A
Giulia, per il suo ventiduesimo compleanno.
Perché
è da quando avevi 17 anni e ancora non ci
conoscevamo che aspetti di sapere come finisce.
Meglio
tardi che mai.
Ti
voglio bene.
–˜—™–˜—™–˜—™–˜—™–˜
Epilogue:
"Forever Wild"
" Hot
summer nights,
Mid
July
When
you and
I were forever wild
The
crazy
days
City
lights
The
way you'd
play with me like a child..."
Lana Del Rey, "Young And Beautiful"
La
notte avvolgeva quel luogo,
tramutandolo in un regno di ombre incredibilmente diverso dal magico
palazzo
splendente che era di giorno: i suoi infissi dorati e le pareti
candide, i
pavimenti lucenti e i lampadari sfavillanti, tutto era inghiottito
dall’oscurità
che rendeva quell’hotel un posto misterioso e cupo.
Ma
il silenzio imperioso solitamente
dettato da Morfeo non accompagnava quella notte, perché le
risate cristalline
della ragazza riempivano gli atri bui e i corridoi scuri del lussuoso
hotel.
Se
ci si avvicinava alla piscina
all’aperto che si trovava sulla terrazza del quinto piano
dell’hotel, oltre
alla risate, si potevano udire il rumore dell’acqua
disturbata dai movimenti di
due giovani amanti che, nuotando, sospiravano abbracciati fra un bacio
e
l’altro; le loro mani scorrevano bramose sui loro corpi
seminudi – in realtà il
pezzo superiore del bikini viola di Ino era durato molto poco
– e le loro
labbra indugiavano a vicenda su colli, braccia e spalle.
L’idea
di passare l’ultima notte
nella piscina dell’hotel era stata di Ino – voleva
fare qualcosa di memorabile
per salutare quella missione che le aveva sconvolto la vita –
ma non immaginava
che Kiba avrebbe approfittato delle tenebre delle 4 del mattino per
fare quello
che in quei giorni avevano abbondantemente fatto in camera (un
po’ ovunque, a
dire il vero). Del resto fare cose pazze e sconsiderate insieme a Kiba
cominciava a venirle naturale.
Avevano
passato quegli ultimi giorni
a Okaneshi crogiolandosi in quel legame sconvolgente che si era
instaurato fra
di loro, comunicando più con i baci che con le parole, con
gli sguardi e con i
sorrisi complici piuttosto che con i chiarimenti; finché
erano lì, in quel
mondo estraneo, avvolti in quella bolla di sapone, non c’era
davvero bisogno di
sprecare fiato per parlare di cose che non avevano senso
finché non fossero
tornati a Konoha. Alla vita reale e noiosa di tutti i giorni. Alla Ino
Yamanaka
e al Kiba Inuzuka che si conoscevano ma nemmeno così tanto.
In
quegli ultimi giorni avevano fatto
di tutto: avevano frequentato locali eleganti vestiti di tutto punto
bevendo,
champagne alla salute di Tsunade-sama (e a quella del suo conto), per
la gioia
di Ino; avevano fatto lunghe passeggiate per le spiagge di Okaneshi e
per le
verdi colline intorno ad essa per accontentare Kiba; avevano fatto
l’amore sia
nei bagni dei ristoranti, che sulle spiagge, che fra i verdi prati
delle
colline, per far contenti un po’ tutti e due.
E
dopo aver finito di averlo fatto
anche nella piscina dell’hotel, lasciando che le loro
risatine soffuse e i loro
sospiri languidi risvegliassero strane idee negli ospiti
dell’albergo o li
inducessero a fare sogni molto intensi, Ino e Kiba stettero seduti
abbracciati
e coperti da un morbido asciugamano ad osservare l’alba che
risvegliava la
città e la colorava di meravigliosi colori violacei e
rosati. Ino teneva la
testa appoggiata nell’incavo della spalla di Kiba, mentre lui
le baciava
lentamente la testolina, accarezzandole con una mano i capelli.
-“È
l’alba.”- Disse lui, con un
sospiro amaro.
-“Già.”-
Sussurrò Ino,
impercettibilmente.
-“Sei
sicura che qualcuno non se lo
farà arrosto?”- esordì Kiba, non appena
intravvide le porte di Konoha apparire
all’orizzonte.
Da
quando erano partiti da Okaneshi,
non si erano rivolti la parola. Si erano soltanto tenuti per mano per
tutto il
tragitto, silenziosamente. Avevano poi lasciato Ichi, ormai
completamente
guarito, vicino al luogo in cui l’avevano trovato, un vasto
prato pieno di
coniglietti saltellanti. Ino lo aveva salutato con le lacrime agli
occhi, rendendosi
davvero conto solo in quel preciso istante che tutto ciò che
aveva amato in
quei giorni stava per finire. Da quel momento, non aveva più
ripreso la mano di
Kiba, limitandosi a camminare leggermente davanti a lui per non
avvertire la sua
presenza di fianco.
Avvistare
le mura al tramonto di
Konoha e contemporaneamente sentire la voce di Kiba, la fece sussultare.
-“No,
sono sicura che starà bene...
almeno sarà libero di fare ciò che vuole e non
sarà costretto a starsene chiuso
in gabbia... anche se il mondo là fuori è pieno
di pericoli, sono convinta che
per lui sarà meglio vivere così.”-
sospirò Ino, con tono amaro.
-“E
per noi? Per noi vale lo
stesso?”- le chiese Kiba, affiancandola e fissandola con
sguardo cupo.
-“Direi
di no, visto che stiamo per
rientrare nella gabbia.”- asserì lei, senza
guardarlo, riprendendo a camminare
spedita verso le mura di Konoha.
Un
leggero sorrisino amaro si spaziò
sulle labbra di Kiba, mentre Akamaru mugugnava dispiaciuto,
strusciandosi sotto
la sua mano.
-“Non
preoccuparti Akamaru... lo
sapevo che sarebbe finita così...”-
sussurrò Kiba, con voce sottile e carica di
amarezza.
La
vita a Konoha riprese a scorrere
normalmente.
Il
lavoro al negozio di fiori, gli
allenamenti, i corsi di Tsunade-sama, il ristorante con Choji e
Shikamaru.
I
giri di perlustrazione con Akamaru,
gli allenamenti, gli addestramenti dei nuovi cuccioli, le passeggiate
con Shino
e Hinata.
Per
una settimana, Sakura aveva
notato che Ino era terribilmente giù di morale e cupa, forse
perché Shikamaru
era ancora a Suna? In effetti, dopo il suo ritorno una settimana dopo,
l’umore
di Ino tornò a essere raggiante.
Anche
Kiba per una settimana era stato
corrucciato e rabbioso, rinchiuso nel suo silenzio che solo Akamaru
poteva
capire. Aveva evitato la compagnia di tutti finché, passati
sette giorni, dopo
aver incontrato Hinata durante una passeggiata, il buonumore gli era
tornato.
Tutto
era tornato come prima.
O
quasi tutto.
Quando
Shikamaru tentò di infiltrarsi
nella camera di Ino una notte, trovò la finestra
perfettamente chiusa e
rinforzata, e dovette andarsene insoddisfatto da quel balcone che
profumava di
fiori.
Quando
Hinata andò a cercare Kiba una
sera per chiedergli di accompagnarla al festival di quella sera, lo
trovò fuori
casa.
Forse
perché era trincerato dietro a
una finestra perfettamente chiusa e rinforzata, su quel balcone che
profumava
di fiori.
Del
resto era notte e la notte, si
sa, è fatta per i sognatori.
–˜The End–˜
“It's
all the
same for The Dreamers,
It's
all the
same for us...”
Broken Iris “Where Butterflies Never
Die”