alla fine arrivò settembre e ci trasferimmo nella nuova casa. grazie ad una favorevole situazione del mercato immobiliare eravamo riusciti a prendere una casa spaziosa e in una buona parte della città; girammo per le stanze vuote, mancavano i mobili, i tappeti, le tende e i lampadari. Ma la luce che entrava dalle finestre illuminando la casa davano un senso di... non saprei come dire. Benessere. Già mi immaginavo tutti i mobili, la televisione e le tende : riuscivo a stento a trattenere l'emozione e la voglia di correre per le camere.

- la nostra casa...- mormorò Rebecca. - La nostra casa!- esclamò con voce più alta: - La nostra!- disse per la terza volta.

-si, la nostra- sorrisi io

- be' mancano i mobili...- cominciò lei

- e la tv- feci io

- e le tende- puntualizzò lei. poi inarcò un sopracciglio. - manca un sacco di roba!- e sbuffò. le scompigliai un po' i capelli. -ma è nostra, no?- ci sedemmo a terra abbracciati. la guardai negli occhi. erano così belli, vivi. cominciammo a fantasticare sulla casa: come sarebbero state le pareti, dove le camere da letto e dove i bagni, lei voleva ostinatamente il bianco panna per le pareti, allora io mi appropriai della scelta delle piastrelle del bagno. passarono le ore e si fece il tempo di pranzare.

- ho fame.- si lamentò Rebecca

- aspetta- dissi, e andai nell'atrio dove avevo lasciato lo zaino.

- dove sei?- domandò lei ad alta voce

- arrivo amore- risposi - un attimo- pochi secondi dopo comparvi con un contenitore di vetro in mano.

- quella è pasta?- disse lei spalancando gli occhi. scoppiai a ridere.

- Che ridi?- esclamò ( sebbene cominciò a farlo anche lei )

- la tua faccia... stupenda....- dissi, cercando di smettere di ridere. ma invano.

- la mia faccia cosa?- replicò Rebecca facendo finta di essersela presa - sembravi un cucciolo abbandonato...- le risposi

- awwww tenero- disse, scoppiando a ridere - ma la pasta me la prendo io- e scoperchiò il contenitore, afferrando al contempo una forchetta. scoppiai a ridere. A quel tempo ridevo spesso... e tutto sembrava dover andare per il meglio... e tutto sembrava dover durare per sempre. Il giorno dopo sarebbero arrivati i traslocatori con i nostri, Nostri, mobili. uscimmo di casa chiudendo la porta con due mandate, come se fosse qualcosa di molto prezioso. pochi minuti dopo eravamo già accanto all'auto. Mi rovistai le tasche.

- Hai tu le chiavi?- le chiesi. lei aprì la borsa, e la mise a soqquadro.

- no, io non le ho-

-ah- feci io - forse le ho dimenticate di sopra... vado a vedere!- ma arrivato al portone mi accorsi di avercele in tasca. sbuffai. ero proprio un idiota.

- Reb- la chiamai -Reb-

-si?- disse lei alzando la voce per farsi udire.

- ce le avevo io- Rebecca alzò gli occhi e le mani al cielo.

- ultimamente sei troppo distratto!- infatti lo ero. ma non riuscivo a concentrarmi... pensavo a tutto quello che era successo e a quello che stava per accadere. Ero troppo felice. avete presente la sensazione che si ha quando si va a letto il giorno prima di qualcosa di bello? quando non si riesce ad addormentarsi per l'eccitazione ma si vorrebbe dormire per far arrivare in fretta quel giorno? ecco. Io mi sentivo esattamente in quel modo. I raggi dell'alba del mattino seguente scaldarono la città che cominciava ad abitarsi e a destarsi; ed ecco che alle 10 arrivammo sotto casa Nostra. poco dopo arrivarono i due furgoncini con i mobili. passammo tutto il giorno a spostare, montare e spolverare mobili. verso le sette di sera erano tutti nell'appartamento, ma solo pochi erano nel punto giusto. Mancava ancora un' enormità di lavoro. ma prima o poi sarebbe finito tutto quel frenetico lavoro.