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Autore: egypta    05/09/2008    1 recensioni
[...]Improvvisamente però, senza alcun preavviso, la mia vita ebbe una svolta che neanche nei miei sogni più rosei avrei potuto immaginare: venni a conoscenza di un segreto celato all’umanità da millenni, venni a contatto con un mondo del tutto diverso da quello che avevo visto finora, e tutto questo, solo perché conobbi quelle persone, anzi creature che tutto il mondo teme tanto: i vampiri....
Ed è proprio tra costoro che conobbi lui, e mene innamorai, anche se sapevo che era lo sbaglio più grande che potessi mai fare in vita mia...
Spoiler Breaking Dawn!!!
Okay, questa è la mia prima fanfiction su Twilight... La storia è narrata da un nuovo personaggio, nonché personaggio principale della Fic, Daphne. Avverto che c’è spoiler di Breakin Dawn... Infatti qui Bella ed Edward hanno due figli,la femmina (che gia si conosce e che non dico il nome), ed un altro, un ragazzo, che poi scoprirete chi è più in la... Bhe, mi pare di aver detto tutto, quindi vi lascio alla storia, spero vi piaccia e di ricevere tanti commenti... Coomentateeeeeeeee^-^
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo uno: Trasloco.

Io e i miei genitori eravamo in viaggio ormai da un paio d’ore.
Nonostante mi sia sempre piaciuto viaggiare in un veicolo, comodamente seduta e guardare la gente che camminava , non vedevo l’ora di scendere.
Ancora non avevo accettato il pensiero di dovermi separare da casa mia, la mia amatissima New York - città molto assolata - per dover andare ad abitare nella piccola cittadina di Forks - città nuvolosa e molto piovosa - in cui sbucava il sole ad ogni spuntar di luna.
Per non contare anche il fatto che non conoscevo ne il posto, ne la gente.
Chissà quante volte mi sarei persa con il mio scarso senso dell’orientamento...
Decisi che era meglio non pensarci se non volevo che l’angoscia e la nostalgia mi riprendessero di nuovo.
Per tutto il resto del viaggio tenni il broncio, con un misto tra sofferenza e rancore; non sapevo nemmeno io quale sentimento provavo di più, ma ero sicura che erano rivolti ai miei genitori, ma soprattutto verso il lavoro di mio padre: infatti lui era un chirurgo molto bravo, ed era stato chiamato dall’ospedale di Forks per mancanza di medici.
Mi pareva di aver sentito che l’unico dottore
In gamba li era un certo Cullen, oh ecco come si chiamava: Carlisle Cullen.
Mio padre aveva accettato il lavoro, e ora ci stavamo trasferendo nel mio incubo personale...
Chissà quanto ci staremo, forse per sempre, forse no, ma ero sicura che la cosa sarebbe stata molto lunga.
<< Benvenuti a Forks >>, mia madre mi distrasse dai miei pensieri, prendendomi di sorpresa.
Appena in tempo di alzare gli occhi verso la strada che intravidi di sfuggita un cartello con scritto “ Benvenuti a Forks”
<< Che bello... >>, non ci potevo credere: il mio incubo personale era proprio davanti ai miei occhi, e mi dava pure il benvenuto! Carogna.
Altri quindici minuti di viaggio e arrivammo in un piccolo quartiere, con tutte le case in fila e con davanti i loro curatissimi e verdissimi giardini.
Ogni volta che mi giravo, c’era sempre qualcosa di verde: giardini verdi, alberi verdi, bosco verde, piante di ogni genere verdi, cespugli verdi, erba verde, muschi verdi...
Incominciavo a detestare il verde...
Riluttante, mi voltai verso la mia nuova casa: era una casetta propria, a due piani e non molto grande.
Bhe, almeno per una cosa mi piaceva: fortunatamente, per i miei poveri nervi, non era verde.
Mamma e papà avevano gia incominciato a portare su le valige e tutto il resto, allora anche io afferrai le mie cose, senza entusiasmo, e mi preparai a portarle nella mia nuova schifosissima camera.
Una macchina che passava di li catturò la mia attenzione, così alzai la testa per poterla vedere meglio: era una Porsche decappottabile grigio metallizzato, strabiluccicoso e apparentemente senza una macchia o un rigo.
Ho sempre adorato quel tipo di macchina, sportiva ma allo stesso tempo elegante.
La macchina rallentò la sua corsa, e questo mi permise di vedere il pilota: un ragazzo apparentemente di diciassette anni, con dei capelli biondicci tutti scompigliati che gli davano un aria sbarazzina, e due occhi verdi, bellissimi, che mi scrutavano incuriositi.
Mi guardò fino a che la sua visuale glielo permise, poi si rigirò e prese velocità, sfrecciando come un missile nella strada di fronte a se.
Io, da brava stupida, ero rimasta ancora li imbambolata con ( di sicuro) un espressione da ebete sulla faccia.
Ancora potevo sentire quegli oceani verdi che mi scrutavano l’anima, cercando di leggermi ogni mio pensiero più nascosto... Mi sentivo un imbecille, però ne ero rimasta veramente abbagliata, tanto che non sentì nemmeno mia madre che dalla porta mi chiamava ininterrottamente.
<< Daphne! Daphne mi senti??Ehi! Sto parlando con te ragazzina!! >>, era infuriata, lo potevo capire dal tono della voce che aveva.
Così mi affrettai a risponderle: << Si ho capito, arrivo! >>.
<< Era l’ora! >>.
<< Uff >>, sbuffai.
Ripresi le mie valige e le portai dentro casa: era piccola ma accogliente, la cucina e il salotto erano tuttuno, e prendevano tutto lo spazio di quel piano, poi infondo vi erano delle scale che conducevano al piano superiore.
Salii le scale e mi ritrovai davanti ad un corridoio non molto lungo; c’erano tre porte, due camere ( ai lati ), e il bagno ( infondo al corridoio). Ispezionai prima la camera alla mia sinistra, che dedussi che era dei miei, poi infine la mia.
Non era molto grande, più o meno era come quella che avevo prima.
Rettangolare, con un letto a una piazza e mezza, una scrivania di legno di ciliegio ai piedi del letto, un armadio grande proprio davanti alla porta, attaccato al muro.
Vicino alla finestra, quasi infondo alla stanza, si trovava una televisione.
Mi avvicinai alla finestra e mi affacciai per vedere cosa si vedeva. Dava sulla strada davanti all’entrata della mia nuova casa.
Da li si poteva vedere tutto il giardino- ovviamente tutto verde- e la casa accanto.
Mi voltai sospirando e misi le valige sul letto, incominciando a disfarle.
Quando finì mi lasciai cadere sul letto e chiusi gli occhi cercando di riportare nella mia mente la mia canzone preferita:“Sirene” dei miei adorati Finley, E incominciai a canticchiarla sotto voce, con un paio di occhi verdi che le faceva da sfondo.
  
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