– …ma
sei sicuro di stare bene?
«si, te l’ho
già detto prima, non c’è niente di cui
tu debba
preoccuparti. Volevo soltanto sapere come stai, svet moy. Tra
una
faccenda e un’altra finisco sempre a farmi sentire
poco».
Tanto bene Kevin era uscito, a
Warsman era venuto in mente
che telefonare a sua figlia avrebbe anche potuto rivelarsi una buona
idea. O
più che altro un toccasana.
Attualmente l’unica
consolazione che aveva era quella, che
Alya -a Londra- e Katya -su Amazon- stessero bene e fossero fuori dai
guai. In
una situazione come quella era una fortuna non essere solo, sapere che
nella
galassia c’era qualcuno che gli voleva bene, che lo amava
incondizionatamente
come solo una figlia può fare. Sentire una voce amica,
sentirsi vicina Alya
nonostante i chilometri che li separavano, era un sollievo per lui, e lo aiutava a distrarsi un
po’ dall’assurdo
quanto orribile e doloroso intreccio in cui si era andato a cacciare:
pensando
ad Alya non pensava a se stesso, e non pensava nemmeno troppo a lei.
– te
l’ho chiesto perché mi
sembri…sottotono. Ma se lo
dici tu, alla fine non posso che fidarmi.
L’unico problema era stato
darle a bere che stava bene, che
era tutto a posto, yuppi yuppi evviva evviva. Si, nei limiti di quanto
Warsman
poteva essere “yuppi yuppi”.
«ecco, brava, fidati.
Solo…porti ancora quel braccialetto?
Quello in argento, che ti regalai quando eri bambina?»
– certo.
Perché?
Lo portava sempre, nonostante i
ricordi di “contorno”
fossero tra quelli non esattamente felici della sua infanzia, visto che
suo
padre nel regalarglielo aveva fatto una tirata terrorizzante sui
vampiri.
Talmente terrorizzante che era riuscito a farla piangere -Warsman si
era
sentito in colpa per giorni, per quella faccenda- e lei era corsa da
sua madre.
Questo nonostante Alya già allora fosse tutto meno che una
bambina frignona.
Attualmente verso i vampiri provava
qualcosa di simile a ciò
che provava per i topi, molto mitigato dalla consapevolezza -errata-
che erano
solo dei mostri leggendari, e che era sciocco temere qualcosa che non
esisteva,
al di là di quello spaventoso “un vampiro ha
ucciso tua nonna, Alya, tua
nonna!”…
«così, per
sapere. Devo andare, ci risentiamo».
Chiuse senza darle la
possibilità di replicare, poggiando la
schiena sul divano e socchiudendo gli occhi con un gran sospiro
pensando che se
Alya avesse incontrato per disgrazia il vampiro sbagliato nemmeno quel
braccialetto avrebbe potuto fare veramente qualcosa.
“non potrebbe proteggerla
da M…da quella cosa. A lei l’argento
non fa nulla, o non porterebbe a sua volta un bracciale fatto di quel
materiale, e con una Croce per di più”.
Anche davanti all’evidenza
inizialmente Warsman aveva
cercato di dire a se stesso che non era vero. Che si era sbagliato. Che
lei non
aveva quegli occhi, che lei non era un vampiro, che era stato lui ad
avere
visto male, che si era svolto tutto troppo velocemente, e che quando
l’aveva
guardata lui era ancora scioccato dal fatto che l’altro
vampiro avesse tirato
fuori la storia di sua madre.
Ma si era presto reso conto che erano
tutte stupidaggini.
Che giustificare quanto era accaduto in qualsiasi modo non avrebbe
cambiato la
realtà dei fatti: May, o Anne, o Dubis, o come accidenti si
chiamava era un
vampiro.
Si era innamorato di una succhia
sangue, di un esemplare di
quella razza maledetta che lui voleva sterminare completamente.
L’aveva protetta quando non
ne avrebbe avuto affatto
bisogno, era stato con lei, si era aperto con lei, mentre May gli aveva
rifilato soltanto una menzogna dopo l’altra.
Quei “ti
voglio bene”,
quei “ci tengo a te”…era stata tutta una
messinscena. Lo aveva avvicinato
perché voleva il suo sangue, niente di più e
niente di meno, perché non poteva
esistere nessun altro motivo valido.
Altro che
“voglio uscire
con te perché mi piaci”! Se mai le piaceva la
calda vita rossa che gli scorreva
nelle vene!!!
E lui che si era sentito un porco a
sbavare dietro una
ragazzina…altro che diciotto, May avrebbe potuto avere il
doppio dei suoi anni
o anche di più! Cristo, come minimo quella lì
Giulio Cesare lo aveva conosciuto
davvero, altro che scherzi!
E quindi veniva da sé
anche che lei gli avesse mentito sulla
faccenda dello scambio culturale, sui genitori in Val
d’Aosta, e su chissà
cos’altro.
«eppure sembravi
così normale…a parte quelle tue uscite,
certo» mormorò tra sé e sé
«e sembrava tutto così vero
che io non volevo crederci…mentre tu cosa volevi
da me?
nutrimento?»
Non capiva perché si
stesse ancora arrovellando su
quell’ultimo particolare. Si era ripetuto
un’infinità di volte che in quanto
vampiro lei non avrebbe potuto volere altro.
Però aveva passato molto
tempo con lei, ci aveva perfino
dormito insieme una volta, e non si era mai sentito mancare le forze,
né aveva
trovato strani segni sul collo o da qualche altra parte, né
May aveva dato
mostra di avere sete del suo sangue le volte che lo aveva visto ferito.
E soprattutto aveva sempre cercato di
dirgli di stare al
sicuro…
“tsk, quello era
perché non voleva dividermi con qualche
altro non morto”.
Ma considerata la visibile
affinità con il suo ex compagno non avrebbe
dovuto avere problemi a
dividere il pasto con lui, un paio di sere prima, una volta scoperti.
E invece non lo aveva fatto. Lui
l’aveva portata via. E lei
gli era sembrata anche triste, e dispiaciuta, e addolorata
e…e poi aveva detto
al suo compagno che lui, Warsman, per lei non era stato un
giocattolo…e lo
aveva preso a male parole quando quel maledetto gli aveva fatto quella
domanda
così dolorosa.
Già, a proposito, il moroi
stesso era rimasto sorpreso quando questa si era rivelata
azzeccata -e idem
May, era completamente sconvolta- come se l’avesse buttata
lì così, e non
sapesse davvero che era sua, la
madre
uccisa…però non avrebbe potuto
“buttarla lì così”, se non
avesse saputo in
qualche modo com’era andata la faccenda, e nei dettagli.
Aveva detto che non era stato lui.
Avrebbe anche potuto mentire.
Ma perché avrebbe dovuto?
Gli sembrava più il tipo che
avrebbe potuto vantarsi di una cosa del genere. E poi lo aveva visto in
forma
mostruosa, e da quel che Flash ricordava quello che aveva ucciso sua
madre non
era un vampiro color viola lividi.
Ma se diceva il vero allora come
poteva saperlo?!
A meno che, visto che May era un
vampiro…
“non
te lo lassssscerò
fare! Non sssssono tornato dall’oltretomba per vederti
morire!!!”
…lei stava per dirgli
qualcosa, prima che l’altro la
portasse via.
E se…ma no. No, no.
Si rifiutava di credere che i due
potessero essere a
conoscenza della sua storia in altro modo che non fosse un averlo
sentito
raccontare da qualcun altro di quei mostri maledetti.
C’era un limite a quel che
poteva riuscire ad accettare, e
che May potesse essere l’assassina che cercava non ci
rientrava, assolutamente
no.
E poco importava che, per logica:
- a lei l’argento non
faceva niente, era comprovato
- al vampirone della festa
l’argento non faceva niente, ed
era altrettanto comprovato
- il vampirone della festa parlava
- anche il vampiro che aveva ucciso
sua madre parlava
- c’erano forti
possibilità che May e il vampirone fossero
la stessa cosa.
Rifiutava a priori quel collegamento
più che logico, e
preferiva concentrarsi sull’altro vampiro, l’ex di
May, pensando che se il bastardo
comandava orde di vampiri sicuramente aveva
sentito quella storia da uno di loro. E quell’uno avrebbe
anche potuto essere
già stato ucciso. Chiuso il discorso.
O almeno quella parte di esso.
In quei giorni oltre a pensare e
ripensare a tutto in
maniera ossessiva si era chiesto cosa fosse meglio fare. Il buonsenso
suggeriva
di cercarla per ucciderla, perché non c’era altro
da fare con un vampiro…
“Lord
Flash, sarò più
diretta: per me non sarebbe un problema nemmeno se ti mancasse tutta la
faccia”.
“…tu
non sai quello
che dici, un conto è parlarne un altro è vederlo,
e…tu dopo magari non vorrai
più vedere me”.
“devo
dedurre che mi
ritieni una persona estremamente superficiale, allora, se dici queste
cose”.
“no!!!
Non ti ritengo
superficiale è che…è…ah, al
diavolo! Guarda! Ecco! Sei contenta adesso? Capisci
quel che volevo dire?!”
“è
tutto qui?”
«May, ma perché
dovevi essere proprio tu?...» mormorò
«un
vampiro, proprio tu».
E collusa con un mostro incasina
menti, poi.
Kevin in quei giorni aveva tentato di
rimettere in ordine il
disastro che l’altro vampiro gli aveva lasciato nella testa.
Quell’essere
maligno lo aveva confuso, e per un pezzo aveva avuto solo frammenti
molto molto
vaghi. Ad un certo punto si era anche dimostrato sorpreso che May fosse
un
vampiro, quando lui glielo aveva detto…quindi se anche in
quel breve lasso di
tempo passato da che lui se n’era andato al suo ritorno fosse
venuto a sapere
qualcosa in più, non avrebbe potuto dirglielo.
Nello specifico, non avrebbe potuto
confermargli che il
vampirone della festa era proprio lei, costringendolo ad accettare
tutto quel
che ne sarebbe conseguito.
E al russo continuavano a tornare in
mente tutti i bei
momenti passati con lei. Si sentiva anche ridicolo, si conoscevano da
un paio
di mesi circa ed erano stati insieme solo una settimana, quindi
continuava a
ripetersi che doveva piantarla di fare il cretino e di comportarsi come
l’adolescente
ebbro di ormoni che non era più da un pezzo, che non
poteva essere stato
così importante.
Eppure lo era stato eccome. E lo era
anche in quel momento.
“che
io sia
troppo…troppo innamorato per
ucciderla?”
Ma no! Non poteva amare un essere
dannato come quello!
Doveva togliersi dalla testa i propri
ricordi con lei, e
sforzarsi di pensare che erano tutte sporche bugie.
Ma era dura pensare che quel suo
sguardo dolce ed
apparentemente onesto potesse non essere stato tale.
Come aveva potuto mentirgli in quel
modo?! Sembrava così
sincera! E invece…
“si…però
c’è da dire che non avrebbe potuto essere sincera
nemmeno volendo, se anche mi avesse voluto bene davvero.
Perché se mi avesse
rivelato la verità da subito, io…”
…l’avrebbe
uccisa senza darsi il tempo di conoscerla.
“già. Ma il
fatto è che…come può volermi bene
davvero? È
impossibile!”
Poi si trovò a pensare
qualcos’altro. Ataru Kinniku era
stato con lei molti anni prima, e forse nemmeno per poco tempo; In fin
dei
conti le era tuttora affezionato, da quel che Kevin aveva visto.
Affezionato pur conoscendo la sua
vera natura, e vivo, ed in salute.
E probabilmente…oddio,
probabilmente a quel punto lo sapeva
anche Kid Muscle, Kevin aveva sentito zio e nipote parlare di May da
soli come
se fossero a conoscenza di “qualcosa”.
E anche a Kid Muscle lei non aveva
fatto niente.
…a proposito, arrivati a
quel punto c’era da chiedersi come
fosse andata davvero quella faccenda dell’incidente col
motorino, se c’era
stato sul serio…
“tsk…chiaro,
ovvio, che a loro non abbia fatto niente. Ataru
Kinniku può esserle utile, ed ha agganci che potrebbero
farle comodo, e Kid
Muscle è suo nipote. È naturale che non li abbia
toccati…anche se tempo fa
Sergent Muscle era una specie di reietto” era scappato via
nel momento in cui
si era rotto le scatole degli allenamenti spartani impostigli da suo
padre e
non si era fatto più vedere fino a quando non aveva compiuto
ben trentaquattro
anni “e se l’avesse conosciuto allora non avrebbe
avuto ragione di
risparmiarlo, e…e ci sono tante cose che non
capisco…”
Forse doveva cercare di ritrovarla.
Così avrebbe potuto
chiederle spiegazioni, se non altro…
“e dare credito alle sue
parole dopo le bugie che ti ha
rifilato?!”
“che doveva fare, arrivare
e dirmi ‘ehi, sono un vampiro,
ammazzami dato che odi quelli come me’!...non poteva fare
altro!”
La sua coscienza al momento aveva due
voci in lotta tra
loro. Curioso che quella più ragionevole e che lo spingeva a
non credere a
May fosse molto simile a quella di Alya che con tutta quella
storia non
c’entrava niente.
“ma vuoi aprire gli occhi
una buona volta?! La vuoi piantare
di giustificarla?!! Non ti ama, non ti ha mai amato, ti sei preso una
cotta per
quella sbagliata, ora risolvi la questione ed ammazzala
finché sei in tempo”.
E oltretutto dubitava fortemente che
sua figlia avrebbe mai
detto qualcosa di simile, tanto più visto che era un medico.
“si, io dovrei fare questo,
ma come?!”
Lord Flash si prese la testa tra le
mani. Tutta quella
faccenda era un’ingiustizia bella e buona. Davvero avrebbe
dovuto ucciderla?!
Affondare gli artigli nel suo morbido petto fino a sfondarle il
cuore?!!
Cristo…come avrebbe fatto
a trovare la forza che gli serviva
per fare una cosa del genere, se al solo pensiero gli tremavano le mani?
«io non voglio
ucciderla!»
Nemmeno sapere che gli aveva mentito
su tutta la linea
gliene dava la forza decente. Forse sapere che era
l’assassina di sua madre
gliel’avrebbe data, o forse invece si sarebbe semplicemente
rivelato il colpo
di grazia che l’avrebbe fatto sprofondare in un abisso di
follia pura in cui
poteva cadere solo qualcuno che ne aveva passate veramente troppe
per
poterne sopportare di più.
“io devo
parlarle”.
“pessima idea”.
“devo, o
diventerò pazzo”.
“sicuro di non esserlo
già diventato? Parli anche da solo! Noi
odiamo i vampiri, ricordi?!”
“e se lei fosse
diversa?”
“e perché
dovrebbe, perché lo vuoi tu?”
“finora non mi ha fatto del
male”.
“appunto, otets,
finora”.
Warsman afferrò uno dei
soprammobili e fu fortemente tentato
di scagliarlo contro la parete, ma si trattenne pensando che se
l’avesse fatto
Kevin avrebbe attaccato una lagna senza fine. Quindi lo posò
delicatamente
dov’era prima, con la mente che partiva in uno strano volo
pindarico in cui
c’erano lui, May ed Alya. Non avrebbe saputo dire se
quest’ultima avrebbe
accettato facilmente un legame tra lui e May, nonostante
l’immensa apertura
mentale delle Deva. Sarebbe stato come presentarsi davanti a lei
dichiarando di
volersi accompagnare ad un ratto di un metro e ottanta…
Momento, momento.
Aveva veramente pensato di
presentarla a sua figlia?!
Era decisamente confuso. Prima
pensava di ucciderla, poi di
tornare con lei…! non ci stava capendo più niente.
“si, ok, sto impazzendo
completamente. E il fattore vampiro alquanto
porco non morto suo ex? Dove lo mettiamo?!”
Fosse stato per lui, sottoterra.
Definitivamente. Ma non era
una cosa semplice da fare, sia perché il tizio era forte che
perché se ci
avesse provato forse si sarebbe trovato contro entrambi gli ex amanti.
Adesso
capiva anche meglio perché lei non aveva voluto che lui
fosse ucciso.
Sembravano essere vampiri particolari, come loro magari ce
n’erano molto pochi,
o forse erano unici, era ovvio che non si sarebbero ammazzati tra loro,
specie
visto che uno dei due era morto violentemente all’improvviso.
“otets, non
pensi che forse in questo caso è bene che
il simile stia con il simile?...”
Già. Forse lasciarla al
non morto sarebbe stata la miglior
cosa. Lasciargliela e dimenticarla.
Eppure il solo rievocare
l’orrendo ricordo di quando li
aveva visti insieme sul divano lo faceva diventare una belva, quindi
non
riteneva di potergliela lasciare senza lottare. Era un uomo orgoglioso.
Sentiva
che se l’avesse fatto avrebbe perso dignità, ed
era inaccettabile.
“no. Non lo
penso”.
Adesso il problema era solo uno: come
trovarla e riuscire a
parlarci senza che quell’altro si mettesse in mezzo?
…mh…forse aveva
avuto un’idea. Rischiosa, si, ma sempre
meglio di niente.
Se il non morto comandava gli altri
vampiri, e lui avesse
trovato ed ucciso un folto gruppo di essi, la cosa lo avrebbe attirato
allo
scoperto, indi avrebbe attirato anche May!
Forse avrebbe dovuto ricordarsi di
avere una figlia che a
soli venticinque anni non avrebbe gradito affatto rischiare di perdere
suo
padre.
Ed un’ex compagna a cui
ancora voleva bene, e che gliene
voleva altrettanto.
Ed un bambino gigante -Kevin- che gli
si era affezionato.
“Alya e Kevin sono grandi,
e Katya è lontana” si disse, e fu
proprio mentre affilava gli artigli che Kevin rientrò in
casa di corsa.
«non hai idea di quel che
è successo!!! Ero con Niamh, la
stavo…la stavo solo riaccompagnando a
casa…»
Il russo si alzò per
controllare meglio le condizioni di
Kevin. «sta bene? state bene?»
«si...abbiamo giusto
qualche graffio» e un bello shock da
parte della ragazza, che non aveva creduto molto ai racconti di Kevin
riguardo
i vampiri, almeno fino a quel momento! «ne ho ucciso
qualcuno…siamo riusciti a
scappare, l’ho fatta chiudere in casa, e…Lord
Flash, dove vai?!»
«di quei vampiri ce ne sono
ancora?» gli domandò l’altro
avviandosi verso la porta. Kevin lo seguì.
«vuoi andare ad affrontarli
da solo?!»
«si, così che la
cosa attiri chi di dovere allo
scoperto…Kevin. Togliti di mezzo».
Il ragazzo si era parato davanti alla
porta. Non era così
tanto stupido da non arrivare a capire cosa aveva in mente il suo
allenatore, e
non pensava di poterglielo lasciar fare. «per andare
lì fuori ad attirarti quei
mostri nella speranza che venga fuori anche lei
dovrai passare sul mio cadavere, hai capito?!»
«la cosa non ti riguarda,
va bene?! Io non mi intrometto
nella tua vita privata, e tu non devi intrometterti nella
mia».
«già, il fatto
è che la persona con cui mi vedo io non è una
succhia sangue che sta con un altro succhia sangue che a sua volta
comanda orde
di altri succhia sangue ancora!!!»
«non costringermi a
toglierti di torno con la forza, non
voglio, e non ti piacerebbe».
Era perfino arrivato a minacciare il
suo pupillo pur di fare
un tentativo di rivederla!
«è una
minaccia?!»
Un attimo di teso silenzio
passò tra i due.
«Kevin, ti chiedo di
evitare di ostacolarmi».
«e io invece ti chiedo di
renderti conto che forse quei due
vampiri non hanno fatto qualcosa alla testa solo a me, ma anche a te,
se sei
arrivato a questo punto. Voglio dire, me l’hai detto tu che
sono degli
assassini bugiardi, ma non hai l’aria di chi vuole cercarla
per ucciderla»
disse «per quanto effettivamente…si,
insomma…non le ero attaccato quanto te,
però…nemmeno a me piace molto l’idea di
fare una cosa del genere. È che
sembrava normale, no?»
«vedo che hai afferrato il
concetto».
«ho detto che lo sembrava,
non che lo era…»
«non ci ha mai fatto del
male».
«no…infatti.
Aveva anche cercato di farmi restare a casa la
sera della festa, a dire il vero» ammise il ragazzo
«p-però…sss….» si
portò le
mani alle tempie, sentendo una dolorosa fitta al capo
«c’era qualcosa a
riguardo della festa, m-ma io non riesco a-»
«è colpa
dell’altro vampiro. Forse è meglio che tu vada a
letto».
«non se esci!!!»
sbottò Kevin «se vuoi attirarla fatti
venire in mente dell’altro che non sia farti ammazzare, va
bene?!»
Warsman fu tentato di ribattere un
“si, mamma”, ma si
contenne. Forse poteva davvero escogitare qualcosa di meglio,
perché in effetti
farsi ammazzare non era una grande idea, e non garantiva il successo.
Fece un lungo sospiro, lasciando
cadere le braccia lungo i
fianchi. «penserò a
qualcos’altro».
«oh. Bene» Kevin
si rilassò, ed entrambi si diressero verso
il divano «lo sai cosa, stavo pensando che forse i Kinniku
sanno qualcosa su
dove possa essersi cacciata».
«aggredire Kid Muscle per
fargli dire tutto quello che sa
comporterebbe l’espulsione dal Torneo…quando
ricomincerà!» e se fosse stato per
lui non avrebbe dovuto ricominciare proprio.
«si, si, lo
so…» si buttò di schioppo sul divano
«e se si
facesse viva lei?»
«mi eviterebbe di
cercarla».
Kevin di commenti da fare ne avrebbe
avuti tanti, ma alla
fine ne tirò fuori uno che forse era stupido e forse no.
«secondo te ha
incontrato davvero Maria Antonietta?»
«a questo punto tutto
può essere. Magari ha incontrato anche
Giulio Cesare».
«eh! Allora ci credo che
non ti considerava vecch-ehm, adesso
che ci penso, forse vista l’ora è meglio che vada
a preparare la cena…»
«ecco, bravo, vai a
preparare la cena!»
Seguì i movimenti del
ragazzo con uno sguardo da far venire
i brividi, per poi sedersi a sua volta sul divano ed appoggiarsi
stancamente
contro lo schienale. Sarebbe stata una lunga serata.
«…mettila
così, se ti fai ammazzare scateno sulla città
tutte
le orde di vampiri che ho a disposizione, e ti garantisco che
sarà un grande
macello. È questo che vuoi?!»
«e se prima facessi fuori
te?»
«non preoccuparti. Una
volta terminato l’attacco ti
raggiungerei comunque» sbuffò l’altro
«Lu, sarebbe qualcosa di completamente
inutile. Tanto la madre di Volkoff doveva morire, prima o poi. Hai solo
accelerato il processo. Tu non pensi nell’ottica di un essere
immortale quale
sei».
«l’ho fatto
già per troppo tempo, e non amo ricordare cosa
facevo quando lo pensavo».
«specialmente
perché quel che facevi ti piaceva. Andiamo,
nel milleseicento avanti Cristo avevi un idromassaggio proprio
perché non ti
importava di far spolmonare centinaia di schiavi che dovevano soffiare
con dei
tubi nella tua vasca piena di latte
d’asina!…»
«accidenti a me che te
l’ho raccontato».
Quei giorni erano stati difficili sia
per Lord Flash che per
May, ed anche per Guido che stava facendo di tutto per convincerla a
non andare
dal russo per farsi uccidere.
«tornando a
noi…non ti pare di avergli già dato troppo
dolore? Non pensi che confessargli il resto peggiorerebbe soltanto le
cose? Già
gli umani vivono poco, vuoi farlo anche vivere male? vuoi costringerlo
ad
ammazzare…» trattenne una risata
«…la donna di cui è innamorato perso?
Come pensi
che vivrebbe dopo? Te lo dico io: male. Gli faresti vivere da cani quel
poco di
tempo che ha. Tienitelo per te».
May sbuffò, distesa sul
letto. Si erano rifugiati in casa di
Guido, cosa che aveva se non altro fatto diminuire gli attacchi. Quello
a Kevin
non era stato ordinato da lui, era stato un caso, una questione di
vampiri
lasciati allo stato brado insomma.
«devo riconoscere che non
hai tutti i torti, ma non sarebbe…giusto».
«non sarebbe giusto evitare
a quell’umano di soffrire?»
Guido ovviamente continuava ad odiare
tutti quanti gli
umani, tutti quegli sciocchi esseri inferiori, ma dire così
era l’unico modo
per impedire all’unico amore della sua vita di fare qualche
idiozia.
Togliendo i sette anni passati
sottoterra, lui l’aveva amata
per ben settecentosessantadue anni. Settecentosessantadue.
Oltre seicento dei quali li aveva passati a cercarla, ed in
tutto quel
tempo mai aveva conosciuto altra donna, vampira e tantomeno umana.
«quello…ovvio
che sarebbe giusto, ha patito così tanto».
«appunto, se lo incontrerai
ancora dunque non dirgli niente.
La verità non è sempre la miglior cosa. Lascia
che gli umani continuino a
crederlo, ma tieni a mente che per noi non vale».
«va contro quel che ho
sempre dichiarato riguardo quel
bambino».
«aaah, Dubis! La stai
facendo troppo lunga! Lascia perdere,
quel che è fatto è fatto, farti uccidere non
riporterà indietro sua madre, e
probabilmente dopo tutti questi anni sarebbe anche già morta
di suo».
«beh, per colpa mia non
potremo mai saperlo» si mise a
guardare il soffitto «…come pensi che
reagirà, al nostro prossimo incontro?»
“non
me ne frega
niente”.
«hai detto che odia i
vampiri, come vuoi che reagisca?»
«già».
Il moroi le
diede
le spalle, voltandosi a guardare il paesaggio fuori dalla finestra.
«lo ami
davvero?».
«mh?»
«mi hai sentito. Due sere
fa hai detto che non era il tuo
giocattolo, e adesso sei anche legata a lui dal senso di colpa. Ma devi
superare la cosa…» si voltò nuovamente
verso di lei «se morisse saresti
libera».
«non
voglio che lo
tocchi. Mi hai capito?! e a proposito, mi auguro che tu in
questi giorni
non abbia ordinato psichicamente qualche attacco…»
«oh, no. Ho avuto cose
più importanti a cui pensare: nello
specifico una Nata di seimila anni con assurde aspirazioni di subire un
omicidio-suicidio» ribatté lui con una punta di
sarcasmo «ma non garantisco che
nessuno abbia subito attacchi, proprio perché non mi sono
messo a controllarli,
e poi ormai se si tratta dei chojin…conoscono la
strada!»
Volevo semplicemente mostrare com'è che chi è più coinvolto ha preso la cosa, ma nel prossimo capitolo tornano anche i ragazzi della League, non vi preoccupate -specialmente tu cristy_duck, non preoccuparti... e comunque credo che il prossimo aggiornamento sarà di "alla ricerca dell'ispirazione perduta" :) anche se dopo "Faida di sangue", teoricamente.
Al prossimo capitolo...prima o poi!