madre distratta e poco presente, ma per Silena (per tutte le sue figlie) ha sempre desiderato di meglio che la morte in battaglia. Una vita lunga, per quanto lunga possa essere quella di un mortale, e felice, sicura. Non è quello che vogliono tutte le madri, che voleva anche Teti?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Jason/Piper, Leo Valdez, Nico di Angelo, Percy/Annabeth, Will Solace
Note: AU, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Autrice: kuma_cla
Titolo: Dieci cose che nessuno sa su Clarisse La Rue
Personaggi: Clarisse La Rue
Rating: verde
Genere: angst, fluff, introspettivo
Avvertimenti: het, headcanons
Note: urgono chiarimenti, lo so. È che Clarisse a me piace un sacco (e me la immagino pure più bella di come Riordan l'ha descritta). Le dieci cose sono ovviamente inventate da me. Mi piace pensare che Jaqueline (Jack) La Rue sia una detective della omicidi che incoraggiava la figlia nell'utilizzo delle armi. Che Clarisse abbia fatto un ingresso trionfale al Campo, ma che poi abbia avuto gli incubi e che per i primi tempi le cose non siano state facili per lei; ma non si è arresa e ha fatto il culo a tutti, as usual. Che Leonida sia il suo eroe preferito sebbene non sia stato un semidio. Il rapporto Clarisse-Silena è improntato su quello Achille-Patrocolo, ma ho voluto ancora una volta ficcarci dentro Lacedemone e il fatto che alla fine Silena sia stata la più la valorosa. Spero di non aver reso Clarisse OOC, ma lei è una persona che tiene ai suoi compagni, al Campo, quindi la sua paura più grande è che qualcuno possa morire. E in ogni caso se sono andatA OOC per una volta non me ne frega assolutamente niente, oh là. Mi piace anche pensare che Frank diventi il suo fratellastro preferito. E poi c'è la cosa di Tristan McLean: mi pareva divertente.
La storia è stata scritta per il contest Choose your cabin, anche se dubito che verrà portato a termine dato che il giudice è scomparso; io pubblico lo stesso. --> Terza classificata; grazie a DarkElf13 per aver sostituito la giudice dispersa.
Se volete fare qualche chiacchiera, proporre prompt o anche solo vedere con quanto amore rebloggo post su PercY Jackson e compagni, qui c'è il mio tumblr <3






 
Dieci cose che nessuno sa su Clarisse La Rue





1. Il coltello che porta alla caviglia è stato un regalo di sua madre.
Per il suo sesto compleanno il detective della omicidi Jack La Rue le aveva regalato una lista di buoni consigli e un coltello scelto insieme il giorno prima durante la pausa pranzo. Il venditore era rimasto perplesso quando le aveva viste entrare nel suo negozio e acquistare un coltello a lama fissa, ma loro non se ne erano preoccupate. La mattina dopo Clarisse lo aveva estratto dalla custodia come le bambine della sua età avrebbero preso una Barbie e aveva iniziato ad esercitarsi con costanza e impegno, consapevole che se si sarebbe dimostrata abbastanza capace e responsabile prima o poi avrebbe ricevuto in dono un coltello a farfalla. Jack infatti riteneva che a dieci anni una bambina dovesse essere almeno in grado di usare senza pericolo un balisong e Clarisse era intenzionata a possederne uno ben prima di quell'età.

2. A Phoneix ha visto suo padre per la prima volta.
Aveva sette anni e stava aspettando sua madre dopo l'allenamento di judo. Qualche tempo prima Jack era tornata a casa con gli opuscoli di diverse attività, dalle arti marziali alla pallacanestro femminile e le aveva detto di scegliere quella che preferiva. All'incrocio davanti la palestra si era fermata una possente moto di un bel nero lucente. In sella c'erano due persone, entrambe senza casco e incuranti di questo, come se nulla potesse loro capitare. Lei era la donna più bella che avesse mai visto. L'uomo, invece, le faceva paura. Prima che il semaforo fosse tornato verde, le era sembrato di sentire la donna dire «È te in miniatura», ma questo non era servito ad addolcirgli i lineamenti, se possibile, anzi, era diventato ancora più cupo; poi i due erano ripartiti con una poderosa accelerata e di quel fugace incontro a Clarisse non erano rimaste che due cose: il desiderio di avere una moto ed una istintiva paura nei confronti di quello che poi avrebbe scoperto essere suo padre.

3. La notte dopo aver affrontato il suo primo mostro ha avuto gli incubi.
Era arrivata al Campo Mezzosangue un pomeriggio di maggio ed era stata accolta con sguardi di ammirazione: a otto anni aveva già ucciso il suo primo mostro. Il coach Hedge raccontava a chiunque lo stesse ad ascoltare di come lui e la sua protetta avevano affrontato la Chimera e ne erano usciti vittoriosi. Clarisse si era sentita potente, invincibile, era una semidea, era la figlia del dio della guerra; ma la notte non era riuscita a dormire. Nei suoi sogni il mostro era vivo e affondava ripetutamente le zanne nella sua carne, strappandone grossi e sanguinolenti brandelli. Clarisse si era svegliata madida di sudore e nel buio della sua Cabina si era asciugata rapidamente le lacrime che bruciavano come una vergogna sulle sue guance. 

4. I primi tempi nella Cabina 5 non sono stati né facili né felici.
Era l'ultima arrivata ed era una femmina: i suoi fratelli, tutti più grandi, più forti e più cattivi, non erano impressionati dalla sua abilità con i coltelli né dalla Chimera che aveva sconfitto raggiungendo il Campo. Clarisse, abituata a piegare gli altri al suo volere, si era ritrovata a mangiare la polvere. Gli allenamenti a cui aveva pensato con entusiasmo si erano presto trasformati in un incubo di vesciche, sangue e sudore. Per quanto si sforzasse, i suoi fratelli continuavano a trattarla come se non fosse una di loro e la utilizzavano come bersaglio durante gli addestramenti.

5. Ma non si è arresa ed è diventata la migliore per impressionare i suoi fratelli e suo padre.
Avevano un motto lei e sua madre: i tempi duri passano, i duri no. Clarisse aveva fatto appello a tutte le sue energie, a tutta la sua forza di volontà e aveva continuato ad allenarsi giorno dopo giorno, settimana dopo settimana concentrandosi solo sull'arte della guerra: tutto il resto era superfluo, una distrazione e non le riguardava. Durante gli addestramenti continuavano ad atterrarla come se lei nemmeno opponesse resistenza e nell'arena ne riceveva almeno quanto ne dava. Ma lei era una dura e i duri resistono e vincono. Forte di questo Clarisse si era rialzata ogni volta e ogni volta aveva colpito con maggior impeto. Alla fine era diventata il guerriero più forte che il Campo potesse offrire e i suoi stessi fratelli avevano iniziato a guardarla con timore. Si era impegnata così tanto per dimostrare ad Ares e alla sua discendenza quanto valesse la figlia del dio della guerra, ma alla fine ad impressionarsi era stata lei stessa — era divenuta invincibile.

6. Ha tinto di rosso la sua armatura come gli Spartani tingevano di rosso i loro mantelli.
Non aveva pensato al sangue, quando aveva l'aveva dipinta, ma al cremisi degli Spartani, al mantello di Leonida e dei suoi Trecento intrepidi soldati che con lui erano caduti alle Termopili. Voleva essere coraggiosa come loro ed essere ricordata in eterno, entrare nelle pagine della storia — quale figlio di Ares non avrebbe voluto essere come re Leonida? Sparta era il mito di tutti loro, un modello da seguire, un'ispirazione e Clarisse desiderava più di ogni altra cosa essere un eroe, che un giorno guardassero a lei quale esempio di virtù guerriera. Credeva le avrebbe dato un'enorme soddisfazione, ma una volta ucciso il drago, una volta che il suo valore era stato riconosciuto da suo padre di fronte a tutti gli dei, Clarisse si era sentita vuota e sola. Non era lei l'eroe, non era lei a meritare la gloria. Era Silena, la bella e dolce Silena che non amava la guerra, ma che non aveva esitato a scendere in battaglia e che ora era morta. Alla fine, era stata una figlia di Afrodite ad essere degna di Leonida e dei suoi Trecento.

7. Non ha mai smesso di avere paura.
Quando era piccola Clarisse era sicura che nell'armadio ci fosse un mostro e ogni sera si addormentava fissando le ante come se potessero spalancarsi da un momento all'altro. C'erano volute settimane perché si decidesse a dirlo a sua madre e Jack La Rue si era limitata a metterle un coltello sul comodino, ma era servito e non aveva più avuto paura, ameno per un po'. A otto anni aveva scoperto che suo padre era un dio e i mostri esistevano davvero; la prima notte al Campo aveva avuto gli incubi e avrebbe continuato ad averli se Chirone non l'avesse istruita alla phobologia, antica disciplina praticata a Sparta. Crescendo aveva imparato a mostrarsi impavida; era forte Clarisse, era feroce, era invincibile ed era maestra nell'esercitare l'aphobia. Ma poi Chris si schierato contro il Campo e lo aveva odiato per questo; poco dopo però lo aveva ritrovato nel Labirinto ed era stato terribile — aveva temuto di perderlo, come poi avrebbe perso Silena. La paura, la sua paura più grande, era ritornata con Gea, ma forse non se n'era mai andata: quella di non riuscire a proteggere il Campo, la paura che qualcun altro morisse.

8. Ha un debole per Tristan McLean.
Aveva visto più volte tutti suoi film e in alcune occasioni si era anche azzardata a cercarlo su Google. E sebbene sospettasse che almeno due persone (Silena e Chris) ne fossero a conoscenza, nemmeno sotto tortura avrebbe mai ammesso di essere una fan di Tristan McLean.

9. Ritiene che in fondo i figli di Marte non siano male.
La prima volta che aveva visto Frank Zhang era rimasta delusa — era davvero quello il tanto acclamato figlio di Marte, uno degli eroi che li aveva salvati da Gea? Troppo mite e cordiale per i suoi gusti, non sembrava un valoroso guerriero e soprattutto non incuteva paura, probabilmente sarebbe stata in grado di batterlo in pochi minuti nell'arena, tanto più che era un formidabile arciere — quale figlio di Ares preferisce l'arco alla spada? La prima impressione aveva faticato ad andarsene ed era servito del tempo prima che Clarisse iniziasse a considerarlo un suo pari, ma alla fine era giunta alla conclusione che Frank Zhang non fosse poi così male; era simpatico e ci sapeva fare anche con la spada. Questa era una delle cose che non avrebbe mai ammesso e che alcuni suoi amici avevano però intuito.

10. Non ha mai sottovalutato il potere dell'amore, non davvero.
Il fatto che non reputasse degne di attenzione le figlie di Afrodite (cosa che non era poi così vera, dal momento che una di loro era diventata la sua migliore amica) non aveva mai impedito a Clarisse di temere e rispettare il potere della loro madre. Non era una sciocca, non si sarebbe mai permessa di sottovalutare Afrodite; la dea sapeva essere vendicativa, bastava pensare alle donne di Lemno. Le peggiori guerre e le tragedie più famose erano state scatenate dall'amore, a Troia si erano uccisi per anni solo per una donna e il suo stesso padre era più volte finito nei guai per essere stato l'amante della dea. Tuttavia quando era toccato a lei, era stata colta di sorpresa. Perché non avrebbe mai immaginato di innamorarsi, non ne aveva avuto né il tempo né l'intenzione eppure era accaduto e andava bene così.
   
 
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