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Autore: Ryu Black Dragon    07/07/2014    11 recensioni
[Storia OC] [ISCRIZIONI CHIUSE - Grazie a tutti ]
La Liberty Pokèmon School era conosciuta come un Accademia prestigiosa.
Ragazzi e ragazze da tutte le regioni venivano ammessi solo dopo una durissima prova d'ingresso.
Ogni giorno della loro permanenza era una sfida da superare e, per la prima volta dopo oltre dieci anni, una nuova generazione di campioni lascerà l'edificio. Niente li accomuna se non l'amore per i pokèmon e la voglia di vincere.
Essere i migliori. Questo era il motto dell'Accademia e, durante il torneo di Yolus la Generazione dei Miracoli tornerà a brillare.
Genere: Avventura, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ash, Barry, Misty, N, Nuovo personaggio | Coppie: Ash/Misty
Note: Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
Capitoli:
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Capitolo 1
L’inizio di una nuova avventura






 

Yolus.
Regione misteriosa situata ad Est rispetto Kanto, meta preferita dai turisti alla ricerca di grandi avventure.
Pokèmon unici la abitavano, creature selvagge e magnifiche che si nascondevano nei suoi mille ambienti in piena libertà.
Era costruita da cinque isole diverse, ognuna con un particolare habitat. Al centro di queste sorgeva l’isola madre.
Una zona ampia, con pianure e catene montuose abitate da centinaia di Pokèmon differenti.
Proprio su questa, chiamata dagli abitanti Aen, sorgeva l’arena per il prestigioso torneo dell’isola.
Come ogni Regione aveva una Lega ma, a differenza di quanto si potesse credere, il Campione non era originario di Yolus.
Pochi lo conoscevano, quasi nessuno sapeva il suo nome. Era una figura avvolta dal mistero che aveva un qualche legame con la prestigiosa Liberty Accademy.
 


 
 
 
 
 

 
 
 
 
 

 
 
Città principale, Yupilopoli.
Ore 12,30.

 
 
Il Blue Sky era un edificio vasto e molto famoso, con le pareti in legno tinte di bianco e il tetto coperto da tegole rosse.
Al piano superiore c’erano delle stanze da letto, a quello inferiore la sala da pranzo e le cucine. Si trovava nella zona est della città a pochi passi dal mare.
Due lunghe settimane di nave ed era possibile raggiungere da quella posizione la Regione di Kanto.

Alla luce del giorno Yupilopoli appariva come un insieme di candidi edifici, un labirinto di case e palazzi in perfetta simbiosi con la natura.
Le strade in pietra erano piene di vita. Uomini, donne, bambini e Pokèmon selvatici. Tutti che vivevano assieme, in armonia.
 
Eirlys Blackeyes respirò profondamente l’aria intrisa di dolci profumi. La brezza primaverile che soffiava sulla città sapeva di zucchero, pane appena sfornato e cioccolato. Le accarezzava il viso con dolcezza, solleticando gli zigomi chiari e giocando ad intrecciare i capelli color pece.

Ai piedi della ragazza il suo Glaceon dormiva. La pelliccia azzurra, in apparenza morbida e lucida, sembrava risplendere sotto i raggi del sole.
Se ne stava distesa, con il muso appoggiato sulle zampe chiare in attesa di qualche carezza e magari un premio per il suo comportamento.
 
Un gruppo di bambini attraversò correndo la strada davanti al locale. Ridevano, scherzavano e ogni tanto lasciavano qualche carezza al Vulpix che li inseguiva. Eirlys li osservò con un sorriso, persa nei ricordi della sua infanzia a Jotho finchè uno di loro non cadde per terra.
 
Era una bimba di circa sei anni, con buffi codini biondi e un lungo vestito candido.
L’allenatrice le si affiancò preoccupata, lasciando al suo Pokèmon il compito di badare alle borse.
 
-Ti sei fatta male?-
-No! Lumy è una bimba forte, il papà lo ripete sempre-
 
Così dicendo Lumy si alzò in piedi, sorridendo nonostante i graffi sulle ginocchia e il viso sporco di polvere.
Eirlys si lasciò sfuggire un sorriso, che si allargò quando vide gli occhioni color cioccolato della piccola brillare davanti alla sua Glaceon.
 
-Nee-chan, posso accarezzarlo?-
-Fai pure-
 
Senza bisogno di altre conferme da parte della maggiore Lumy corse verso il Pokèmon, iniziando a coccolarlo come un pupazzo.
Glaceon, felice di tutte quelle attenzioni si lasciò viziare, emettendo ogni tanto un verso soddisfatto.


 
-Sei cresciuta a quanto vedo Erys-chan-
 
La ragazza si voltò sorpresa.
A pochi passi da lei, avvolto in un pesante giaccone color mattone, stava Himuto Socho l'ex Presidente del Consiglio studentesco ai tempi della Liberty Accademy. Per i primi secondi Eirlys non disse nulla, troppo sconvolta. Si limitò a studiarlo, analizzando quei particolari che erano cambiati nel corso degli anni.

I capelli si erano fatti più lunghi. Dello stesso colore del ghiaccio d’inverno ricadevano sul suo viso, incorniciando un paio di splendidi occhi color ossidiana.
Era sempre di corporatura magra, non troppo alto o muscoloso e con un discutibile senso estetico.

Ai suoi piedi stava un Fraxure. pokèmon bipede con lunghe zanne grigie dalla punta rossa.
Le iridi color sangue studiavano l’allenatrice, con un misto di curiosità e superbia. Insomma, l’esatta copia del suo allenatore.
 
-Sempai?-
-Proprio io, che dici? Ti va di pranzare assieme ad un vecchio amico?-
-Certamente!-
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
Città principale, Yupilopoli.
Ore 12,30.

 
 
All’interno del bar intanto una giovane diciassettenne dai capelli biondi si godeva un dolce alla frutta.
Nikki Inuzuki era alta 1.73, aveva splendidi occhi azzurri e un fisico da far invidio a chiunque. La pelle abbronzata metteva in risalto il colore degli occhi che, allegri, passavano da una parte all’altra del piccolo locale. Doveva ammettere che quel luogo le piaceva. Era arredato in maniera molto sobria, con carta da parati color panna e tavoli in legno. Il proprietario poi era un uomo fantastico. Il signor Junjichi era stato talmente gentile da indicarle la strada più veloce per il porto, regalarle una cartina della zona e offrirgli il pranzo. Nikki gli ricordava sua nipote. Una dolce bambina di appena otto anni partita con i suoi genitori per una vita migliore.
 
-Cucinano bene in questa regione, vero Evee?-
-Eve!- 

Dalla sua destra spuntò il muso sporco di panna del suo compagno di viaggio.
 
-ATTENZIONE!-

Nikki fece appena in tempo a voltarsi che un uragano dai capelli scuri le finì addosso.
Dolorante la bionda si rialzò, lanciando un occhiata triste al dolce ormai distrutto.
 
-O mamma! Ti prego perdonami!-
Kimber si mise seduta davanti alla ragazza che aveva investito.
Con le gambe incrociate osservava l’altra ragazza, stringendo fra le braccia il suo Pokèmon.
 
-Tranquilla, non mi sono fatta niente. Piuttosto grazie per…-
Quando Nikki alzò lo sguardo e vide l’altra ragazza non poté trattenersi dallo scoppiare a ridere. Kimber, per gli amici solo Kim, aveva i capelli sporchi di dolce con alcuni residui di panna sul naso all’insù. Persino i vestiti, una t-shirt lilla e un paio di shorts era ridotti malissimo.
 
-Non ci trovo nulla di divertente- rispose gonfiando le guance e assumendo un espressione tipica dei bambini arrabbiati.

-Dai scusami, io sono Nikki-
-Uff, ti perdono io mi chiamo Kimber-
 
Kim appoggiò con cura l’Evee dell’altra ragazza per terra ma, dopo pochi passi il suo piede finì sul piattino contenente i residui del dolce di Nikki.
Nemmeno due minuti e finì per terra, questa volta addosso ad un ragazzo molto più grande di lei.
Aveva un fisico muscoloso, un viso gentile e un paio di occhi veramente splendidi a detta della minore.

A quella vista la bionda tornò a ridere, seguita dal suo Pokèmon.
 
-Ma sei una frana!-
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Centro Città, Yupilopoli.
Ore 13,00.

 
Shiroyasha Natsumi non era mai stata una ragazza socievole. Amava la solitudine e la sola compagnia che accettava era quella dei Pokèmon.
Per questa ragione si nascondeva sotto un salice. Preferiva osservare la vita altrui. Analizzare ed imparare, conoscere rimanendo nell’ombra.
Erano queste le sue qualità migliori. Ogni tanto la brezza proveniente dal mare le solleticava il naso, portando con se il polline dei fiori.

Vedeva gli abitanti della città passarle davanti e ogni tanto tentava di indovinarne i pensieri. Una giovane donna dai capelli turchini precedeva un uomo dallo sguardo preoccupato. Sembrava sicura, forte, in quell’abito color del cielo ma gli occhi verdi leggermente arrossati la tradivano.
Le passarono davanti come molta altra gente prima ma nessuno si era mai accorto di lei.

Una diciannovenne dalla pelle candida come la neve, corti capelli color carbone e zaffiri come occhi. Vestiva con una felpa color lavanda di almeno tre taglie superiore al normale che nascondeva le sue forme e le dava un aria buffa e infantile. Un paio di shorts scuri le fasciavano e gambe e il soffio del vento faceva tintinnare il campanellino che aveva legato alla cintura.
 
-Che cosa abbiamo qui?-
-Perché ti nascondi?-
 
Delle figure oscurarono la luce del sole, costringendo in questo modo Natsumi ad alzare gli occhi. Erano tre ragazzi sui vent’anni, robusti con una semplice canottiera aderente che metteva in risalto i muscoli scolpiti. Sorridevano. Un espressione maliziosa che faceva ben comprendere le loro intenzioni. Per un attimo Natsumi  guardò la strada. Nessuno. Nemmeno un passante accennava a volersi fermare. La paura però non era dovuta alla situazione, in se già difficile. No, il suo terrore era dovuto ai due esemplari di Houndoom ai loro piedi che la osservavano con aria minacciosa. Adulti muscolosi, dal manto lucido tipico degli esemplari ben nutriti e curati.
 
-Allora? Ti hanno mangiato la lingua?-
 
Terrorizzata Natsumi teneva lo sguardo fisso sui Pokèmon. Il ragazzo, vedendo che non accennava a muoversi, si avvicinò soffermando lo sguardo affamato sulle gambe scoperte della giovane. I suoi occhi verdi finirono sull’album grigio della più piccola.
 
-Un artista! Su fammi vedere i tuoi lavori!-
 
 
 
 
-Adesso basta, lasciate in pace la ragazza e cercate qualcuno della vostra taglia!-
 
Un ragazzo le si parò davanti. Era molto alto, dalla carnagione abbronzata e i muscoli accentuati.
I capelli rossi parevano fiamme, e il tono della sua voce era forte e deciso. Al suo fianco c’era un Grovyle che, senza alcun timore, sfidava con lo sguardo i Pokèmon avversari. Natsumi osservò curiosa quelle figure sconosciute. Erano passati quasi dieci anni dall’ultima volta che qualcuno l’aveva difesa.
 
-Che cosa abbiamo qui? Come desideri ragazzo, ce ne andremo ma prima un regalo: Houndoom Lanciafiamme!-
 
Merric non poté fare molto.
Vide l’allenatore lanciare in aria l’oggetto e una vampata di fuoco andare a distruggere il prezioso album della ragazzina che stava difendendo.
Con una risata il gruppo si allontanò.

 
-Julius, ricordati il mio nome eroe delle mocciose! –

 
Merric si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo, ignorando le ultime parole del ragazzo.
Con un espressione di rammarico sul viso si voltò verso la mora.
 
-Tutto bene? Mi spiace per l’album-
-Non importa, è per questa ragione che odio la compagnia umana-
 
Lentamente Natsumi si alzò da terra, sotto lo sguardo dispiaciuto di Merric e del suo Pokèmon.
Con cura la mora raccolse quei pochi disegni ancora integri sul prato, premunendosi di gettare gli altri per non sporcare quel luogo tanto bello.
 
-Tieni, per ringraziarti- disse, porgendo al ragazzo un foglio dai bordi bruciati.
Era il ritratto di un Treeko che, due giorni prima, aveva incontrato nel bosco di quella stessa regione.
Accarezzò la testa del Grovyle del ragazzo, ringraziando anche lui con un poffin.
 
-Non dovevi, comunque io sono Merric Hawkins tu?-
-Natsumi Shiroyasha-
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
 
Foresta Nera, nei pressi di Yolus
Ore 14,30.

 
 
La Foresta Nera si estendeva ad ovest rispetto la città.
Un labirinto di piante che, nel corso degli anni, solo pochi allenatori era riusciti ad attraversare incolumi.
A fatica i raggi del sole filtravano attraverso le foglie, creando giochi di luci ed ombre spesso inquietanti.
 
Akane Suzuki era una ragazza testarda ed orgogliosa. A passo deciso percorreva i sentieri, seguita dal suo fedele Arcanine che la difendeva dai pericoli.
Certo, quel luogo era un paradiso ma dopo due ore di cammino si stava trasformando in un vero incubo.
 
-Arc!-
-So benissimo dove stiamo andando! Fidati, troverò l’uscita!-
 
Il Pokèmon scosse il muso.
Poteva giurarlo. Erano ben due ore che stavano camminando in cerchio.
 
 

Con uno sbadiglio un ragazzo dai capelli color pece aprì finalmente gli occhi.
Seduto sul ramo di un grande albero si godeva la brezza tipica della primavera e il silenzio della foresta.

Aveva una corporatura magra e una carnagione chiara.
Indossava solo una maglia nera, che risaltava il colore della sua pelle.
Alla sua destra, sistemata su un altro ramo, stava una giacca viola e nera. I pantaloni erano scuri, coperti in parte dalle foglie che erano cadute durante il suo pisolino.
 
-Maledizione! Perché sembrano tutte uguali queste strade?!-
 
Un urlo lo svegliò del tutto. Era una voce femminile, squillante e terribilmente familiare.
Abbassò lo sguardo, incrociando la figura di Akane e del suo Pokèmon. A quella vista sulle sue labbra si formò un sorriso.
 
-Non dirmi che ti sei persa, Bakane-
 
La giovane dai lunghi capelli castani si fermò. Da ben due anni non sentiva quell’odioso soprannome. C’erano due persone al mondo che la chiamavano in quel modo e, considerando che una era una ragazza, quella voce poteva appartenere solo ad una persona.
 
-Non è possibile! Kage-kun, e io che pensavo di essermi liberata di te con la fine della scuola-
-Lo stesso vale per me, Bakane-
-PIANTALA! Odio quel nomignolo-
 
Kage Black saltò dall’albero, mettendo in bella mostra la sua grande agilità.
Arcanine si lasciò sfuggire un ringhio mentre la sua allenatrice lottava contro il desiderio di far arrostire quel maledetto antipatico.
 
-Allora ti sei persa Bakane?-
-No! So benissimo dove siamo-
-Ma se sono due ore che mi passi davanti-
 
A quelle parole Akane arrossì.
Che razza di figura! Tutta colpa di quell’Ursaring che durante la lotta li aveva spinti nella foresta.
 
-Okay hai vinto, ma se ti trovi anche tu in questo luogo significa che non sai come uscire-
- Sbagli, io conosco l’uscita-
 
Così dicendo il ragazzo si avvicinò di più al corpo della ex compagna di classe. Doveva ammettere che gli anni le avevano giovato. Era rimasta ancora molto bassa ma il fisico stava iniziando a farsi più femminile. Indossava una maglietta bianca, un buffo cappellino dello stesso colore e i lunghi capelli castani erano stati legati in due pratici codini alti. Infine, un paio di pantaloncini scuri, completavano il look.
 
-Allora da bravo ci farai da guida-
-E perché mai dovrei farlo?-
-Semplice. O ci aiuti o ti arrostiamo, vero Arcanine?-
 
Akane sorrise sadica, accarezzando il muso del suo Pokèmon.
Con le buone maniere si ottiene tutto...
 
 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

 
Note dell’autrice ritardataria u.u
Ebbene gente eccomi! Finalmente sono riuscita ad aggiornare il primo capitolo di questa storia.
Ringrazio subito tutti i partecipanti, tranquillizzando quelli degli OC non ancora apparsi. Spero capiate le mie motivazioni, con una regione nuova da descrivere, zone a voi sconosciute e una serie infinita di nuovi personaggi ho dovuto dimezzare il capitolo originale. Comunque nel prossimo appariranno anche gli altri, oltre a notizie sul misterioso torneo. Noterete che ho cambiato la grafica. Non sono impazzita, semplicemente stò facendo alcuni "esperimenti" per trovare quella che mi ispira meglio. A questo proposito vorrei un parere. Che ne pensate di questa? Chiedo scusa per eventuali errori e vi do appuntamento al prossimo capitolo! Non mancate mi raccomando! Un abbraccio, Ryu_Chan <3
 
  
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