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Autore: CrucifyMe    24/07/2014    0 recensioni
Ludovica è una ragazza del distretto 5 che un giorno si avventura nel bosco al confine con il distretto. Là accadrà un incidente, grazie al quale conosce Alex, un ragazzo che vive dall'altra parte della barriera che separa i due distretti. I due passeranno molto tempo insieme, fino a provare amore l'uno per l'altro, ma date le circostanze sono costretti a dirsi addio. Le loro storie si riuniranno, ma saranno cambiate molte cose.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mi sento la gamba. Riesco a muoverla e non provo dolore. Stanno tutti dormendo, ma io non ho chiuso occhio per aspettare che il farmaco facesse effetto. Posso camminare di nuovo e posso correre. Mi tiro su in piedi, ma l’altra gamba si è mezza atrofizzata, per tutti questi giorni in cui non potevo muoverla. Quasi cado, ma poggio la mano alla parete e mi tengo in piedi. Mi sembra di essere una bambina che muove i primi passi. Su Lu, un passo alla volta continuo a ripetermi. E ce la faccio, sto camminando. Piango di gioia. Devo farlo vedere a Tate.
- Amore, svegliati. Gli dico smuovendolo. Apre gli occhi e, vedendomi, gli si illuminano – Ludo, riesci a camminare! Si tira su e, prendendomi in braccio, mi fa roteare. – Sì, ma ora mettimi giù, non voglio più non dover toccare suolo. Dico ridendo.
- Abbassa la voce, dobbiamo parlare.
Ha l’aria ansiosa, mi chiedo di cosa mi deve parlare. – Dobbiamo andarcene.
- Lo so, aspettiamo che si sveglino Ashley e Alex.
- No, dobbiamo andarcene subito. Io non capisco perché vuole fare così, sono nostri amici d’altronde. – Ludo siamo rimasti in sei. Noi due, loro e la ragazza del distretto 3 e un ragazzo del 6. Non possiamo più stare insieme, ci siamo stati già per troppo tempo, lo capisci?
Certo che capisco, vuole lasciarli in modo che siano gli altri due tributi ad occuparsi di loro. Può anche darsi che sopravviviamo noi quattro nell’arena e che ci dovremo scontrare. Sono combattuta, da una parte preferisco che se la vedano gli altri con loro, ma non posso abbandonarli.
- Sta per sorgere il sole, devi decidere.
- Andiamo.
Guardo per un’ultima volta Ashley e prego con tutto il cuore che torni la meravigliosa persona che è. Poi mi volto verso Alex, non sono pronta a dirgli addio per sempre, ma non ho scelta. Mi giro e ce ne andiamo.
Io e Tate stiamo camminando da ore senza mai fermarci. Vuole raggiungere il confine dell’arena dall’altra parte della caverna, così potremo evitare i due fratelli. Sono meno stanca io di lui, essendo stata a riposo per giorni e ora, con la gamba perfettamente risanata, non ho nessun problema a camminare. Stanno cambiando il clima nell’arena, c’è un caldo torrido e la neve si sta sciogliendo. Questo non lo avevamo messo in conto, abbiamo portato le borracce vuote, sicuri che le avremmo riempite nel momento del bisogno, così non ci saremmo portati dietro peso in eccesso. Ma abbiamo scoperto che oltre la montagna, nel giro di poche ore, tutta la neve si è sciolta e ora siamo completamente privi di acqua.
- Tate abbiamo bisogno di bere, non possiamo continuare così a lungo.
- Lo so, ma l’hai visto tu stessa dalla caverna che l’unica fonte d’acqua è il lago ed è il punto più allo scoperto. Non possiamo metterci così in bella vista.
Ho le labbra completamente secche e sono bagnata dal mio sudore. Se necessario combatterò e comunque se non ci andiamo moriremo disidratati. Procediamo a passo lento, abbiamo perso ogni fluido in corpo.
- Fermiamoci qui per la notte. Dice Tate, siamo ancora nel bosco e abbastanza nascosti. Acconsento e lui tira fuori una tenda. – L’ho trovata il primo giorno alla cornucopia. Non fa passare il calore, è stata la nostra salvezza, non potevamo accendere un fuoco, perché ci avrebbero scoperti.
- Aspetta, mi stai dicendo che tu hai dormito in quello spazio minuscolo da solo con Ashley?
Purtroppo la gelosia è un mio difetto e mi ha fatto perdere la testa questa notizia. – Tesoro, sta tranquilla e poi io che dovrei dire io, dato che hai passato giorni da sola con il tuo ex. Non è successo nulla, vero?
- No. Dico secca e me ne vado in tenda.
Ho mentito, c’è stato quel bacio. Non era importante, ma forse lo era. Non lo so, però so che ora non ci voglio pensare. Tate si sdraia accanto a me e mi stringe a lui. Mi mancava stare insieme da soli.
Mi passa la mano sui capelli e mi inizia a baciare il collo, mentre infila la mano nella maglietta. – Fermati, ti ricordo che potrebbe vederci tutta Panem in questo momento.
Esce dalla tenda e grida – Avrò diritto a un po’ di privacy con la mia ragazza?
Torna dentro e ridiamo come degli stupidi. Certo, gridare non era stata una scelta molto saggia, ma non mi importa. Ormai i giochi sono quasi finiti, e anche se gli altri venissero da noi, saremmo in grado di batterli ora che sono in salute. Non mi ero resa conto che gli hunger games stanno per concludersi. Ho veramente la speranza di tornare a casa. Potrò riavere la mia vita. Io e Tate potremo continuare a stare insieme. Però sento qualcosa che mi turba, forse è perché mi sento cambiata. L’arena mi ha resa più coraggiosa e determinata, ma ha anche tirato fuori il mio lato peggiore e mi ha mostrato quello di Tate. Abbiamo entrambi dovuto uccidere per salvare le nostre vite. E mi rendo conto che sarei disposta a farlo di nuovo per salvarlo. È questo il problema, sono diventata un’assassina e questa parte crudele non se ne andrà mai via.
Sento il respiro affannato di Tate, è senza forze. Abbiamo bisogno di cibo e acqua. Subito. Non ho alternative, devo andarmeli a procurare da sola. Sono in forze e posso correre, ci metterò meno tempo per arrivare al lago e per il cibo mi inventerò qualcosa. Prendo la spada, il sacco di coltelli, le borracce e infilo tutto in uno zaino. Gli do un bacio sulla fronte e me ne vado. Devo tornare prima che si svegli.
Non mi ricordavo che fosse così bello correre. La brezza del vento che mi smuove i capelli, l’adrenalina che mi attraversa il corpo, non mi sono mai sentita così bene fisicamente . Sto correndo da un’ora ormai e mi inizia a mancare il fiato, ma poi lo vedo. Il ghiaccio si è completamente sciolto. Sto correndo, ma poi mi ricordo che lì sarò completamente allo scoperto e sono da sola, non ho nessuno che mi guardi le spalle. Impugno la spada e la estraggo. Faccio un lungo sospiro e esco dal bosco.
La prima cosa che noto è il cielo stellato, non lo vedevo così bene da quando me ne sono dovuta andare di casa. Ma non posso distrarmi, devo prendere l’acqua e correre via il prima possibile. Mi accovaccio sul bordo del lago e tiro fuori le borracce. Cerco di riempirle il prima possibile, ho una brutta sensazione. Sono tutte piene e non c’è nessuno nei paraggi, ce l’ho fatta. Sto camminando verso il bosco e poi la vedo. Inizio a correre via e lei mi insegue. È la ragazza del distretto 3.
Sono riuscita a entrare nel bosco, ma ancor mi rincorre e mi sta raggiungendo. Dovrei gettare via le borracce per andare più veloce, ma non posso. Tate ha bisogno di quell’acqua. Mi giro e non la vedo più. Dov’è finita?
Vengo scaraventata per terra di lato, mi è saltata addosso. Cerco di impugnare la spada, ma me la lancia via e mi blocca le braccia. Mi sta dando calci allo stomaco e non so per quanto posso resistere. Vorrei gridare aiuto, ma chi mi salverebbe? Devo reagire, non posso permetterle di uccidermi. Le do una testata sul naso e glielo rompo. Mi faccio male anche io, mi gira la testa per il colpo, però si è portata le mani sul viso e così ho le braccia libere. La prendo per le spalle e me la tolgo di dosso. Mi metto in piedi e cerco di andare a riprendere la spada, però stringe la mano alla mia caviglia e mi scaraventa per terra. Le tiro contro calci, ma non lascia la presa. Mi trascino con tutte le mie forze, impugnando i pugni nella terra, verso la mia arma, ma non ha intenzione di lasciare la presa. Così cambio tattica, mi spingo all’indietro e le do un altro calcio sul naso, ma non molla, anzi stringe ancora più forte e mi morde la caviglia. I suoi denti si conficcano nella mia carne e grido dal dolore. Ora basta, è troppo. Mi lancio su di lei e la blocco a terra. La metto con la pancia rivolta verso il basso e la prendo per le spalle. Mi ricordo che Tate una volta mi ha fatto vedere come staccare il braccio dalla spalla, ma non credo di avere abbastanza forza per farlo. Ci provo comunque. Mi metto in piedi e impunto il piede sulla sua schiena. Le prendo il braccio e da dietro glielo tiro. Crack. Gliel’ho staccato. È abbastanza, non voglio farle ancora più del male. Corro a riprendere la mia spada, ma è più determinata che mai. Siamo gli ultimi rimasti, dobbiamo ucciderci per forza. Non ho scelta. Prendo la spada e gliela lancio conficcandogliela dritta nel cuore. Mi guarda con occhi spaventati e solo ora mi rendo conto che è solo una ragazzina. – Io … provo a dire, ma cade all’indietro e parte il cannone.
L’ho uccisa.
 Sono una vera assassina. Quel ragazzo non l’ho ucciso volontariamente, ma lei sì. Ero consapevole di dove stavo tirando. Volevo la sua morte.
Cado sulle mie ginocchia e mi prendo la testa fra le mani. Sento rimbombare dentro di me il cannone, sento quello sparo che si ripete in continuazione. – Io non volevo, non avevo altra scelta. Continuo a gridare, mentre le lacrime mi graffiano le guance.
La sua vita per la mia. Può sembrare equo, ma quando si tratta della vita umana non c’è mai un compresso, non c’è mai una scelta veramente giusta. Non sono degna di essere viva, dovrei essere morta anche io. Mi sdraio a terra e tremo come una foglia. Ora so come si sente Ashley. Chiudo gli occhi e vedo il suo viso. Li apro e la vedo. Ho le allucinazioni, sto impazzando. Uccidetemi, uccidetemi ripeto, ma non so se nella mia testa o lo sto dicendo veramente.
- Tate. Chiamo il suo nome fino a perdere la voce. Deve trovarmi. Non ce la posso fare da sola.
Spero anche che mi trovi l’altro ragazzo, in modo che mi uccida, così non avrò più addosso il peso della sua morte.
Passano ore o minuti, non lo so, ma mi pare un’eternità e poi lo vedo. È un ragazzo. Ti prego fa che sia il tributo, fa che sia lui, devo essere punita per quello che ho fatto. Si avvicina e lo riconosco, è Tate.
- Ludo! Corre verso di me e mi stringe a sé. Credevo fossi morta, quando ho sentito il cannone e tu non c’eri più. Non riesce a parlare dal pianto.
- Tate l’ho uccisa, sono un’assassina.
- Ti sei solo difesa, se non lo avessi fatto ti avrebbe ucciso.
Forse era la cosa migliore, penso. Ma non posso dirglielo, ha messo in gioco la sua vita per la mia, non posso dirgli che ora la voglio gettare via.
- Adesso torniamo alla tenda, va bene?
Annuisco e torniamo là.
  
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