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Autore: Ryu Black Dragon    24/07/2014    11 recensioni
[Storia OC] [ISCRIZIONI CHIUSE - Grazie a tutti ]
La Liberty Pokèmon School era conosciuta come un Accademia prestigiosa.
Ragazzi e ragazze da tutte le regioni venivano ammessi solo dopo una durissima prova d'ingresso.
Ogni giorno della loro permanenza era una sfida da superare e, per la prima volta dopo oltre dieci anni, una nuova generazione di campioni lascerà l'edificio. Niente li accomuna se non l'amore per i pokèmon e la voglia di vincere.
Essere i migliori. Questo era il motto dell'Accademia e, durante il torneo di Yolus la Generazione dei Miracoli tornerà a brillare.
Genere: Avventura, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ash, Barry, Misty, N, Nuovo personaggio | Coppie: Ash/Misty
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
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Capitolo 2
Il mistero della Regione di Yolus

 


 






 
 
 

Juelopoli, Isola Antice.
Ore 13:30



Juelopoli era la meta turistica preferita dell’Isola Antice.
Imbarcazioni di ogni genere arrivavano e partivano in continuazione, trasportando merci e persone verso le altre isole minori della Regione. Magazzini, Negozi, Centri Pokèmon e molto altro. Si poteva trovare di tutto nella città dei diamanti.

Questa sorgeva nella zona Ovest dell’Isola, vicina ad una spiaggia e un promontorio su cui si svolgeva una festa popolare.
Gli edifici avevano tutti un color crema ed erano stati costruiti secondo un cerchio ideale attorno alla piazza principale.
Avvicinandosi alla zona portuale la situazione cambiava. Le case si facevano più semplici, mentre aumentavano gli alberghi costosi e i locali di tendenza per attirare i turisti. Gli abitanti di questa zona erano diversi. Il loro comportamento era educato e gentile e nessuno rifiutava di ospitare qualche viandante. Essendo una città famosa ad Ovest sorgeva anche una Palestra.
“Il Giglio nero” così recitava l’insegna. La Capopalestra, Elisa, era una giovane donna molto bella.
I suoi capelli erano lunghi, color pesca e gli occhi invece erano di una tonalità particolare d’azzurro.
Accettava solo allenatori esperti e, col passare degli anni, aveva finito col specializzarsi nel tipo Volante.
I suoi scontri erano aperti al pubblico e, nelle calde giornate di Agosto, combatteva in piazza per la gioia di grandi e piccini.

Vicino alla sua palestra sorgeva anche un luna park.
Giostre diverse, bancarelle dalle mille delizie lo animavano. Seduto su una panchina accanto alle montagne russe un giovane allenatore ascoltava con pazienza i problemi di una donna. L’aveva incontrata per caso davanti ad un chiosco di gelati assieme a quello che pareva il fidanzato. Mark William li osservò litigare, separarsi e davanti alle lacrime della donna non resistette. Era un ragazzino e, avendo solo quindici anni, non capiva molto d’amore ma sapeva ascoltare. Capitava poi che, per un qualche colpo di fortuna azzeccava il consiglio adatto risultando persino più maturo di ciò che era.
 
-Per questa ragione mi ha lasciata, insomma ti sembra un motivo valido?!-
-Capisco signora, l’unico consiglio che posso darle è correre da lui e chiedere una spiegazione vera. Con la forza o meno lei merita di sapere tutta la verità-
 
La donna, che rispondeva al nome di Marie, sorrise stringendogli una mano.
In un primo momento credeva che quel ragazzino fosse solo un moccioso che voleva prenderla in giro.
Ma in quell’ora e mezza passata assieme si era ricreduta.
 
-Grazie per il conforto, ti prego accetta questi dolci- disse lasciandogli fra le mani un pacchetto avvolto con una carta color del cielo. Li aveva preparati per il fidanzato ma lui non li meritava.

Mark sorrise furbo. Era un ragazzino certo, ma non faceva mai nulla gratuitamente.
 
 
 
…………………………….

 
 
Partendo dall’uscita Ovest del luna park si poteva raggiungere, in soli dieci minuti a piedi, un laghetto immerso nel verde.
I rumori della città sembravano un ricordo lontano e, dopo diversi anni, il lago diventò la meta preferita di giovani coppie.
 
Seduta su una pietra Bree Archer si godeva il lieve venticello che accarezzava il suo viso.
I lunghi ricci castani si muovevano alle sue spalle, ondeggiando come l’acqua davanti ai suoi occhi.
Poteva sentire il suo Emolga giocare con gli altri compagni, persino le voci dei Pokèmon portate dal vento.
Fu un esplosione improvvisa a rompere la quiete che la circondava. Il suo primo pensiero andò ai suoi Pokèmon.
Una paura infondata considerando che erano tutti alla sua destra, al sicuro e lontano dalla zona dell’urto.
 
Con rapidità si alzò in piedi, facendo saettare i grandi occhi grigi da una parte all’altra del parco. Passarono solo pochi minuti e il suo Emolga individuò il problema. Dall’altra parte del lago un ragazzo stava lottando contro uno stormo di Spearow selvatici.
Bree lo osservò per un attimo con aria curiosa. Non sembrava spaventato, quasi divertito dalla situazione.
La ragazza non riusciva a distinguere bene i lineamenti del suo viso da quella distanza così, ordinato ai compagni di vegliare sulle proprie cose, lo raggiunse accompagnata dal fedele Emolga. Finalmente, dopo pochi passi, riuscì a scorgere il campo di battaglia al completo.
 
Lo sconosciuto stava usando un Growlithe che, a giudicare dalla stazza, doveva essere un cucciolo. Il Pokèmon cagnolino, sotto l’ordine dell’allenatore colpì gli avversari con una fiammata, ferendo alcuni membri dello stormo. Bree ammirò l’abilità del piccolo nell’evitare gli attacchi nemici e la freddezza con cui il suo allenatore riusciva a gestire la situazione. Nonostante la giovane età il Pokèmon non sembrava intimorito. Al contrario pareva abituato a situazioni del genere. La castana però non era mai stata una ragazza paziente e, invece di limitarsi ad osservare, decise di agire.
 
 
-Emolga usa Fulmine!-
 
 Il Pokèmon ubbidì al comando e, in pochi secondi, il numero di avversari per il giovane era diminuito. Bree affiancò il ragazzo, notando oltre ai particolari del suo viso la differenza d’altezza che li separava.
 
-Ma guarda, non immaginavo che le ragazze di Yolus fossero tanto graziose- sussurrò il giovane con un tono malizioso all’orecchio della ragazza. In meno di un secondo il viso di Bree diventò dello stesso colore della sciarpa di lui.
 
-Ma..-
-Non distrarti, nanetta- rispose lui mettendole una mano sul capo per costringerla ad abbassarsi, evitando in questo modo l’attacco di uno Spearow infuriato.
 
-Growlithe mettiamo fine allo scontro, vai con Lanciafiamme!-
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Himelopoli, Isola di Gilve
Ore 14:30

 
Himelopoli era un’antica città portuale, la più famosa dell’Isola di Gilve. Situata vicino al porto era protetta ad Ovest da una catena montuosa il cui monte più alto raggiungeva gli 8027 m. Gli abitanti lo consideravano luogo di sventura. Molti avevano tentato la scalata ma quasi nessuno era tornato per raccontare la propria avventura. Le leggende a riguardo erano tante, antiche quanto la storia della città. Una di queste narrava di una coppia di Absol che, per difendere il proprio paradiso, causava sventure ai passanti.
 
La struttura urbana era costituita da una rete stradale ortogonale, fatta di strade principali e vie minori che si snodavano fra le bianche mura delle abitazioni. Dal porto una strada maestra conduceva direttamente alla piazza. Era una zona luminosa, aperta con mercatini e giardini dai mille colori.
 
Fra la folla che passeggiava era possibile distinguere un ragazzo diciannovenne.
Greg Petrelli era sbarcato da poco e, come tutti i nuovi arrivati, stava affrontando il caos del mercato. Una tortura per un ragazzo dal carattere riservato e schivo come il suo.
 
Quel giorno indossava una tuta larga, di colore blu con una riga bianca in mezzo. Un paio di cuffie nelle orecchie a sventola lo difendevano dai rumori cittadini. Le risate dei bambini, le urla dei mercanti e le chiacchiere degli uomini a lungo andare lo avrebbero fatto impazzire. Non era proprio abituato ad un simile frastuono.
 
Camminava a testa bassa, ignorando i commenti delle persone che incontrava. Sapeva di non essere una bellezza, pesava ben 104 Kg ed era più basso dei coetanei ma non gli importava. Aveva ben altro in mente.
 
Ogni volta che alzava gli occhi color cioccolato poteva distinguere il profilo dell’edificio più importante della città farsi sempre più vicino. La biblioteca di Gilve con l’Archivio Storico di tutta la Regione.
 
Questa si estendeva al centro della città e a Sud rispetto al porto. Raggiungerla non era difficile. Pochi minuti di cammino ed era già possibile vederla all’orizzonte. Uno splendido edificio color perla, risalente al periodo in cui le isole minori erano in lotta per il dominio di tutta la Regione. Alle sue spalle c’era ancora un pezzo di muro in pietra. Un cimelio storico che gli abitanti decisero di conservare per non dimenticare quel periodo oscuro.
 
La biblioteca comprendeva circa un milione di testi ed un importante collezione di antichi manoscritti. Era un luogo di ricerca. Meta preferita dagli studiosi e aperto solo da pochi anni al pubblico. Fra le sue mura si nascondeva il libro che racchiude la storia dell’isola di Rym. La quinta del gruppo e la più misteriosa. Completamente disabitata raccchiude Pokèmon di ogni tipo, compreso quello che secondo le leggende diede origine alla Regione di Yolus.
 
L’obbiettivo di Greg, divoratore ed amante del genere letterario, era di scovare quel testo. Un racconto misterioso, che trattava anche delle sparizioni avvenute nel corso degli ultimi quattordici anni su quell’isola.
 
Attraversata la piazza arrivò finalmente davanti all’ingresso dell’edificio. Un portone di diversi metri, finemente decorato, gli dava il benvenuto. C’era poca gente, la maggior parte turisti intenti a fotografare quel capolavoro architettonico. Una ragazzina dai capelli biondi era intenta ad ammirare la statua di un Pokèmon Drago che, con le sue zampe anteriori, sembrava voler invitare i viaggiatori ad entrare. Era una creatura magnifica e, per un attimo, anche Greg si fermò ad osservarla.
 
Nel corso del suo viaggio non aveva mai visto un Pokèmon simile. Il muso era schiacciato ed allungato, gli occhi piccoli e nonostante le ali fossero chiuse poteva immaginarne l’apertura spaventosa. Dopo un ultima occhiata si voltò, entrando finalmente nell’edificio.
 
Anche Giorgia Uzumaki decise di allontanarsi dalla statua. Provava una strana in quietudine a stargli accanto, come se quel Pokèmon nella realtà non sopportasse gli estranei. Un lieve venticello mosse i suoi lunghi capelli, mostrando quelle meches azzurre di cui andava tanto fiera. Questi sembravano danzare alle sue spalle, intrecciandosi spesso e ondulando ad ogni suo passo. Ai suoi piedi il compagno, un giovane Luxray, si godeva quella bella giornata. Gli occhi rossi vagavano da una parte all’altra della strada, facendosi attenti ad ogni minimo pericolo per la sua allenatrice. Il pelo scuro sembrava brillare sotto i caldi raggi del sole. Segno che veniva allevato con tanto amore e cura.
 
La ragazza passeggiava lungo il profilo della biblioteca, ammirando i dettagli della struttura. Ogni tanto qualche bambino si fermava, attirato dal suo Pokèmon che sembrava contento per tutte quelle attenzioni. In pochi minuti arrivò vicino al muro. Una serie di pietre incastonate alla perfezione. Un lavoro eseguito con cura e dedizione da umani e Pokèmon.
 
Trent’anni prima fu creato un giardino alle sue spalle. Un’immensa zona verde di numerosi ettari, con un albero sempreverde per ogni caduto della guerra. I grandi occhi azzurri di Giorgia brillarono davanti a quello spettacolo. Ai suoi piedi anche Luxray sembrava felice, riuscendo comunque a mantenere una certa freddezza ed eleganza.
 
-Vai pure a fare un giro amico-
 
Così dicendo Giorgia si abbassò all’altezza del suo compagno, lasciandogli una lieve carezza sul muso. Dopo un attimo di perplessità e smarrimento il Pokèmon si allontanò, pronto per esplorare quella zona tanto bella. Fu nel momento in cui sparì fra la vegetazione che una voce risalente al passato della sua allenatrice attirò l’attenzione della ragazza. La bionda si voltò, riconoscendo in quella figura femminile la sua compagna di stanza alla Liberty Accademy.
 
-Candy-Chan! Quanto tempo!- urlò, saltandole letteralmente al collo.
 
Intanto Luxray avanzava nella vegetazione. Il suo naso percepiva il dolce profumo dei fiori, sentiva il miele e la presenza di alcune bacche. Man mano che avanzava, alternando sentieri a zone erbose, incontrava altri Pokèmon. Alcuni, come lui, erano stati lasciati liberi di esplorare dai propri allenatori mentre altri erano abitanti del parco. Un Oddish gli passò accanto, seguito da un paio di simili allegri e sorridenti.
 
Un rumore di foglie attirò la sua attenzione. Il Pokèmon Occhiluce si fece attento. Ogni suo muscolo diventò teso, pronto a scattare contro un eventuale aggressore. Ancora lo stesso rumore, questa volta proveniente da destra. Quando Luxray si voltò vide una giovane umana. Aveva uno sguardo gentile. I capelli erano ricci, di una tonalità particolare di castano dai riflessi dorati. Un paio di occhi azzurri risaltavano sulla carnagione chiara, mentre buffe lentiggini le davano un aria infantile. Fra le braccia stringeva un piccolo Togepi. I due Pokèmon per un attimo si scambiarono uno sguardo poi, il più grande, appurato che la giovane non fosse una minaccia, tornò alla sua esplorazione. Hannah Williams seguì con lo sguardo la direzione dove quel Pokèmon era scomparso. Un vero peccato, pensò. Un esemplare tanto bello apparteneva certamente a qualcuno.
 
-Mi spiace Togepi, sembra che non volesse fare amicizia- il Pokèmon folletto abbassò il muso. Chissà come mai quel suo simile era tanto scontroso, pensò.
 
Ma un Butterfly che gli passò accanto attirò la sua attenzione, divenendo il nuvo oggetto dei suoi pensieri. Magari lui voleva giocare.
 
La farfalla volò fra gli alberi, colorando con la sua presenza le bianche mura della biblioteca. All’interno di questa Greg non poteva credere ai suoi occhi. Per un amante dei libri come lui quello era un vero paradiso.
 
Appena entrato venne accolto dal profumo della carta e dell’inchiostro. Il silenzio faceva da sovrano e, gli unici rumori udibili, erano quelli dei fogli che venivano sfogliati. Avanzò lentamente, quasi temesse di rompere la quiete di quel luogo con la sua presenza.
 
Il pavimento dell’ingresso era costituito da mattonelle colorate a mano. Gli arazzi appesi alle pareti narravano la storia della città. Dalla fondazione alla guerra. Una lunga ed estenuante battaglia, fatta di grandi speranze ed eroi coraggiosi. Tanti erano stati i caduti.
Civili, Pokèmon, soldati e persino bambini. La guerra non portava mai beneficio, solo tanta ed inutile sofferenza.
 
Lasciato l’ingresso Greg avanzò verso il centro dell’edificio, dove si trovava la zona lettura. Comode panche in legno, tavoli scuri dello stesso materiale e luci lievi per non disturbare gli occhi.
 
L’edificio era costruito su tre piani, raggiungibili grazie una serie di scale a chiocciola.
Volumi di ogni genere occupavano gli scaffali, catalogati con cura e dedizione dai proprietari di quel luogo. Senza fretta Greg si inoltrò in uno dei corridoi, scorrendo con lo sguardo i titoli dei volumi presenti.
 
Come allevare i Pokèmon.
Attacco o difesa, la migliore strategia.
Alla scoperta del mondo dei Pokèmon.
I misteri di Kanto.
 
Con un sorriso soddisfatto l moro constatò che la maggior parte dei volumi visti fin ora li aveva già letti. Un vero divoratore di libri insomma. Arrivato alla fine del corridoio si trovò davanti una delle tante finestre che davano sul giardino. I raggi del sole illuminavano la grande biblioteca, perdendosi poi fra il gran numero dei corridoi.
 
Una donna dalla pelle candida passò al suo fianco, con un passo tanto leggero da sembrare impossibile. I lunghi capelli color pesca ondulavano alle sue spalle, mentre con le braccia esili stringeva un paio di pesanti volumi rilegati.
 
Con una mano Greg si tolse una cuffia dalle orecchie.
 
-Mi scusi?- sussurrò.
 
In un primo momento lei sembrò ignorarlo poi, all’ombra di uno scaffale, si voltò.
 
-Hai bisogno di qualcosa ragazzo?-
 
Greg rimase incantato dal colore dei suoi occhi.
Alcune persone dicevano che questi erano lo specchio dell’anima e, osservando quelli della donna, l’allenatore pensò che mai parole simili risultarono più vere. Erano color lavanda, dalle mille sfumature diverse. Una luce particolare li animava, qualcosa di oscuro e allo stesso tempo splendido che rifletteva l’immagine della proprietaria.
 
-Cerco l’Archivio della città, può indicarmi dove si trova?-
-Continua per questa strada, devi superare altre tre sezioni e lo vedrai alla tua sinistra. Se ti perdi segui la direzione di costruzione degli scaffali, portano tutti al centro della biblioteca-
 
-La ringrazio- rispose educatamente il moro, voltandosi per andarsene.
 
-Di niente, Gregorio-
 
A quelle parole il ragazzo si voltò ma la donna sembrava ormai scomparsa nel nulla. Un brivido gelido percorse la sua spina dorsale mentre una strana consapevolezza si faceva largo nel suo animo.
 
“Come faceva a conoscere il mio nome?”
 
 
 
 
 
 
 
 





Vulcanopoli, Isola di Fyn
Ore 15:30

 
 
L’Isola di Fyn era situata ad Ovest rispetto quella madre.
Famosa per il suo vulcano offriva un ambiente unico e particolare, oltre a tanti nascondigli per i Pokèmon.
 
Vulcanopoli era il nome della città più grande, situata ai piedi del vulcano Odense e terza per grandezza nella regione. Protetta ad Est da una fitta foresta era conosciuta e rinomata per le sue sorgenti termali. Vasche col fango, piscine bollenti e centri benessere per umani e Pokèmon. Si poteva trovare veramente di tutto al suo interno.
 
Proseguendo verso Sud-Est si raggiungeva “Vulcan”, un centro specializzato per gli allenamenti Pokèmon ad alte temperature. Persino il Capopalestra della città, Ryko lo sfruttava per migliorarsi.
 
In una delle loro vasche stava Kaith Sawamura, un giovane allenatore di Unima con il suo partner Emboar. I capelli color pece del ragazzo ricadevano sul suo viso, attraversato da piccole gocce di sudore. Teneva gli occhi chiusi, come il suo Pokèmon, intento a portare al massimo la loro resistenza alle avversità.
 
Era sbarcato a Duripoli, il villaggio vicino, due giorni prima. Il viaggio verso il centro dell’isola per raggiungere la capitale fu ricco di pericoli e nemici da affrontare. Ricordava con un sorriso il combattimento contro quell’Onix sulle montagne. Esemplare splendido ma troppo debole per unirsi alla sua squadra.
 
La città si estendeva verso il mare, avvicinandosi pericolosamente ai piedi del vulcano.
C’erano pochi alberi e, nella piazza, viveva uno splendido esemplare secolare. Offriva riparo dal sole, accogliendo sotto le sue fronde grandi e piccini.
 
Elise Flaubert era una giovane allenatrice di 17 anni, dai capelli rossi come la lava che alimentava il vulcano. Visto il clima mite della città indossava una maglietta a maniche corte bianca, un paio di pantaloncini scuri e delle scarpe rosse. Se ne stava seduta su di una panchina, a riparo dai raggi del sole. Con un paio di cuffie nelle orecchie leggeva isolata dal resto del mondo, completamente presa da una leggenda sul Pokèmon della quinta Isola di Yolus.
 
“…Il suo odio per gli uomini lo portò a nascondersi su di un isola remota, in attesa di qualcuno tanto folle o coraggioso da inoltrarsi nella sua tana…”
 
“...fu la sua paura di essere ripudiato a cambiarlo…”
 
Quelle parole la colpirono. Poteva capire i sentimenti del Pokèmon perché erano gli stessi che provava anche lei. Una voce attirò la sua attenzione. Per un attimo chiuse gli occhi, accorgendosi solo in quell’istante di quanto fossero stanchi per la troppa lettura.
 
A pochi passi da lei stavano due ragazzi, di qualche anno più grandi di lei immaginò.
Il ragazzo si trovava alla destra della compagna e, dagli sguardi dolci che ogni tanto le lanciava, pensò fossero fidanzati. Un sorriso malinconico si dipinse sulle sue labbra.
Chissà se anche lei, un giorno, avrebbe trovato qualcuno che l’amasse per quello che era. D’istinto la sua mano si posò sull’avambraccio destro che, per una ragione conosciuta solo da lei, era fasciato.
 
-Dai Barry sei lento, voglio vedere il centro termale!-
-Arrivo Elena-
 




 
 
 
 
 
 
 
 




Città principale, Yupilopoli.
Ore 12,35



Christopher Ivan Fortescue era entrato in un bar alla ricerca di un posto tranquillo dove risposare. Mai si sarebbe aspettato di finire con una ragazzina fra le braccia. Kim si limitava ad osservarlo con un sorriso, mentre la sua mente viaggiava lontano immaginando prodi cavalieri che salvavano donzelle in pericolo. Lei era fatta così. Dolce, amichevole e una gran sognatrice. Suo padre diceva che era quello il motivo del suo essere maldestra. Tendeva a vivere troppo di fantasia, dimenticandosi di fare attenzione alla realtà che la circondava.

-Ehm, scusa?-

Davanti a loro Nikki rischiava di morire per asfissia.
Accompagnata dal suo Pokèmon rideva come non mai mentre il viso della sua nuova amica assumeva un colore simile a quello delle fragole mature. Le faceva pena. Isomma, non aveva mai incontrato nessuno così sbadato nel corso di tutta la sua vita.
Finalmente tranquilla decise di andare ad aiutare i due ma, quando allungò una mano, Kim preferì stare fra le braccia del suo "cuscino".



 
 
 
 
 
 
 
 
 
 


Note dell'autrice.
Salve gente, ecco il nuovo capitolo spero di non aver fatto troppi errori.
Ringrazio ancora tutti quelli che hanno recensito lo scorso capitolo, grazie mille! Spero che anche questo lungo (molto lungo) nuovo capitolo vi sia piaciuto. So di aver solo accennato un paio di OC ma dal prossimo capitolo li vedrete nel dettaglio. Ammetto che ero tentata di tagliare anche questo in due parti comunque vabbè. Riguardo al torneo ho deciso di dare tutte le informazioni assieme nel prossimo capitolo. Vi dò appuntamento al prossimo aggiornamento allora. Ma prima chiunque volesse mandarmi un eventuale passato del proprio OC vedrò di inserirlo, per caratterizzare meglio i vostri personaggi. A questo proposito ricordate che siete ex studenti di una scuola xD A presto!

Ryu <3

 
 
  
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