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Autore: sinful_theatre    24/07/2014    1 recensioni
La storia dell'Elfo del sangue Kriystal è tratta dal videogioco mondiale World of Warcraft. Anticipo il 'tratta da' in quanto per renderla romanzesca è stato neccessario modificare alcuni particolari,a partire dalle ambientazioni ai nomi di tecniche e luoghi. Ho cercato comunque di mantenere il più possibile l'immagine e la magia del mondo di Azeroth per trasmetterla a chi World of Warcraft già lo conosce e a chi invece non ne ha mai avuto a che fare.
Kriystal è un'elfo del sangue femmina che insegue il sogno di divenire una paladina,cosa non ammessa dalle fitte leggi della sua terra natale. Si troverà così nel mezzo di una sorprendente avventura fuori programma che l'avvicinerà passo dopo passo al suo obiettivo,nel bene e nel male.
Sarò lento a postare i capitoli,chiedo perdono in anticipo e spero vi piaccia come mio debutto in ambito fantasy e Fanfiction.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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XXIV

 L’inizio della fine


 
 
   Ancora prima di mettere piede sul cigolante pontile, già affollato di marinai e mercanti, Kriystal fu travolta dall’aria gonfia di odori che aleggiava per la laguna.
   Radunata la compagnia di Sind’orei, Thehorde li guidò nel cuore della città costruita a ridosso della costa Sud dei Regni orientali, incastonata nei verdi colli costieri punteggiati da grandi palme, dietro i quali si estendevano le fitte giungle di Stranglethorn Vale.
   Le occhiatacce da parte dei padroni di casa giunsero puntuali. Tuttavia, il movimento e la vita della città portuale sollevarono lo spirito dell’elfa, distraendola dai propri torpori e calandola alla perfezione nella missione che, dal momento in cui erano scesi dalla nave del dispotico Tari, aveva ufficialmente preso il via.
   “Il primo luogo in cui andremo è la locanda della città” disse Thehorde con un tono che lo decretò formalmente a capo del gruppo.
   “Oh, che tu per una volta sia lodato vecchio mio!” esordì Vonch alle sue spalle.“avevo proprio voglia di mandar giù qualcosa di decente. Dopo il cibo di Cairne, per mare ho bevuto solo vino diluito con acqua salata e ingurgitato quegli strani molluschi pescati dai marinai. Disgustosi…”.
   “Andremo in quella locanda solo per…” provò il Warlock rosso.
   “Solo per chiedere informazioni sui tipi loschi che stiamo cercando. Lo so, lo so…”
   Percorrendo il molo inferiore, Kriystal notò la sfumatura di razze che incrociavano il loro cammino. Orchi, troll, gnomi e goblin, uno dall’aria più sinistra dell’altro. Booty bay era chiaramente un posto in cui nessuno avrebbe mai potuto abitare stabilmente, esclusi i nativi. Il mare alla loro destra era avvolto nella nebbia che li aveva accolti e l’isolotto con la scultura gigante in cui si erano imbattuti ne era stato totalmente assorbito.
Presa dalle sue considerazioni sulla città costiera, Kriystal non si era accorta che i compagni di fronte a lei si erano fermati di fronte ad una catapecchia mezza scoperchiata, come molte di quelle circostanti, fuori dalla quale un goblin dalla barba grigia, un grosso anello al naso e un volto perennemente imbronciato, aveva smesso di martellare una spada lunga sull’incudine per rispondere alle domande in lingua comune di Bithah.
   “Nah! Niente attacchi ai villaggi della valle, oggi. Se ne vedono spesso, sapete? La gente come voi viene in questa città per fare i loro affari e poi esce dal piano superiore e se ne va a depredare e saccheggiare i villaggi confinanti con le giungle. Non sono le pantere che mi spaventano, nossignore! Ho passato tutta la mia vita in queste terre e vi dico che la razza peggiore … sono i pirati. Puah!
   Bithah guardò con amarezza lo sputo del goblin andato a finire sulla punta del suo stivale. Kriystal ricordava alla perfezione la promessa fatta al paladino riguardo al mantenere il controllo entro i confini della città, e sapeva che lui sarebbe stato il primo a non infrangerla. Sospirando, Bithah si sistemò saldamente l’elmo sotto braccio:“noi non siamo pirati, signore”.
  Il fabbro sbuffò:“A no? Se c’è qualcuno di cui mi fido meno dei pirati, sono coloro che dicono di non esserlo. E comunque vi ho detto quel che volevate. Ora sloggiate, gli abitanti di questo porto lavorano. Sapete cosa vuol dire? Non vanno in giro a cercare villaggi disponibili al saccheggio. Via, Via!” e alzò il martello per farsi capire meglio. Ma il gruppo non perse altro tempo e si allontanarono. Abbandonando l’irascibile ometto, Kriystal si avvicinò al paladino:“Non sarà facile colloquiare con gli abitanti del luogo, vero?”.
   “Vero. E i viaggiatori ne sapranno almeno quanto noi…” Bithah sembrò scoraggiato, tuttavia le sorrise, riuscendo ad esprimere più ottimismo di quanto ne possedesse in realtà.
   “Eccoci arrivati. Ogni avventuriero, mercante o ladro che sia, una volta sbarcato non vede l’ora di recarsi nella locanda del luogo” dicendo ladro, Thehorde guardò Vonch, il quale lo ignorò e si diresse per primo verso l’edificio di fronte a loro. La locanda era costruita su tre piani dislocati tra loro, come se edificati in fretta e furia, con scale esterne in legno dai gradini irregolari e una bizzarra terrazza ricavata dalla prua di una nave, colma di bevitori abituali sempre sul punto di piombare a picco nell’oceano. Il frastuono era invivibile anche dall’esterno.
   Thehorde si rivolse a Robil:“Ci divideremo. Io e Bithah entriamo dall’ingresso principale. Tu e il giovane Warlock raggiungete il retro dell’edificio, nel caso qualcuno decida di scappare” poi si voltò verso Kriystal.“tu resta fuori dai guai, come il tuo amico là dentro” Kriystal sentì il dovere di difendere sé stessa e Vonch, ma decise di trattenersi per non rovinare quello straccio di dialogo che lei e il Warlock rosso si erano riservati la notte precedente. Robil e Soran si divisero dal gruppo, come richiesto da Thehorde. Prima che quest’ultimo e Bithah entrassero nel locale, il paladino si rivolse a bassa voce all’elfa:“Ormai conosci Thehorde. Ma per questa volta dagli retta, non fare qualche pazzia con l’intenzione di dimostrargli qualcosa…”
   “Io non devo dimostrare nulla a nessuno” rispose lei determinata.
   “Proprio quello che volevo sentire” sorrise lui.“le leggi sulla tregua valgono per noi come per chiunque altro, quindi dovresti essere al sicuro.
   Dubitando che dalla visita al locale ne ricaveremo alcunché, ne deduco che saremo fuori in un batter d’occhio. Rimani nei dintorni e stai all’erta”.
   Guardando Bithah e Thehorde avviarsi verso l’ingresso della locanda, Kriystal si sentì una sciocca. Era stata lasciata fuori dall’azione, come se la sua presenza avesse potuto significare il fallimento della missione.
   Abbandonata lì per la strada, Kriystal volse lo sguardo alle passerelle sopra la propria testa. Il fabbro aveva parlato di un livello superiore, laddove probabilmente si trovava lo sbocco che collegava la città a Stranglethorn Vale. Trattenendosi con tenacia dal non andare a esplorare gli altri angoli della baia, Kriystal si appoggiò ad una ombrosa parete laterale della locanda, al fianco di una piccola porticina in legno, da cui proveniva un invitante profumo di carne e voci sovrapposte fra loro. Quando di colpo la porta si aprì, ne uscì un umano alto, dalle larghe spalle e pochi capelli dietro la testa. Dalla sorpresa Kriystal sobbalzò di qualche passo, mentre l’umano parve averla ignorata e continuava la propria mansione, che consisteva nel ammucchiare sul pontile casse contenenti avanzi di pesce. Dopo aver sistemato l’ultima cassa sulla pila, si erse in tutta la propria statura e posò il suo sguardo su Kriystal:“Cos’abbiamo qui? un’elfa del sangue, in solitudine, sulla porta della mia cucina. Non può che trattarsi di una bella sbronza prima del tramonto. È così?”
   Sul momento Kriystal non seppe che cosa rispondere. Era la prima volta che un uomo le rivolgeva la parola, tuttavia l’estraneo non sembrava avere cattive intenzioni.
   “Il tuo silenzio mi da ragione. Ebbene, lascia che ti dia qualcosa da metter sotto ai denti” prima che Kriystal potesse controbattere in qualunque maniera, l’uomo scomparve e riapparve dall’uscio da cui era spuntato. Nella massiccia mano destra le porgeva una pagnotta di considerevole dimensione. “Non è molto, ma dovrebbe aiutarti a riprendere un po’ di lucidità”.
   Kriystal gradì l’offerta e fece per portare le mani al proprio borsello. L’uomo scosse una mano per fermarla:“no, no! Il tuo è il volto di una che si trova qui per la prima volta. Certo è mirabile che tu sia riuscita a ubriacarti senza entrare, ma qui alla taverna del Mordace marinaio vigila una regola: il primo boccone lo offre la casa” tra i duri lineamenti di un uomo grezzo e abituato ad un basso tenore di vita, si fece largo l’ombra di un cordiale sorriso.
   Kriystal prese la pagnotta e l’addentò sul momento.
   “Ecco, brava. Ora dovresti sentirti meglio. Non c’è nulla di più saziante del famoso pane di Kelsey Yance, che poi sarei io. Se ti va, passando dalla porta principale, il menu prevede tanti altri piatti che ho ideato personalmente.
   Kriystal era quasi tentata, ma ricordava quel che aveva promesso:“Non posso. Sono solo di passaggio”
   “Tutti lo sono, a Booty bay!” l’uomo le sorrise nuovamente e fece per tornare in cucina.
   “Aspetta un momento!” Kriystal prese l’occasione al balzo. Dopotutto non era entrata nel locale e non si sarebbe comunque cacciata nei guai. Voleva fare anche lei la sua parte, chiedendo qualche semplice informazione:“sto cercando un uomo. Forse un gruppo di uomini, capitanati da un ufficiale dai capelli lunghi e una vistosa cicatrice sul viso. Sai forse dirmi se li hai incontrati?”
   L’uomo rimase sulla soglia della porta e guardò in aria, pensieroso:“Sai, qui passano un mucchio di persone e da qui dietro io ne vedo circa la metà”.
   Kriystal annuì, un po’ delusa.
   “Però, ora che mi ci fai pensare …” riprese il cuoco:“ieri è accaduto un fatto singolare”
   Kriystal mandò giù in fretta un pezzo di pane:“Cos’è successo?”
   L’uomo appoggiò la schiena al capostipite della porta e incrociò le braccia sul grembiule macchiato di sangue e grasso:“Non saprei nemmeno come descriverlo. È stato tutto molto veloce, hai presente? il tempo sembrava essersi fermato per pochi minuti. Sono entrato in sala anch’io, poiché il gelo aveva raggiunto la cucina, spegnendo il focolare su cui facevo cuocere il cinghiale.”
   “Cos’ha causato quel gelo?” incalzò Kriystal.
   “Non so, forse è stata solo una soggezione momentanea. Certo è che in quel momento era entrato uno strano individuo, tanto incappucciato da non mostrare un solo straccio di carne. Si è fermato ad un tavolo di soldati dell’Alleanza e poi se n’è andato, così com’era arrivato. Non so come spiegarlo. È come se con sé si portasse dietro il peso dell’inverno”
O della morte. Fu una sinistra voce interiore a suggerire a Kriystal questo pensiero:“Lo descrivereste come un umano?”
   “Poteva essere qualsiasi cosa. Ma un umano? No. Non c’era niente di umano in quella creatura.” Il ghigno dell’omone sembrò deformarsi in una smorfia di disgusto al ricordo dell’accaduto.
   “I soldati. Sembravano avere qualcosa a che fare con quell’essere?”
   “Misericordia, eccome. Chiariamoci, qui a Booty bay siamo abituati a scambi di ogni tipo. Perciò non è insolito vedere due persone intraprendere affari di natura misteriosa. Ma c’era un uomo…” si fermò un istante, come per raffigurarsi accuratamente nella testa ciò che stava raccontando:“un uomo che, anche se l’ho visto solo di spalle, potrebbe corrispondere alla tua descrizione. Aveva l’aria di comando e vestiva l’armatura da soldato di Stormwind con tanta credibilità come la indosserei io”
   “Dove sono andati? Li ha rivisti?”
   Kelsey Yance scosse la testa:“Poco dopo sono stati raggiunti da due Elfi della notte. Calderoni, o come diavolo si fanno chiamare. Quando sono tornato la seconda volta in sala gli uomini erano già spariti”.
   Kriystal non si arrese:“e i Kald’orei? Anche loro potrebbero avere lasciato la città?”
   “Al contrario! Quei due hanno affittato una camera. In questo momento dovrebbero trovarsi ancora all’interno del Mordace marinaio”.
   Kriystal sgranò gli occhi. Non aveva altro tempo da perdere: doveva avvisare Bithah e Thehorde e procedere con l’arresto dei due Elfi della notte. Ringraziando rapidamente il cuoco per le informazioni e il pasto offerto, l’elfa si recò nuovamente di fronte alla facciata della locanda. Facendo per addentrarsi all’interno del locale, una risata raggelante la immobilizzò sul posto. Alzando lo sguardo scorse sulla terrazza a forma di prua ciò che stava cercando. I due Kald’orei erano lì sopra, poggiati al parapetto e coinvolti in un’accesa conversazione che sembrava divertirli. Kriystal si appiattì automaticamente alla parete sottostante, spiandoli attraverso un’asse del pavimento mancante. A quel punto, forse non ci sarebbe stato il tempo di avvisare gli altri. Era giunto il momento di prendere l’iniziativa.
 
   “Glielo ripeto, da come descrive l’uomo che cerca, potrebbe trattarsi di almeno metà dei presenti!” si lamentò la bassa goblin mentre asciugava nervosamente e malamente piatti e boccali incrostati.
   “Ne è sicura? Quanti soldati dell’alleanza potranno mai aver messo piede in questo posto negli ultimi due giorni?” Thehorde si trattenne dallo sbattere un pugno sul bancone.“andiamo, si concentri. Prima ha detto di quel tipo raggelante che è ieri è entrato in questa sala. Non sa dirmi se coloro con cui ha trattato fossero soldati o meno?”
   “Le ho detto che non me lo ricordo. Ma insomma, che vuole? Il tempo in questa città scorre tranquillo perché ognuno si fa i fatti propri, senza cercare rogne. Andate dal barone Revilgaz, se avete bisogno di informazioni in veste ufficiale. Lui è l’unico che può parlare senza rischiare la galera.
   Noi altri, qui, facciamo il nostro meglio per lavorare tranquilli. Ora, se volete, vi servo un buon boccale di birra e altro da mangiare. Altrimenti, andate a da un’altra parte a importunare le persone!”.
   Bithah prese Thehorde per un braccio, invitandolo alla calma. Allontanandosi dal bancone gli parlò piano:“Tu che cosa ne pensi? Parlo dell’individuo alto e incappucciato che ha destato tanta curiosità tra gente che da stupirsi a mio parere ha ben poco”
   “Un Cavaliere della morte, senza alcuna ombra di dubbio” Thehorde si fece improvvisamente cupo.“se a quei demoni è già permesso di aggirarsi per i Regni orientali, mi domando se non siamo arrivati troppo tardi”.
   “Io ho buone novelle, compagni!” Vonch si era fatto strada tra le tavolate con in mano un boccale mezzo pieno. “o forse non così tanto buone, ma almeno qualcuno ha parlato!”
   “Muoviti” ringhiò Thehorde.
   Vonch sostenne lo sguardo, tenendolo sulle spine, poi riprese:“e va bene. L’uomo con la cicatrice sul labbro superiore è stato avvistato lasciare la baia attraverso il tunnel”
   “Il tunnel?” domandò Bithah.
   “Il tunnel che collega la città a Stranglethorn” rispose Thehorde:“ti hanno detto quand’è successo?”
   “In mattinata. Se il loro obiettivo fosse davvero l’accampamento Grom’gol, ci conviene muoverci”.
 
   Per quanto ci provasse, Kriystal non riusciva a captare nulla dal discorso dei due Kald’orei. Doveva avvicinarsi ulteriormente. Si guardò attorno per capire se c’era qualcuno che osservava la follia che stava per compiere. Accertatasi di un momento in cui non c’era nessuno nei paraggi, cominciò ad arrampicarsi lungo la fiancata della locanda, cercando appoggi prima su una piramide di casse, poi sui davanzali delle finestre e i cardini in legno della struttura. Rischiando una o due volte d’esser vista dall’interno o di scivolare e spezzarsi il collo sul pontile, arrivò finalmente ad aggrapparsi all’ancora che pendeva dalla terrazza. Tenendosi saldamente, si accorse con sommo dispiacere che i due dialogavano in lingua darnassiana, estraniandola così da ogni interpretazione.
   Dopo pochi istanti in cui Kriystal era restata in ascolto, una terza voce femminile si era aggiunta al duo. L’accento era sempre darnassiano, ma il nuovo Elfo della notte sopraggiunto sul luogo si sforzava di parlare in lingua comune:“Il soldato Mahone mi ha appena riferito che è giunto il tempo di recarci nel posto prestabilito. Ci raduneremo lì in attesa di ulteriori direttive”.
   “Prima parliamo di soldi” il tono di uno dei due Kald’orei che prima parlavano fra loro si accese.“data la delicatezza del compito, crediamo si debba prendere in considerazione un aumento”.
   “Parleremo di questo con il comandante” questa volta a rispondere era chiaramente un umano. La pronuncia in lingua comune era perfetta, ma sfumata da quel che sembrava terrore. Kriystal si arrampicò lungo l’ancora, cercando di cogliere più informazioni possibili. Ciò che riuscì a vedere erano i due elfi di spalle, dai lunghi capelli blu e i vestiti in logora pelle, la femmina Kald’orei e l’umano, avvolto da una cappa grigia che copriva tutto il corpo.
   “Vede, Mahone…” fece il secondo Elfo della notte.“forse una piccola garanzia ci incoraggerebbe a seguirvi più volentieri, non credete?”
   Il soldato Mahone era un uomo esile, chiaramente indispettito e impaurito dalle creature con cui aveva a che fare. Senza opporsi, alzò la cappa e si slacciò dalla cinta un borsellino che porse all’elfa al suo fianco. Quel fulmineo movimento fu sufficiente affinché Kriystal cogliesse l’armatura argentata sotto la cappa grigia del soldato. Era un uomo di Flaghart.
   “Non mettetemi nei guai, ve ne prego. Avete dato la vostra parola al comandante. Ritirarvi ora metterebbe a rischio l’intera…”
   “Non vi agitate, Mahone…” il Kald’orei che aveva protestato gli pose amichevolmente una mano sulla spalla.“ti seguiremo senza opporci. Abbiamo tutti da guadagnarci qualcosa da questa storia, dopotutto..”
   Il tempo stava scadendo. Il gruppo era sul punto di abbandonare la terrazza. Presa dal panico di perdere l’occasione, Kriystal reagì quasi d’istinto
   Aggrappandosi al parapetto, sopraggiunse con un salto sul ponte, uscendo allo scoperto alle spalle del soldato Mahone. Prima ancora che venisse notata la sua presenza, aveva già estratto il pugnale dal fodero e lo aveva premuto contro la schiena dell’umano. “Non fate un altro passo” intimò, con il cuore in gola:“non-muovetevi!”.
   I tre Kald’orei rimasero inizialmente sorpresi dalla comparsa dell’elfa. Si scambiarono alcuni sguardi indecifrabili, poi si rivolsero a lei con maligni sorrisi sui violacei visi:“Come dicevo, abbiamo tutti da guadagnarci da questa storia. Anche tu, chiunque tu sia. Ignoro come ti sia saltata in mente la folle idea di intervenire, sola, contro quattro soggetti armati in una città vigilata dai goblin. Se qualcuno di noi ora facesse un solo fischio all’interno della locanda, nel giro di poco tempo ti ritroveresti senza alcun indumento che valga la pena d’esser venduto a marcire in un’umida galera. Questo senza che nessun’altro sfoderi le proprie armi”.
   “Se voi attirerete le guardie goblin su questa terrazza a me basterà un solo fischio perché voi ritardiate sulla vostra tabella di marcia. Cosa accadrebbe se non vi presentaste allo scambio di rune?”
   Quando Kriystal pronunciò rune, tutti i presenti cambiarono espressione. Mahone deglutì rumorosamente:“Ti prego, non mi uccidere!” Kriystal provò quasi pena per quel poveretto, ma minacciare con la lama gli altri tre sarebbe stato troppo pericoloso.
   “Molto bene” prese la parola la Kald’orei femmina. Portava lunghi capelli verdi e circolari tatuaggi sul volto.“ma cosa ti farebbe credere che la vita del tuo ostaggio ci impedisca di lasciare questa locanda, in questo preciso istante?”
   “Ha ragione” intervenne il primo.“per quale motivo dovrebbe starci a cuore la vita di quell’umano? ci penserebbero i suoi simili ad aprirgli la gola, se solo potessero guadagnarci qualche argento…”
   Kriystal soppesò le parole dei tre Elfi della notte, i quali nel frattempo l’avevano circondata. Salvaguardandosi da ogni possibilità di attacco, continuava a tirare con una mano il cappuccio del soldato Mahone, e con l’altra teneva ben saldo il pugnale contro la sua schiena.
   “I miei compagni sono nella locanda…” prese altro tempo Kriystal.“non mancherà molto perché notino la mia assenza e si rechino qui sù”.
   “Chissà…”  La Kald’orei femmina avanzò verso Kriystal come un felino che gioca con la preda.“forse anche i tuoi compagni non hanno tanto a cuore la tua di vita…”
   Kriystal non si lasciò ingannare:“Non si parla della mia vita. Si tratta di fermare il vostro folle progetto e di consegnarvi all’autorità di Orgrimmar!” Il tono di voce tradì per un istante la sicurezza che cercava di mostrare.
   Uno dei due Kald’orei maschi tuonò una raggelante risata:“Passare il resto della mia vita a seccarmi al sole di una fossa piena di orchi e pulci? No, grazie”
   “Non passeresti la tua vita a Ogrimmar” puntualizzò Kriystal, tenendo stretto Mahone e il coraggio che minacciava di fuggirle da un momento all’altro.“Verrete accusati di avere complottato ai danni dei popoli di Azeroth. Condannati da Orda e Alleanza, verrete abbandonati a voi stessi e giustiziati pubblicamente nel giro di un paio di giorni”.
    Il sorriso del Kald’orei si spense improvvisamente:“Ebbene. Questo non possiamo proprio permettertelo!” Fece un passo avanti verso l’elfa, e quel che accadde in seguito si svolse nell’arco di pochi istanti. L’elfo della notte estrasse un’ascia corta e la lanciò in direzione di Kriystal, la quale dovette farsi scudo con il corpo di Mahone. Quando la lama lacerò l’armatura del soldato all’altezza della spalla destra, Egli si lasciò andare a grida di dolore. Kriystal non poté fare altro che lasciarlo accasciare a terra. Mentre estraeva la spada per affrontare i tre nemici, si accorse troppo tardi che solo due di essi erano sotto la sua visuale. Il secondo Kald’orei che era fuggito alla sua attenzione si trovava già alla sua destra. Kriystal volse lo sguardo al nemico e fece in tempo a cogliere la lama che, troppo veloce, cadeva su di lei.
   Finiva così, sulla terrazza di una locanda di porto, uccisa da tre mercenari. Terminava tutto nel disonore, colpita alle spalle dall’ultimo dei vigliacchi. Sarebbe certamente finita così, miserabilmente, se il sonante cozzare di due lame non destò Kriystal dalla sua tragica resa. Si voltò e vide Bithah, in piedi al suo fianco, e la spessa lama del suo spadone incrociata con quella del nemico. La sua comparsa attirò parecchi curiosi dall’interno della locanda.
   “Tu non puoi…” sibilò il Kald’orei, preso alla sprovvista e pressato dalla forza del paladino.“…la tregua!”
   Bithah incrementò la pressione sulla sua arma, costringendo l’elfo della notte a piegarsi al suo volere. Accompagnato da quello che risuonò come un ruggito, Bithah respinse l’avversario, slanciandosi improvvisamente all’indietro per garantirsi libertà d’azione.
   Con la coda dell’occhio, Kriystal vide gli altri due Elfi della notte sparire tra la folla. Decise di non seguirli, preoccupata per le sorti dell’amico giunto a salvarla.
   Bithah continuava a fronteggiare il Kald’orei, il quale mostrava la piena consapevolezza d’essere in svantaggio. La mole del paladino infatti non era paragonabile all’esile massa del mercenario. Tuttavia un’espressione folle si dipinse sul suo volto di quest’ultimo, poco prima di scatenarsi contro il Sind’orei abbattendo una serie di falciate dall’alto. Bithah le parò tutte senza problemi. Ad ogni impatto tra le due lame, il mormorio della folla aumentava. Qualche goblin stava già chiamando le guardie.
   La strategia di Bithah era chiaramente basata sullo sfinimento. Il Kald’orei infatti non dava un attimo di respiro al paladino, continuando ad attanagliarlo a colpi di spada.
   Improvvisamente, Bithah si scansò di lato anziché parare il colpo e la lama del nemico andò a conficcarsi in profondità nel legno del parapetto. I pochi istanti che servirono al Kald’orei per liberare la propria arma, bastarono al paladino per reagire. Con un secco colpo tranciò di netto il braccio sinistro del nemico. Fiotti di sangue inondarono la terrazza. L’elfo della notte non ebbe nemmeno il tempo di emettere un grido, poiché estratta la lama corta dal legno, con un secco fendente alla gola Bithah lo mise a tacere per sempre. L’elfo della notte esalò gli ultimi affannosi respiri ai piedi dal paladino.
   Quando Egli si voltò verso Kriystal, l’elfa stentò a riconoscerlo. Il viso sempre pulito, ora era chiazzato del sangue nemico, i denti ancora digrignati per l’ira. Si risistemò lo spadone dietro la schiena e poi si diresse a passi svelti verso di lei, afferrandola per le spalle:“Ora devi andare!” gli disse il paladino. Parlava rapidamente, come il tempo stesse sfuggendo dalle loro mani. Kriystal era confusa, si guardò intorno e si accorse solo ora della terrazza gremita di persone. Tra loro, Vonch e Soran si stavano avvicinando.
   “Gli altri due elfi sono scappati…” disse lei.“forse siamo ancora in tempo per raggiungerli!”
  “Hanno approfittato della confusione per fuggire. Adesso ascoltami!” insistette Bithah, concentrando tutto il suo sguardo su Kriystal, affinché lei ascoltasse le sue parole.“Stanno venendo a prendermi, Kriystal.Ora tu, Vonch e Soran raggiungerete Robil e Thehorde…”
   “Ma che dici?” Kriystal era incredula. La stretta di Bithah era forte, e lei aveva voglia di mettersi a piangere.“verrai anche tu..!”
“Ti ho detto di ascoltarmi, Kriystal!” la scosse. “necessito di tutto il tuo coraggio e della tua attenzione! Per prima cosa un paladino porta a termine la propria missione, indipendentemente da chi rimane indietro… capito?”
   “Parleremo con le guardie, spiegheremo loro l’accaduto e…” insistette lei inutilmente.
   “Non c’è tempo! Non capisci!? Ho infranto la legge di questa città. Hanno già chiamato le guardie e sarebbe un sacrificio inutile se prendessero entrambi. Vattene di qui, fuori Booty bay Thehorde e Robil vi stanno aspettando.
   “E poi?” domandò, improvvisamente colta da un’ondata di terrore.“tu cosa farai!?”
   Bithah ammorbidì l’espressione, donandole un sorriso che le fermò il cuore. In quel momento giunsero sul posto le prime guardie. Cinque goblin in armatura circondarono il paladino con lunghe alabarde. Altri due gli si gettarono alle gambe per costringerlo a inginocchiarsi.
   “NO!” Kriystal strinse la spada, ma qualcuno le afferrò le braccia da dietro.
   “Hai sentito” era Soran a parlarle all’orecchio.“è ora di andare”.
   Kriystal si dimenò convulsamente per liberarsi dalla presa dell’amico. Ma quando alla resistenza si aggiunse anche Vonch, non ci fu più nulla da fare.
   “Sparite di qui!” ordinò loro Bithah, mentre altre guardie gli si buttavano addosso per riuscire nell’intento di metterlo in ginocchio.“raccontate a Thehorde quanto è accaduto. Lui saprà cosa fare! Andate!” le parole di Bithah si fecero sempre più lontane, mentre Vonch e Robil costringevano Kriystal ad arretrare attraverso la folla di spettatori. Da lontano, la figura di Bithah pareva ora una montagna di piccoli goblin ammassati l’uno su l’altro.
   Kriystal continuava a gridare il suo nome, ma lui sembrava non udire più la sua voce. Quando ormai il paladino sparì del tutto dalla loro visuale, scoppiò definitivamente in lacrime.
   “È tutta colpa mia!” si rimproverò, mentre Vonch la tirava con la forza giù dalle scale e Soran li guidava.“che cos’ho fatto?”
  
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